12/11/11

La Cidal (Casta Italiana di Atletica Leggera) e i "nuovi" c.d.s. assoluti


Innanzi tutto ringrazio tutti coloro che mi hanno spedito il regolamento dei c.d.s. 2012 che mi ha fatto proferire, appena letto, la seguente frase: "Ma come?! Mi sbaglio io, o avevo sentito dire a qualcuno che nel 2012 sarebbe dato più spazio alle società militari?". Ebbene, detto-fatto: i c.d.s. assoluti nel 2012 le società militari non parteciperanno. Come l'anno scorso, e come successe sin dall'anno-di-disgrazia 2008. Mi sbaglierò, ma avevo proprio sentito che ci sarebbe stata una rivalutazione della loro posizione. A questo punto, mi vien da chiedere: ma a che servono oggi le società militari se come "società" non hanno più ragione di esistere? L'aspetto societario è ormai solo un proforma per mantenere una quarantina di atleti (per Gruppo Sportivo) che conducono vita agonistica individuale. Ma la cosa più aberrante... è che la Fidal ne consente il regalo alle società d'origine per i c.d.s. ma con la piccola particolarità che vengono pagati da noi, dai contribuenti italiani... ma per correre per soggetti privati. Questa cosa mi indigna. E' come se presso una delle migliaia di aziende italiane oggi in crisi, lo Stato italiano regalasse gratis la propria forza lavoro, togliendola dalla disponibilità della collettività... ma ci pensate che riduzione del costo del lavoro? Questa sì che è una ricetta geniale contro la crisi!!

Che nasca a questo punto un soggetto unico, sotto egida CONI (anche se Petrucci sembrerebbe dieci volte peggio di Arese, per quella sua innata necessità di avere rapporti con i politici. Questi politici!) che racchiuda tutti i migliori atleti italiani, stipendiati adeguatamente per il loro valore (non certo 1200 euro al mese: anche loro hanno bisogno di un futuro remoto, terminata l'attività sportiva, visto che sul presente non possono investire tempo dovendo allenarsi), ma che tolga a questo punto le società militari, visto che la Fidal di Arese ne ha cancellato il senso. Oppure, si torni a valorizzarle. Lo Stato retribuisce atleti che salvano l'atletica italiana? E allora abbia un tornaconto in termini di società se non si riesce a far nulla per professionalizzare l'intero movimento. Interrogativi che se mi faccio io, non succede nulla, ma che se si fa qualcuno disperso in qualche Ministero, va a finire che qualche manipolo di atleti finisce su qualche volante (sgangherata) della Polizia o gazzella dei Carabinieri dall'oggi al domani. Pensateci prima che sia troppo tardi.

Comunque, gattopardescamente, stancamente, nell'alveo di una ipotetica lunghissima campagna elettorale, ecco servito il "nuovo" c.d.s. assoluto, ennesimo regalo alle società civili. Un attimo: non a tutte le società civili, ma a qualcuna. Quelle che, guarda caso, hanno più peso elettorale per l'arcinoto porcellum per il quale in Italia conta più chi fa del mercenariato la propria politica-atletica, piuttosto di chi l'atletica la fa col vero saio (non quello ridicolizzato qualche mese fa nel dopo-Daegu: oggi non ce n'è più traccia) e va a raccogliere i ragazzini nelle scuole per avviarli all'atletica oppure a strapparli dalle grinfie degli altri sport. Problema solito e solita domanda retorica: ma che cosa spinge un gruppo di persone che ha fallito due volte, a farlo per la terza? Parlo naturalmente della C.i.d.a.l., con la "C".  

Ma torniamo ai c.d.s.: innanzi tutto si nota la contrazione delle "serie", scese a 4, con un minor numero quindi di società impiegate nella fase finale. Risparmio sì, ma anche calo di opportunità quando magari si poteva ritornare ai raggruppamenti interregionali, senza dover sparare in giro per lo Stivale società senza soldi a partecipare a Serie infime. Curioso: è stato imposto che la seconda giornata delle citate finali avvenga di domenica mattina. Si torna ad un-atleta-gara, visto che probabilmente il mercenariato con due-atleti era quasi viscido. 

E' stata introdotta la fantomatica regola della limitazione ai master over-45: qualche ignorante l'ha pensata (ignorante o furbo?) e qualche genio l'ha pure trascritta (il senior con 150 anni può partecipare ai c.d.s., il master di 45 no). Senza alcun pudore: ma dove stavano tutti quando è stata proposta? Erano al bagno, come un qualunque deputato dell'attuale Repubblica Italiana che per non far vedere che era contro ad una votazione di una Legge, se l'è data a gambe rimanendo assiso sui water dorati di Montecitorio? 

Sugli stranieri, solita ipocrisia... io liberezzerei tutto, perchè non è certo una gara all'anno che dovrebbe far cambiare le dinamiche generali dell'atletica italiana (ma così è ritenuto dagli attuali dirigenti Cidal). Che poi, ma vi rendete conto dell'ignoranza delle maggiori società civili italiane? Comprano tutte, invariabilmente, atleti africani per coprire le gare di mezzofondo. Se qualcuno fosse un pizzico più furbo (ma dubito), si prenderebbe un ottimo velocista, un paio di ottimi lanciatori e un paio di ottimi saltatori (che non avendo mercato in Europa, perchè in pista non girano soldi o comunque, non così tanti come nel mezzofondo o sulla strada) a pari prezzo si coprirebbero metà c.d.s. con risultati decisamente migliori (metteteci poi che non ci sono tutti i migliori atleti italiani in un c.d.s. civile). Poi, visto che il livello delle altre specialità è decisamente più basso rispetto al mezzofondo, farebbe una vagonata di punti. Invece quasi tutte le società di vertice continuano stupidamente a incornarsi e sperperare denaro (magari quello che ricevono dalla Fidal per i rimborsi e che ipoteticamente dovrebbe essere destinato ai giovani) per pagare atleti keniani e marocchini su 800, 1500, 5000, 3000 siepi, vanificando di fatto tutti gli investimenti: se non è stupido tutto questo, ditemi voi cosa non lo sia. 

Nel c.d.s. "nuovo" viene ribadito lo scandalo atleti-militari, che però, fossi un avvocato, ribalterei per alcuni Gruppi Sportivi. I poliziotti, i penitenziari, i forestali non sono militari: appartengono a due, anzi tre, Ministeri ben distinti e non c'è scritta da nessuna parte, nelle farlocche leggi Fidal, questa distinzione o questa precisazione (o almeno, se ci fosse, dovevano richiamarla nell'esplicazione del regolamento). Gravissimo errore. Ci vorrebbe una società con le contro-palle, cazzuta, che finiti i c.d.s. avanzasse questo "dubbio" ufficialmente, facendo depennare per molte società i risultati di atleti provenienti da Fiamme Oro, Fiamme Azzurre (ma esistono ancora?), Forestale... sai che goduria. Purtroppo, dura lex, sed lex. La Polizia è stata smilitarizzata nel 1981, e la legge è fatta di parole e non di luoghi comuni. Sotto "Militari" non si possono assiepare indistintamente tutti gli atleti provenienti da quella realtà, senza che sia specificato. Chissà se esiste un organo superiore in Cidal, una sorta di Corte Costituzionale, che cassa le norme "stupide" perchè palesemente stupide o scritte con i piedi. 

E' stata poi mantenuta la regola della tassa di 50,00 € per partecipare ai c.d.s.: una gabella che ha dell'incredibile, visto che ogni società italiana dovrebbe avere a prescindere la facoltà di partecipare o meno ai c.d.s. visto quanto pagano per l'affiliazione. No, tutti gabellati. 

Per ora mi son fermato qui a leggere questi nonsensi: vedrò se riuscirò ad andare oltre.

Per concludere, e scusatemi se mi sono dilungato: come sempre detto, il problema non è Arese, ma chi gli sta attorno. Tutte i più grandi tonfi nelle organizzazioni di persone, si sono avuti quando la gente che stava vicina a questi personaggi discutibili (solo dal punto di vista fattuale, in questo caso) non ne hanno mai preso le distanze, limitandosi o a ratificarne le stupidate (e ne abbiamo viste a grappoli in 7 anni) o, e non è raro nel nostro caso, ad essere peggiore del proprio monarca. Delle specie di Santanchè, Ferrara o Paniz in salsa Fidal che sbraitano cose insensate non verso il mondo, che non li capisce e soprattutto li compatisce, ma che in realtà si sono scelti il ruolo di jullari di corte per far vedere al proprio re la proprio fedeltà, per l'assunto che del diman non c'è certezza e un posticino ai più fedeli si trova sempre. Foss'anche quello di consigliere o meglio, sconsigliere.

08/11/11

Master ai c.d.s. assoluti 2012: solo M35 e M40?

