15/08/11

Due in meno (Mullings e Rodgers), uno in più: Thompson 9"85

Nemmeno il tempo di rimanere allibiti dalle cancellazioni eccellenti ai prossimi mondiali di Daegu (due possibili-probabili finalisti come Steve Mullings e Mile Rodgers) che subito si mette in evidenza un altro sprinter, ancora di estrazione caraibica: Richard Thompson. Due giorni fa, sulla pista di Port of Spain, Trinidad & Tobago, Richard sciabola un incredibile 9"85, che è un pezzettino di storia atletica dello sprint, indubbiamente. 46° crono di sempre, performer, che eguaglia gente come Justin Gatlin, uno degli sfidanti epocali di Carl Lewis, Leroy Burrell, la meteora Olusoji Fasuba, e uno degli sprinter del momento: proprio quel Mike Rodgers che rischia di non accovacciarsi sui blocchi nelle batterie dei mondiali per essere stato beccato con degli stimolanti nelle urine (e non certo per minzionare meglio). E così, via due, dentro uno: anzi, dentro due, perchè il sostituto di Steve Mullings è quel Nesta Carter che l'anno scorso a Rieti carbonizzava la pista in 9"78, quarto uomo della storia dei 100 metri. La finale a questo punto potrebbe vedere 4 giamaicani, Dix, Gatlin, Thompson e Lemaitre. Alla somma di 8, toglietene uno per le più disperate motivazioni (false partenze, tremarella, crisi amorose) e potremmo comunque già avere un bel quadretto d'insieme di quella che è la gara più attesa dei mondiali. 
Tornando a Thompson, faccio alcune considerazioni. La prima è che ha ottenuto il suo personale migliorandolo di 4 centesimi. Aveva infatti il famoso 9"89 corso nella finale olimpica di Pechino dove conquistò l'argento arrivando comunque... primo, nella gara riservata agli umani. Quindi non proprio l'ultimo dei moikani. 8 le volte in cui è sceso sotto i 10", l'ultima delle quali risale a due anni fa, nella finale dei 100 metri ai mondiali di Berlino, dove giunse 5° con 9"93. C'è da dire che Thompson riesce ad essere sempre performante nelle occasioni che contano (finali mondiali e olimpiche), e questo dovrà essere tenuto presente da tutti coloro che vogliono vincere medaglie (perchè no, a questo punto anche dall'oro in giù) a Daegu. Altro aspetto: Thompson ottiene il record nazionale di Trinidad: cancellato il 9"86 di Ato Boldon, che cozzò contro questo tempo addirittura in 4 circostanze prima di ritirarsi. 
Infine, guardando i risultati della gara di Port of Spain, si evidenziano alcune cose molto interessanti: Trinidad & Tobago potrebbe essere la formazione alternativa a Giamaica e USA nelle staffette veloci: infatti dietro a Thompson si è piazzato Keston Bledman (figlioccio di Braumann e compagno di allenamento di Tyson Gay), con 10"06 (quest'anno 9"93 a Clermont, Florida). Terzo il "vecchio" Aaron Armstrong (34 anni e 10"07), e vicinissimo al proprio PB di 10"03. Solo quarto Marc Burns, con 10"09 (finalista ai mondiali di Berlino, Osaka, Helsinki e alle Olimpiadi di Pechino). Poi Callender 10"12 e Darrel Brown 10"13. Quest'ultimo fenomeno di incredibile precocità che all'età di 18 anni, dopo aver strabiliato nelle categorie allievi e junior (10"09 all'età di 17 anni), nel 2003 arrivò secondo ai mondiali di Parigi Saint Denis con 10"08 ad un solo centesimo dal vincitore Kim Collins in una gara che col senno di poi fu riscritta (squalificati Tim Montgomery e Dwain Chambers per doping). Gara comunque molto veloce, quella di PoS: 2 record personali, e 4 record stagionali. 
Per concludere: nella gara femminili dei 100 metri, tale Semoy Hackett con il vento contrario di 2,2 avrebbe corso in 11"00: se non è sbagliato il dato del vento, un altro fenomeno caraibico. Nei 200 maschili, Rondell Sorrillo con 1,6 corre in 20"16, che stando alla scarsa attenzione nella specialità durante il 2011, rischia di essere tempo da finale mondiale, a pochissimo dal discorso medaglie (occhio a Dix: ricordate questo mantra). 6° tempo mondiale dell'anno, ma Steve Mullings è fuori per i noti motivi, Rakieem Salaam non ha passato le forche dei trials americani, Nickel Ashmeade non ha la forma di maggio... occhio a Sorrillo quindi. 

La Cusma epurata: niente mondiali a Daegu - Gibilisco si gioca l'ultima carta in... piazza (ancora??)

Il cantore preferito di res athleticae su carta stampata (di colore rosa), Andrea Buongiovanni, si lamentava giusto sulla Gazzetta di un paio di giorni fa della strana condizione di Elisa Cusma, sballottata tra una fronda di partecipazionisti (ai mondiali) ed una (massonica e occulta) di negazionisti. Naturalmente Buongiovanni non è più solo il cronista dell'atletica del quotidiano sportivo più letto in Italia, ma un vero e proprio "fattore", "una causa" che quando esprime un concetto, porta ad "effetti" o "reazioni" nel mondo reale dell'atletismo nazionale. Anche e soprattutto una voce critica. Bè, se così non fosse e le mie deduzioni sui suoi poteri mediatici fossero del tutto campate per aria, di sicuro questo signore azzeccherebbe tutti i momenti catartici un attimo prima che questi si verifichino (è giusta la consecutio?). Infatti esce l'articolo della Gazzetta in cui si parla di paradossalità della condizione della Cusma (e l'incredibilità delle scelte di Gibilisco che nonostante la bocciatura di Landau, si è concesso l'opportunità finale in un'altra pedana in piazza per la quale la IAAF deve ancora esprimersi), e taac... arriva il vaticnio di Uguagliati. Cusma Fuori. Ammetto come la colpa sia anche nostra, di noi che scriviamo ogni tanto, che leggiamo, di noi appassionati (nel solco dell'affaire-Fofana, in cui avremmo dovuto flagellarci assumendoci tutti le nostre colpe per non aver fatto il lavoro della Fidal...), e avremmo dovuto fare un'altra campagna di sostegno pro-Cusma (dopo quelle delle scorse settimane): in fondo si pensava (chi non l'ha fatto?) che dopo aver corso 3 volte sotto il limite B per Daegu, e non essendoci altre italiane negli 800 (anzi... nel mezzofondo), non ci sarebbero stati problemi a portarla in Corea. Invece: nulla, fuori. Queste le affermazioni di Uguagliati presenti sul sito della Fidal:

"La Cusma è un'atleta importante del nostro movimento - le parole di Uguagliati - che ha fatto bene in maglia azzurra in molte occasioni, ed è reduce da una delicata fase di recupero successiva a problemi fisici. Proprio per questo, alla scadenza del 24 luglio, ho scelto di estendere per lei (e per altri due atleti dalla storia simile, Gibilisco e Weissteiner) il periodo utile per dimostrare una idonea condizione, con l'augurio che potesse riuscirci. Ora, a conti fatti, ed in assenza di segnali positivi, non mi sembra giusto esporla alle difficoltà di un Mondiale. Per una del suo valore, finalista due anni fa a Berlino, gli obiettivi devono essere superiori alla semplice partecipazione: c'è in ballo anche l'Olimpiade di Londra, credo sia molto meglio che resti in Italia a preparare la parte conclusiva di stagione, magari per centrare, in settembre, il minimo A per i Giochi. Con le norme che abbiamo fissato di concerto con il CONI, le basterebbe così il minimo B, l'anno prossimo, per far parte della nazionale olimpica.

Il mio dubbio riguarda se la Cusma avesse o meno desiderato andare a Daegu. Se così fosse e non fosse stata lei stessa a tirarsi fuori, bè, tutto quanto c'è scritto qui sopra parrebbe un bel pretesto. Voglio dire: non esporre la Cusma alla difficoltà di un mondiale cosa significa? Non penso sia quel tipo di atleta che si dispera se non vince... e poi, obiettivamente, non è la campionessa del mondo nè quella olimpica, che ha una sorta di alone aureo che deve essere preservato da brutte figure. E' un'atleta che ha ottenuto un minimo "B", così come altri, ma per ben tre volte! E poi di quali brutte figure implicitamente ci si riferisce? Davanti al meglio del mondo, anche se si esce in batteria che problema ci sarebbe? Ma poi... anche se uscisse al primo turno, non sarebbe di sicuro l'unica della spedizione italiana: come mai quindi questa decisione?
E' evidente che non siamo di fronte alla Cusma di un paio di anni fa, ma questo cosa vuol dire? Se fosse stata un'altra ad aver ottenuto gli stessi tempi, l'avrebbero portata? La sua sfortuna è in quindi in questo momento di chiamarsi Elisa Cusma?
Incredibile ma vero, leggere un'affermazione come quella per cui, per la Cusma "gli obiettivi devono essere superiori alla semplice partecipazione". Ragazzi, ma questa si allena tutti i giorni per raggiungere anche questi traguardi che se pur piccoli, scrivono la storia di una carriera sportiva! Ma non è lo stesso discorso applicabile a Gibilisco, allora, nel caso dovesse essere convocato per i mondiali? Anzi, per lui il discorso sarebbe più confacente: è stato campione mondiale e ha vinto una medaglia olimpica. In stagione è inciampato molte più volte che la Cusma in brutte prestazioni. Invece c'è la sensazione che se dovesse mai oltrepassare il minimo di 5,60, per lui non ci sarebbe dubbio alcuno. Andrebbe e basta.
Il mondiale vinto (e che ci aveva giustamente esaltato) è lontano ormai 8 anni: bisognerebbe anche dare garanzie in itinere (secondo me) e non vivere in etereno su quell'alloro. Questa dovrebbe essere l'atletica: il regno del merito

