30/12/11

La Fidal vara i minimi per i mondiali indoor... che sono quelli della IAAF

Chissà che sforzo sovrumano avranno fatto in Fidalcricca per definire i minimi di partecipazione ai prossimi campionati mondiali indoor che si terranno a Istanbul dal 9 all'11 marzo del prossimo anno. Si vocifera di un brain storming (volgarmente: una tempesta di cervelli) durata ore, alla fine del quale è uscito il verdetto. Nell'internettese del XXI secolo si definisce "copia-incollare" quello che qualcun'altro ha fatto (sono infatti gli stessi minimi al millesimo già resi noti dala IAAF), ma probabilmente c'è una ragione: i minimi sono talmente ardui che stavolta si rischia davvero di vedere 4 gatti azzurri ai Mondiali in sala. Poi c'è la posizione ufficiale di Franco Bi-Arese (in attesa del "tri"), già espressa nel post-Doha 2010, ovvero di come i mondiali indoor siano essenzialmente una perdita di tempo e che l'ennesimo zeru tituli dal quale tornammo ormai un paio di anni orsono, fu solo figlio di questa nostra superiorità atletica che ci fece bistrattare manifestazioni di seconda fascia come quella. Noi puntiamo su cose più importanti, come si vide nelle manifestazioni a seguire. Di conseguenza la politica aresifera sarà fondamentalmente quella di far passare sotto silenzio questa manifestazione: i media non devono essere svegliati... ssstt!!
Ora, la Fidal promulga l'ennesimo editto (lo trovate qui sotto in pdf), per il quale alla fine delle minime regole che ogni paese ha adottato (sintetizzabili in un: "se fai il minimo della IAAF, vai a Istanbul 2012"), aggiunge la solita frasetta con la quale si arroga ogni diritto di giudicare le condizioni psico-fisiche degli atleti prima di poterli selezionare. Se sul "fisico" potremmo anche chiudere un occhio (si sa, se uno si infortuna...), di certo sull'aspetto "psichico" qualche dubbio sembra essere più che giustificato visti i giudicanti. E l'autonoma ed insindacabile valutazione di efficienza, già strumento di iniquità inaudite nel recente passato? Possibile che ancora nel 2012 chi stabilisce un minimo per un mondiale di atletica, soprattutto nel nostro Paese che non sforna più nulla da almeno un lustro, un atleta debba essere giudicato da chi in 7 anni e mezzo ha combinato solo disastri? E chi giudica costoro che dopo tanti errori in tanti anni non hanno avuto nemmeno la dignità di dimettersi tutte le volte in cui avrebbero dovuto? Italialand.
In Italia non si riesce a rendere oggettivo proprio nulla, nemmeno nello sport dove tutto è certificato da "strumenti" incontrovertibili: no, qui rimane tutto patriarcale, criptico, torbido: potevano scrivere, che so: si va ai mondiali se si ottiene il minimo e si arriva tra i primi 3 agli italiani individuali (è un esempio), così l'atleta ha ben chiari gli obiettivi sin da subito e si può anche organizzare la preparazione. La fidal (è storia provata) impone invece obiettivi a cascata: ottenuto uno, devi ottenerne un altro e poi un altro, e poi devi essere bello per mammà, e poi per papà, e poi non dovevi dire quello che hai detto e fare quello che hai fatto... e alla fine ti arriva il cetriolo. Che ci si creda o meno, sono riusciti a rendere opinabile lo sport dell'inopinabile (ma non abbiamo pure raggiunto l'apoteosi quest'anno con la rendenzione dei tempi ottenuti in allenamento?); a "calcificare" (rendere simile al calcio) l'atletica. Eppure ci sarà chi li rimetterà (ancora) al loro posto. Speriamo nel default atletico per poter rinascere a questo punto.
Istanbul 2012 - criteri FIDAL


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