Mi son giunte alcune voci di chi avrebbe visionato il dispositivo per i c.d.s. assoluto dell'anno prossimo.  Ammetto di non averlo trovato. Il sito della Fidal è ormai un vascello fantasma (non fosse altro per le notizie che scrollano centralmente) e nei 20 milioni di euro di budget della Federazione a nessuno è mai venuto in mente di impiegarne una minima parte (magari risparmiando il viaggio di un accompagnatore in una delle trasferte in giro per il mondo delle diverse nazionali) per aggiornare lo style e la densità e qualità di contenuti (tipo delle graduatorie on-line con i crismi e la duttilità che dovrebbero avere tipicamente uno strumento del genere, non certo quella cosa lì). Scusate la divagazione: ecco, andate nella home, spostatevi nell'header centrale e cercate la voce "per le società". Appoggiateci il mouse e vedrete si aprirà un menù a tendina in cui, alla prima voce, compare la seguente succulenta "voce": "norme attività 2012"... a me, questo è quello che mi compare: clikka qui. Ovvero, nulla. 
Ora mi devo gioco-forza, rifare sulle voci, quindi tutto assolutamente con beneficio di inventario, in attesa delle conferme (o dei dinieghi) del caso. La nuova regola introdotta vorrebbe ammessi ai c.d.s. assoluti esclusivamente i master delle categorie M35 e M40. Quindi sono "tollerati" ai societari solo gli atleti fino a 44 anni. Un attimo, questa affermazione in realtà è un grande falso, per le ragioni che spiegherò qui sotto. Tutto, naturalmente, in attesa di leggere e apprendere il regolamento: ma del resto nei bar non parlano del calcio prima che tutto avvenga. E non posso farlo io??
Vi elenco le mie considerazioni, per facilitare la cosa.
  1. sono ammessi ai c.d.s. assoluti gli atleti tesserati come master nelle categorie M35 e M40. Quindi fino all'età dei 44 anni. 
  2. La considerazione di cui sopra, ponendo come oggetto della "agevolazione" le due categorie master, di fatto implica che la discriminante per decidere chi dovrà partecipare e chi no, non è stata l'età degli atleti (altrimenti avrebbero detto e scritto fino a 44 anni), ma bensì la categoria, quindi... il tipo di tesseramento effettuato dalla società. O senior o master.
  3. per assurdo, le considerazioni di cui sopra, portano ad un paradosso: l'atleta tesserato come senior di 97 anni potrà partecipare ai c.d.s. assoluti. Quello di 45 anni, che magari corre sotto gli 11" i 100 o sotto i 50" i 400 metri (tipo Mario Longo o Enrico Saraceni), se tesserato come master non potrà partecipare ai c.d.s.. 
  4. ora siccome penso che ogni qualvolta vengono toccati i regolamenti dei c.d.s. assoluti c'è del Marcio in Danimarca, ovvero non lo si fa per il bene dell'atletica, ma per soddisfare l'interesse particolare di qualcuno, il compitino di tutti dovrebbe essere a questo punto individuare il: cui prodest? Ovvero, "a chi giova?" A chi giova, cioè, che venga fatta una divisione così stupida e senza significato quando è facilmente by-passabile da un tesseramento dei medesimi atleti over-44 come... senior? In effetti, in Italia c'è anche una stupida regola che consente ancora i due tipi di tesseramento. 
  5. di sicuro non giova (non gioverebbe... mi sono dimenticato dei condizionali) al mondo master, che si vedrebbe defraudato di un congruo numero di atleti (quelli over44) che non potrebbero essere poi utilizzati nei loro c.d.s. (cui non possono partecipare gli atleti tesserati come "Senior" benchè over-35.... Anche qui: perchè?). Prenderebbe cioè corpo l'ipotesi-faida: ma benchè più di qualcuno in Fidal non ami i master e altri che dovrebbero rappresentarli non si oppongono in nessun modo a quello che accade contro un'intera categoria, non penso il movimento over-35 decida le sorti di un intero c.d.s..
  6. Quindi? Non è nemmeno un problema di carattere economico, perchè è noto come i tesseramenti master costino più di quelli senior.
  7. Non è stata fatta per non compromettere la salute degli atleti "maturi", proprio perchè il 97enne in realtà, se tesserato senior, potrebbe tranquillamente partecipare.
  8. E allora? Allora rimane in piedi solo un'ultima ipotesi. Anzi due. Quella "politica", ma dove per politica si intende appunto un obiettivo non molto trasparente. Ragioniamo su questo: gli unici effetti tangibili di una tale regola idiota sono sul numero dei tesseramenti nell'una e nell'altra categoria, proprio per l'assunto che le società (generalmente) puntano ai c.d.s. assoluti e hanno tutto l'interesse a fare bella figura in quella manifestazione. Quindi aumenterebbero quelli senior (che sono in picchiata) e diminuirebbero quelli master (che tanto sono decine di migliaia in più e le variazioni anche in negativo non comprometterebbero nulla e nessuno). L'anno prossimo è l'anno elettivo... c'entra qualche cosa? Avete altre chiavi di lettura? 
  9. La seconda è l'ignoranza pura. E su questa, purtroppo, non c'è proprio nulla da fare
Naturalmente, tutto questo prima che abbia visto effettivamente il dispositivo dei c.d.s., che attendo con trepidazione. Non so chi sarà il prossimo Presidente della Fidal, prima che Arese aumenti ulteriormente lo spread tra i titoli vinti dagli italiani nel mondo e quelli del resto d'Europa, anche quella di serie "C", ma di sicuro dovrà eliminare queste stupide differenze tra senior e master per togliere qualsiasi strumento politico di gestione elettorale a chichessia. Trasparenza. 

05/11/11

Emil Zatopek raccontato da Marco Franzelli

Ringrazio il giornalista della Rai Marco Franzelli, navigatore di facebook e sicuramente appassionato di atletica, che mi ha dato la possibilità di poter recensire un libro su uno dei miti dell'atletica leggera mondiale: Emil Zatopek. Franzelli, per i più giovani, trova un piccolo posto nella storia cronistica Rai nell'ambiente dell' Atletica leggera. Ho consultato il mio statistico di fiducia, Mirko, che mi ha messo al corrente di come Franzelli avesse "magistralmente" (aggettivo suo) commentato gli Europei di Spalato del '90 e i mondiali di Tokyo del '91 (che lui sta cercando per tutte le videoteche del globo proprio nell'interpretazione di Franzelli). Chissà come, ricorda anche che Franzelli, nella famosa finale più veloce della storia (d'allora) vinta ca Carl Lewis con l'allora record mondiale di 9"86, il telecronista Rai dopo il "partiti" rimase in silenzio per circa 6", fino a quando cioè Ray Stewart mise il muso davanti vero i 60 metri. Poi, come mi ha riferito lo stesso Mirko riconobbe immediatamente il record del mondo. 

Segue qui sotto la recensione del libro, giratami dall'Ufficio Stampa della casa editrice biancoenero.

Zatopek, la locomotiva umana, di Marco Franzelli

Ottobre 2011 – Un grande giornalista sportivo racconta la straordinaria vita di Emil Zátopek, la Locomotiva Umana: l’appassionante storia di un uomo che, operaio in una fabbrica di scarpe, scopre una passione, totalmente inaspettata, per la corsa, che lo porterà a vincere ori olimpici e a infrangere ogni record. E’ una storia di impegno, quella di Zátopek: un impegno perseguito in tutta la sua carriera sportiva così come nella sua vita privata e personale. Determinato, ironico, consapevole dei propri limiti e allo stesso tempo volenteroso di superarli, con la sua corsa instancabile e dallo stile unico, ha stupito gli spettatori di tutto il mondo, arrivando a raggiungere traguardi che sembravano irraggiungibili. Franzelli torna alla sua grande passione, l’atletica, per raccontare con il ritmo incalzante tipico delle sue telecronache, le grandi imprese di Zátopek: dal primi passi mossi Zlin, passando per le Olimpiadi di Londra del 1948 e i vari record mondiali, fino alle Olimpiadi del 1952 ad Helsinki. Un racconto di sport che è anche una galoppata nella storia del Novecento: l’occupazione nazista della Cecoslovacchia, le speranze del dopoguerra, il gelo della Guerra Fredda, i giorni della Primavera di Praga, che videro Zátopek prendere coraggiosamente posizione in difesa della democrazia. Sullo sfondo di questi avvenimenti la vicenda di Zátopek si impone come un esempio tanto nelle clamorose vittorie quanto nelle sconfitte, restituendo allo sport il senso più alto e formidabile di scuola di vita. 

"SE DESIDERI VINCERE QUALCOSA, CORRI I 100 METRI. SE VUOI GODERTI UNA VERA ESPERIENZA, CORRI UNA MARATONA" - Emil Zátopek 

Per quasi vent’anni la locomotiva umana non fece altro che correre, macinare chilometri, vincere titoli e infrangere Record, lasciandosi alle spalle avversari di ogni Paese e di ogni età. C’è tutto questo e altro, in questo libro di Franzelli. C’è la classe e la tenacia di un atleta unico. Ci sono le emozioni che a volte solo lo sport sa regalare” - Walter Veltroni 

L'autore - L'autore Marco Franzelli è al TG1 RAI dal 1980. Come inviato ha seguito i principali avvenimenti sportivi internazionali, dalle Olimpiadi al Campionato del Mondo di Formula Uno. E’ stato telecronista per l’atletica leggera e ha collaborato con la Domenica Sportiva. Dal 2008 dirige la redazione società e sport. Ha pubblicato: Luca Di Montezemolo, le grandi vittorie Ferrari, (2001, Bompiani editore); Lo sberleffo di Godot - Alessandro Del Piero con Donatella Scarnati (2006, Limina-Rai Eri); La partita più importante - autobiografia di Gianluca Pessotto con Donatella Scarnati (2008, Rizzoli, vincitore del Premio Letterario Coni 2009 sezione saggistica); Carlo Mazzone - Una vita in campo con Donatella Scarnati, (2010, Baldini Castoldi Dalai Editore). 


Marco Franzelli – Zátopek, la locomotiva umana 
Prefazione di Walter Veltroni 
Illustrazioni di Umberto Mischi 
150 pagine, 14,00€
Biancoenero edizioni

03/11/11

Fidal: non c'è limite a peggio - c.d.s. assoluti vietati ai master

(Er palazzo della Fidal a Roma) - Mi piacerebbe che mi si facesse il nome dell'imbecille che avrebbe pensato l'ultima stupidata made in Fidal. Poi non c'è problema, mi prenderei pure la querela per diffamazione, ma bisogna dare il nome giusto alle cose, perchè altrimenti continueremo a pensare, che so, che le escort non siano prostitute, ma giovani nobil donne con le quali è concesso flirtare su una barchetta nel laghetto dei giardini babilonici di Versailles, mentre questa ammicca amorevolmente con l'ombrellino in mano e il cappello a tesa larga. No, sono prostitute, puttane, meritrici, fanno il lavoro più vecchio del mondo, e non può essere un vocabolo artatamente camuffato a cambiare il senso della loro attività per renderlo politically correct. Così in Fidal: uno che potrebbe aver fatto una cosa come quella di cui parlerò qui sotto è un imbecille, ovvero, parafrasando l'enciclopedia Treccani: "Chi, per difetto naturale o per l’età o per malattia, è menomato nelle facoltà mentali e psichiche".  Quindi sarebbe corretto dargli nome e cognome, per una sorta di giustizia.

Del resto cosa potremmo mai aspettarci da un ambiente che ha prodotto 7 anni di nonsensi che ci hanno portato ad azzerare l'atletica italiana? Al colmo dell'inverosimile sembra proprio che Arese si ricandidi, spalleggiato da quel pool di società che tanto le sono care e che già si muovono nel loro melmoso ambiente sportivo-politico per tirare la volata ad uno che è già fallito, sportivamente parlando, due volte. Trasponendo i fallimenti di Arese dalla Fidal di cui è presidente alla sua azienda, non penso che oggi si potrebbe parlare ancora di Asics Italia dopo 7 anni condotti così male. Ed è quindi strano che un personaggio che sa benissimo che il mercato ha sue logiche, continui non solo imperterrito sulla propria strada, ma addirittura sgomiti per condurla per altri 4 anni. 

Solo in Italia del resto non basta un fallimento per decretare l'allontanamento del politico. Anzi. Evidentemente non ne bastano due per Arese. E probabilmente nemmeno all'eventuale terzo mollerà la cadrega che non si capisce perchè continui ad anelare (anche se io, francamente, la mia ideuccia ce l'avrei). Sapete qual'è la cosa peggiore? Guardate bene la storia dei grandi dittatori, ma anche alla nostra degli ultimi mesi. Alla fine la mela più marcia, non è il leader, il ras, il capo, il Presidente. Ma tutti quelli che gli sono più vicini, che invece di abbandonare simili situazioni imbarazzanti e il loro capo per le devastazioni fatte, lo superano in superficialità, cattiveria, dabbenaggine... E' una corsa a farsi vedere dal padrone pensando che tanto domani ci sarà ancora lui a gettare gli ossi: chi più abbaia o morde, starà domani a fianco della poltrona del padrone a farsi lisciare il pelo con le babbucce del proprio dominus in bocca e belli scodinzolanti. Quelli miti o addirittura contrari, saranno abbandonati al loro destino.

