21/08/09

L'angolo del duca: I record dei Master

La vita è fatta di sogni, speranze, desideri, chiamateli come volete, ma senza credere fortemente in qualcosa l’essenza stessa della vita svilisce. Praticare sport a livello agonistico rappresenta sicuramente qualcosa di estremamente stimolante, ma quando poi cio’ avviene una volta raggiunti gli anni della maturità fisica, tale stimolo puo’ talora risultare ancor maggiore in quanto subentra spesso il desiderio di sfidare le leggi inesorabili del decadimento e dell’invecchiamento.
Tale premessa per esprimere un concetto fondamentale: lo sport master deve essere considerato come qualcosa di molto, molto serio e parteciparvi deve essere motivo di orgoglio per tutti. L’obiettivo dovrebbe essere quello di indurre, anche ex atleti di grande prestigio, a rimettersi in gioco, perché solo così tutti coloro che partecipano potranno sentirsi realmente parte di un grande movimento agonistico.
Per fare questo bisogna, a mio avviso, riscrivere tante regole, ne parlero’ diffusamente nel corso dei prossimi mesi, ma innanzitutto bisogna partire dalla piu’ banale, dalla piu’ semplice, vale a dire quella dei record. Il sogno di qualsiasi atleta è fare un record, che poi lo si voglia chiamare miglior prestazione, poco conta. Il record è la punta dell’iceberg di ogni gara individuale, qualcosa di assolutamente oggettivo, che prescinde da qualsivoglia fattore esterno, sicuramente anche piu’ importante dell’arrivare primo in un campionato nazionale o internazionale.
Ora, dopo svariati decenni in cui esiste il movimento master dell’atletica italiana, non si è ancora riusciti a stabilire un criterio univoco per misurare tali record. Questo è assurdo. Se vogliamo che l’atletica master sia considerata un movimento serio, bisogna dunque partire dai record e far si che ci sia un’unica graduatoria, valida per tutti , riportata da fidal.it e siti specializzati.
Le regole devono essere poche, semplici e banali.
  1. Valgono solo i primati con tempo elettrico ( siamo nel 2009 e non esiste che vengano presi in considerazione tempi misurati manualmente che non possono avere la minima attendibilità).
  2. E’ indispensabile che in presenza dell’opportuno cronometraggio elettrico, vi sia anche un anemometro che misuri il vento. Ci sono delle regole e se il vento è oltre i 2 mt al secondo, la prestazione non è classificabile ( ovviamente nelle gare veloci 100 e 200 mt e ostacoli e nei salti in estensione).
  3. Vale, ai fini della prestazione, la categoria di appartenenza dell’atleta, secondo le regole stabilite dalla federazione di appartenenza. Cio’ vuol dire che se in Italia conta l’anno di nascita, come del resto in Italia e nel mondo per tutte le categorie giovanili (esiste questa eccezione solo per i master internazionali, secondo cui conta la data di nascita ed è peraltro un assurdo) la si deve smettere di continuare, da parte di taluni, a citare ipotetici record pre e post. Il record deve essere unico, punto e basta.
  4. Sulla base di questi semplici ma basilari punti, mi impegno personalmente a riscrivere le graduatorie che sono in circolazione, escludendo quelle prestazioni che non fossero in linea con quanto sopra indicato. Ci si troverà, in qualche raro caso di velocità, a non avere un record, mancando la rilevazione del vento, ma ritengo indispensabile per la credibilità del movimento agire in tal senso.
M auguro ovviamente che l’editore di questo sito sposi appieno la mia proposta e voglia pubblicare le mie graduatorie che invierò poi, sia all’ufficio statistiche della Fidal, che ad Atletica-Net con le motivazioni del caso e l’auspicio di poter finalmente avere un’unica lista di primati.
Ovviamente in tale lavoro sarà importante il contributo di chiunque ritenga di poter fornire informazioni utili, fermo restando la speranza che le mie motivazioni possano essere condivise da tutti.

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