14/08/11

Doping: pure Michael Rodgers?? Sprint mondiale decimato prima di Daegu

Dopo che Steve Mullings si è tirato fuori dall'agone mondiale per una sostanza di cui ancora non si conosce nulla (lui fa dire al suo manager, John Regis, quello che per intenderci è stato creato dal Buon Dio senza collo e con una massa abnorme di muscoli superiori, che ne uscirà pulito e che il suo nome non sarà oscurato da questa vicenda) ecco che ci capita tra capo e collo un'altra eccellente quaglia trovata col sorcetto in bocca. Uno degli americani più in vista nel corso della stagione, assoluto protagonista del periodo indoor (6"48 e titolo USA), e uno dei possibili medagliabili sui 100 a Daegu (diciamo meglio: uno di quelli che poteva aspirare al terzo posto) potrebbe non partecipare ai suddetti mondiali. Parlo di Michael Rodgers. 9"85 quest'anno, a Eugene, in quella famosa volata di Mullings a 9"80 che rischia a questo punto di essere una gara "fantasma". Come Mullings, per Rodgers era questa la migliore stagione: 5 volte sotto i 10" e il terzo posto ai trials Stars&Stripes. Perchè potrebbe? Perchè Rodgers rischia o un'ammonimento o una sospensione di qualche mese. Diciamo che la gravità della condotta è più limitata, vista la sostanza riscontrata nel suo campione biologico esaminato.
A comunicare la sua positività è stato proprio lui, su Twitter. Rodgers sarebbe stato trovato positivo ad uno stimolante vietato. "Mike ha fatto un errore" è stato il commento del suo manager, Tony Campbell (l'ex ostacolista?). Ecco il racconto dei fatti: "Mike è andato in un locale con alcuni amici in Italia, e ha pensato stesse bevendo una Red Bull, ma in realtà aveva assunto una di quelle bevande energizzanti che contengono uno stimolante". Quindi l'Italia nel destino dell'americano? Il test, infatti, fu eseguito in seguito al meeting di Lignano Sabbiadoro dove la squadra americana era in ritiro. 
C'è da dire, obiettivamente, che se avesse assunto stimolanti che hanno effetti di utilizzo rapido, usa e getta, non se ne comprenderebbe l'utilità o la logica, visto il periodo della stagione e la tipologia di gare (meeting di secondo piano) e considerato l'immediato impegno mondiale. Macchiare la carriera per un errore così pacchiano in una gara secondaria e il cui risultato avrebbe avuto un senso del tutto parziale, che logica può avere per uno degli sprinter più forti al mondo? O uno è molto stupido (e può essere) o uno è effettivamente caduto in un brutto errore. Comunque, non conosco altri usi degli stimolanti "coprenti", quindi mi limito a questa considerazione. 
Nel frattempo Rodgers sta cercando in tutti i modi di farsi ascoltare dalla IAAF prima che inizino i mondiali e poter così parteciparvi. Nel frattempo la sua federazione non l'ha sospeso e risulta regolarmente aggregato alla squadra. Si aspetta ora l'analisi sul campione B e le determinazioni della IAAF. 

11/08/11

Sfornata di risultati dai campionati nazionali: due record mondiali di Ottey e Topic, ma... master

Chissà come mai, molti paesi hanno deciso di organizzare i propri campionati nazionali ad esattamente 3 settimane dai mondiali. Si suppone che abbiano idee precise sulla pianificazione degli eventi clou: 3 settimane per recuperare, rigenerarsi e preparare una sorta di rimbalzo prestativo che porti i propri atleti ad eccellere a Daegu. In scena i campionati spagnoli, ma anche quelli svizzeri, irlandesi e tanti altri. Vediamo insieme qualche risultato interessante nella veloce carrellata che ho postato qui sotto. Destano impressione ancora le prestazioni di personaggi "storici" dell'atletica mondiale degli anni '90 come Merlene Ottey e Dragutin Topic, arrivati al record del mondo ma... nelle rispettive categorie master (W50 per la Ottey sui 200 e nell'alto M40 per Topic). Mi preme sottolineare anche la vittoria nei 100 d'Irlanda del compagno di allenamento di Tyson Gay, Jason Smyth. Lisa Urech e la ticinese Irene Pusterla in Svizzera hanno dimostrato di essere in buone condizioni: sono vicine agli standard da finale. 
  • Irlanda: a Dublino i 100 metri li vince l'atleta ipovedente (che partecipa anche all'attività paralimpica) Jason Smyth, quest'anno sceso a 10"22 con 2,0 a Clermont, in Florida e noto soprattutto perchè si allena nel gruppo di Tyson Gay. Il 10"22 rappresenta anche il record irlandese. A Dublino si limita a 10"52 con 2 metri di vento contro. I 200 sono ad appannaggio del navigato Paul Hession, (semifinalista mondiale a Osaka nel 2007, semifinalista olimpico nel 2008 a Pechino, semifinalista mondiale nel 2009 a Berlino e 6° a Barcellona l'anno scorso e un paio di medaglie alle Universiadi) che vanta un significativo 20"30 di PB. 20"51 a Dublino e record stagionale e buon viatico per il mondiale. 20"51 è tempo che porta in semifinale e con un decimo in meno di va in finale. In due sotto i 21": anche Steven Colvert (classe 1990) approda a 20"84 (ma 20"76 quest'anno agli Euro Under 23 di Ostrava, dove in finale è giunto 6°). I 5000 li vince il campione d'europa indoor del 2005 (si era a Madrid e sui 3000) Alistair Ian Cragg in un controllato 13'48"03 (ma vanta un paio di sub-13'10" in carriera). I 400hs se li accaparra il 19enne Thomas Barr con 50"06 (sesto agli Eurojunior di Tallin con 51"02). Tra le donne... vediamo... un 52"15 sui 400 di Joanne Cuddihy, che vanta nel 2007 sempre un 50"73 che ad Osaka non le consentì di andare in finale. Derval O'Rourke si trova a predicare nel deserto (partono in 3) e vince i 100hs con 13"24 (ma è la seconda di Barcellona '10 con 12"65. Vanta 38 risultati sotto i 13" e il piccolo particolare di aver vinto i mondiali indoor di Mosca nel 2005... e il quarto posto a Berlino '09. Quest'anno 12"84). 1,90 di Dirdre Ryan  nel salto in alto (ma quest'anno è arrivata al personale di 1,93), per lei che è una sempre presente negli ultimi anni alle grandi manifestazioni internazionali (ma solo una finale, a Goteborg, Europei outdoor del 2006). Nei 5 km di marcia, polvere di stelle da parte della 17enne Kate Vale: 21'30"18. Chi è? La Campionessa mondiale allieve di Lille.
  • Spagna: Nei 100 non ha problemi Angel Rodriguez: 10"40 con +0,5 nella gara che avrebbe dovuto vedere al via anche Simone Collio (i campionati iberici sono open), ma quest'anno 10"25 (e 10"13 ventoso). Doppietta con i 200 vinti con un prodigioso 20"34 inficiato però dal vento illegale (2,5). Jesus Espana vince i 5000. Nel salto in alto la pedana di Malaga regala soddisfazioni non solo ad Antonietta Di Martino, ma anche a Miguel Angel Sancho, al personale con 2,26. Sancho era arrivato terzo a Ostrava con 2,21 (come Fassinotti, ma con un percorso migliore). 7,84 Jean Marie Okutu nel lungo (record stagionale). 4,41 e PB nell'asta per Ana Maria Pinero Ortiz. Record spagnolo nel martello per Berta Castells: 69,53. e marciatrici spagnole sono già in buone condizioni: la migliore a Malaga è stata comunque Julia Takacs con 44'05"41 nei 10 km di marcia. Grossa sorpresa negli 800m vinti dal 21enne Kevin Lopez (2° ad Ostrava), che tra gli altri si beve i più quotati Antonio Manuel Reina e Luis Alberto Marco. Manuel Olmedo si intasca i 1500, davanti a Diego Ruiz in una gara molto tattica. Jackson Quinonez vince i 110hs in 13"70 ma con un 13"58 ventoso in batteria. La bontà delle pedane di Malaga è confermata dal personale nel triplo di Lysvanys Perez Rodriguez: 16,82. Mario Pestano lancia una discata siderale a 67,97,  davanti a Frank Casanas: 66,15. Francisco Javier Fernandez nei 10 km di marcia sigla un buon 40'55"62. Ruth Beitia, arriva a 1,92 nella gara dei 2,00 della Di Martino. Concepcion Montaner vince nel lungo con 6,53 (ma nel 2011 6,72). 
  • Austria: campionati un pò sottotono, ma perdonatemi se non conosco l'atletica austriaca. Risultato più degno di nota il 13"18 sui 100hs di Beate Schrott in batteria con -0,3. In finale troverà un monsone da 3,2 di vento contrario e si limiterà ad un più modesto 13"63. Anche lei in "orbita Caravelli" visto che quest'anno è arrivata a 12"95 con 2,0 a Friburgo. 
  • Svizzera: Lisa Urech, corre in 13"07 con -1,5 i 100hs le batterie, poi spara un bel 12"89 in finale. Anna Khaterina Schmid si spinge sino a 4,45. I 100 se li vince al pelo Rolf Malcolm Fonguè su Pascal Mancini (60ista puro): 10"54 a testa. Sicuramente di un tasso tecnico superiore i 200 metri dove si è assistito alla sfida tra Alex Wilson e Marc Schneeberger: 20"79 a 20"86. Il primo ha 20"51 quest'anno, il secondo 20"42 l'anno scorso a Rieti. Andreas Kundert si scudetta sui 110hs: 13"82 (13"57 nel 2011) davanti a Michael Page 13"97. Irene Pusterla si conferma su misure che potrebbero regalarle la finale mondiale: 6,55 con 0,4. 
  • Ungheria: i 400 li ha vinti il campione d'europa Junior e fenomeno magiaro Marcell Deak Nagy (ricordate? 45"42 a Tallin e vittoria davanti, tra gli altri ai nostri Tricca-Lorenzi). Per portarsi a casa il titolo nazionale gli è però bastato un ormai normale per lui 46"41. Bence Banhidi vince il lungo con 7,81, (ad Ostrava non era arrivato in finale con poco più di 7,40). Krisztian Torok spara il giavellotto a 78,51; nel martello femminile personale per Eva Orban: 70,71. Nel disco Zoltan Kovago ottiene 67,17, e per Nicola Vizzoni arriva un'altra notizia preoccupante: 80,63 e record stagionale per Krisztian Pars
  • Danimarca: Nicklas Hyde vince i 400 in 46"85 e i 200 in 21"48. Nell'asta femminile Cathrine Larsaasen arriva fino a 4,40 metri (PB). 1'49"36 per Andreas Bube sugli 800, ma quest'anno ha corso in 1'46"10. Nel triplo Anders Moeller arriva fino a 16,77 con 0,6, cioè il personale a 34 anni suonati. 
  • Slovenia: grande spolverata per Matic Osovnikar, 10"30 sui 100 con 1,9 e primato stagionale (tempo corso anche in batteria ma con 1,5 di vento: probabilmente tentava il minimo per Daegu... fallito) E' comunque un tizio che è sceso 10 volte sotto i 10"20 ma soprattutto l'ultimo bianco ad essere apparso ad una finale tra mondiali e olimpiadi: successe ad Osaka nel 2007. A 2 centesimi gli arriva Gregor Kokalovic, 10"32. 78,55 per Matija Kranjic nel giavellotto (nel 2011 79,72); 49"88 sui 400hs per Brent Larue (49"77 nel 2011). Bordata a 76,38 per Primoz Kosmus nel martello (uno degli avversari di Vizzoni a Daegu). 24"72 sui 200 per la 51enne Merlene Ottey, che è semplicemente il record del mondo master W50. Il precedente era un 25"65 stabilito a Riccione nel 2007 dalla portoricana Maria Lande Mathieu. Tina Sutej arriva a 4,50 nell'asta (4,61 ad Athens) e 62,33 nel giavellotto da parte di Martina Ratej
  • Serbia: a guardarla da lontano l'atletica serba sembra essere messa peggio di quella di una regione italiana qualsiasi. Assente Goran Nava nei 1500 (che avrebbe vinto correndo all'indietro) non tramonta mai l'asticella sui ritti di Dragutin Topic, classe 1971 (40 anni, un titolo mondiale indoor e un paio di allori europei, il primo dei quali, per chi se lo ricorda, all'edizione del 1990 a Spalato, 21 anni fa): 2,24 per lui. Un attimo, questo è il record del mondo master M40. Il precedente era il 2,15 di Dalton Grant ad Albertville nel 2008. Nel peso un atleta oltre i 20 (sarebbe una notizia da prima pagina in Italia): 20,21 di Asmir Kolasinac. Nel triplo 14,19 per la 34enne Bilijana Mitrovic in Topic (la moglie di Dragutin?) che ha un 14,56 risalente al 2009 come PB. 6,39 nel lungo per Ivana Spanovic (classe 1990 e 6,78 l'anno scorso), seconda ad Ostrava agli Euro-Under-23 con 6,74 ventoso e soprattutto campionessa mondiale junior nel 2008. 

