30/07/10

Europei Master, capitolo-4: gli opliti italiani

"Urlano e imprecano, affondando coltellate furenti, più addestrati alle risse che alla guerra. Creano una magnifica confusione; coraggiosi dilettanti, fanno la loro parte.". Delios, (in realtà il personaggio sarebbe dovuto essere Aristodemo) oplita di Leonida, re degli Spartani, nel pieno della battaglia delle Termopili descrive così (nella trasposizione cinematografica di Zack Snyder in 300) il guerreggiare dei tespiesi, arcadi, soldati improvvisati immolatisi alla causa dell'autonomia dell'ellade contro l'avanzare dello sterminato esercito del persiano Serse. Volevo parlare della spedizione italiana in Ungheria e cercavo di trovare un'immagine calzante alla nostra discesa di quasi-300 master a Nyiregyhaza: mi è venuto poi in mente il dialogo tra Leonida e i suoi super-fisicati spartani e alcuni di questi soldati dell'ultima ora. Ricordate?

Leonida: "Tu, dimmi, qual è il tuo mestiere?"
Tespiese1: "Sono un vasaio...Signore"
Leonida: "E tu, Arcade, qual è il tuo mestiere?"
Tespiese2: "Scultore, Signore"
Leonida:"Scultore, già...E tu?"
Tespiese3:"Fabbro, Signore"
Leonida(rivolto ai 300 Spartani):"SPARTANI, qual è il vostro mestiere?"
300 Spartani:"HA-UU, HA-UU, HA-UU!!!!".

Non abbiamo i fisici super allenati dei "pro", non abbiamo la loro preparazione, il loro tempo (facciamo tutti i vasai, i fabbri, gli scultori... o gli impiegati, infermieri, poliziotti) ma quando scendiamo sul campo di battaglia, nessuno può distinguere l'animus pugnandi che guida uno di "noi" da quello invece che guida chi fa questo sport in maniera professionistica. Tutto risponde alle stesse logiche: probabilmente con gli anni si è pure affinato. L'uomo sfida l'uomo, questa è l'atletica, questo è lo sport e probabilmente questa è la vita. Detto questo, la nostra piccola-grande spedizione italiana di opliti mi ha davvero sorpreso. Non so cosa sia successo in passato, ho partecipato solo a qualche "scaramuccia" oltre confine (Clermont , Lahti e Lubiana) dove gli italiani partecipavano con l'arte della guerriglia disorganizzata. Stavolta si è percepito più spirito di "squadra", probabilmente anche per la rincorsa alla Spagna, scappataci subito nel medagliere e raggiunta e superata solo con le staffette.
171 italiani al via (contati uno ad uno) sui quasi 300 iscritti previsti: ma è abbastanza naturale pensare ad un ridimensionamento numerico dopo la preventiva iscrizione. La colonna d'Italia è come al solito resistita sui soliti noti: Ugo Sansonetti, Gabre Gabric e Emma Mazzenga hanno portato a casa 3 ori a testa; Vincenzo Felicetti e Waltraud Egger due cadauno; E poi Enrico Saraceni e Carla Forcellini che hanno contribuito come al solito al bottino finale: in pratica un'Italia sostenuta in maniera vitale dai "senatori" del movimento, imprescindibile risorsa per rimanere a galla nel medagliere finale. Però... però si è assisitito anche ad altri fenomeni. E' indubitabile, come ho avuto modo di spiegare commentando le classifiche a punti dei finalisti (per ora solo maschili, ma le dinamiche femminili sono più o meno simili) che siamo comunque in presenza di alcuni fenomeni "diversi". A partire dalla competitività degli italiani nelle due categorie più "giovani": i 35enni e i 40enni: tutte e quattro le formazioni sono giunte infatti sul podio (tre terzi posti e un secondo) con la grande sospresa che illustrerò meglio in uno dei prossimi articoli, del posto d'onore delle W40. In queste categorie abbiamo vinto ben 31 medaglie (delle 101), di cui 11 ori, 10 argenti e 10 bronzi. Sicuramente le staffette risultato un cava di metallo di primo piano per i "giovani" (3 ori, 3 argenti e un bronzo), ma si stanno comunque mettendo in luce atleti di primo piano a livello internazionale. Francesco Arduini è sicuramente uno di questi (pirmo nell'alto M35 con 2,02), a ripercorrere la strada tracciata da Marco Segatel. Poi le due vittorie nella Maratona M35 e W40 da parte di Mario Prandi e Michela Ipino. Le conferme di Paola Tiselli (1500) e Emanuela Baggiolini (400hs) e la "novità" Stefano Vercelli sui 3000 siepi: questo è veramente forte, avendo disputato praticamente da una decade la finale dei campionati italiani assoluti sulle siepi. Alessandro Gulino (mannaggia a lui) si porta a casa il secondo titolo europeo dopo quello di Lubiana (ma sui 400): di sicuro la colonna portante di velocità-velocità prolungata delle spedizioni italiane. E naturalmente Max Scarponi sui 400, che conferma le sue ottime prestazioni palesate costantemente negli ultimi 3/4 anni. Fuori da queste categorie, nello spazio compreso tra i 44 e i 69 anni, solo Emanuel Manfredini è stata la vera novità (con la vittoria nell'alto M50). Gli altri appartengono, come scritto qualche riga fa, ai World-Class patrimonio del nostro piccolo mondo. Diciamo così che l'attuale nazionale master ha due anime: una senatoriale, quella dei grandi Master ultraottantenni, che vincono ridde di medaglie. Una "giovane" nata probabilmente sulla grande Adunata di Riccione '07, consolidata con Ancona '09, e che ha attratto numerosi atleti "senior" (ancora 'sta distizione esiste... quando l'aboliranno?) in età master dandogli stimoli nuovi per continuare a fare sport. Da queste due grandi manifestazioni, che probabilmente bisognava sfruttare ancor meglio, è nato il nuovo masterismo italiano, quello dei grandi numeri e sul quale si può e si deve cercare di migliorare per attrarre altri atleti. Noi le idee le abbiamo date di volta in volta, più di così... Prossimamente, appena l'avrò finito, fornirò un file con l'analisi delle prestazioni di TUTTI gli italiani che si sono presentati a Nyregyhaza (pure quelli che si sono ritirati...). Portate pazienza...

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