14/06/10

Italiani Master al maschile: l'analisi

Prima di partire per Roma mi ero preso la briga di tracciare per somme linee quelle che per me sarebbero state le sfide più calde nelle lunghe e afose giornate romane. A ben vedere poi la realtà viene filtrata dalle nostre lenti sul mondo (i propri vissuti, le nostre esperienze), quindi il risultato appare sempre qualche cosa di molto parziale, ergo (come al solito) prendete ciò che scrivo con estrema leggerezza. Guardando i risultati delle competizioni cui purtroppo non ho assistito, mi sono immaginato film di leggendarie volate regali, come il tuffo all'unisono sul traguardo di Roma '87 di Edwin Moses, Harald Shmidt e Danny Harris, balzi in buca succeduti da manifestazioni di gioia come quella di Mike Powell a Tokyo, la sicurezza dei più forti (come quella di Sergej Bubka: sapeva sempre quello che doveva fare e quando, e le gare non le finiva quasi mai con tre nulli, ma con una misura valida... quasi che fosse stato toccato dal dono dell'infallibilità). Ecco, la cosa che accomuna gli Dei di questo sport che hanno scritto le pagine più epiche (anche di vita, perchè no?) e 3000 master è lo scontro uomo-contro-uomo, donna-contro-donna. L'uomo solo con sè stesso e contro gli altri. Mi piace vederla così: i tempi, le misure, gli spazi, lo sappiamo bene, ogni anno che passa perdono un pizzico del loro valore assoluto: si relativizzano, ci allontano dall'atletica reale. Quello che rimane intatto è l'essenza dello sport: la sfida. Ecco perchè mi sono venuti i brividi in quella che ritengo sia stata la gara più spettacolare dei Campionati Italiani Master: gli 800 M40 (o è forse solo autosuggestione?). In quella gara si è visto tutto questo: è stata la sintesi, la copertina, l'immagine di questi campionati italiani master. Manco farlo apposta l'avevamo quasi vaticinata. Tre atleti davanti a tutti, lo avevamo detto. La gara che ricalca uno dei canovacci immaginati, poi il rettilineo finale e per quegli interminabili metri finali in una di quelle pagine di sport che purtroppo rimarrà solo nella memoria dei presenti (e in un video che presto posterò). Tre uomini che corrono spalla-a-spalla senza che nessuno riesca a prevalere sugli altri. Un equilibrio infinito, che sembra durare in eterno, nonostante gli sforzi, la concitazione dei movimenti, la fatica, i denti stretti, il vorticare degli arti... Poi l'equilibrio si spezza, quell'attimo per permettere al migliore di guadagnare qualche centimetro e scrivere un pezzettino di storia: primo, secondo e terzo in pochi centesimi. Grazie a Francesco D'Agostino, a Stefano Avigo e a Emilio De Bonis. Che gara! Altra immagine che mi si è fissata indelebile nella mente è quella degli 800 M45: non ci sono stati arrivi al photofinish, ma semplicemente un uomo che ne batte un altro. Ebbene sì, probabilmente perchè gli 800 danno la possibilità di vivere con i giusti tempi, l'intensità e l'emotività dello sport, in un crescendo orchestrale che dura poco più due minuti. Alla fine di tutto rimane un'altra immagine di questi campionati, il Campione del Mondo indoor Giuseppe Romeo battuto in Patria da un suo rivale, con la stoccata vincente (anche qui) ad una manciata di metri dalla fine. Brividi. Ve lo immaginate se Achille fosse stato abbattuto da un suo mirmidone dopo aver ucciso niente-popò-di-meno-che Ettore? Ma qui il mirmidone è Ivano Pellegrini, che già da tempo davo su questo sito come in esponenziale ascesa. Vince anche sui 1500, quasi con la stessa trama, anche se poi ci sarà un terzo incomodo a complicare il quadro. Quando cade un re, lo confesso, resto con quell'attimo di disillusione di chi, alla ricerca di solide conferme, spera che i migliori vincano sempre, senza requie. Dalle sconfitte, gli Dei diventano uomini e da come queste vengono accettate, anche le loro qualità terren. Un terzo evento mi rimane "dentro", anche perchè ho avuto il grande privilegio di viverlo in diretta: la finale dei 100 M35. Tre atleti in 2 millesimi: lo sapete non sono e non voglio essere autoreferenziale, perchè ne andrebbe di tutta la credibilità di quello che faccio qui dentro. Cito il fatto solo perchè non devo parlare di una vittoria, ma di una sconfitta, e per come, con il senno di poi (sbollita la delusione) abbia potuto godere di un momento del genere. 