Due settimane scarse a Daegu - Concretamente le possibilità azzurre

(di Sasuke) Si avvicina sempre di più il momento clou di questa lunga stagione di atletica, cominciata ai primi di Maggio, che si concluderà poi comodamente nel mese di settembre con gli ultimi appuntamenti della Diamond League (le finali di Zurico, il Weltklasse, e Bruxelles, il memorial Van Damme), ovvero i mondiali di Daegu. Come si è ripetuto più volte la spedizione italiana è la meno numerosa di sempre (su cui pesa la mancanza di alcune punte di diamante degli ultimi anni, come la Grenot, la Cusma o Gibilisco) ma il risultato con cui ci si dovrà confrontare, le 0 medaglie di Berlino, ci conforta visto che difficilmente si riuscirà a fare peggio. Riguardo agli ultimi giorni, la stagione atletica si sta lentamente fermando nel resto d'Europa mentre da noi nulla si muove dalla fine di Luglio. In un certo senso la deadline imposta dalla FIDAL il suo significato lo aveva: impossibile trovare gare in Italia tra la fine di Luglio e la fine di Agosto. La squadra potrà contare su alcune punte di diamante che possono (e devono!) fare bene, anche se in un mondiale (che non è un relativamente semplice europeo) è tutto molto più difficile.

Punto forte del gruppo è di certo la saltatrice di Cava dei Tirreni Antonietta di Martino, capace di superare la soglia che separa i comuni mortali dagli dei della specialità (almeno quest'anno, con un alto in declino pauroso, solo tre salti sopra i 2 metri), e che, toccando ferro, potrebbe giocarsela quantomeno per l'argento. Meglio di lei la russa Anna Chicherova tornata la dove solo altre due atlete si erano spinte all'aperto (a quota 2.07); unica sua gara sopra i 2.00 metri nella stagione. Non è detto che riesca a ripetersi. Personalmente mi è piaciuta molto poco Blanka Vlasic, capace di valicare la quota solo una volta quest'anno, in pesante declino questa stagione. Ha saltato le indoor dopo un anno, il 2010, dove era stata capace di superare 2.05, e pare che la scelta non sia stata granchè. Manca Ariane Friedrich, ancora infortunata, manca Chaunte Lowe, che ha provato senza successo a tornare subito in pedana dopo una maternità, Emma Green-Tregaro è ferma a 1.94 e le altre sono a debita distanza.  Le possibilità di ripetere il miracolo invernale ci sono. Nell'alto sono iscritte anche Raffaella Lamera, al femminile, e Silvano Chesani, al maschile. Entrambi si erano ben comportati in occasione degli assoluti di Torino perdendo qualche colpo nelle uscite successive. Per entrambi il traguardo è la finale.

Altri su cui si può fare solido affidamento sono i triplisti, Simona La Mantia, Fabrizio Donato e Fabrizio Schembri. I primi due hanno dimostrato di saper tirare fuori i salti giusti nei momenti che contano (specialmente Donato, con i grandiosi 17.70 e 17.73 delle indoor) mentre il terzo, a cui è stata chiesta una prova di efficienza (se ne è saputo più nulla?), ha dimostrato di meritare la convocazione con la bella vittoria in coppa europa a Stoccolma. Simona si troverà di fronte il meglio della specialità: i primi due posti sembrano prenotati  da Olha Saladuha e Yargelis Savigne, capaci di saltare oltre 14.80 in quasi tutte le occasioni. Per il terzo posto si potrà lottare, anche se Olga Rypakova è una da 15.25 in carriera. Diversa la situazione dei due Fabrizio, che si trovano a competere in un panorama indebolito dall'assenza del primatista mondiale indoor Teddy Tamgho. Idowu sembra in retrocessione, mentre gente come Crystian Taylor deve ancora consolidarsi su certe misure. È tutto ancora da vedere.

Diverso è il discorso riguardante le gare in pista. Al maschile vedremo al via il solo Daniele Meucci, forse sia sui 5000 che sui 10000. Obiettivamente, le sue possibilità sono poche. A differenza del campionato europeo di Barcellona, dove fu bronzo, qui dovrà vedersela contro numerosi atleti africani in grado di correre in meno di 27 minuti. Il pur bravo Daniele ha portato il personale a 27.44 quest'anno: insufficiente per ambire ad un piazzamento di rilievo. Tra le donne spazio a Marta Milani, sui 400 metri, con l'obiettivo di una semifinale magari togliendo qualcosina al personale dell'anno scorso, a Manuela Gentili (obiettivo: scendere sotto i 56 e magari fare il personale) e Marzia Caravelli, tra le migliori atlete italiane in assoluto quest'anno, alla quale auguro di fare finalmente suoi il record italiano di Carla Tuzzi.

4 sono gli atleti (un uomo e tre donne) schierati nei lanci. Al maschile Nicola Vizzoni, dopo l'infortunio del leader stagionale e autore dei 4 migliori lanci stagionali Alexsey Zagornyi, è ormai terzo nel ranking mondiale stagionale. Questo dato dice tutto o niente, perchè solo in un'occasione Nicola è stato in grado di superare i 78 metri quest'anno, misura alla portata di vari atleti. Ma Vizzoni è un grande agonista e da lui ci si può aspettare di tutto. Al femminile un trio che è da anni al comando delle rispettive specialità ma che in campo internazionale dice poco: Silvia Salis è 13esima al mondo quest'anno, mentre sono più indietro tanto Zahra Bani che Chiara Rosa. L'obiettivo, poco probabile, deve essere la finale. Peccato che Chiara, dopo aver raggiunto qualche volta i 19 metri, sia spesso sospesa tra misure più modeste. Purtroppo, anche se questa volta riuscisse ad azzeccare un buon lancio (cosa non riuscita nelle ultime grandi manifestazioni) potrebbe non bastare. Per un posto sul podio bisognerà lanciare oltre 20 metri. Discorso analogo per Zahra: un 60 metri per lei sarebbe già un gran lancio, ma l'oro potrebbe essere a 10 metri di più.

Nel salto con l'asta è iscritta Anna Giordano Bruno, capace di salire a 4.50 quest'anno, che però ha al suo attivo anche un modesto 4.00 saltato in Slovenia qualche giorno fa. Speriamo sia stata una giornata no: per la finale potrebbe essere necessario avvicinare il primato italiano di 4.60.
Tanti i marciatori iscritti, capeggiati da Alex Schwazer, al via nella 20 km assieme a Giorgio Rubino. Al femminile ci sarà Elisa Riguardo, mentre i 50 km, orfani di Schwazer, saranno terreno di battaglia per Jean-Jacques Nkouloukidi e Marco De Luca. Nella maratona al via il solo Ruggero Pertile. Torna in una gara di altissimo livello anche l'heptathleta Francesca Doveri: sarebbe un gran traguardo il miglioramento del primato italiano.