Ma veniamo a noi. L'ultima idiozia, sarebbe (usiamo il condizionale, incrociando le dita) ciò che ho già inserito nel titolo e che già girava nelle bozze per i comitati regionali: ovvero, che ai c.d.s. assoluti non potranno partecipare gli atleti tesserati come master, dalla categoria M40 in su. E' uno scherzo di Halloween? Diamo il beneficio di inventario e davvero spero non sia così, ma tant'è: sembra che la proposta indecente ci fosse davvero anche se non sembrerebbe avere una sua logica. Apparentemente. 

L'ingenuo potrebbe pensare, che so, che lo farebbero (condizionale) per eccesso di pietismo per chi ha più di 40 anni. Ovvero, gente che ha tutta più di 50 anni (quasi) e spesso più vicina ai 60, ha deciso che gente che ne ha 40, non è più grado di sostenere gare di un c.d.s., nonostante le visite mediche sostenute. Oppure, che si volesse rendere il c.d.s. più competitivo, escludendo i vecchiacci che fanno brutto e scarso, evidentemente. Ma questo, lo sanno tutti,è una cazzata gigantesca. Per una serie di motivi: i suddetti master entrerebbero in gioco principalmente nelle fasi regionali, visto che nelle finali nazionali, con un atleta-gara, lo spazio loro dedicato sarebbe ad appannaggio solo di quelli più forti. Poi già adesso la presenza dei master ai c.d.s. si era autolimitata con la gabella di iscrizione (un'altra castroneria). Quindi perchè una decisione del genere, che sembrerebbe non avere senso se non quella di limitare le opportunità (ancora!!) ai master? Perchè invece di fare un'atletica aperta a tutti, si continuerebbero (condizionale) ad introdurre limitazioni che non apportano alcun tipo di miglioramento?

La mia idea? Che questa potrebbe essere l'ennesima mossa politica per l'anno finale di Arese. Già ha distribuito 320.000 euro alle società (che vuol dire che prima non erano stati distribuiti... e chissà perchè con 20 milioni di euro di budget si fà così fatica a distribuire il dovuto). E allora? Allora pensate bene cosa succederebbe se passasse questa regola discutibile...

Il primo effetto sarebbe una conversione di massa dei tesseramenti dei master over 40 in... senior. Già perchè in Italia si fa ancora questa suddivisione davvero squallida, che attribuisce facoltà e divieti agli over 35. I tesseramenti in senior avrebbero come effetto quello di rimpinguare di master in pectore, la ormai svuotata categoria dei senior, che è la seconda fotografia migliore (la prima sono gli album completi di 7 anni di schiaffoni internazionali, tra Mondiali, Europei, Olimpiadi...) del fallimento di Arese e dei suoi Apostoli. Ebbene su 150/160.000 atleti tesserati (metà master, un quarto inventati con i tesseramenti farlocchi degli scolari che partecipano ad una gara dei giochi della gioventù), i senior tesserati in Italia sono circa 2000. Con questo colpo di genio, miracolosamente i senior avrebbero un'impennata senza precedenti! E Pescante (una sorta di presidente della Repubblica dello sport) non avrebbe più nulla da dire. Ma tanto quello è peggio di Arese, e lo ha dimostrato negando (di fatto) la crisi dell'atletica italiana e negando il problema dirigenziale che stiamo vivendo. Quindi, me ne rendo conto: fin qui ho sbagliato a dare dell'imbecille a chi avrebbe avuto questa idea. In realtà, se fosse tutto vero, sarebbe un genio. Naturalmente il mio sguardo va ancora sui due responsabili dell'area Master, che ancora una volta (se tutto fosse vero) sono stati a guardare un potenziale boomerang devastante per i c.d.s. master, perchè è noto che i master che potrebbero essere tesserati senior, chissà per quale altro colpo di chissà quale genio, non potranno partecipare ai c.d.s. master. Ma chi le fa queste genialate? 

Quindi, chi potrebbe sapere, mi comunichi l'eventuale nome del partoritore di quest'idea meravigliosa: gli voglio fare i complimenti diffondendo il suo nome per l'etere.

01/11/11

in Italia c'è spazio solo per i baby fenomeni

(foto di Giancarlo Colombo - Fidal) - Mi è stato girato nei giorni scorsi un file della Fidal Veneto relativo alle "prestazioni valide per l'attività territoriale 2012". Le trovate a questo link. Ammetto che mi sono sbattuto per trovare una definizione per "attività tecnica territoriale" per comprendere chi fossero gli eletti e quale fosse il loro destino. Non l'ho trovata, quindi mi sono affidato con beneficio di inventario, ai relata, ovvero a quello che mi si è detto, cioè che quelli sono i limiti per diventare "papabili" per i raduni e altre amenità simili. Rimborsi? Non lo so. Se così fosse c'è da chiedersi quale possa essere la politica di gestione dei giovani in Italia. 
Ovvero, in controtendenza con le dinamiche in atto, in Italia non si bada al numero, ma alla qualità spinta oltre ogni immaginazione. Facciamo qualche esempio. Prendiamo il 9"14 sugli 80 tra i cadetti per entrare in questa sorta di gotha nazionale. Nel 2011 solo 5 atleti in Italia ci sono riusciti. Un tempo inferiore ai 35"64 sui 300 è stato ottenuto da un solo atleta in tutto il Paese. Se volete andiamo avanti così fino all'ultima specialità, ma rimarremmo sempre sulle stesse posizioni: la filosofia imperante non è cambiata e pochi sono gli eletti. Sfruttamento dei giovani talenti, che solo per entrare a far parte di questi raduni, devono essere dei baby-fenomeni, facendo una cernita pericolosissima e controproducente. Invece di ampliare la base statistica sulla quale coltivare i campioni di domani (ci sono studi che sostengono come i campioni dei più svariati sport, non siano stati i primi nelle categorie giovanili, ma quelli immediatamente dopo...), la si restringe ulteriormente. 
Cosa può succedere? Bè, che entrare nel ristretto lotto dei raduni già da giovanissimi, reso di fatto elitario, possa portare a processi di abbandono o, di contro, di super sfruttamento. Poi nel contesto non professionalizzato dei tecnici, si sà: alcuni darebbero il giusto peso alle cose, altri no. E sì che dopo gli italiani assoluti di Torino, si pensava si fossero capite le reali esigenze dell'atletica italiana odierna: allargare la base, optando su scelte più oculate sin da giovani, e non certo ridurre l'imbuto delle opportunità. 

30/10/11

I labirinti mentali di Asafa analizzati in un convegno: ma senza soluzioni

Ecco la traduzione di un articolo comparso su "The Gleaner", quotidiano on line jamaicano a firma di Ryon Jones - L'ex detentore del record mondiale, Asafa Powell, ha spesso tradito il suo primo nome, che significa "cogliere l'occasione", essendo sempre venuto meno nelle grandi occasioni. Ciò ha portato le due migliori istituzioni locali educative jamaicane, ad interrogarsi e a mettere in discussione la sua forza mentale.
Anthony Davis, University of Technology (UTECH), direttore dello sport; Dalton Myers, Università delle Indie Occidentali '(UWI), direttore sportivo, e Fitz Coleman, head coach del settore atletica a UWI, hanno riflettuto sulle carenze di Powell durante un Forum presso la società North Street la settimana scorsa, dove è stato affrontato il tema "atleti di livello mondiale: si nasce o si diventa?".
Prima grande delusione.
Il primo grande appuntamento di Powell con le delusioni, arrivò ai campionati mondiali di Parigi nel 2003, quando fu squalificato per falsa partenza in semifinale. Una gara che si ricorda soprattutto per il gran rifiuto di Jon Drummond di abbandonare la pista dopo un'analoga falsa partenza.
Powell era l'uomo da battere anche l'anno successivo, anno-olimpico, quando eguagliò il record mondiale di gare sotto i 10" (ci riuscì nove volte quella stagione), mentre arrivò solo quinto in finale.
"Certo, credo che Asafa sia mentalmente più debole rispetto a molti altri atleti di livello mondiale", ha dichiarato Myers. "Non c'è dubbio che abbia talento. Qualcuno che è riesce a correre tanti sub-10 secondi, dimostra che lui è meglio di molti altri atleti. Ma, al momento che importa davvero, qualcosa accade", ha aggiunto Myers.
Myers ritiene che la falsa partenza del 2003 dello sprinter giamaicano alla prima grande finale in cui si presentava, potrebbe avere ancora effetti sulla mente di Powell.
"C'è stata una falsa partenza ed è uscito e si poteva notare come qualche cosa fosse successo nel momento in cui si sedette a guardare fisso davanti a sè. Probabilmente quello è stato il punto di partenza". Ha argomentato Myers. "Forse, ad un certo punto, probabilmente riuscirà a superarlo, ma c'è un aspetto psicologico di tutto ciò, sul quale bisogna indagare. Forse è necessario uno studio particolareggiato sull'argomento". Ha aggiunto.
Coleman ha ragionato sul fatto che Powell non ha ancora dimestichezza con i riflettori che lui stesso si è tirato addosso, a causa delle sue origini rurali.
"Guardo Asafa e ai suoi fallimenti la penso così: "ecco un timido giovane sparato non solo in faccia ai jamaicani, ma al mondo e non penso che lui abbia ancora metabolizzato questa cosa e questo è parte del problema" ha teorizzato Coleman.
Talento eccezionale.
"Ma penso che l'aspetto psicologico debba essere affrontato da lui, perchè è un talento eccezionale" ha aggiunto Coleman.
Davis ha concordato con le visione di Myers sulla falsa partenza del 2003 che potrebbe avere ancora delle tare sulla mente di Powell, ma è andato oltre nell'analizzare. "Lui viene da un contesto in cui ci sono detentori di record mondiali e campioni, tutt'intorno a lui. Quindi forse soffre questa situazione, perchè è una persona molto dolce, timida ed introversa" Davis ha motivato.
"non è una persona aggressiva, quindi forse ha a che fare con qualche cosa che non gli consente, nei momenti topici, di tirare fuori la tigre che è in lui" ha aggiunto, sottolineando che l'UTECH ha fatto di tutto per migliorare le prestazioni di tutti i loro atleti, non solo Powell.

