01/11/11

in Italia c'è spazio solo per i baby fenomeni

(foto di Giancarlo Colombo - Fidal) - Mi è stato girato nei giorni scorsi un file della Fidal Veneto relativo alle "prestazioni valide per l'attività territoriale 2012". Le trovate a questo link. Ammetto che mi sono sbattuto per trovare una definizione per "attività tecnica territoriale" per comprendere chi fossero gli eletti e quale fosse il loro destino. Non l'ho trovata, quindi mi sono affidato con beneficio di inventario, ai relata, ovvero a quello che mi si è detto, cioè che quelli sono i limiti per diventare "papabili" per i raduni e altre amenità simili. Rimborsi? Non lo so. Se così fosse c'è da chiedersi quale possa essere la politica di gestione dei giovani in Italia. 
Ovvero, in controtendenza con le dinamiche in atto, in Italia non si bada al numero, ma alla qualità spinta oltre ogni immaginazione. Facciamo qualche esempio. Prendiamo il 9"14 sugli 80 tra i cadetti per entrare in questa sorta di gotha nazionale. Nel 2011 solo 5 atleti in Italia ci sono riusciti. Un tempo inferiore ai 35"64 sui 300 è stato ottenuto da un solo atleta in tutto il Paese. Se volete andiamo avanti così fino all'ultima specialità, ma rimarremmo sempre sulle stesse posizioni: la filosofia imperante non è cambiata e pochi sono gli eletti. Sfruttamento dei giovani talenti, che solo per entrare a far parte di questi raduni, devono essere dei baby-fenomeni, facendo una cernita pericolosissima e controproducente. Invece di ampliare la base statistica sulla quale coltivare i campioni di domani (ci sono studi che sostengono come i campioni dei più svariati sport, non siano stati i primi nelle categorie giovanili, ma quelli immediatamente dopo...), la si restringe ulteriormente. 
Cosa può succedere? Bè, che entrare nel ristretto lotto dei raduni già da giovanissimi, reso di fatto elitario, possa portare a processi di abbandono o, di contro, di super sfruttamento. Poi nel contesto non professionalizzato dei tecnici, si sà: alcuni darebbero il giusto peso alle cose, altri no. E sì che dopo gli italiani assoluti di Torino, si pensava si fossero capite le reali esigenze dell'atletica italiana odierna: allargare la base, optando su scelte più oculate sin da giovani, e non certo ridurre l'imbuto delle opportunità. 

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