Concludono la squadra gli staffettisti della 4x100, orfana di Roberto Donati e Maurizio Checcucci, quest'anno mai in condizione, che potrà avvalersi di Jacques Riparelli, Fabio Cerutti, Emanuele di Gregorio, Michael Tumi, Simone Collio e Matteo Galvan. Niente Andrew Howe, purtroppo, a causa del grave infortunio subito al tendine già operato. La mia previsione personale è Cerutti/Tumi-Collio-Di Gregorio-Riparelli; vediamo poi cosa combineranno. Le possibilità di fare bene ci sarebbero (magari battendo anche il record dell'anno scorso), ma i cambi saranno un'incognita.
Al femminile presente la 4x400 dell'anno scorso (Marta Milani, Chiara Bazzoni, Maria Enrica Spacca e Libania Grenot) più le riserve Manuela Gentili e Elena Maria Bonfanti. La Milani è ai livelli dell'anno scorso, la Bazzoni e la Spacca sono in crescita e la Grenot vale due secondi meno che l'anno scorso. Difficile puntare troppo in alto.

Io in qualche atleta me la sento di crederci. Prima su tutti Antonietta Di Martino.




Steve Mullings positivo!! Niente mondiali (e ci mancherebbe!)

Clamorosa notizia alla vigilia dei mondiali coreani di Daegu: Steve Mullings, il rinato Steve Mullings, già beccato in passato col sorcio in bocca (nel 2004 ancora ai trials jamaicani nel pre-olimpiadi di Atene) e bannato allora per un paio di anni. La lezione evidentemente non è stata compresa bene e così a 7 anni di distanza da quella brutta scivolata, a 29 anni, in quella che era la sua migliore stagione da professionista, incappa in un'altra buccia di banana che probabilmente ce lo toglierà dalla circolazione delle piste mondiali fino all'eternità. Ebbene, il periodico on-line jamaicano, The Cleaner, dà notizia della positività dello sprinter che si allena negli USA alla corte di Tyson Gay, sotto egida Lance Braumann, in concomitanza con i trials jamaicani (ancora!) dove Mullings arrivò terzo nei 100 (con 10"10 con 1,8) ma vincendo nei 200 con 20"11. Prestazioni che gli sono valse la partecipazioni ai mondiali su entrambe le prove (e naturalmente nella staffetta). Quest'anno Steve Mullings era letteralmente esploso diventando uno dei top-sprinter mondiali, suggello arrivato con la sciabolata dell'incredibile 9"80 a Eugene e la vittoria di alcuni scontri diretti con gli altri caimani della super-velocità globale. Per tutti, valga questo dato: prima del 2011 Steve Mullings non era mai sceso sotto i 10" veleggiando nei ranking all-athletics tra la 12^ posizione e la 38^: quest'anno c'era riuscito (ad andare sotto i 10") già in 7 circostanze, l'ultima delle quali al Terra Sarda di Arzana non più di una settimana fa (9"93). Se tutto verrà confermato, a Daegu spazio a Nesta Carter (quarto sui 100 a Kingston) che tra l'altro negli ultimi tempi si era dimostrato uno dei più in forma (5 volte sotto i 10" nel 2011) con il freschissimo secondo posto dietro Blake nell'ultimo meeting della Diamond League a Londra. 

08/08/11

Gibilisco non ha ancora il minimo - la Di Martino ci fa sperare

Sul sito di Tuttosport (qui il link) si apprende come la IAAF abbia bocciato l'esibizione di Landau quale competizione valida per ottenere il minimo valido per i mondiali di Daegu. Risultato? Gibilisco non ha più il minimo per i mondiali e ora, ad una settimana dalla deadline definitiva, il siciliano si ritrova con un pugno di mosche in mano e la necessità di trovarsi un'altra opportunità entro una settimana. E questo nonostante lo stesso Gibilisco avesse scelto quella gara proprio perché era una delle 4 pedane in teoria certificate dalla IAAF. Clikkando qui, un video dimostrativo della gara. La Fidal ci fa sapere invece che proprio la IAAF non ha ritenuto quella pedana idonea ad essere parificata ad una pedana "normale", quindi il 5,60 di Peppe Gibilisco è a tutti gli effetti uno di quei risultati che alla fine dell'anno compaiono distrattamente alla voce "esibizione". I 3 papabili (Gibilisco, Cusma e Weissteiner) segnano così tutti e tre un bel passo indietro. La Weissteiner in realtà ha già fatto sapere che ha declinato l'invito, mentre la Cusma, col ritiro ai 550 di Londra (dove era stata inserita in una serie di ripiego) ha visto crollare le proprie azioni. Gibilisco è incappato in questo "piccolo" imprevisto che lo riporta al palo. Alla fine i tre rischiano di non andare, mentre ci andrà invece Abate, che paradossalmente non rientrava nemmeno nelle liste dei papabili
Nel frattempo, è ormai arcinoto, Antonietta Di Martino salta 2,00 metri a Malaga ai Campionati Spagnoli Open (altra idea per implementare i campionati italiani... un tempo anche in Italia si invitavano gli atleti stranieri, soprattutto ai tricolori indoor) e diventa l'atleta italiana con più possibilità di vincere una medaglia a Daegu. Scavalca nel mio personalissimo listone, Nicola Vizzoni (che può arrivare dal 5° in su), Fabrizio Donato, che invece non ho visto molto per le pedane europee, ma che ultimamente ha dimostrato di essere un animale da competizione, e Simona La Mantia (anche lei se si troverà in super condizione, potrà arrivare a lambire il podio).
Gli altri? Simone Collio, presente anch'esso a Malaga, non si esibisce a causa di un piccolo risentimento. A Viersen, in Germania, ad un meeting dedicato al Salto in Alto, Silvano Chesani non va oltre i 2,18: stessa misura degli altri 3 italiani in gara: Nicola Ciotti, Giulio Ciotti e Andrea Bettinelli. Per fortuna i "certi" sono stati già comunicati, altrimenti i maggiorenti della Fidal si sarebbero rimangiati tutto e gli avrebbero chiesto un'ulteriore prova di efficienza. A Tarvisio Fabio Cerutti dimostra di esserci: 10"27 con 1,5 di vento a favore e guadagna qualche punto per la staffetta (sono proprio curioso di vedere alla fine chi farà parte della quadriga). 

07/08/11

E ora, Phillips Idowu? A tre settimane da Daegu esplode Taylor: 17,68 - Dix zitto-zitto...

(a sinistra, la bestialità di Walter Dix) - Phillips... eri ormai convinto (secondo me) di essere il campione del mondo del salto triplo ante quo: del resto, spappolatosi le caviglie fotoniche Teddy Thamgo, chi c'era in giro in grado di impensierirti? Oprea e Ollson ormai superano i 17 col contagocce; il cubano Copello è rimasto forse l'unico serio antagonista. E ora? Ieri a Londra, nella seconda giornata del Meeting Aviva, spunta l'americano, già fenomeno certificato dell'NCAA, Christian Taylor e arriva laddove lo stesso Copello era giunto quest'anno: a 17,68. E allora quel titolo, caro Phillips Idowu, te lo dovrai sudare mica da ridere. Ma forse non tutti sanno chi è questo ragazzo che fa di nome Christian Taylor: è uno che indoor ha corso quest'anno in 6"79 sui 60; in 20"76 sui 200 all'aperto con 1,9 a Gainsville e quello che è più straordinario, il 45"46 sui 400 sempre ottenuto a Gainsville nell'unico giro corso nel 2011 (ma nel 2009, a 19 anni correva già in 45"34). Quest'anno un 17,80 ventoso nel triplo e la vittoria ai trials americani. Questo il suo bigliettino da visita se parlate con lui. Una sorta di Andrew-Howe d'oltre oceano, che qualunque cosa faccia la sta trasformando in oro. Bisognerà vedere adesso come verrà risolto l'arcano, ovvero come verrà risolto l'enigma su dove vorrà eventualmente scrivere la storia di una specialità: teniamolo d'occhio (purtroppo qui Andrew questo enigma non l'ha ancora risolto). L'americano così si candida ed essere un bel protagonista in salsa coreana, e Idowu invece, terzo con 17,07 vede abbassarsi il suo spread di vittoria (anche se, rimanendo in tema di paragoni finanziari, lui è una tripla A: l'unica): ma nel triplo c'è un equilibrio cosmico fuori dalle logiche e dalla scienza, che permette meravigliosi voli pindarici ma anche tonfi nucleari. 