Fulmini panameircani: in Messico cubani sovrannaturali

(a sinistra, la finale dei 100) - Mentre praticamente tutto il mondo atletico (quello che conta) è già nel bacino di carenaggio per preparare Londra 2012, alle soglie di novembre a Guadalajara, in Messico, si svolgono i giochi panamericani, ovvero la massima manifestazione continentale di Nord e Centro america. La domanda del tecnico potrebbe essere come organizzeranno la preparazione per i Giochi Olimpici i cubani, visto che hanno schierato praticamente i migliori. Mai come quest'anno, infatti, a guardare i risultati, si sono viste prestazioni di spessore mondiale, a corroborare alcune considerazioni di carattere metodologico proprio sugli errori di pianificazione. Mettiamoci l'altura (siamo a 1500 metri sul livello del mare) e abbiamo un bel quadretto. 
I cubani si sono presentati come degli ossessi, ottenendo prestazioni micidiali, e non so francamente se i Giochi panamericani rientrano più in quelle manifestazioni di carattere "politico" cui devono assolutamente partecipare per soddisfare i principi del paese, o se tutto rientra in un vasto piano "sportivo" finalizzato ad Olimpia. Vedremo tutto tra meno di un anno. Penalizzato il mezzofondo, che in altura paga molto dazio. 
Nei 100 metri, fuochi d'artificio già in semifinale, con Kim Collins che ottiene un incredibile 10"00, sua miglior prestazione stagionale dopo un'annata che l'avrà visto in pista non meno di 50 volte tra vari turni, finali, indoor e outdoor. Poi però manca l'acuto in finale, dove si impone l'immancabile jamaicano di turno, il trentenne Lerone Clarke con un gran 10"01 con 0,2 di vento e... record personale. Collins 10"04 secondo e terzo il trinidegno Emmanuel Callender con 10"16. Duecento meno appariscenti cronometricamente, ma lo stesso che mettono in mostra il cubano Roberto Skyers (20"37 e 20"33 in semifinale), che ha battuto di un solo centesimo il jamaicano Lansforde Spence
Gara sui 400 da strabuzzio degli occhi, dove i due semi-carneadi Nery Brenes Cardenas (costaricano) e Luguelin Santos Arquino (domenicano), spazzano via la barriera dei 45" ottenendo personali che nel 2011 sono battibili solo da Kirani James e LeShawn Merritt: rispettivamente 44"65 e 44"70. Brenes a Daegu aveva corso in 45"47 in batteria e 45"93 in semifinale. Addirittura assente Arquino. 
Dayron Robles dimostra, cancella molto parzialmente, le ferite mondiali: 13"10 con 1,6 di vento. E che dire del 47"99 sui 400hs del cubano Omar Cisneros? A Daegu naufragò in semifinale terminando a 50"10... Terzo l'eterno Felix Sanchez con 48"85
Yipsi Moreno riesce ad ottenere un 75,62 mt nel martello, ad esattamente un metro dal suo record personale.  A Daegu era arrivata 4^ con 74,48 che era stato fino ad allora il suo miglior lancio dell'anno. Altra cubana sopra le righe, l'astista Yarisley Silva che a Daegu con 4,70 aveva ottenuto il record nazionale arrivando 5^. Ebbene a Guadalajara 4,76, nuovo record personale e nazionale e misura che le avrebbe regalato il bronzo mondiale in Corea. Ma cosa più appariscente, la sconfitta della campionessa mondiale, la brasiliana Fabiana Murer, seconda con 4,70. Altro giro, altra cubana: Yarelys Barrios, che nel disco spara un UFO a 66,40, (misura tra le prime al mondo, lei che in Corea era giunta terza con 65,73.
L'altra saltatrice brasiliana, Maureen Maggi, invece, si spinge sino a 6,94 (misura che l'avrebbe portata all'oro mondiale), rifacendosi della sua pessima prestazione proprio di Daegu. Rimanendo nei salti, clamoroso 14,94 per la colombiana Catherine Ibarguen (terza a Daegu con 14,84), 
Alexis Copello non si fa sfuggire l'alloro nel triplo con 17,22. Nell'alto maschile, il bahamense Donald Thomas stacca il biglietto a 2,32, misura da medaglia iridata. A Daegu dopo il brillante 2,31 in qualificazione, si arenò a 2,20 in finale lasciando che il tuo connazionale Berry raggiungesse il bronzo. Nell'asta l'ennesimo cubano Lazaro Borges, raggiunge i 5,80
Lanciatori con gli obici da 88 particolarmente performanti: il canadese Dylan Armstrong arriva sino a 21,30 nel peso; l'americano Kibwe Johnson a 79,63 nel martello (sarebbe arrivato terzo a Daegu, laddove uscì in malo modo in qualificazione con 75,06). 87,20 per il giavellottista cubano Guillermo Martinez (terzo ai mondiali), ovvero il suo nuovo record personale. Un metro in più di quanto era necessario vincere la medaglia d'oro a Daegu. 
E alla fine pure le staffette incredibilmente veloci: 38"18 per la 4x100 brasiliana maschile e 2'59"43 per quella del miglio cubana. Mica male come campionati...

29/10/11

Terzo master USA positivo in una settimana... ma che succede?

(foto e fonte Masterstrack.com) - Incredibile quello che sta succedendo negli States, dove in pochi giorni tre atleti master sono stati squalificati per aver fatto uso di sostanze dopanti. O meglio, per essere per un motivo o per l'altro finiti per violare  L'altro giorno avevo parlato della 68enne. Ora è il turno del 53enne Byron Duhon, che è stato pizzicato ai Campionati Mondiali Master di Sacramento. A dire il vero, durante i Mondiali californiani, Duhon si rifiutò di sottoporsi ai dovuti controlli una volta "nominato". Fatto sta che il rifiuto gli è costato due anni di squalifica, a far data luglio 2011. Nel frattempo è uscita la versione dello stesso Duhon, che ammetterebbe invece di aver fatto il test a Sacramento, ma dopo che i responsabili dell'antidoping gli avrebbero detto come il campione di urina non fosse sufficiente, lui si sarebbe rifiutato sostenendo che l'avrebbe fatto solo se si fossero seguiti i protocolli come da regolamento. E come è intuibile dalla squalifica le cose sarebbero degenerate. Riflessione: può un atleta rischiare una squalifica di due anni per impuntarsi sulle procedure dell'antidoping? Non gli conveniva sottoporsi e poi far verbalizzare che i protocolli non erano stati eseguiti correttamente?
Comunque sia: dopo i casi della settimana scorsa relativi ai campionati nazionali master di Berea, la 68enne Jager e il lanciatore Craig Shumaker, salgono a 3 i casi di positività tra i master americani in pochi giorni. Solo un caso o qualche cosa di più? Un fenomeno in crescita, o, come sostengono molti, una casistica che tenderà ad aumentare a causa dell'utilizzo di medicinali "d'età" come quello che sarebbe successo a Kathy Jager? Nel frattempo proprio su Masterstrack è nata una abbondante discussione sui casi di positività collegati alle cure dovute alle più svariate patologie che sopravvengono dopo una certa età. L'unico dubbio è: ma non sarebbe un bene dichiaralo prima? Quanto meno, per scongiurare il dolo di certi comportamenti.

24/10/11

3 azzurri alla corte di Loren Seagrave... cambia il vento?

Nessuno ha ancora commentato (almeno in maniera critica) ufficialmente questa vicenda che apre una breccia in quella cortina di ferro che è la religione velocistica italiana. Anni di immobilismo metodologico che si è diffuso a tutti i livelli, sia orizzontale che verticale, con un credo immarcesibile e tante piccole sette che a quel credo, bene o male si sono rifatte. Il problema fondamentale di questo elefantismo italiano è sempre stato l'assenza di professionismo nella nostra atletica. Se forse qualche soldo l'hanno visto in questi anni gli atleti, di sicuro nulla hanno visto gli allenatori. E con ciò, naturalmente, il mondo dei coach si è completamente saturato di... volontari. Volontari che nel dopo-lavoro (di qualche cosa bisogna pure campà) hanno sempre trovato il tempo e la passione da dedicare a questo meraviglioso sport che è l'atletica, ma che non essendo "professionisti" non hanno mai potuto uscire dal monoteismo più diffuso qui in Italia (soprattutto in tema di sprint).

Non hanno potuto migliorare e migliorare gli atleti che hanno scovato, trovato, ricevuto... Raramente si trovano coach in Italia che riescono a produrre più di due atleti di prima grandezza, cosa che lascia sospettare come forse la variabile del talento dell'atleta sia preponderante sulla bravura dell'allenatore. 

Il professionismo, volenti o nolenti, porta a migliorarsi (se si vuole continuare a fare un'attività connessa e zeppa di variabili come lo sport), ad istruirsi, a cercare, a sperimentare, a studiare. In Italia, chi in tutti quest'anni aveva avuto queste opportunità (ovvero chi ricopriva, retribuito, posti di carattere "istituzionale") ha invece cercato di consolidare i vecchi credo, mentre il mondo prendeva un'altra strada. Sbagliando l'approccio metodologico, votato ad un cieco revisionismo di quelle che erano le teorie di 20 anni prima. Mai un confronto con quello che succedeva "fuori". La "scuola italiana", votata alla fatica sempre e comunque, si è dimenticata di quelle che sono le risposte fisiologiche dell'organismo a determinati input.

Oggi c'è internet, che ormai è un'entità senza controllo, che trasmette conoscenze e avvicina le persone: le cortine, come ampiamente dimostrato di questi tempi, sono state quasi tutte abbattute. Le conoscenze si diffondono in maniera più veloce, e non ci sono solo uomini soli a comando (tranne qualche deprecabile eccezione) che dettano le forme e i modi in cui la conoscenza debba essere interpretata. E nel frattempo quelle conoscenze granitiche si sono sgretolate, e ormai la tendenza è a criticare quei modelli e a cercarne di nuovi.

In quest'ottica, come interpretare quindi il passaggio di 3 atleti di primo piano dell'atletica italiana presso la corte di Leron Seagrave? Bè, prima di tutto una sconfitta di... Di Mulo. Comunque la si voglia guardare. O comunque un venire meno di qualche cosa. Ma come, una delle sue più grandi scoperte, abbandona e se ne va negli States? Che è successo? E la Grenot? E Galvan non era allenato da uno dei più illuminati coach dello sprint italiano delle ultime stagioni? Chissà davvero cosa sarà successo, se alla base di tutto c'è soltanto una scelta di vita, o un'opportunità da non perdere, o un tentativo, o... chissà cosa. Però c'è stato, e buona fortuna ai primi 3 che hanno fatto questa. Anzi, a dire il vero Andrea Colombo, talento cristallino e sprinter di fine anni '90 e dei primi '00, era andato in Florida per diversi mesi. Il primo pioniere.

