26/08/09

Il Duca e i Mondialli di Berlino

L’angolo del Duca: Zeru medaglie…

Mi duole molto rieditare una frase che tanto ha reso famoso uno dei personaggi sportivi che più detesto, ma credo che nessun titolo poteva essere piu’ azzeccato. Per la prima volta, da quando esistono i mondiali di atletica, l’Italia torna a casa senza una medaglietta, sia pur del metallo meno pregiato: un’autentica disfatta.
E dobbiamo, a mio avviso, noi tutti amanti di questo sport, dire grazie a Schwazer che, nonostante la sicurezza e tracotanza della vigilia, ha evitato che con la sua prevista vittoria nella marcia, ancora una volta ci si potesse attaccare ad una minima soddisfazione, sia pur in una specialità che, come già detto, a mio avviso, non andrebbe nemmeno annoverata nell’ambito dell’atletica leggera.
Questo è dunque il risultato della gestione Arese, colui che doveva creare le basi per far rinascere l’atletica italiana da anni incerti, fatti di alcuni risultati buoni, ma troppo occasionali e che è riuscito, nei suoi cinque anni di Presidenza Federale, a fare molto peggio del suo predecessore Gola che tante critiche aveva ricevuto. Ora non vorrei ripetere tutte le considerazioni fatte dai vari giornali su tale disfatta e, oltretutto, il nostro editore si è già espresso con grande acutezza negli articoli precedenti evidenziando tutta una serie di problematiche che poi sono l’espressione di un unico grande male da estirpare: la politica.
Certo, pensare di poter vincere una simile battaglia mi fa pensare a Don Chisciotte che attacca i mulini a vento. L’arroganza della politica è quasi inattaccabile. A tal proposito la cosa che piu’ mi ha colpito della settimana orribile della nostra atletica non è stata tanto la mancanza di risultati, quelli me li aspettavo ampiamente, ma l’intervista delirante fatta da Arese ai microfoni di Rai Due nell’ultimo giorno. Con un’arroganza e indisponenza senza limiti, il sig. Arese, a dire il vero ben poco incalzato dai vari opinionisti di turno, ha detto che effettivamente le cose non erano andate tanto bene e che però non voleva fare commenti a caldo fermo restando che poi avrebbe preso delle decisioni contro chissà chi. Dopo di che si è un pò scagliato contro i giovani che non si sacrificano, a suo dire, abbastanza e, alla fine di questa breve e profonda analisi, ha tirato fuori il solito Howe Besozzi con le solite accuse piu’ o meno velate alla gestione tecnica della madre.
Sig. Arese si vergogni. Una persona seria, realmente amante dell’atletica, si sarebbe dimessa in tempo reale, di fronte ad un simile fallimento, di fronte a 5 anni di fallimenti. La prego, torni ad occuparsi della sua bellissima azienda o, vista l’età, cominci a pensare alla pensione o qualsiasi altra cosa Le piaccia ma si allontani subito, con un gesto di responsabilità, dal nostro mondo. E comunque, al di la del fatto che Howe non puo’ essere la panacea di tutti i mali dell’atletica italiana, essendo un talento nato per caso e non certo frutto di una programmazione, ci sarà pure un motivo per cui non ha mai voluto farsi gestire dai tecnici della federazione e questo motivo è perché non si fidava e, se anche purtroppo i fatti gli hanno dato torto, sinceramente io come atleta o come genitore, avrei fatto esattamente la stessa cosa.
Quindi il male dell’atletica italiana è sicuramente la politica intesa come un sistema che è stato creato negli anni e radicato attraverso le varie società e federazioni che sono in mano a gente che ha solo a cuore la gestione di una piccola fetta di potere per propri scopi personali. Stante così le cose, purtroppo, qualsiasi altro Presidente fosse eletto, la Simeoni, Mennea o altre personalità sportive piu’ giovani e piu’ desiderose di cambiamenti, sarebbe comunque schiavo di queste persone che lo eleggessero. L’unica soluzione potrebbe essere offerta solo dalla politica stessa nel senso che sarebbe indispensabile l’intervento diretto del Coni con un commissariamento della Fidal e la nomina di un commissario con poteri totali che cacci a casa tutti i vari delegati che hanno finora eletto gli ultimi Presidenti e riscriva le regole, fermo restando ovviamente un impegno diretto del Coni stesso in termini economici e di moralizzazione generale del sistema.
E’ chiara, infatti, l’esigenza di creare anche degli stimoli economici per controbattere, ad esempio, il desiderio di quasi tutti i ragazzi di provare a diventare dei calciatori, ma è altrettanto vero che le risorse potrebbero essere trovate anche e soprattutto con una gestione piu’ oculata sulle spese pertinenti quelle persone che vivono nell’ambiente e che non hanno alcun tipo di ruolo od utilità per l’ambiente stesso. Il discorso sarebbe infinito e spero di aver dato vari spunti di riflessione, ma concludo lanciando la prima fondamentale regola da riscrivere per attuare una vera e propria rifondazione.
Se il nostro motto dovrà sempre essere "l’atletica a chi ama l’atletica”, allora il nuovo Presidente potrà essere eletto solo con elezioni popolari aperte indistintamente a tutti tesserati della Fidal.

Nessun commento:

Posta un commento