Altra eroina riesplosa dopo mesi di opacità manifesta è stata l'americana di origine giamaicana Sanya Richard sposata Ross (il giocatore NFL), campionessa mondiale in carica e reduce nel 2011 da un lunghissimo infortunio al quadricipite. Una che è scesa 42 volte sotto i 50" e che ha festeggiato la sua 42^ proprio a Londra e che non ha bisogno di presentazioni. Così fa parlare i cronometri: 49"66. Quest'anno non aveva fatto meglio di 50"61 a Losanna, mancando ai trials americani la qualificazione sui 200 (7^) ma vantando comunque il by dovuto al titolo sul giro conquistato a Berlino '09. E ora di colpo SRR diventa una delle favorite per i mondiali coreani, anche perchè forse mai come quest'anno molte specialità hanno vissuto un anno di profonda flessione (quasi sicuramente di matrice pre-olimpica). Meglio di lei nel 2011 trovo solo la russa Anastasyia Kapachinskaya che ai campionati russi è volata in 49"35. Ma parliamoci chiaro: nessuna atleta delle 6 che sono scese sotto i 50" quest'anno è mai riuscita a doppiare l'impresa. Allyson Felix (49"81) compresa, che non ha mai mostrato di essere superiore... anzi. Clamorosi alcuni scappellotti presi in giro per il mondo. Probabilmente, se dovessi scommettere, punterei su Amantle Monthso come piazzata (ad oggi 4 prestazioni delle prime 11 sono sue). Sulla vincente è più difficile. Le russe invece, che sembravano essere state messe in naftalina per quest'anno (era difficile pure vederle sotto i 51") in una botta sola ai citati campionati russi di Cheboksary ne hanno piazzate due sotto i 50". Potere della programmazione. Perdiamo un secondo per... Marta Milani. Al momento è 64^ al mondo con 52"02, e forse molto più di molte discussioni, questo è un dato. Oggettivamente in Italia se la gioca per il predominio nazionale con la Grenot, ma tra lei è la gloria mancano 2". Gli stessi, se ci pensate, che la separano dalla stessa gloria sugli 800, che ha provato solo un paio di volte. Ma due secondi su un 800, a me almeno, appaiono più facili da limare che un paio di secondi sui 400. Dipende poi quanto uno voglia volare oggettivamente ed obiettivamente. Segnalo infine anche il 49"84 della giamaicana Rosemarie Whyte, arrivata al record personale e 433^ volta di una donna sotto i 50". 

Sui 200 maschili si vede quello che è il grande spauracchio dell'Invincible Armada giallo-verde capitanata dal Master & Commander Bolt: Walter Dix. Questo uomo estratto da qualche filone di muscolo vivo in qualche palude della Florida dalle parti di Coral Spring (ma plasmato senza alcun'arte, per trasformare la brutalità in mera velocità) vivacchia ai margini delle passerelle stile Cannes o Venezia dei 100 metri, dove le mute di cani si sbranano di continuo. Ogni tanto, lontano dai riflettori, piazza il suo 200ino che non dice quasi nulla, ma che preoccupa molto (secondo me) lo staff di Bolt: 20"16 con 2.0 di vento contrario. Attenzione a Walter il Mago: ricordatevi di queste parole quando vedrete i 200 (l'ho contattato direttamente su Twitter dicendogli che mi sono speso un pò per lui). Queste le sue parole gentili dopo la gara di Londra"pretty solid race". Ho dovuto chiedergli di farmi un incantesimo per Daegu (penso che lui, a parte pensare chi è quel pirla che gli scrive 'ste cose, ci creda veramente). 

Altra gara maestosa, da campionato mondiale, è stata quella di salto in alto. A proposito: ma com'è che ora si vedono tutti i pezzi da 90 in circolazione, e gli italiani sono spariti? Probabilmente solo un'impressione. Chi si eleva a misure da anni '90 è l'araba fenice russa Andrey Silnov: 2,36. L'americano Jesse Williams conferma la sua incredibile solidità a 2,34, mentre l'altro russo Shustov e il bahamense Thomas a 2,31. Incredibile il crollo prestativo di Ukhov che a Londra si spiaggia come una balena morente a 2,22. Nella stagione al coperto aveva saltato tre volte 2,38 tornando ad essere uno dei pochi a ritentare di rimettere fuori la testa sopra i 2,40 dopo oltre 20 anni: di fatto solo in 3 sono riusciti a valica i 2,40 dopo il 2000. Il connazionale Vyachesalv Voronin proprio nel 2000, Stefan Holm nel 2005 e lo stesso Ukhov ad Atene nel 2009. Domanda retorica: l'uomo sta regredendo?

Nei 100 femminili Carmelita Jet-Jeter si conferma the Cannon Ball: 10"93 (30^ volta sotto gli 11"). Ma niente male per la trinidegna Kelly Ann-Baptiste: 10"97 (10^ volta sotto la medesima barriera). Nei 100hs sembra aver abbandonato il gruppo, ponendosi in fuga tecnica-prestativa, l'australiana Sally Pearson. 12"55 e 12"58 i suoi risultati tra finale e batteria. L'americana Danielle Carrutthers sembra per il momento soffrirla e dovrebbe essere lei, con Kelly Wells, la competitors regina. 

Nel peso, presente l'unica italiana: Chiara Rosa. Purtroppo 8^ su 8 con 17,92 a più di due metri dalla vincitrice Valerie Adams (20,07). In questo momento puntare alla finale di Daegu sembra un'impresa, che può arrivare solo vicino ai 19 metri. Ce la farà?

Nel mezzofondo gli americani stanno dimostrando tante cose, lo si dice ormai da tempo. Si sono messi giù, hanno pianificato, hanno trovato se non i fenomeni, quelli buoni; ma soprattutto hanno ptrvato il modo di ottimizzare le prestazioni. Così si vedono americani essere protagonisti laddove la litania di atleti keniani ed etiopici stava davvero rendendo monotona questa specialità. Come nel miglio: Leonel Manzano batte Bernard Lagat (ok, americano con origine keniane). Poi Choge (keniano) e quindi un altro americano: Lomong. 

06/08/11

Diamond League: Super Spencer - sorge l'astro di Kirani James

Londra, Diamond League, prima giornata dell'ultima tappa prima della suspence pneumatica che ci porterà dritti-dritti a Daegu. Sui 400hs femminili, arriva la folgore di Kaliese Spencer, altro prodotto Made in Jamaica, classe 1987, che si inserisce a gomitate nella lista all-time della specialità: 52"79, e ottavo posto di tutti i tempi, a braccetto con Sandra Farmer Patrick. 4 decimi dal mondiale di 52"34 di Yuliya Pechonkina, piallato sul marmo di Tula nel 2003 ai campionati russi. 28° tempo di sempre sotto i 53", con solo 14 atlete in grado nella storia della specialità di scendere sotto questo muro di quasi-divinità: la più presente è stata fin'ora l'americana Kim Batten con 4 perle (e un PB di 52"61, terzo tempo di sempre). Naturalmente primato personale per la Spencer che viaggiava con un 53"33 ottenuto l'anno scorso al Weltklasse di Zurigo, e nonostante l'impresa, tempo che non gli vale nemmeno il primato jamaicano, visto che la connazionale Melanie Walker due anni fa ai mondiali di Berlino corse in 52"42 a 8 centesimi dal mondiale. Proprio la Walker è la battuta di turno dell'Aviva Meeting  Londra: 53"90, e secondo posto. Ma forse lo sa anche la Spencer: Melanie è un incredibile animale da gara, che nelle finali che contano ha tirato fuori dal cilindro sempre conigli giganteschi (sua l'ultima olimpiade e l'ultimo mondiale). Bè, comunque sia, Kaliese si guadagna la pole position per i prossimi mondiali coreani, che non è poco... e sulla Walker si allontanano i riflettori e non è detto che fosse proprio ciò che avesse cercato. Sfida fratricida quindi? Chi si è sfaldata letteralmente è la ceca Zuzana Hejnova, autrice nemmeno un mesetto fa nella tappa parigina della DL di un 53"29 che l'aveva sparata direttamente nell'empireo delle favorite per Daegu, e ripiombata nel ruolo di comparsa dopo il 54"74 di ieri sera. E... ma che fine ha fatto Lashinda Demus, de facto la vera antagonista della Walker nelle ultime due stagioni? Quest'anno 53"31. Si sta preparando in segreto per Daegu? Una sola presenza a luglio, a Lucerna (54"18). Su twitter dice che sta nuotando, nuotando, nuotando... 

L'altro elemento che si erge sopra la parata di stelle della prima giornata londinese della DL, è stato (secondo me) il 18enne grenadino (junior) Kirani James, ormai il predestinato. Quest'anno al coperto ha sciabolato il record mondiale junior (44"80) e terzo tempo di sempre al coperto, dietro ai soli MJ e Kerron Clement, ma anche meglio di LeShawn Merritt, che dopo l'esordio della settimana scorsa dopo il ban di due anni, il contemporaneo infortunio di Jeremy Wariner, è quasi sicuramente il vero favorito dei mondiali. Ma appunto, attenti a Kirani, dosato col contagocce nella stagione outdoor. Il suo esordio in Diamond League è bagnato con un successo a 44"61, personale e miglior tempo mondiale dell'anno. Di fatto la serie di ieri sera che l'ha visto vincitore, un'anticipazione di quella che potrebbe essere (quanto meno) la semifinale mondiale: secondo il jamaicano Jermaine Gonzales, che nonostante sia arrivato 4° ai trials del proprio paese, è stato l'unico che nel 2011 ha ottenuto il minimo "A" (45"24), quindi al momento sicuramente selezionato. I primi tre dei trials vantano tutti il minimo "B": andrebbe quindi solo il primo di quella gara di Kingston, Ryker Hilton e appunto Gonzales. A meno che tutti ottengano il minimo "A" nei prossimi 9 giorni, naturalmente: a quel punto Gonzales rimarrebbe a casa. Cosa assai difficile. Di cosa parlavo prima di perdermi... ah, sì, del secondo posto di Gonzales: 44"85. In un anno di vacche magre per i 400, quasi una candidatura alla medaglia, anche se come hanno dimostrato i trials può soffrire i turni. Altro sfaldato sotto il peso della pressione è l'altro giovanissimo grenadino Rondell Bartolomew: 44"65 il tonante esordio all'aperto il 2 di aprile (4 mesi fa) e fino a ieri sera il miglior 400 dell'anno al mondo. Poi prestazioni oscillanti sopra i 45", fino al 45"86 di Londra. Particolare: Grenada, isola caraibica di soli 100 mila abitanti, presenterà due atleti da medaglia d'oro nei 400 di Daege e che hanno fatto in una stagione, quanto non è stato mai fatto in oltre 100 anni di storia di atletica italiana sui 400 maschili con un budget umano decisamente differente. Solo DNA? Peccato che non abbiano un 4° staffettista degno (il terzo viaggia sui 46"), perchè sarebbe stato bello vederli all'opera nella staffetta del miglio. 