Ora, domanda ingenua: ma perchè Loren Seagrave? Ma chi è Loren Seagrave? Su tutti i siti e i giornali che pubblicizzano il passaggio dei 3 atleti, si parla di un Loren Seagrave allenatore di Angelo Taylor e Dwight Phillips. Cioè uno che fa i 400hs (ma un pò in affanno nelle ultime stagioni) e l'altro il lungo. Poi una stagione come allenatore di Donovan Bailey (il 1998). Ma anche Justin Gatlin. A parte il personaggio e il suo curriculum, la cosa ci porta a considerare un altro sistema legato allo sport e al professionismo. Il coach negli States appare un soggetto cui ci si riferisce con la corresponsione di denaro (nel caso dei tre italiani, penso la Nike).

I coach si creano il proprio curriculum, il proprio campus, la propria scuola. Poi, evidentemente, sono permeabili ai diversi sport, come Seagrave, che ha seguito anche diversi atleti della NFL. E la crescita prosegue grazie anche a risorse derivanti da sport più ricchi, ma che puntano alle medesimi doti (le diverse componenti della forza e della velocità nel nostro caso). Una massa di dati immensa, creata quotidianamente. In Italia il calcio, per assurdo, non è riuscito a dare un minimo contributo a nessun aspetto atletico, nonostante i milioni di euro che ci girano intorno. Non è mai esistita permeabilità tra i due mondi. E i preparatori atletici provengono nella stragrande maggioranza dei casi da itinerari avulsi dal mondo dell'atletica. O se provenivano da questo mondo, di sicuro non hanno spedito qualche informazione utile a tutti.

Concludo: quando si vedranno anche in Italia queste "scuole" (come quella di Seagrave, Braumann, Mills...)? Eppure esistono già scuole di tennis: con un head coach, staff medici, psicologi... pagati dagli atleti. Sì, ok, nel tennis girano molti più soldi... Purtroppo l'intoppo al meccanismo alla professionalizzazione è alla base: se tutti i migliori atleti italiani appartengono a società militari con stipendi quindi bloccati a 1400/1500 euro, sarà assai difficile che questi prendano e paghino coaches, innescando il circolo virtuoso che porta ad un miglioramento generalizzato. E così ci si dovrà continuamente relazionare e affidare in toto ai tecnici federali, alle loro naturali limitazioni, alle loro passioni e pulsioni, e molto spesso ai loro errori, figli di una limitatezza di vedute che non gli si può nemmeno imputare.

Per questo forse sarebbe il caso di permettere il tesseramento individuale: atleti dal grande nome, dovrebbero avere la possibilità di guadagnare e mettersi "in proprio", facendo scelte tecniche di alto lignaggio, entrando nei circuiti internazionali. E poi garantendosi anche quel quid di denaro per pensare al dopo carriera: a 34/35 anni, comprendo bene che terminata la carriera, vivendo di pochi euro, ci si trova di fronte ad un baratro. Con un lavoro "statale", ci si garantisce il futuro. Con un tesseramento "individuale" se non arriva sufficiente denaro, ci si inventa "mantenuti" dei propri genitori. Questa è la vita, e queste scelte devono essere considerate.

Scusatemi, purtroppo sempre di soldi si parla, ma non sembra esserci un'altra via. Veder partecipare i migliori atleti italiani a meeting regionali anzichè alla Diamond League o qualche Challenge internazionale, la dice lunga sullo stato della nostra atletica. 

21/10/11

Dopata a 70 anni: era la seconda volta - un secondo caso ai campionati USA

Dopo la pubblicazione della notizia due giorni fa, in cui parlavo della positività dela 68enne Kathy Jager, (nei cui campioni biologici sono state trovate tracce di steroidi anabolizzanti) oggi la vicenda si arricchisce di altri particolari e soprattutto della versione della indomita Jager. La prima notizia è inquietante, anche se in questa circostanza ci sarebbe la contro-versione. Era il 1999, si era ai mondiali Master di Gateshead e la Jager fu trovata positiva per una medicina (ormonale) che assumeva per la menopausa, chiaramente non dichiarata prima di subire il controllo che l'avrebbe bannata dalle competizioni fino al 2001. Ora ai Campionati americani di Berea, la seconda "pescata" positiva, e altri due anni di sospensione. Giustificazioni? La Jager ha fatto sapere su Masterstrack.com, che soffrirebbe di una malattia, la lipodistrofia, che le avrebbe imposto l'utilizzo di quelle sostanze poi trovate nei suoi campioni. Chiaramente non denunciate prima della manifestazione, come avrebbe dovuto. 

20/10/11

Sulla Gazza l'inferno di Victor Conte, il Diavolo del doping

Dopo circa 195 pagine dedicate al calcio (la cui diffusione, dicono le statistiche, sta progressivamente calando... speriamo) la Gazzetta ogni tanto produce articoli e interviste di qualità superiore. Come quella di oggi con Victor Conte, ex demiurgo della Balco, il laboratorio di nutrizione poi supplementazione a Burlingame, in California, proposta magistralmente da Massimo Lopes Pegna. Una rivisitazione diacronica della sua esperienza di "nutrizionista", prima "legale" con le squadre della NBA (i Seattle Supersonics), della NFL (i Denver Broncos), i pugili, il super nuotatore Matt Biondi. Fin qui tutto ok, poi è arrivato il periodo del doping, cresciuto e favorito (secondo lui) da un ambiente in cui era già diffuso, ed in cui vi entrò dalla porta laterale. Tutto questo accadde quando entrò in contatto con i lanciatori dell'atletica leggera: siamo alla vigilia di Seul '88, e gli stessi responsabili del comitato olimpico americano erano a conoscenza che nei loro test diversi atleti erano risultati positivi. Il primo di cui ha contezza è il lanciatore Gregg Trafalis, il migliore al mondo nel 1992 e poi squalificato a vita nel 1999 per essere stato beccato sia nel '95 che proprio nel '99. In quell'anno, secondo Conte, Trafalis fu trovato positivo e lo stesso comitato olimpico americano insabbiò tutto. E questo dopo che Conte stesso telefonò a Trafalis per chiedere se fosse tutto vero... naturalmente gli rispose che era andata proprio così. 

Le notizie incredibili escono quando si parla della finale dei 100 alle Olimpiadi di Sydney 2000 e allo sprint di Parigi 2003. Nella finale di Sydney, sostiene Conte, oltre alla "sua" Marion Jones, la maggior parte delle partecipanti era dopata. A Parigi almeno sei finaliste su otto erano dopate, per un semplice fatto: la "roba" gliela aveva fornita proprio lui. E sempre a Parigi 2003, nei 100 maschili invece, lo sarebbero stati tutti... dopati.

Nell'intervista di Pegna, Conte sembra non temere davvero nessuno, come se gli scheletri nel suo armadio facessero più paura agli altri che a sè stesso. Parla così del protocollo "Balco", che sarebbe stato applicato anche in Giamaica prima dei giochi di Pechino 2008. E Bolt? "Su Bolt e gli altri ho forti sospetti". 

Conte avrebbe anche indicato agli organi di controllo americani (chiaramente inascoltato per il suo passato... ma proprio per quello più credibile) quale sarebbe il periodo per controllare chi vuole barare: gli ultimi tre mesi dell'anno precedente la grande manifestazione. Ergo siamo proprio in questi giorni entrati nel periodo di "carico" per chi segue i protocolli.

Significativa la chiosa finale. Domanda: pensa che lo sport sia pulito oggi? Risposta: Prima del caso Balco almeno l'80% degli atleti era sotto l'effetto di steroidi. Dopo penso sia sceso al 65%... 

19/10/11

Doparsi a 70 anni: succede anche questo...

Ogni volta che accade di sentire che qualche master cade nella larga rete dell'antidoping (presumo che per un pesce che viene pescato, almeno una buon branco sfugge e continua felicemente a sguazzare in torbide acque), mi riecheggiano nella mente le parole del Duca: "il master che si dopa è un imbecille". Ora, l'ultimo caso in ordine cronologico è probabilmente anche da Guinness, visto che stiamo parlando forse della donna più matura mai trovata positiva ad un controllo antidoping. Si tratta dell'americana Kathy Jager, che all'anagrafe vanta "solo" 68 anni. Ci si aspetterebbe a questo punto che la sostanza trovatale nel sangue sia border-line, ovvero utilizzata per qualche patologia non impossibile a quell'età anche per un'atleta. Macchè: la USADA parla di Steroidi Anabolizzanti, quindi un dolo difficile da smontare. Complimenti alla sciura Jager, che fu trovata col sorcio in bocca durante i Campionati Americani Master a Barea, Ohio, lo scorso luglio. La Jager avrebbe già accettato un periodo di squalifica di due anni a decorrere dalla data di positività (a fine luglio) cosa che le permetterà di conservare le medaglie vinte a Sacramento, ai mondiali master, svoltisi invece ad inizio dello stesso mese. 

18/10/11

Gutta cavat lapidem... ennesimo masso sulla Fidal

(la pista ad otto corsie di Rovereto: nell'era Arese non vedrà mai un campionato assoluto) - Non passa giorno in cui l'attuale esecutivo-Arese prenda una mazzata da qualcuno. E' un giochino bellissimo: si mette su google qualche chiave di ricerca tipo "Fidal" e "disastro" o "dissenso" o "critica" e si capisce come sia bassa la popolarità di Arese in questo momento, non solo tra i tesserati, ma tra tutti i media nazionali. Poi adesso, con internet, la gente comincia a tirare fuori dalle scarpe i sassolini, quando un tempo magari il tutto si risolveva con una telefonata impugnabile per "ingiurie", e tutto finiva lì. Le promesse potevano essere bellamente disattese, e la politica "informale" poteva continuare come se nulla fosse. Già, perchè è proprio qui il problema: un mondo informale che non rende mai noto nulla o molto poco, dove i giochetti si fanno di nascosto e a noi ingenui viene presentata la pappa pronta. Le regole dell'atletica sono inique, favoriscono pochi e non sempre ben intenzionati e consentono a tanti di rimanere troppo tempo a decidere senza averne le capacità. Servirebbe un limite di mandati anche in Fidal, e che chi davvero fa bene all'atletica sia trattato con i guanti di velluto (le società che fanno proselitismo, quelle che si vanno a cercare i ragazzini e li strappano al calcio in provincia) e non certo quelle che vivono sulla compravendita di atleti e che di fatto, oggi, sono quelle che più godono dell'attuale mandato dimenticandosi del tutto dei vivai. Vabbè, venivamo al dunque: l'ultima sparata ad alzo zero, l'ha fatta il presidente della Quercia di Rovereto, Carlo Giordani, uccellato più volte dalla Fidal sull'organizzazione dei campionati italiani assoluti. Promesse, leccate e puntuale la... come la vogliamo chiamare la mancata assegnazione da parte della Fidal a Rovereto degli Assoluti nonostante le continue promesse? Fate vobis. Vi lascio alla lettera che ormai è dominio pubblico... sulla rete.