100 metri, 1000 decimentri, 10000 centimetri, 100000 millimetri ma alla fine a dividere tre atleti non più di qualche millimetro. Questo è sport e retoricamente anche la vita: il tempo è relativo, è contata solo la sfida, la concentrazione di emozioni del pre, del dopo, del durante. Emozioni che chi non pratica non potrà mai capire. Ritorno (ma solo per un attimo) sulla polemica relativa alle batterie dei 100 e a chi le ritiene una perdita di tempo: consentitemi di dire che non esiste un solo centista al mondo che non desiderebbe correre le batterie. Fa parte dell'iter emozionale della gara, aumenta il pathos (nel suo etimo greco, l'irrazionalità dell'emozione), porta a creare l'aspettativa all'evento finale attorno al quale si crea un clima "diverso". Poi se vogliamo considerare l'atletica master esclusivamente come una catena di montaggio di medaglie (in molti puntano solo su questo aspetto, tristemente, magari vincendo gare in cui si è i soli ed unici interpreti e poi pubblicamente vantandosene). Questo francamente non è la mia idea di atletica: sono pronto anche a smettere di portare avanti questo sito se dobbiamo considerarci così: "serie e via, sotto un altro e un'altra medaglia. E via, sotto un altro che dobbiamo far spazio ai prossimi".
Entrando prettamente nel tecnico, ho contato 12 record italiani al maschile. Grande protagonista dei Campionati in chiave statistica l'immenso Luciano Acquarone (M80) direi senza tema di smentita, tra i tre/quattro master più forti della storia del nostro movimento. Di sicuro è colui che al momento vanta più record italiani tra le varie categorie nelle più disparate specialità, ben 31! Purtroppo lui stesso lamenta di non aver molti avversari, anche se è tornato in pista Sergio Agnoli. A Roma Luciano vince 1500, 5000 e 10000 con tre record italiani. Il tempo sui 5000 sarebbe pure record mondiale, ma si sa che per la WMA e i suoi record conta l'età anagrafica e di fatto Acquarone ha "solo" 79 anni e 8 mesi. Immenso comunque. Tra i recordman "romani" compare anche il siciliano Giuseppe Grimaudo, che ha cancellato la sua stessa MPI M65 portandola a 1'01"73. Record anche nei 5000 M85 (secondo la lista fidal nessun uomo in quella categoria ha mai corso questa specialità) da parte di Luigi Passerini. Infine record del martellone M40 da parte di Luigi De Santis con 15,72. Nel Decathlon Antonio Caso, M60, stabilisce la nuova MPI con 5617 punti: migliorata di quasi 100 la precedente prestazione di Sergio Valente, "vecchia" di ormai 11 anni. Record nelle 10 prove anche da parte di Mario Gaspari (1940) che totalizza 5440 punti, contro i 5357 precedenti di Sergio Veronesi. Dal fronte staffette, arrivano i record per la 4x100 M75 della SC Meran Volksbank (la staffetta più "anziana" mai schierata in Italia da una società sportiva), con 1'07"62. L'atletica Giovanni Scavo 2000 migliora per la seconda volta in pochi giorni quello della 4x400 M40, abbassato a 3'35"60. Altro record nella 4x400 M50: L'atletica San Marco di Venezia sigla 3'50"84 e abbassa il 3'51"51 del Cus Palermo. Infine record tra gli M65 per mano della Liberatletica Aris di Roma: 4'54"34 contro il 4'56"23 dell'Ambrosiana.
Questo per quanto riguarda i record. Ma se me lo consentite vorrei fare una piccolissima analisi qualitativa categoria per categoria per vedere le gare più interessanti.