Forse mi sto dilungando troppo, e la gente non legge così tanto. Torniamo velocemente a Londra, dove i 100 metri se li è pappati Yohan Blake con 9"95 ma con 1,6 di vento contro. E noi che lo ritenevamo il terzo giamaicano infelice, benchè secondo ai trials dietro ad Asafa. Nella circostanza ha battuto Nesta Carter, che negli ultimi tempi aveva fatto un pò ciò che aveva voluto in giro per i meetings, impressionando per lo stato di forma che l'aveva tradito solo nella ventosissima (ma contro) finale del trials di Kingston. 10"01. Ora il quadrumvirato giallo-verde sembra davvero un carrarmato: Bolt, Powell, Mullings e Blake. Metà dei posti disponibili in prima fila della finale dei 100 di Daegu sono già prenotati: e naturalmente il bagarinaggio degli altri 4 posti inizia a fare prezzi da capogiro. Mettiamoci Walter Il Mago Dix, forse Mik Rodgers (ieri battuto da Blake: 10"04), un Chris Lemaitre d'altro profilo, e alla fine per il resto del mondo rimane solo un posticino (Faccio due nomi e mi fermo: Gatlin? Chambers?). Al tutto inseriamo la variabile indipendente delle false partenze, dei colpi di testa nei quarti ed in semifinale, e della rosa di 9 nomi possiamo toglierne uno/due. Raccoglieremo pronostici.

Davvero c'è troppo di cui parlare! David Rudisha doma sugli 800 la sua ombra, Abubaker Kaki, ma con l'impressione che o il mondo si è avvicinato a Rudisha, o Kaki si è avvicinato a Rudisha. 1'42"91 contro l'1'43"13. Tanto che Rudisha in qualche intervista ha visto bene di mettere le mani avanti: "a Daegu temo Kaki". Il resto del mondo quest'anno sembra guardare: gli altri keniani non sembrano aver prodotto una valida alternativa a Rudisha, ma sappiamo benissimo che negli atti conclusivi delle grandi manifestazioni non importa quale keniano vinca, basta che vinca. Spirito nazionale: il primatista del mondo avrà di sicuro un paio di paggetti al suo servizio nella finale in Corea, e non è detto che partano come ossessi per portare la gara proprio su tempi vicini all'1'42", facendo piazza pulita degli outsider, e lasciando sulla Main Street davanti al Saloon a fronteggiarsi all'ultimo sangue proprio Rudisha e Kaki. Vedremo. 

Nei 110hs c'è sempre più Dayron Robles e sempre meno David Oliver nel rating pre-mondiale di Standard & Poor's, e sapete quanto la cosa noccia alla mia salute. 13"04 di Robles con -0,6 e 13"19 di Oliver, uccellato anche dal ramping talent di Jason Richardson (13"08, al personale). Ora Oliver: su Twitter dice senza tremolii di tastiera che ha finito sentendosi forte, sentendo come la tecnica fosse buona, e che ci sono ancora 3 settimane per plasmare la partenza (che evidentemente non gli piace). Io ti credo quando dici "no worries!", ma qui bisognerà correre sotto i 13". Risposta: saranno necessari sacrifici. Lo credo anch'io. 

Ma ce la faccio a finire sto articolo prima che inizi la seconda giornata? Bè, vediamo. Mitchell Watt si conferma nel lungo il migliore del mondo, in una specialità che lo vede senza ombra di dubbio alcuno il favorito dei mondiali. Tanto per tenersi su con il morale 8,45, ma zitto-zitto Chris Tomlinson arriva a 8,30 (ventoso) con un salto ancillare a 8,25 regolare e Irving Saladino fermo a 8,14

In 5 sotto i 2' negli 800 femminili, e vittoria a Jennifer Meadows con 1'58"60; Elisa Cusma, infilata nella serie "nazionale" degli 800 si ritira: dovrà dire addio ai mondiali? Non so esprimermi, anche se forse dopo tutto quello che ha dato in questi anni al mezzofondo italiano (in pratica l'unica a tenere in piedi un settore senza ricambi), e soprattutto dopo aver conseguito il minimo "B", l'opportunità dovrebbe essergli consentita a scatola chiusa, anche se dovesse uscire al primo turno. Gli tocca moralmente.

L'america Jennifer Suhr sembra in questo momento la più forte nel salto con l'asta, in attesa di vedere le vere potenzialità della Isimbayeva. 4,79 ieri sera, ma 4,91 a Rochester 10 giorni fa. Nel triplo l'ucraina Saladuha è ancora troppo lontana per la La Mantia: 14,80. C'è di buono che Saladuha e Savigne a parte, il resto delle pretendenti al podio sono più o meno alla portata della siciliana. Nei 3000 Mo Farah chiude in 54" e qualche cosa l'ultimo giro del suo 3000 e mette davvero in apprensione il mondo africano (del quale anch'esso era espressione). 7'40"15.

05/08/11

Il caso di Doping in Lombardia: una leggerezza per curare un'allergia?

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Sono stato appena contattato da un amico circa la notizia della positività del velocista Frassini ai c.d.s. di Saronno. Giustamente, per dovere di replica, sembrerebbe che lo stesso soffrisse (e soffra tutt'ora, ritengo) di una forma di allergia per la quale gli sarebbe stato prescritto come medicinale il "Reactine" (molte malattie delle vie aeree sono curate tramite stimolanti) rimanendo all'oscuro sull'eventuale presenza di sostanze proibite. Sembrerebbe inoltre che, all'atto del controllo antidoping, non abbia esibito il certificato medico del quale sarebbe stato in possesso ma che lo abbia comunque fatto presente all'atto degli esami (evidentemente lo presenterà per essere scagionato da questa accusa). Da qui la squalifica mite richiesta dalla Procura Antidoping di soli due mesi. Dopo una ricerca su internet si può anche notare come anche tra i medici non si sappia come il Reactine contenga effettivamente sostanze dopanti (uno di questi avrebbe dichiarato ad un forumista di un sito di un altro sport, che non sarebbe assolutamente doping). Tutto questo per dovere di cronaca, in attesa che si svolga il procedimento davanti al Tribunale sportivo che potrebbe anche archiviare il caso se le prove addotte saranno convincenti.  

Un caso di doping ai c.d.s. Lombardi di Saronno di un mese fa

(a sinistra, la pista di Saronno) - Nelle news del giorno del portale del CONI, si legge come se fosse una notizia di routine "ANTIDOPING: Provvedimenti della Procura, deferiti 10 atleti". Vi cito testualmente quello che c'è scritto sul Portale del CONI: "Deferimento dell’atleta Fabio Frassini (tesserato FIDAL) al Tribunale Nazionale Antidoping del CONI per la violazione dell’art.2.1. del Codice WADA in relazione alla positività riscontrata per presenza di Catina in occasione del controllo antidoping disposto al termine della gara “CDS Assoluto su pista” svoltasi a Saronno il 10 luglio 2011 con richiesta di squalifica per 2 mesi".
Quindi si evince come vi sia in atto una sorta di rinvio a giudizio "sportivo" dell'atleta presso il Tribunale Antidoping, che dovrà quindi pronunciarsi sulla squalifica proposta di 2 mesi da parte dell'accusa, in quanto evidentemente la sostanza, la catina, è considerata eccitante (ma non troppo). Probabilmente sono risultati positivi i due test di routine. Tesserato per la società Pro Sesto, Frassini è stato colto in flagrante dopo la gara dei c.d.s. di Saronno, in cui corse i 100 in 11"02 con -0,4 di vento. Clikkando qui i risultati della gara di Saronno: secondo della seconda serie dei 100 metri. Il giorno successivo avrebbe poi corso in 22"11 i 200 metri, terminando secondo.
Per Frassini, atleta della Pro Sesto, l'11"02 di Saronno è stato il miglior risultato del 2011 sui 100, fatta eccezione del tempo ottenuto a Donnas con 3,5 di vento di 10"89.
Dopo una breve ricerca su internet (non lo sapevo... lo ammetto) la Catina è risultata essere un'erba euforizzante che in passato veniva distribuita ai combattenti del Corno d'Africa durante le battaglie per infondere coraggio, ridurre gli stimoli della fame e del sonno. Inoltre è una particolare sostanza stupefacente di tipo etnico, il cui principio attivo, induce nei consumatori effetti assimilabili all'anfetamina.
Dubbio di fondo è: ha fatto festa la sera prima o voleva essere più reattivo allo sparo? In entrambi i casi, alla base della scelta sbagliata (penso che le analisi scongiurino l'eventualità se fosse o meno positivo il campione prelevato, a meno emergano in seguito tesi complottistiche), una violazione di una legge dello Stato italiano. 