Prof. Franco Arese –Presidente FIDAL 
 p.c. Ai consiglieri federali 

Caro presidente, ho appreso dal sito federale che gli Assoluti su pista 2012 sono stati assegnati a Bressanone. Scelta ineccepibile, in quanto si tratta di una sede che vanta una lunga esperienza organizzativa a livello non solo nazionale ma anche internazionale ed ha già ospitato in maniera splendida i Campionati Italiani 2005. Ma sono costretto a prendere atto, per il terzo anno consecutivo, che non è stata tenuta in considerazione la candidatura di Rovereto, presentata dall’U.S. Quercia, di cui sono presidente. La sollecitazione a presentare la candidatura era arrivata direttamente dalla tua persona, l’1 settembre 2009, in occasione della cerimonia di inaugurazione della nuova pista a 8 corsie, in apertura del meeting internazionale di Rovereto. “Questa è una struttura splendida, ideale per ospitare gli Assoluti” : queste erano state in sintesi le tue parole. La sfida peraltro era già stata raccolta da tempo. Con una lettera a Te inviata il 16 ottobre 2008 e ufficializzata nel giugno 2009 con la presentazione della candidatura per l’edizione 2010, assegnata (giustamente) a Grosseto, che vantava un diritto di prelazione. Ripresentiamo quindi la candidatura per l’edizione 2011. A Grosseto, nella giornata inaugurale degli Assoluti, alcuni consiglieri federali, reduci dalla riunione della Giunta FIDAL del giorno precedente, mi salutarono con queste parole : “Allora il prossimo anno ci vediamo a Rovereto, la scelta è praticamene fatta, manca solo il passaggio formale nel prossimo Consiglio di luglio. Il consiglio, convocato invece soltanto a ottobre, scelse Torino, con la giustificazione di una forte sollecitazione del CONI per organizzare un evento importante nel capoluogo piemontese in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia. Nessuno dei consiglieri ha ritenuto doverosa una telefonate per spiegare il motivo del cambiamento di una scelta che mi era stata data ormai come sicura. Qualche giorno dopo solo una telefonata burocratica (forse suggerita da qualcuno…) del segretario generale. Detto per inciso, la sede di Torino è stata gratificata anche da un contributo FIDAL di euro 50.000, in violazione, a posteriori, dell’articolo 6 della convenzione tipo FIDAL- organizzatori di eventi top : “…la FIDAL non erogherà sovvenzioni economcihe all’organizzatore…”. Le regole sono state modificate dopo? Legittimo? Nonostante tutto, la Quercia ripresenta la candidatura anche per il 2012, forte anche della considerazione che il Trentino non ha mai ospitato gli Assoluti, pur contando su una storia importante per atleti, società, dirigenti, eventi organizzati. Ma ancora una volta Rovereto è stata cancellata. A questo punto mi sembra logico chiedersi se la tua sollecitazione dell’1 settembre 2009 ha perso il suo valore o se ci sono altre motivazioni che sfuggono alle mie capacità di comprensione (o forse facilmente comprensibili, come sostengono i dirigenti della mia società?). Ma io non ci voglio credere. L’U.S. Quercia, 66 anni di vita, impegnata su tutti i fronti dell’attività federale, dal settore giovanile a quello assoluto e fino ai master, è una delle società italiane più attive in campo organizzativo : Palio Città della Quercia (47 edizioni) , Cross Internazionale della Vallagarina ( 34 edizioni), Giro Internazionale di Rovereto (64 edizioni), Quercia d’Oro (43 edizioni) e può fare a meno dei Campionati Italiani Assoluti. Devo anche sottolineare che in 7 anni della Tua presidenza gli organizzatori di eventi internazionali di atletica mai sono stati convocati o interpellati per definire una strategia comune, per dare agli eventi anche una valenza di percorso tecnico per i nostri atleti di vertice, per concordare sinergie di marketing e di comunicazione ed è stato di fatto annullato il prezioso supporto ad hoc che gli uffici federali fornivano in tempi ormai lontani ( a cavallo del 2000) agli organizzatori privati. Eppure dovrebbe essere facilmente comprensibile il ruolo che gli organizzatori svolgono, con impegno e in mezzo a difficoltà crescenti, per mantenere a livelli decenti l’immagine della nostra atletica, che deve fronteggiare un calo di visibilità e di popolarità che è sotto gli occhi di tutti, al di là anche dei risultati dei nostri atleti, che non hanno bisogno di commenti. 
Grazie per l’attenzione e buona fortuna all’atletica italiana, che ne ha davvero molto bisogno. 


Cordialmente 
Carlo Giordani Presidente U.S. Quercia Rovereto 


PS: dopo le mie lettere con proposte costruttive inviate in questi anni su vari temi (regolamenti, calendari, grand prix di cross) e rimaste senza riscontro, resto in fiduciosa attesa di risposta. Rovereto, 4 ottobre 2011

17/10/11

C.d.s. Master, dopo 15 giorni, habemus papam

(lo stadio di Cosenza da Ambrosiana.org) - Sono bastati solo 15 giorni per sapere a chi sono toccati gli scudetti del campionato di società master 2011 sia maschile che femminile. Dopo un conclave di sole due settimane, ecco la fumata bianca che si leva alta e l'attesa finalmente è premiata. Dal palazzo della Fidal si apre il finestrone e il cardinale protodiacono Rossi, padre amatissimo del mondo master, annuncia "habamus papam"! Anzi "habemus papas, se il plurale fa così e le mie riminiscenze latine da sufficienza stiracchiata siano giuste, visto che oltre al titolo maschile c'era anche quello femminile. Naturalmente c'è da credere che tutte le società master con dirigenti, atleti, accompagnatori, figli, mogli, amici e affini abbiano aspettato l'esito della Santa Incoronazione sulla pista di Cosenza, all'addiaccio, sui luoghi dove il 31 di settembre, e l'1 e 2 ottobre avevano partecipato ai campionati individuali validi anche per il campionato di società. 
La procedura è stata innovativa e modernissima: al presidente di ogni società veniva data una pergamena da autocompilare con riportata la scritta: "eligo in Summum Ponteficem" con lo spazio dedicato alla propria società e i punti da attribuire. Comunque, le nuove società che si fregiano dello scudetto 2011 sono state l'Atletica San Marco Venezia, di cui ho letto un attacco frontale su altri lidi per aver sciolto il patto di non belligeranza veneto che imponeva ai sottoscrittori di non partecipare ai c.d.s. in aperta polemica con un c.d.s. così illuminante. Evidentemente poi sono successe altre cose che hanno consigliato ai dirigenti della società veneziana di ritornare sui propri passi, chiaramente inimicandosi tutte le altre compagini serenissime. Seconda la Liberatletica Roma e terza la Fratellanza di Modena. Tra le donne il titolo se l'è aggiudicato invece l'Assi Giglio Rosso di Firenze sulla Suedtirol e l'ASD Romatletica.
Ma quello che sorprende, per chi non lo sapesse, è il regolamento, che faccio fatica a comprendere, per il motivo che non avendoci messo la testa, non l'ho mai snocciolato. E' infatti troppo iniquo sommare tre fasi di campionati di società (le due regionali e quella finale) per attribuire un titolo nazionale di società. Non è il campionato di calcio, che si sommano i punti giornata per giornata. Nessun campionato di società di atletica arriva o è arrivato all'atto finale con la dote di punti guadagnati nelle fasi regionali. Ma poi con i punteggi a ritroso da 150 punti in giù per ogni fase (la prima società nazionale 150, poi 149, poi 148...) di fatto si è schiacciata la classifica in maniera parossistica, lasciando al caso e non alla reale forza delle società, l'esito del campionato di società. Grandi differenze di valori sulla pista tra gli atlete tradotte nel societario ad un solo punto. Ma che fosse un errore era già noto fin dall'inizio. Si sa che l'unico che ha spinto la creazione di questo campionato era di carattere vendicativo per le polemiche pre-Cagliari. Cerchiamo di ricordarcelo l'anno prossimo quando ci sarà da votare gli organi federali.

15/10/11

Milano, ennesimo scandalo: il XXV Aprile non omologato - 130 mila euro buttati

L'atletica milanese è rasa al suolo. Eticamente durante le ultime elezioni meneghine ha raggiunto il minimo storico quanto a credibilità, moralità, senso dello sport (dal versante società). Ora si aggiungono anche le beffe sugli impianti, che sono la degna prosecuzione. Se l'interlocutore delle amministrazioni comunali erano questi soggetti con cui erano interconnessi in mille ragnatele, si comprende benissimo perchè l'atletica milanese sia stata sempre più abbandonata a sè stessa da quegli stessi politici cui si era affidata, e sempre più fatta oggetto di umiliazioni (il mese di Jazz Festival all'Arena è stato indimenticabile), privazioni, promesse, che ci hanno portato al punto in cui siamo oggi: appunto, lo zero. Poi c'è da segnalare l'ennesimo fallimento di Milanosport, la società municipalizzata che gestisce lo sport nella capitale lombarda. Ma sui problemi degli appalti lasciamo che altri facciano luce.
Ma veniamo all'ultimo smacco in ordine di tempo: quello del XXV Aprile, struttura rifatta praticamente ex novo, costata al momento al contribuente italiano oltre 130.000 euro che possiamo dire come ad oggi siano stati bellamente gettati nel water. Bisogna rifarla affinchè ci si possa gareggiare. Non sono bastati mesi di chiusura e di disagi per i runners milanesi. Le diatribe su chi doveva piazzare la pista, i materiali, i ricorsi al TAR. Il risultato è questo: la pista è buona solo per allenarsi e non per gareggiare. La mazzata finale arriva direttamente dalla Gazzetta dello Sport di Milano in edicola oggi. Il titolo è già indiziante: "Vietato gareggiare sulla pista di Milano costata 130.000 euro"... ma è il sottotitolo ad aprire la voragine: "lo Stadio XXV aprile è un caso tecnico-giudiziario: bocciata dal Politecnico, fra costi e mancati ricavi, perde già 600.000 euro!". Proprio così: i tecnici del Politecnico di Milano sono usciti per omologare la pista ed in 20 punti hanno riscontrato che il test di assorbimento dell'energia non ha rispettato i parametri. O troppo invalidante per i risultati, o troppo elastica, non è dato di sapere. Il risultato non cambia: non è omologabile per le gare. 
L'estensore dell'articolo, Vincenzo Martucci, ipotizza alcuni motivi sul mancato superamento dei test da parte della pista, come il caldo. La medesima pista, infatti, a Lecce e Taranto, aveva superato gli esami: ma là il clima è chiaramente diverso e probabilmente la gomma più morbida con un assorbimento maggiore dell'energia fornisce una minor risposta elastica. Oppure la ragione potrebbe essere stata quella di esser andati un pò troppo al risparmio (25 € contro i 75 € del prodotto migliore: 3 volte peggio quindi). Oppure infine, una questione di carattere pratico: perchè non verificare prima se la pista fosse stata omologabile, piuttosto che andare avanti fino al termine dei lavori? Poi c'è stato il contenzioso con la Mondo, che è l'azienda che probabilmente starà ridendo a 36 denti di quanto sta accadendo oggi: esclusa dall'appalto della pista, ha vinto pure il ricorso presso il TAR contro Milanosport per le modalità di quell'appalto e l'affidamento ad aziende che non avrebbero avuto i requisiti per partecipare a quell'asta. 
L'ultima chicca dell'articolo? Che due anni fa il CONI stanziò 400 mila euro per il complesso del XXV aprile (tribune e pista inclusa). Tutto sfumato chissà dove. 
Ora, sarebbe forse giunto il momento che si faccia un giusto esposto da parte degli organismi Fidal locali per tutelare tutti i propri tesserati, che da questa ed altre vicende hanno ricevuto un danno con ingiusto guadagno da parte di chi non ha fatto le cose come avrebbe dovuto. 