  • M35: la gara dei 100 è stata incredibilmente equilibrata: vittoria al pelo (è il caso di dirlo) del romano Renato De Angelis (11"23). Giuseppe Poli manca la doppietta che già gli era riuscita al coperto ad Ancona: 400 ed 800. Mentre negli 800 domina la competizione nettamente (2'00"02 il suo tempo), sui 400 trova sulla propria strada il Campione Europeo di Lubiana 2008, Alessandro Gulino, che non ha voglia di fare sconti: un 50"57 a 51"02 senza repliche. Nel pomeriggio di sabato ti incontro per lo Stadio dei Marmi Stefano Longoni: gli chiedo dei 110hs, e mi conferma la vittoria con record. 14"65, ma secondo le mie tabelle il record di Alessandro Petroncini è 14"62! Mancherebbero 3 centesimi, che se non fosse stato per i 2,4 metri di vento contro, magari. Poi Longoni vincerà anche il salto triplo con 13,75. Paolo Citterio nei 400hs piazza un roboante 56"25 battendo quello che è stato un pò il dominatore della specialità negli ultimi anni, Gian Luca Camaschella. Francesco Arduini nel salto in alto si "ferma" a 1,93 fallendo l'1,98: ma nelle ultime settimane aveva valicato i 2 metri in diverse circostanze. Pedana sorda, visti in generale i risultati da questa specialità? Però la Vlasic e la Lowe, durante il Golden Gala... Nei lanci, 2 ori e 2 argenti per Alessandro Valsecchi, e gran 58,50 di giavellotto da parte di Marcello De Cesare.
  • M40: la velocità è stata crocevia delle Sfide di Max Scarponi contro tutti. L'unico però a riuscire nell'impresa di rovinargli la festa è stato Edgardo Barcella: 50"54 contro il 50"70 del romano. Per il resto il più acerrimo "nemico" di Scarponi è risultato essere Mauro Graziano (due volte secondo), che nel ranking di categoria ha superato per ora Paolo Chiapperini (due volte terzo). 11"17 e 22"65 gli ottimi tempi di Max sulle due prove più brevi. Degli 800 abbiamo già ampiamente parlato: il killer Francesco D'Agostino ha superato in un finale da cineteca Stefano Avigo ed Emilio De Bonis. Stefano Avigo si rifarà poi con gli interessi nei 1500, in un'altra gara dai contenuti tecnici elevatissimi: battuto (4'08"66) solo all'ultimo il vincitore dei 5000 Riccardo Baraldi e staccato a 200 alla fine il campione italiano uscente Gianni Bruzzi. Stefano Quazza piazza un ottimo 1,87 nell'alto, mentre Fulvio Andreini domina da par suo nell'asta con 4,40. Dal lungo una delle grosse sorprese del weekend romano: Giorgio Federici battuto. Colpito dai crampi si è infatti dovuto inchinare al probabilmente incredulo Roberto La Barbera (6,31). Federici si rifarà poi nel salto triplo (12,15). Dai lanci arriva il citato record italiano nel martellone di Francesco De Santis (15,72). Una delle sfide che avevo segnalate essere più interessanti, il giavellotto M40, si è risolta con la vittoria di Mauricio Guillermo Silva: 53,40.
  • M45: categoria zeppa di star. Presenti e Assenti. Mario Longo senza patemi nei 100 (11"14) anche dopo il grande infortunio occorso durante gli italiani indoor master, ma costretto ad ammainare la bandiera sui 200, alla fine di una lunga imbattibilità durata qualche tempo a livello nazionale. Giustiziere del romano Enrico Saraceni (22"88 a 22"92): era questa una delle sfide più attese della tre giorni romana. Bravo Alberto Zanelli, il primo degli umani: 23"37. Lo stesso Saraceni senza problemi sui 400 (52"49). Negli 800 (e in parte nei 1500) si consuma il dramma (solo sportivo) del campione del Mondo indoor degli 800: Giuseppe Romeo. Sulla sua strada si trova infatti un fenomenale Ivano Pellegrini, che come un cobra piazza due volate mortali portandosi a casa in un colpo solo due titoli (2'04"75 e 4'25"25). Assente Marco Segatel, scena per Alessandro Pistono nel salto in alto: 1,84. Paul Zipperle vince nel triplo con 12,39. Antonio Iacocca doppietta su peso e disco: 12,10 e 38,65. Enrico De Bernardis doppietta nel martello/martellone: 45,03 e 13,19. Purtroppo nella velocità assenti giustificati Giancarlo D'Oro e Ferido Fornesi.
