08/12/11

Aresium Tremens e le rivoluzioni dell'ultimo anno in Fidal

Il Franco-Arese-pensiero nello stesso giorno su Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, ovvero i due quotidiani italiani più venduti. Delirio collettivo mediatico? Non lo so: però se fate parte di quella nutrita schiera di aficionados che ci tiene a questo sport e pensate di poter sopportare di sentirne altre, prendete i due quotidiani di ieri, e fatevi due grasse risate. Il promettitore seriale di Cuneo è tornato a far ciò che ha fatto meglio in 7 anni e mezzo: promettere ancora per il 2012, l'ultimo ma non ultimo (probabilmente). Le interviste doppie su Gazzetta e Corriere sembrano la fotocopia di quelle che gli emissari di Minzolini riuscivano ad imbastire a Berlusconi sul TG1: domande timorose, accomodanti, mai una volta insidiose. E che interviste sono, allora? E quello che ne uscito è stato un quadretto idilliaco in cui mancava solo che Arese indossasse la copiosa barba bianca e i il berretto rosso, per accompagnarci nel festoso clima natalizio. 

La peggior Italia degli ultimi 150 anni del resto è proprio questa: chi distrugge, umilia, asfalta, deprime un intero mondo, pretende di esserne anche il salvatore. E lo fa in maniera quasi risibile: come qualsiasi politichello di quartiere, le promesse le fa a 8 mesi dalla fine del mandato. Il politichello lascia che il paesello vada in rovina prima di riparare le buche un paio di mesi prima delle elezioni. Qui le voragini Arese, dopo 7 anni e mezzo su otto, decide di mettere le pezze sul chilometro finale. Chi ci crede è un beone e le pezze, come è desumibile, sono solo fumo negli occhi.

Fabio Monti, sul Corriere, alza quasi goffamente di continuo la palla affinchè Arese possa schiacciare senza muro a campo aperto. Ma dove sono le domande che tutto un movimento si aspetterebbe dal proprio presidente? L'apoteosi il duetto la raggiunge di fronte al domandone che l'avrebbe dovuto distruggere, verso la fine dell'articolo, quando tutti ormai sono a nanna dopo aver snocciolato le ennesime pallose promesse che nulla cambiano dell'intero movimento: "ma questa rivoluzione annunciata non la si poteva fare prima?". A parte che di Rivoluzione non c'è proprio traccia, ma ecco la risposta laconica e ieratica: "le cose accadono quando i tempi sono maturi". Come se a Berlusconi Augusto Minzolini avesse domandato: "quindi Ruby era la nipote di Mubarak?". Risposta: "assolutamente sì, senza ombra di dubbio. Lo chieda a Fede che me l'ha portata qui dal Marocco". Molto meno prosaicamente, Arese ci dice che dopo 7 anni di "successi" non c'era bisogno di nessuna rivoluzione. E infatti non la farà. Quelle sono ad unico uso e consumo delle società che lo sostengono elettivamente: l'unica vera rivoluzione in 8 anni di fulgidi successi di Arese, e ve lo scrivo da 4 anni, è stata l'esclusione delle società militari dai c.d.s. con il conseguente contraccolpo di impegno di queste nell'attività sportiva. Ovvero, togli i militari in Italia e non ci rimane più nulla, a parte una manciata di voti. Ma questo, come vi ripeto anche questo di continuo, era il prezzo da pagare alla rielezione. Ma non è che abbia poi mai pensato di creare circuiti alternativi per tutelare gli atleti... li ha affidati alle più grandi società civili mercenarizzate di oggi (quelle che per intenderci lo voteranno di nuovo). 

Ma in cosa consisterebbe poi questa "rivoluzione"? Pensate: nella cancellazione della Coppa Italia, ovvero dell'ultima cosuccia che era rimasta alle società militari per esprimersi sul suolo patrio. La domanda è spontanea a questo punto: ma a che servono più le società militari? A pagare gli stipendi per atleti che corrono per i privati? In periodi di tagli, questa cosa è mastodontica e molto poco etica. Invece di incentivarne l'attività, la si deprime, in attesa che gli stranieri italianizzati di seconda generazione arrivino a vincere qualche cosa per la nostra Nazione. Questo è secondo me il disegno generale. 

