18/12/11

Ho il minimo e non mi porti alle Olimpiadi? Mi paghi! La storia di Friedek!

Fa da un certo punto di vista scalpore la sentenza del Tribunale di Francoforte che ha sancito che Charles Michael Friedek (classe 1971), campione mondiale di salto triplo nel 1999 e con un personale di 17,59, avrebbe dovuto partecipare alle Olimpiadi di Pechino del 2008. In quell'annata Charles superò il limite di 17,00 metri fissato dalla propria federazione per la partecipazione alle Olimpiadi cinesi ma non fu convocato dal Bundes-team perchè, secondo i "federali", non avrebbe soddisfatto i criteri stabiliti per la partecipazione ai Giochi che prevedevano non solo il superamento di detto limite, ma anche la reiterazione del risultato. Orbene, a Wesel, in Germania, il 25 giugno del 2008 il triplista teutonico planò a 17,04, ma in uno dei salti ancillari nella stessa manifestazione superò i 17 metri, ragion per la quale ritenne di aver soddisfatto i criteri stabiliti, ovvero saltare oltre i 17 metri due volte nella stessa stagione. Non così la vide la propria federazione, che interpretò i propri stessi criteri in maniera restrittiva, intendendo, senza scriverlo, che le due misure si sarebbero dovute ottenere in due manifestazioni diverse. Ma negli Stati di diritto, le cose bisogne scriverle, non lasciarle intendere...
Dalla controversi giudiziaria che ne nacque, oggi ne è uscito vincitore l'atleta, che ha chiesto un risarcimento di 130.000 € per i mancati introiti pubblicitari e per i mancati guadagni professionali. E per fortuna che Friedek aveva già partecipato a 3 olimpiadi prima (Atlanta, Sydney e Atene), quindi non sarebbe stata l'unica partecipazione in carriera.
Ora trasponendo la cosa alla Fidasics, si pensi a che buchi di bilancio si avrebbero se tutti gli atleti scippati negli anni da legittime convocazioni alle più svariate manifestazioni (dopo aver soddisfatto i criteri dalla Federazione stessa imposti, anche in più occasioni) avessero intentato azioni risarcitorie alla Federazione stessa. C'è la clausola compromissoria? E chi se ne frega se la tua carriera è rovinata da chi non ti dà il giusto riconoscimento alle tue prestazioni? Si pensi solo una mancata partecipazione ad un'olimpiade per un atleta cosa possa significare: il danno è sicuramente di natura economica, morale, sportiva... e questo te lo può riconoscere solo un tribunale, appunto, civile.
Come si commentava su facebook, l'unico problema è che coloro che optano le scelte, non pagano mai di proprio pugno, ma penderebbero dal bancomat-Fidal per riparare ai propri danni, che umiliano chi per raggiungere quei criteri e quelle manifestazioni ha dovuto fare enormi sacrifici e perdere fette di vita in allenamenti, gare, vita familiare sacrificata, terapie pagate di proprio pugno, che purtroppo nessuno restituirà più. Bisognerebbe "personalizzare" gli errori, e far in modo che chi li compie, paghi di propria tasca il dovuto, senza appesantire le casse della Fidal, i cui forzieri vengono alimentati da società e atleti.
Con i rappresentanti che ci siamo (non) meritati, probabilmente l'unica via per ottenere le legittime rivendicazioni, è propria quella giudiziaria.
Se si pongono dei criteri poi non ci si può rimangiare la propria stessa parola, è questo che ci insegna Friedek.

1 commento:

  1. Condivido i toto l'articolo, specialmente la parte finale.
    Lorenzo Civallero

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