17/06/10

Italiani Master e Organizzazione: i dubbi e le certezze del Duca

(una batteria dei 400 M35 all'Olimpico - foto di Michelangelo Bellantoni) - Quella che segue è la lucida riflessione del Duca in merito all'accesa discussione che si è accesa in seguito alla pubblicazione dell'articolo relativo ai pro e i contro di Roma (qui il link al menzionato pezzo). Sia nel nostro pezzo citato che in quello del Duca che segue qui sotto, poniamo l'attenzione su alcuni aspetti di cui bisogna tener conto in merito all'organizzazione del massimo evento mai gestito a livello Nazionale e che ha coinvolto il mondo master su pista. Comprendere le responsabilità. Dopo questo articolo, nei prossimi giorni seguirà la dettagliata analisi delle gare femminili (così come già fatto con gli uomini - qui il link).

A distanza di tre anni dalla mia ultima partecipazione, Milano-07, sono tornato a calcare il palcoscenico di un Campionato Italiano nella cornice (invero) più prestigiosa che si possa immaginare, in Italia, per un amante dell’atletica in pista. Devo sinceramente dire che è stata un’esperienza molto bella, pur se parecchio fugace in quanto l’ho incastrata grazie ad un impegno personale che avevo nel pomeriggio della domenica, vicino a Roma. Forse anche per questo, essendo stato presente solo la domenica mattina, mi è sembrato sostanzialmente che tutto sia andato molto bene. Domenica sera tornando poi in macchina, a notte tarda, ho avuto tutto il tempo di fare una serie di considerazioni, ripensando ad alcuni episodi successi e raccontatimi e ne ho tratto una serie di conclusioni che vorrei riassumere brevemente.
Parliamo subito dell’organizzazione. A mio avviso ottimale e, a tal riguardo, vorrei pubblicamente encomiare l’amico Claudio Rapaccioni che si è profuso in un impegno senza limiti, rinunciando tra l’altro a gareggiare nelle prove singole, cosa non da poco per un grande atleta come lui. Io credo che tutti i veri appassionati di atletica debbano essere grati a Lui ed alla Sua società per averci dato la possibilità di provare, una volta nella vita, l’emozione di entrare in quel magnifico stadio e sono certo anche che non sarà stato facile averlo ottenuto. Certo, ho sentito e letto che ci sono state anche talune pecche organizzative: grandi code alla spunta il primo giorno, mancanza delle bottigliette dell’acqua, ticket che portavano ad un aggravio del prezzo per mangiare, spogliatoi non pulitissimi… Comprendo e specialmente il primo giorno il disagio deve essere stato molto forte, ma consideriamo l’unicità della situazione che ha portato, tra l’altro, ad una partecipazione straordinaria di quasi tremila atleti. Certe esperienze valgono pure qualche sofferenza e penso che l’aver poi avuto la possibilità di entrare e gareggiare in quel magico impianto abbia ampiamente compensato ogni altra cosa.
Veniamo, invece, all’aspetto tecnico della manifestazione, che nulla c’entra con l’organizzazione: i famigerati GGG (Gruppo Giudici Gare), cioè coloro che gestiscono l’atleta da un punto di vista tecnico ( assegnazione corsie, accesso al campo, uscita dal campo, starter, cronometraggi, etc… etc…..).
Signori, purtroppo questo è un aspetto che chi corre e frequenta piste di atletica da tanti anni deve conoscere perfettamente e prepararsi psicologicamente ad affrontare al meglio, perché tanto non c’è rimedio. E’ un fatto culturale che credo non abbia uguali in altra parte del mondo. Chi fa parte dei GGG è gente che non ha minimamente cultura sportiva, persone che, per chissà quale motivo, decidono di fare dei brevissimi corsi per poter indossare la divisa bianca ed avere, per pochi istanti della propria vita, un attimo di potere che ovviamente, nella maggioranza dei casi, si spende molto male.

E’ un discorso vecchissimo, spesso racconto un aneddoto accaduto nel 2004 ad una fase regionale di un campionato di società in cui uno starter ad un atleta che si lamentava, alla partenza dei 200, che il blocco non faceva presa sul terreno, gli rispose “ma tu non spingere quando esci”.

Allora come si può pretendere che, gente che ignora i principi base di una specialità, possa capire le esigenze di riscaldamento di un atleta, i mesi di sacrifici fatti per arrivare alla gara e, quindi, le sue tensioni relative nei minuti precedenti.
E’ un problema irrisolvibile che può solo essere risolto dall’atleta stesso cercando di non raccogliere le provocazioni lanciate da questi uomini e donne in bianco che, tra l’altro, non hanno nemmeno la capacità intellettuale di capire che un conto è avere di fronte ragazzi piu’ abituati a situazioni scolaresche, un conto persone adulte che, ovviamente, non possono tollerare di essere trattati, senza motivo, come ragazzini indisciplinati
Parlando, invece, degli atleti non posso che compiacermi del fatto che, come piu’ volte scritto, il mondo master continua la sua evoluzione tecnica con grande partecipazione nelle categorie dei più giovani, ottimi riscontri tecnici e questo è un grande stimolo per la crescita del movimento in quanto tante persone, a fine carriera seniores, sono sempre piu’ invogliate a proseguire nell’attività.
L’altra faccia della medaglia, e non posso non evidenziarla, è però una certa trasformazione ambientale culturale, nel senso che si respira ormai un’atmosfera eccessivamente tesa con atteggiamenti, da più parti, a mio avviso esagerati per un mondo in cui comunque dovrebbe sempre prevalere la sportività, la lealtà e l’estremo rispetto dell’avversario.
E allacciandomi proprio a questi ultimi tre fondamentali valori, vorrei concludere con un dubbio che, sarò sincero, mi porto dietro da tempo e che, purtroppo, anno dopo anno, aumenta in virtu’ di situazioni indubbiamente sospette.
Ma esiste o meno il doping tra i master?
Domenica mattina ero seduto nella call room, prima di entrare in pista, e una persona che conosco superficialmente da tanti anni perché ogni tanto, a qualche campionato italiano, corriamo nella stessa serie, senza alcun particolare preambolo, nello spazio di due parole dette nell’attesa della chiamata, mi ha chiaramente detto che troppa gente prende sostanze proibite e cio’ è sin troppo evidente da tanti fattori.
Sono rimasto veramente sorpreso. La persona è oltretutto uno che allena, è stato un discreto atleta nel passato,non aveva alcuna velleità di risultato e, per quel poco che lo conosco, mi è sempre apparso soggetto equilibrato e schivo. Il fatto che abbia avuto tale sfogo e mi abbia espresso tali crudissimi concetti mi ha colpito e accentuato i miei dubbi del passato…
Certo bisogna essere assolutamente garantisti, ma è anche vero che per rispetto di tutti bisognerebbe fare dei controlli antidoping almeno a tutti quelli che arrivano primi o secondi ad un campionato italiano. Utopia totale, ovviamente, in un ambito con tutte queste categorie.
Anche qui, dunque, non c’è rimedio, salvo che ribadire, come già detto in passato, che il master che si dopa è un imbecille e sperare, se mai leggesse queste parole, che possa comprendere l’assurdità totale di quanto commette.
IL DUCA

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