04/08/11

Gibilisco sulla rampa di lancio per Daegu: 5,60 in piazza

I dubbi che erano girati dopo la gara di asta in Piazza a Landau erano più che legittimi: insomma, da quando in qua una gara di salto in piazza vale come una gara su una pedana regolamentare? Leggendo la Gazzetta di oggi si capisce che è possibile, come spiega nell'intervista di Andrea Buongiovanni  Giuseppe Gibilisco: (lo facciamo Presidente?... Buongiovanni, non Gibilisco, eh?) sembra che esistano 4 pedane al mondo per l'asta in piazza certificate dalla IAAF, e quella di Landau naturalmente è una di quelle. Giustamente e logicamente, dice lo stesse Beppe The Crazy Vaulter, non è che si metta a gareggiare con delle esibizioni in piazza in costanza di ricerca di minimo per Daegu. Certo, aggiungo: vediamo se gli viene comunque certificato dalla Fidal e dalla IAAF, ma lui sembra più che sicuro. Nell'intervista si appella alla Fidal affinché gli comunichi se può bastare, così da potersi concentrare su Daegu e preparare di conseguenza un gran mondiale. Se fossi la Signora Fidal gliele farei un pò sudare questa benedetta maglia azzurra, soprattutto a chi ha bistrattato due campionati italiani assoluti (gareggiando altrove) e steccato in Coppa Europa (zero punti con i tre nulli alla misura di entrata) e agli Euroindoor di Parigi (tre nulli alla misura di entrata). 
Ora, sicuramente è un talento formidabile; vanta tra le sue doti quella del killing istinct che può anche regalargli medaglie a mondiali e olimpiadi, ma, ad esempio, oltralpe i migliori sono costretti a partecipare quanto meno ai campionati nazionali (bisognava arrivare tra i primi due e vantare il minimo per essere convocati per Daegu). Perché quindi non fargliela sudare questa maglia? Del resto su un plafond di 7/8 gare quest'anno, i tre nulli alla misura di entrata sono stati 4 o 5, con tre gare valide. La verifica prestativa è forse più dovuta a lui che alla Cusma... la Weissteiner si è già tirata fuori dalla pugna, ma anche solo a livello di rispetto dell'organizzazione di cui fa parte. 
Poi comprendo che per lui vincere un campionato italiano non è cosa galvanizzante, ma nemmeno per Lemaitre e Thamgo (quando aveva la caviglia sana) lo era. Ci pensate se domani una delle grosse squadre italiane di calcio si rifiutasse di giocare con il Novara perchè lo ritiene inferiore? Non è molto sportivo... non è più sport. Quindi approvo la scelta del CT di Uguagliati di prendere un pò di tempo: che venga convocato, certo, ma che anche lui provi almeno una volta nella stagione cosa voglia dire rimettersi alle decisioni degli altri, più che alle proprie.
Sempre nella Gazzetta di oggi, dopo aver appreso che Jeremy Wariner si è strappato il tendine dell'alluce sinistro (non ci sarà a Daegu, ma non era certo il miglior Wariner degli ultimi anni) nelle limitatissima pagine del calcio estivo, che come è noto, monta il suo castello di sogni con i racconti intrigati relativi alle campagne acquisti delle squadre di calcio (dove incredibilmente gli stessi giocatori che falliscono da una parte vengono reinventati campioni da un'altra), troneggia un'improbabile paragone tra Usain Bolt e Samuel Eto'o e le loro prestazioni sui 100. Tutto questo alla vigilia della sfida Milan-Inter che si terrà nello stadio olimpico di Pechino, teatro delle gesta del giamaicano. Si arriva a spacciare un Eto'o a 11"20, e un'Abate a 11"30, sarà... naturalmente parola di preparatori atletici. 

03/08/11

Pure le recensioni qui... Marathon di Andrea Frediani

Non mi è mai capitato di fare recensioni di libri, anche perchè di solito i libri aiutano ad addormentarmi, quindi rimangono sempre in quella zona oscura tra la flebile memoria del dormiveglia e la zona REM. Così spesso mi ritrovo a leggere la stessa pagina anche decine di volte, sempre prima di addormentarmi, tanto che alcuni pagine di qualche libro le posso decantare in farsetto. Non mi danno nulla per scrivere la recensione (non potrei nemmeno ricevere denaro o altra utilità...), come fanno i "critici" che compaiono sulle copertine patinate dei libri anche più sconosciute: "indimenticabile saga per il Daily Mirror!"; "l'autore non ha mai avuto una così accentuata capacità narrativa". Mah... alla fine dipende sempre dalla nostra personalissima lente sul mondo e come ci approcciamo all'esistenza per determinare il successo o meno di un libro.  
Ma il libro che vi vado raccontando, Marathon, è diverso, diciamo, visto che in qualche modo parla di atletica. In maniera un pò lata, eh, non fraintendete. Togliamoci dalla testa che Marathon parli della Maratona o della corsa prolungata. No, in realtà la scena principale è ambientata nella epica battaglia di Maratona, dove sulla piana di fronte all'Egeo si fronteggiarono gli Ateniesi e i Persiani, e che precedette la successiva leggendaria corsa mortale di Filippide o... Fidippide. Ma non è solo questo. Ecco infatti, che con mia grande sorpresa emerge che dai documenti storici con i quali Andrea Frediani disegna le imprese dei vari personaggi, emergono altre due figure: Eucle e Tersippo. Ebbene, secondo i reperti storici, l'emerodromo Filippide non sarebbe stato l'unico a percorrere la distanza di 42 km tra Maratona e Atene, ma sarebbero stati addirittura... in tre. Qualcuno sostiene che i tre siano la stessa persona, ma che la tradizione e i mille rivoli in cui la Storia ci porta le sue testimonianze, l'abbia fatto trino, ma tant'è: le testimonianze parlano di tre ateniesi che dopo quella battaglia con i loro coturni corsero verso la loro capitale. Uno di questi... era vicino alla frangia degli Alcmeonidi, un settore di popolazione vicino agli interessi degli odiati persiani. 
Il panorama in cui avvengono le gesta è la battaglia di Maratona, che l'autore ci fa vivere quasi direttamente, dal vivo racconto di Eucle, e porta il lettore dietro gli scudi ateniesi, sotto i loro elmi, fra la loro paura di morire, mentre avanzano sul campo di battaglia compatti, come non avevano mai fatto prima, abituati com'erano a battaglie uomo contro uomo, impauriti da un nemico che non avevano mai visto, cercando di evitare frecce, spade ricurve, trabocchetti, l'impeto della cavalleria persiana, le urla, il dolore... Una battaglia raccontata nei minimi particolari e che viene fedelmente ricostruita attraverso il contemporaneo racconto delle strategie generali che sono giunte fino a noi, grazie alle testimonianze storiche.
Subito dopo inizia la corsa a perdifiato verso Atene dei tre ragazzi, già provati da una giornata di battaglie, e che in gioventù si erano messi in mostra per le loro capacità atletiche: Filippide, l'emerodromo, uno di quegli atleti che correvano per giorni interi; Considerato un semidio ad Atene; Eucle, un mezzofondista , dedito al diaulos e al dolicos (cioè alle distanze dai 360 metri ai 5000, ma con grandi difficoltà a vincere e questo determinerà il suo modo di agire nelle vicende), mentre Tersippo era uno sprinter ante-litteram, dominatore dello Stadion (180 metri) nei vari giochi atenieri. La storia viene raccontata da Eucle in prima persona, portando a galla tutte le vicende giovanili e sportive dei tre amici fino alla Guerra di Maratona che li vedrà in prima linea contro gli Immortali dell'esercito di Dario, sotto il comando del Navarco Dati.
Terminata la battaglia campale inizia la folle corsa per anticipare l'arrivo delle navi persiane, sfuggite alla battaglia campale, al porto di Atene... e bè, il mito si scontra a questo punto con il racconto, e chi vuole sapere il seguito.... forse è meglio che se lo legga: merita davvero. 

02/08/11

Laurent Ottoz torna sui 400hs e cancella il record di Facelli 73 anni dopo

Questa notizia sembra discesa direttamente da Plutone. Stavo guardando la lista dei record italiani master, e non ti noto che alla voce 400hs M40 non c'è più il nome del leggendario Luigi Facelli, che in pieno periodo pre-bellico, corse nel 1938 all'età di 40 anni (lui era della classe 1898) un 55"6 manuale? Nel novero dei record master era il record più "antico", è proprio il caso di dirlo, visto che il testimone del record più vecchio adesso passa ad un'altra leggenda dell'atletica italiana: Abdom Pamich, che all'età di 45 anni completava i 30 km di marcia (altra specialità annoverata nelle liste italiane dei record) in 2h22'11": correva l'anno 1978, ed erano già trascorsi 40 anni dall'epica impresa di Facelli. A cancellare l'ultimo Facelli da una lista dei record italiani, non poteva che essere un altro grandissimo della specialità in chiave italian-storica: Laurent Ottoz, classe 1970, tornato straordinariamente all'attività così come raccontano le liste italiane dell'anno per un paio di apparizioni. Il nuovo record è ora fissato a 55"03 ottenuto a Donnas il 10 luglio. E sarà davvero duro batterlo adesso. Come scritto, le liste stagionali raccontano di un primo "tentativo" tentato il 5 giugno e finito con un 56"25. Tra il record di Facelli e quello di Ottoz ben 73 anni. Questo ad indicare lo spessore dell'impresa compiuta da un'atleta che comunque aveva smesso (penso) l'attività agonistica e che ora corre per la società di famiglia, l'Atletica Sandro Calvesi di Aosta. 

Per i più giovani... chi è Luigi Facelli? Nato il 10 maggio 1898 ad Aqui Terme (in provincia di Alessandria), partecipò a 4 olimpiadi: Parigi nel 1924, Amsterdam nel 1928, Los Angeles nel '32 e Berlino nel '36 (quest'ultima all'età di 38 anni... già de facto master M35). Miglior posizioni: il quinto di Los Angeles e il sesto ad Amsterdam. Prima di Mori, di sicuro il miglior 400hs italiano di sempre. Ma anche un atleta proteiforme: primatista italiano non solo dei 400hs, ma anche nel triplo e nei 110hs. Ma il suo peso storico è anche testimoniato da un record europeo sui 400hs durato quasi 11 anni (52"4 a Bologna nel 1929) e che a livello nazionale invece durò sino all'arrivo di Armando Filiput (51"6 nel 1950 che eguagliò il record del tedesco Holling stabilito nel '39). Nella stessa cronologia dei record europei comparve poi Salvatore Morale, che lo abbassò fino a 49"2 (quest'ultimo record mondiale). Sempre nel '29 Facelli ottenne a Berlino il record italiano dei 110hs con 15"1, quindi lo spostò a 15"0 accumulando con Corrado Valle diverse prestazioni a questo livello. 9 le circostanze in cui ha migliorato il record italiano dei 400hs (fino al 52 2/5 del record europeo); infine è stato il primo italiano a superare i 14 metri nel triplo, portando il record prima a 13,97 (record che resistette a sè stesso per 7 anni), quindi a 14,06 nel 1930. Per quanto riguarda i titoli italiani: 2 nei 400 (nel '26 e nel '30), 2 nei 110hs ('30 e '31), tre titoli... britannici (allora molte gare erano open" sulle 440 yards ad ostacoli e soprattutto 11 titoli sui 400hs (di cui 8 edizioni consecutive, dal '24 al  '31... e ciò vuol dire che nel '30 vinse tre titoli individuali) e ben 15 stagioni tra il primo e l'ultimo, vinto nel '38, l'anno in cui compì 40 anni stabilendo in quella circostanza proprio il 55"6 che Laurent Ottoz ha migliorato un mesetto fa. Si chiude così il cerchio... un personaggio immenso del nostro passato sportivo. Di Laurent, ne parleremo più diffusamente alla prossima impresa... 