14/10/11

World Masters: il Presidente Perkins premia solo i suoi connazionali

Sul sito della Fidal si fa menzione in questi giorni di un viaggio fiabesco dei maggiorenti della WMA (la Federazione Mondiale dei Master) in Italia, accolti da Adriano Rossi, vicepresidente della Fidal. Notizia da mani nei capelli: certo, al giorno d'oggi c'è di peggio, vedendo il nostro Paese come stia andando verso il baratro. Ma come dice un mio amico, ciò che produciamo a livello politico alla fine è espressione della superficialità che dedichiamo ad alcuni aspetti quotidiani. Ma chi ci governa, chi prende decisioni per noi, e che incide in un modo nell'altro nella nostre giornate, non può essere deciso dal caso o della superficialità sul modo in cui apprendiamo le informazioni su di lui. 
La gerontocrazia mondiale viene accolta in Italia da chi il mondo master italiano lo vede in tutti i modi tranne che di buon occhio: Adriano Rossi. Per questo c'è da mettersi le mani nei capelli. Per capire come funzionano le cose nella WMA, basterebbe guardarne il sito (lo trovate a questo link): desolatamente deserto per mesi: 4 notizie in 10 mesi. Poi qualche singulto ogni tanto, e ancora encefalogramma piatto per altri mesi. Non si capisce proprio, a parte viaggiare per il mondo, cosa facciano questi signori. Gli EMG e i WMG (la federazione "parallela") hanno dimostrato di essere a livello organizzativo molto più avanti: a Lignano si è assistito ad un livello organizzativo superiore a quasi tutte le manifestazioni master degli ultimi anni, eccezione fatta per la fastidiosa apertura sine die delle iscrizioni e qualche altro problemino. Perchè? Perchè hanno senso dell'organizzazione! Perchè i protocolli sono quelli del CIO e non l'improvvisazione da circo itinerante. Tra un'edizione e l'altra degli EMG o WMA c'è feedback! A chi ha partecipato agli EMG di Lignano è giunto via mail un questionario di valutazione dell'organizzazione. Quando si vuol dire "organizzare" anche per il futuro. 
Il neo presidente della WMA, l'australiano Stan Perkins, di sicuro la propria impronta al mandato ce l'ha messa: in due sole stagioni già tre australiani su 4 atleti totali (2 uomini e 2 donne), sono stati eletti atleti dell'anno e riceveranno il premio all'Athletics Awards di Montecarlo con tutti i più grandi campioni dell'atletica mondiale. E il quarto atleta è neozelandese... ovvero la nazione limitrofa ai kiwi. Chi macina di masterismo sa bene che si può avere un range vastissimo di possibili vincitori: 3 australiani su 4 (con l'ultimo posto disponibile ad un neozelandese) sono 3 prove fin troppo indizianti pur eletti da una mini giuria. 
A far gli onori di casa Adriano Rossi, che è forse l'ora che si dedichi con tutti gli altri consiglieri di questo disperato settennato e soprattutto Arese ad altri campi più felici della vita, dove sicuramente potranno mostrare il proprio reale ed indiscusso potenziale. Con questo campo specifico (l'atletica) purtroppo hanno dimostrato come non c'azzeccassero molto: ma l'elenco di consiglieri et similia naturalmente è lunghissimo. 
Quello che è stato fatto al mondo master quest'anno rimarrà una ferita troppo profonda per sanarla con qualche parolina dolce nell'anno olimpico... o meglio, elettorale. Può dispiacere per le persone, ma non certo per i soggetti istituzionali a noi note, e che rappresentano i master a tutti i livelli: hanno fallito, non hanno sfruttato le potenzialità e la grande crescita del movimento successiva a Riccione '07 e Ancona '09. Sono arrivati a penalizzare l'intero movimento per ripicca e su questo nessuno riesce a cambiare la mia idea (la negazione della finale dei c.d.s. master con il parto di questa nefandezza di c.d.s. che a oggi non ha dato ancora un vincitore). Si sono fatti guerre intestine e guerre dei poveri. Hanno avvallato un incremento mostruoso delle tasse sul tesseramento dei singoli master, aumentato del 30%. Basta.
Quindi? Quindi c'è bisogno di gente nuova, possibilmente con idee solide e che non si proni a logiche personalistiche e non che ricopra posti solo per accreditarsi con altre persone, per ottenere altre cose, che a loro volta accreditano verso altre persone... per ottenere altre cose, e così fino in cima. Davvero, basta. 

12/10/11

Lo sprint di Charlie Francis nel meraviglioso "viaggio" di Gianluca De Luca

Vi presento quello che rappresenta il primo sasso scagliato contro quella filosofia imperante sulle metodologie di allenamento dello sprint che in Italia ha massacrato decine di atleti, falcidiato manciate di generazioni, distrutto tendini e carriere e che, ancor oggi, vede i propri epigoni pontificare indefessi su metodi che, tralasciando le dubbie basi scientifiche e considerando i soli risultati, ha già cantato il proprio De Profundis da anni. Per fortuna c'è Internet, la Rete, che ha portato alla conoscenza dei più, metodi... diversi. Da qui è iniziata l'incrinatura che porterà al crollo del muro (e con un sottile gioco enigmistico, del Mulo, mi si consenta la battuta). Una delle filosofie più semplici e più dissacranti per il sistema italiano è sicuramente quella del guru Charlie Francis. L'ha raccolta e tradotta per tutti con un libro senza precedenti Gianluca De Luca, nel libro intitolato "L'allenamento della velocità - Il sistema di Charlie Francis". De Luca, 38enne napoletano, affianca all'attività di impiegato, quella di istruttore federale FIDAL, operatore shiatsu e massaggiatore, è alla sua prima opera letteraria, che (a mio modo di vedere) sarà una piccola pietra miliare. Da gennaio il libro sarà disponibile anche on line, sul sito www.ateneapoli.it, mentre da subito, per chi vuole, si può acquistare il libro direttamente presso l'autore contattandolo presso questo indirizzo mail luken@libero.it. Niente spese di spedizione e soli... 18 €. Clamorose sorprese dalla prefazione e nella postfazione, scritte da due mostri sacri che abbiamo il piacere di ospitare nel forum di Queenatletica: Luc e Ferrari. Eccovene alcuni estratti presenti nel libro... Vi consiglio naturalmente questo viaggio con Charlie Francis col quale Gianluca di accompagna.

Ecco alcuni estratti della prefazione di "Luc"

"Ho conosciuto Charlie Francis solo nel 2008. Mi occupo di mezzofondo e fondo, ma per vari motivi il settore velocità è parte dei miei interessi: ho sempre studiato l’atletica tutta, alcuni miei mezzofondisti si avventurano anche nei 400 metri e, cosa più importante, credo che il corpo umano sia lo stesso, per velocisti o per fondisti. Credo quindi che bisognerebbe arrivare a teorie unificate, come si cerca di fare in fisica, senza compartimenti stagni o addirittura conflitto intellettuale tra i cultori delle diverse specialità. Per questo ho iniziato a confrontare idee provenienti da ambienti diversi e sperimentare nelle discipline di resistenza idee provenienti dal settore velocità (estero). Circa questo libro di Francis, la cosa che immediatamente risalta è l’estrema chiarezza, la semplicità, aiutate anche dalla scelta della forma colloquiale." 

"Forse l’idea che può sintetizzare meglio il nucleo del discorso è contenuta in questa frase di Francis: “il 90% del problema dell’allenamento consiste in come non andare in superallenamento”. Geniale e rivoluzionario! Il contrario di quello che ho sempre sentito in Italia, ovvero che “più ci si fa il mazzo e più si migliora”. Questa filosofia (oltre ad altri problemi di natura economico-politica che esulano dal discorso tecnico) sta portando sempre più l’Italia verso la morte atletica".  

"Questa frase di Francis la considero il centro del suo sistema; tutto ruota intorno a lei: la programmazione della singola seduta, del microciclo, del ciclo annuale, la programmazione pluriennale. Francis ha capito benissimo che il RECUPERO di un allenamento è la cosa più importante e deve seguire certi andamenti biologici che possiamo dedurre ad esempio dalla misurazione dell’evoluzione di certi metaboliti e certi livelli ormonali. Francis ha capito benissimo che solo allenandosi intensamente poco spesso si possono raggiungere le alte intensità necessarie per prestazioni d’alto livello, principio che studiosi spagnoli del mezzofondo hanno recentemente confermato sperimentalmente (principio della POLARIZZAZIONE)". 

...Francis ha capito benissimo che è assurdo il concetto di “trasformazione” della forza nel singolo allenamento, concetto che è un cavallo di battaglia, un’ossessione in Italia, giustificato da quali basi… non l’ho mai capito. Francis ha capito benissimo che è meglio curare la forza alla fine di una seduta o a fine giornata, tranne che in alcuni casi di lieve “preattivazione neuromuscolare”... Francis ha capito benissimo i benefici e la modernità della programmazione annuale “verticale”, ovvero quella in cui durante tutto l’anno vengono curate tutte le caratteristiche, solo modulandone le percentuali relative di volume...

Anche Einstein in realtà non inventò nulla, le sue idee erano pronte già da decenni, ma in forma disintegrata; Einstein fu quello che ebbe il coraggio o la fortuna di metterle insieme in un tutto compiuto e trarne le debite conclusioni. Einstein fu il necessario “precipitato ideologico” di un’epoca. Questo è per me Charlie Francis nell’atletica: cerchiamo, con umiltà e onestà, di riconoscerne i meriti e, con furbizia, di beneficiarne. 