Sotto la parola "rivoluzione" rientrerebbero anche i 4 tecnici (uno per specialità) che vagheranno per il mondo in cerca di autore. Ridete pure. Una crisi esponenziale di idee e metodi risolta da 4 tecnici salpati sull'Arca di Noè. Sarebbe bastato collegarsi ad internet e si sarebbe speso molto meno... sarebbero serviti manager capaci e non consiglieri mansueti, dirigenti cadregati alle sedie e tecnici itineranti, per risolvere questa crisi profonda. L'organizzazione parte dai buoni propositi e dai metodi che vengono utilizzati, non da situazioni tampone. E poi? Quando torneranno dal loro girovagare per il Mondo (torneranno dopo l'elezione di Arese, presumo) i 4 tecnici saliranno sui colli ed in mezzo ai prati a dispensare il verbo agli altri tecnici che a quel punto penderanno dalle loro labbra come emeriti beoti? Ancora una volta una visione distorta e figlia del caso in Fidal. Nulla di organico, complessivo, strutturale: si vive alla giornata come da ormai troppi anni.

Sul taglio del 20% delle concessioni del CONI Arese fa lo scodinzoloso. Ci mancherebbe che si lamentasse con Petrucci dopo tutto quello che Petrucci ha fatto e detto di lui (ma che non ha fatto con altre Federazioni bel migliori a livello di risultati): non l'ha commissariato, non l'ha rimosso per i conflitti di interesse, non l'ha espulso dopo i tonfi a ripetizione. Rimane lì e pure ha l'ardire di ricandidarsi.
A proposito, l'ultima domanda "ingenua" di Monti (un Monti di questo periodo è sempre una sicurezza): ma si ricandida?. "è possibile. La voglia c'è, la passione è quella di un tempo". La voglia? La passione di un tempo? Risate a crepapelle in sottofondo. Di credibile giornalisticamente rimane solo il "è possibile" che bisogna leggere come un "sicuramente!!". Perchè l'arroganza del potere si vede soprattutto in questi momenti: non accettare i fallimenti e continuare a perpetrarsi in eterno in spregio alla ragione.

Sull'articolo-fotocopia della Gazzetta dello Sport (che caso, eh?) c'è spazio anche per sbeffeggiare pure i master: per Arese infatti ci sarà un occhio di riguardo per gli 80.000 master (molto dei quali vestono Asics): e a dire il vero si è già avuto modo di vedere quanto Arese ci tenga a questo esercito di atleti over-35 dopo il varo della Norma-dell'imbecille. A tutto fa da contraltare un minimo articolo di Fausto Narducci a sinistra dell'articolo citato che con estrema pacatezza sostiene che questa non sembra molto una rivoluzione. Ma infatti, è pura flatulenza. 

In effetti nel dopo-Daegu sembrava che dovesse succedere l'imponderabile e una rivoluzione copernicana: mi chiedevo da dove si sarebbe potuto partire, visto che Arese di fatto aveva scaricato su tutto il movimento e non sulle sue scelte scellerate la colpa dell'attuale situazione dell'atletica italiana. Nulla. La montagna ha partorito l'ennesimo topolino insignificante, che non dà alcun impulso all'intero movimento, ma che si concentra di fatto solo sulla ricerca del campionissimo che vinca la medaglia nel grande appuntamento per così salvare il popò della nomenklatura. Scelte coraggiose non ne vedremo mai, anche perchè con i personaggi con i quali Arese si contorna, non è per nulla possibile sperare di vedere nulla di nuovo.

Il panorama che emerge è di estrema tristezza. Un futuro tetro, guidato da obiettivi alla-giornata. E all'orizzonte non si vede proprio nulla di buono. Come una qualsiasi manovra "equa" di Monti. A pagarla saremo tutti noi: state pur certi che qualcuno di sicuro ne godrà.

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