Se volete una testimonianza diretta di un suo ricordo, la trovate qui. Grazie a Laurent per averci fatto ricordare questo grande campione del passato...

01/08/11

Cambiare i campionati italiani assoluti... l'imperativo categorico (prima puntata)

Dobbiamo soffermarci ancora sul fallimento dei campionati italiani assoluti di Torino? No, dai, non ho voglia di rievocare questa sciagurata manifestazione. Non ho proprio voglia stasera, l'abbiamo trita e ritrita. E l'hanno tritata e ritritata Bragagna, la Gazzetta e chi più ne ha più ne metta. Vediamo di essere positivi e propositivi, nella remota speranza che i decision makers magari distrattamente possano leggere queste righe. 
L'imperativo categorico penso che sia assodato, tanto da spingere l'ultimo Consiglio della Fidal a metterlo negli intenti (elettorali, che credete?) per il 2012: nero su bianco sul sito ufficiale. Bisogna cambiare i campionati italiani assoluti. Vediamo se qualcuno cambierà qualcosa nella mastodontica e pachidermica organizzazione delle manifestazioni per l'anno prossimo, anno olimpico. Il fallimento delle ultime 20 edizioni di campionati italiani (non poniamoci limiti) è riguardata prima il numero di partecipanti, poi la qualità dei rimanenti, quasi che, guarda caso, al diminuire di una variabile sia calata anche l'altra.

Tutto nasce da un "problema" condiviso: il minimo di partecipazione a questi Benedetti Campionati Italiani. Aleggiava sulle piste italiane la leggenda che qualche precon tenuto in qualche vasca di soluzione fisiologica dentro le catacombe della Fidal, attaccato con elettrodi al Cervellone Sigma (un giorno come Al 2000 diventerà autonomamente pensante se va avanti così) producesse periodicamente un oracolo e con questo vaticinio si fissassero i minimi per i campionati italiani: in pratica avrebbe preso le liste italiane dell'anno precedente, avrebbe contato fino al 30° e il tempo del 30° avrebbe stabilito il minimo (se non il 30°, qualcuno in più o qualcuno in meno). Compito di una difficoltà assoluta. Peccato che i precon erano così preveggenti da non tener conto che ci sono molte specialità "limitrofe" e gli atleti che hanno stabilito un minimo da una parte (tipo i 100 o gli 800) li hanno stabiliti spesso anche in un'altra (tipo i 200 o i 1500). 
Così si parte già agli italiani di quell'anno giocandosi una buona fetta di partecipanti, cioè tutti coloro in possesso del doppio-minimo che per ovvi motivi non ritengono di partecipare a due gare per puntare ad un titolo. Anche perchè, prendiamo lo sprint: se uno è solo un pò forte, si corre batteria e finale dei 100, batteria e finale dei 200 e magari anche la 4x100. Il tutto in due giorni. Di sicuro c'è di meglio se uno vuole ottenere il massimo. 

Ci si trova poi con molte defezioni: è di questa giorni la polemica tutta britannica contro Philipps Idowu, il ricercato n° 1 per la medaglia d'oro nel salto triplo a Daegu (dopo il fracasso della caviglia di Teddy Thamgo agli Europei U23... nel nome della sudditanza dell'atleta alla propria Federazione), per non essersi presentato ai campionati inglesi a Birmingham. Contro di lui, oltre che il tono dell'articolo di The Telegraph di ieri, anche il CT della Nazionale della Union Jack, Charles Van Commenee, che lo incolpava anche dell'assenza alla prova di Coppa Europa a Stoccolma (vinta da Fabrizio Schembri). Malumore nella Nazionale della Terra di Albione, toccata su un tasto importante come la partecipazione.

In Italia sono molti quelli che pur detentori del minimo, per motivi astrali gabellano i campionati nazionali. Cose inconcepibili. Per fortuna ci sono esempi come quello di Fabrizio Donato, che a meno di infortuni certificati, non si è mai astenuto "strategicamente" dal presentarsi ad un campionato tricolore. Anzi, spesso si è pure presentato nella doppia specialità: triplo-lungo. Tanto di cappello. Stranamente molti nostri "campioni" non hanno una visione retrospettica tale da fargli vedere che le carriere ad alti livelli sono viaggi spazio-temporali velocissimi, dove le medaglie olimpiche o mondiali non sono proprio raccolti annuali... anzi. Avere archiviato un certo numero di titoli italiani, a fine carriera, un giorno potrà essere più "pesante" che essersi astenuti dal presentarsi agli stessi campionati per preparare 5 campionati del mondo o 3 olimpiadi dove si sarebbe poi usciti al primo turno o con tre nulli alla misura di entrata. Con tutto, che le convocazioni sarebbero di certo arrivate lo stesso.
Leggevo di Carla Tuzzi giusto ieri: 19 titoli italiani in una carriera decennale ad alti livelli: ma ci pensate se invece di presentarsi regolarmente agli italiani, avesse sempre optato per preservarsi per i successivi campionati mondiali o gli europei (cui avrebbe comunque partecipato)? Parleremmo sicuramente di un'altra atleta che si è realizzata a metà, mentre così apparirà sempre un'icona dell'atletica italiana.

Mi sembra quindi prioritario, come primo compito per riportare atleti e pubblico agli italiani, che alla stessa manifestazione partecipino tutti i big del movimento. Nessuno escluso. Anzi, sembra necessario, anche se non sembra strutturalmente possibile istituire veri e propri trials in Italia se non per le staffette (se i primi tre arrivati di una specialità, chiunque essi siano, non hanno i minimi IAAF o EEA, si attaccano... non possono essere portati da nessuna parte), la partecipazione agli assoluti sia prodromica alla partecipazione a qualsiasi campionato internazionale di quell'anno. A mio modo di vedere non possono esistere casi di sottovalutazione di questo campionato: ne va davvero della credibilità di tutto il movimento verso i media e della Fidal davanti ai propri tesserati. Credibilità ampiamente compromessa, direi, negli ultimi anni... ma almeno salvare il benessere dei tesserati, non sarebbe male.
C'è poi da dire, come più volte detto, che l'imperativo categorico è dato anche dall'appartenenza della maggior parte di questi atleti a gruppi sportivi militari: sono pagati dai contribuenti e sembra paradossale che non si presentino ad una delle poche cose per cui si ritiene vengano pagati: partecipare ai campionati italiani, oltre che all'attività internazionale (naturalmente). Ma qui dovrebbero essere i gruppi sportivi a "sensibilizzare" gli atleti. 

Come si diceva, molti di coloro che si iscrivono spesso non si presenta. In Francia c'è una data per iscriversi, e una seconda, fissata una settimana dopo e a circa 10 giorni dall'evento, che permette di togliersi dalle iscrizioni per sopravvenuti motivi (infortuni, principalmente). Perchè in Francia fanno così? Perchè il posto di chi non si presenta viene occupato dal primo dei non elegibili (mancando un sistema di minimi, vengono convocati i primi 24 delle liste nazionali, come per i 100 e i 200). E così viene preservato il numero di atleti, e la gara non perde di valore. 

Già, perchè sembra chiaro che in Francia abbiano capito una cosa: va garantita la partecipazione e che ogni gara abbia lo spessore quanto meno numerico per dare il senso della competizione. Altrimenti, davvero, si mostra il fianco a numerose critiche come si è assistito quest'anno nel dopo Torino.

Ora, nella prossima puntata vediamo come si potrebbero organizzare i campionati nazionali: ci potrebbe essere una soluzione alla "francese", basata sulle liste annuali (si stabilisce una quota di atleti per specialità, e classifiche stagionali alla mano, quelli che entrano nel novero sono "precettati"... e chi non vuole presentarsi deve comunicarlo per permettere di pescare quelli che seguono nella predetta lista); uno "inglese", con minimi altissimi ed in cui si incentiva la partecipazione oltre che scongiurare la "fuga" dall'atletica di molti atleti di caratura "media", impossibilitati dall'ottenere i minimi perchè inseritisi nel mondo nel lavoro o dell'università), oppure un metodo a "Grand Prix" più coinvolgente e appassionante. In pratica ad ogni prestazione, gara, manifestazione, sarebbero da attribuire punti che creerebbero una classifica nazionale (esistono già sulla rete software capaci di fare questi calcoli... e poi abbiamo il Sigma): ad ognuno verrebbero prese in considerazione le 4 o 5 migliori prestazioni in maniera tale da poter migliorar i propri punteggi e poter "scartare" quelle peggiori. Sarebbe una classifica con uno spessore tecnico sicuramente diverso, e agli italiani andrebbero davvero coloro che durante la stagione (fino alla data degli italiani) hanno sia partecipato, che ottenuto buone prestazioni. Ma per tutti i dettagli vi rimando alla prossima puntata.

Ah, se avete suggerimenti da fornire ai più, speditemeli a questo indirizzo: gigaben@yahoo.it