13/09/09

"È tutto finito per El Presidente!"

La frase del titolo evoca un film-cult dell'epos sui costumi della incoerente società americana scritta da Woody Allen, "Il dittatore dello Stato libero di Bananas". Con la sua solita piccante ironia il Duca ci presenta la sua ultima riflessione sull'atletica italiana. Gustosissima.

L’angolo del duca. Il ritorno di Castrado...

C’è un meraviglioso film del 1971, quello che ha lanciato Woody Allen nel panorama cinematografico mondiale, intitolato “Il Dittatore dello stato libero di Bananas”. C’è un personaggio, ovviamente comico, in tale film, rappresentante un rivoluzionario filocastrista di questo immaginario stato del sudamerica, che a un certo punto, divenuto dittatore dello stato, impazzisce totalmente dettando leggi assurde al popolo quali che la biancheria intima debba essere indossata sopra i vestiti o che la lingua ufficiale del paese debba essere lo svedese. Il suo nome è
Castrado ( per la verità nella versione originale si chiama Esposito) e per me è sempre stato il soprannome da dare alle persone che vengono travolte da delirio di onnipotenza (per la cronaca non è lui il dittatore da cui prende nome il film ma il protagonista Fielding Mellish, interpretato da Allen, che gli subentra quando il rivoluzionario viene ucciso per la follia che aveva raggiunto). Ora mi chiedo, il novello Castrado dell’atletica Italiana, il sig. Arese, dove pensa di poter arrivare e quali scelleratezze dovrà ancora compiere prima che qualcuno decida di fermarlo. Da quando sono finiti i mondiali della vergogna e da quando è comparso in televisione, l’ultimo giorno della manifestazione, con la sua faccia indisponente a parlare del nulla, è stato un escalation di critiche a cui sono seguite, da parte sua, una serie di azioni ancor piuù sconcertanti, l’ultima delle quali le finte dimissioni di D’Onofrio.
Più Castrado ne combina e più si sprecano le critiche, le indignazioni, gli inviti ad andarsene ma evidententemente tutto ciò fa si che il nostro eroe si senta sempre più in diritto di combinarne sempre di peggio. A questo punto, però, bisogna realmente dare un segnale che, a mio avviso, si può dare solo in due modi.

Tutti coloro che lo criticano e si indignano per ciò che sta facendo si coalizzino realmente e creino qualcosa di unitario da portare avanti insieme. Ad esempio, se ci sono tre siti specializzati che si occupano di atletica, dove la linea di veduta su tale argomento è identica, possibile che non si riesca a creare un documento congiunto con annesso una raccolta di firme via internet da mandare al Coni per dare quantomeno un segnale e, soprattutto, per cercare di coinvolgere nell’iniziativa personaggi storici di spicco dell’atletica (mi viene in mente Tilli ad esempio, ma potrebbe essere chiunque) che possano supportare un reale cambiamento.

L’alternativa è prendere atto che non possiamo fare nulla,che di fatto coloro che inorridiscono per le scelleratezze di Arese sono ben poche, il 5% dei tesserati che praticano la pista, perchè poi a quelli che corrono su strada non gliene puo’ fregar di meno ed allora quantomeno ignoriamolo Castrado, dimentichiamolo, isoliamolo, lasciamolo solo al suo destino di perdente perchè l’indifferenza, sicuramente, nutre molto meno della popolarità sia pur negativa.

Il Duca

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