Ecco un paio di estratti della postfazione di Valerio Bonsignore, che il mondo virtuale conosce come... Ferrari

Perché le idee, i metodi e in generale il sistema di Charlie Francis mi sono sempre piaciuti, anzi, mi hanno affascinato? La risposta può essere suddivisa in base a due considerazioni: una personale e l’altra puramente culturale. Partiamo da quest’ultimo aspetto: il famoso premio Nobel per la Fisica, Richard Feynman (in “la legge fisica”), introducendo una sua discussione sulla natura della legge fisica, prese ad esempio la gravitazione, perché ne era interessato in “...quanto alla meraviglia di una natura che può obbedire a una legge tanto elegante e semplice come questa legge della gravitazione...”. Ecco, ho da subito considerato il pensiero di Charlie Francis semplice, efficace ed elegante. 

Sappiamo che ci sono fior fior di trattazioni di biomeccanica, neurofisiologia, fisiologia e tanto altro. Ma bisogna pur sempre andare al sodo perché altrimenti si rischiano solo inutili confusioni. Ed ecco che il discorso ricade sul CFTS: con dei semplici grafici e poche pagine uno può avere un’idea di ciò che rappresenta l’allenamento di uno sprinter in poche ore di studio e discussione (ovviamente la pratica pluriennale è fondamentale ma non è questo il punto della trattazione). Diamo un elenco di ciò che uno può leggere e comprendere con semplici schemi e grafici: 
  • gara e tecnica (definizioni); 
  • Vertical Integration (un capolavoro di chiarezza su come modulare volumi e intensità dei vari mezzi di allenamento ergo qualità); 
  • utilizzo di mezzi resistenti;
  • Plyometric Progression (da leggere insieme al Vertical Integration);
  • Periodizzazione Pluriennale;
  • EARLT (effetto allenante ritardato a lungo termine, da leggere insieme alla Vertical Integration);
  • Esempi di Schedules settimanali e integrazioni con il sistema di rigenerazione;
  • Periodi di Adattamento delle varie qualità motorie;
  • Sistema Long to Short – esempi e grafici;
  • Sistema Short to Long – esempi e grafici;
  • Progressione Pesi nel sistema di Periodizzazione Annuale e Pluriennale

11/10/11

C.d.s. Under 23: il mio punto di vista

(Darya Derkach, foto Stampa) . Penso che un blog come questo non debba schiacciarsi sui risultati, che sono disponibilissimi ovunque. Ma preferisco dare una chiave di lettura (la mia, quindi fallace e criticabile) a ciò che accade. Parliamo quindi dei c.d.s. Under 23. La prima cosa che mi vien da dire è che una gara di atletica organizzata a metà ottobre, è come organizzare una partita di hockey su ghiaccio a fine giugno. Solo Lemaitre (questa domenica) riesce a correre in 10"12 con 1,2 di vento contro: molti dei nostri sprinter invece corrono quasi vicini agli 11"... E poveri i cadetti, che come è ormai da tradizione, si trovano a gareggiare in questo periodo ormai da anni. Il problema, se me lo consentite, è quello sistemico in cui ci siamo strozzati. Le società dettano i calendari e gli individui (gli atleti) li subiscono. Ma del resto l'attività italiana di atletica è imperniata quasi essenzialmente sui c.d.s., relegando l'individualismo in secondo piano.

So che sto bestemmiando, nel senso che l'Atletica Italiana è una Oligarchia Antidemocratica fondata sulle Società, che confliggono tra di loro similmente alle scaramucce dell'epoca dei Comuni. Scendendo nell'esame storico, negli ultimi anni una Lega di Società, quelle Civilitatis, ha soverchiato quelle Militaribus e purtroppo questo eterno conflitto espone la penisola alle scorrerie di mercenari e penalizza gli italici. Io, è noto, sono per un modello misto, in cui agli atleti sia concesso di tesserarsi individualmente, senza vincoli societari, presentando solo il certificato medico in Fidal e ottenendo per questo il proprio tesserino: succede in quasi tutto il mondo civilizzato, ma mi rendo conto che sarebbe una sorta di terremoto deflagrante per la ragnatela di società atletiche italiane e per il loro peso politico in seno a questo mondo sportivo decisamente malato. Solo così, del resto, si potrebbe consentire agli atleti più rappresentativi di contrarre sponsorizzazioni più vantaggiose (il fatto di appartenere a società pagate dallo Stato pone limiti morali e pratici non indifferenti) che consentano di avere un tenore di professionalità che gli consenta di permettersi non solo un tenore di vita più agiato, ma anche di permettersi migliori strumenti di allenamento, di terapisti, dietologi... e magari pagarsi il Coach, professionalizzando, per induzione, anche questa categoria di persone. Invece tutto il sistema vegeta sul volontarismo, che di per sè è una cosa nobile, ma che limita fortemente il fattore essenziale: il tempo da dedicare ad un aspetto della vita. Un volontario prima lavora per campà, poi si dedica alla propria passione. Il professionista trasforma la sua passione nel proprio lavoro. Statisticamente dovrebbe ottenere risultati migliori.

Tutto questo panegirico mi ha portato troppo lontano, me ne rendo conto. Volevo parlare dei c.d.s. Under 23. Ma che senso hanno, mi domando, oggi? Le statistiche dicono che in Italia i Senior sono meno di 2000 su un totale di 150.000 tesserati. L'1,3 %. Questo implica come ai societari assoluti l'ossatura delle squadre le facciano con buone percentuali soprattutto le promesse e gli junior, con l'innesto degli atleti militari non-promesse, che sono gli unici senior di un certo lignaggio in Italia. Gli altri... abbandonano sistematicamente con l'ingresso nel mondo del lavoro e della scuola. Per questo teorizzavo un campionato italiano dai 23 anni ai 30 (da innestare tra l'attività master e quella giovanile... come nel ciclismo) per dare un obiettivo che non siano le staffette dei c.d.s. ad un piccolo esercito di atleti non-elitari e non-militari. Si potrebbe così avere la categoria 23-30, che segua quella promesse; poi quella 30-34, e poi quelle già esistenti inserite nel mondo master: 35-39, 40-44, 45-49... se poi uno ottiene anche il minimo per i campionati assoluti, buon per lui. Ma senza stimoli non si fa avanti in uno sport così difficile e questo l'hanno capito nel nuoto e nel ciclismo, appunto, che accanto ad un mondo professionistico, prevedono per tutti dei campionati per non-professionisti. Nei prossimi giorni esprimo meglio questo concetto. 

I c.d.s. Under 23, come i campionati Under 23, sono una duplicazione o una sovrapposizione, in molti casi, dei campionati assoluti. Negli States non esiste nemmeno un campionato Under 23 individuale. Bolt a 23 anni era già Bolt! Ma di sicuro ai campionati americani, che hanno un occhio più allenato allo show-business, hanno deciso di fare una manifestazione di più giorni (in Italia in due pomeriggi si vuole finire tutto in fretta) dove vi siano sia i campionati assoluti, frammisti a quelli junior. In Italia si organizzano tre campionati distinti (junior, promesse e senior), con dispersione organizzativa, scarso interesse mediatico, e sfruttamento dei giovani più promettenti, costretti a correre ai massimi livelli per due o tre settimane consecutive.

Mi sto dilungando troppo e si perde contezza di quello che è successo nella finale dei c.d.s. Under 23. La vittoria tra gli uomini è andata alla Studentesca Cariri di Rieti, che è noto è una centrifuga di atleti con pochi eguali in Italia. Piuttosto, sintomatico come la Riccardi navighi invece in fondo alla classifica tra gli Under 23 nonostante lo scudetto assoluto: mai competitiva. La Cariri ha infilato sei vittorie: col velocista Lorenzo Valentini (che vanta un titolo italiano assoluto sui 400 indoor quest'anno) che ha vinto i 100 in 10"77 e i 200 in 21"59. Altra punta vincente Mohmed Abdikadar, primo su 800 e 1500: 1'53"17 e 3'52"13. 5^ vittoria per il triplista Mario Romano (14,99). Simone Falloni, nel martello, fa sei con un sontuoso lancio a 68,31. Gli altri? Hassane Fofana (Atl. BG) domina i 110hs con 14,29, mentre l'italianizzante Yassine Rachik (Cento Torri) vince i 5000 con 14'32"19. Marco Fassinotti non ha avuto problemi nell'alto, anche se lontano dai suoi apici: 2,15. Bordata nel lancio del peso di Daniele Secci, a millimetri dal proprio personale: 18,54. Poi vince anche con 47,55 nel disco.

Tra le donne sorprende la squadra laziale dell'Audacia Record Atletica (almeno, a mia sorpresa). Le vittorie (3) le arrivano dai 400, da Flavia Battaglia (56"54). Nei 100hs, l'Audacia sfodera Giulia Pennella (13"68), mentre la terza vittoria arriva su testimonianza della 4x100: 47"21. Nelle altre specialità spazio ad (alcuni) tra i migliori under-23 italiani sulla scena: Martina Amidei, un'altra sprinter di quelle (tantissime) che al momento vive sulla border line dell'11"8 (11"85 a Modena), ovvero la quasi totalità delle migliori sprinter nazionali fatta eccezione per la Giovanetti. Ilenia Draisci invece, dopo una prima parte di stagione assai frizzante, sembra essere arrivata alle arachidi post-pranzo natalizio. All'Amidei anche i 200: 24"51. Alle noccioline deve essere arrivata anche Darya Derkach, che probabilmente Arese la deve aver incatenata all'albero di maestra della propria nave, per non cedere alle sirene spagnole, ucraine, arabe... Speriamo solo che l'atleta faccia poi l'atleta e non la pedina di qualche gioco strano. Non importa con quale maglietta. Così... dopo millequattrocentosedici gare nel corso del 2011, nel lungo si ferma a un normalissimo 5,83 ma un notevole 1,70 nel salto in alto. Il mezzofondo, figlio di qualche sicuro tatticismo, per ora dimostra  l'anemia e l'assenza di due generazioni: per fortuna c'è la nuova Giulia Martinelli che passeggia (ma nemmeno tanto) sui 3000 siepi: 10'09"48. Chiara Vitobello si arena a 1,76 nel salto in alto (ma anche per lei siamo a fine stagione). Giorgia Benecchi sta tornando alla forma espressa nel passato inverno: 4,05. che carburi solo quando c'è aria fresca? Anna Visibelli si toglie lo sfizio di battere la Derkach  nel lungo (5,95), mentre la solida Cecilia Pacchetti aggiunge un c.d.s. ai suoi honours con 12,57. Tamara Apostolico si pavoneggia (non trovavo più verbi...) nel disco con 51,14, che è misura nobile. 59,90 per Francesca Massobrio (che il rotacismo naturale della "R" della lingua italiana, porterebbe a chiamare Massorbio) sfiora i 60: 59,90.