  • M50: Marco Morigi, l'uomo nuovo del mondo della velocità master, si avvicina ancor di più al record italiano dei 100 metri di Salvino Tortu: 11"69 contro l'11"65 ottenuto l'anno scorso a Donnas. Luigi Ferrari fa valere la sua immensa classe sugli 800: 2'08"08 in una gara dominata sin dal primo centimetro. Paolo Bertazzoli non lascia spazio a nessuno tra 1500 e 5000: 4'27"57 e 16'30"14. Il medagliato di Lahti, Emanuel Manfredini piazza un siderale 1,78 per poi fallire le 3 prove a quello che sarebbe potuto essere il nuovo record italiano di categoria, 1,85. Delitto di lesa mastà nel triplo (al pari degli 800 M45): il Campione del Mondo in terra finlandese Giancarlo Ciceri battuto di un solo centimetro da Massimo Fiorini: 12,24 a 12,23. Pazzesca la gara di disco: finiscono in 4 in meno di 70 centimetri. uno solo vince, solo tre vanno a podio, e purtroppo uno rimane con un pugno di mosche in mano. Il migliore in questa circostanza si chiama Paolo Villa (44,82), su Giuseppe La Padula (44,64), Ugo Ciavattella (44,29) e Primo Celebrin (44,08). Il mostro sacro Massimo Terreni non ha problemi invece nel martello e martellone: 17,58 e 52,16. Anche dal giavellotto pochissimi centimetri tra l'oro e l'argento: Lucio Buiatti ha infatti lanciato a 50,94 contro il 50,52 di Giancarlo Ballico.
  • M55: Daniele Zecchi doppietta su 1500 e 5000, così come doppia le vittorie Ercole Sesini nel lungo/triplo: 5,45 e 10,82. Terza doppietta di categoria da parte di Antonio Maino nel disco/peso: 12,47 e 37,35. Il fresco primatista italiano del martellone, Sandro Sangermano si cimenta solo nella gara di martello (37,38) minacciato da vicino (36,88) dal vincitore proprio del martellone, Angelo Moiraghi.
  • M60: Antonio Rossi rimane con il conto aperto alla Bar "fortuna" dei 100 metri. Il record italiano di categoria sui 100 metri rimane ancora una volta a pochi centesimi (12"54, ancora 4), ma l'aspetto da tramandare ai posteri è forse la "sfida" con Vincenzo Felicetti, che nella medesima finale ha fermato l'omegatime a 12"63. Quindi c'è stata sfida vera, e non l'ipotizzato dominio dell'umbro sulla prova più breve. Le cose si sono poi ribaltate sui 200, dove Felicetti ha vinto come pronosticato, ma stavolta Rossi gli è arrivato molto vicino (25"89 a 26"16). Gli 800 (che in questa edizione dei Campionati mi ha letteralmente stregato) presenta un parterre de roi di primo ordine. Mi sono preso il mio tempo per assistervi direttamente: Dario Rappo, Averardo Dragoni e Konrad Geiser. Rappo, reduce da alcuni fastidi fisici (che con estrema signorilità non denuncia pubblicamente) è sotto la lente di ingrandimento. Averardo è dato in discreta forma. Geiser ha una nutrita storia alle spalle. Poi la gara presenta l'outsider che non ti aspetti: Giovanni Finielli infatti vince la prova (vincerà anche i 1500) nettamente, mettendosi alle spalle cotanta abbondanza di giacche zeppe di titoli vinti sui campi di battaglia. Sorprende il secondo posto di Bruno Bedana, che solitario nella serie di rincalzo (vittima anch'esso del Sigma) solitario ottiene appunto il secondo tempo totale. Segnalo altresì la doppietta 5000/10000 di Antonio Trabucco e la sfida al centesimo tra Rudolf Frei e Antonio Montaruli nei 300 hs: sul traguardo 48"80 contro 48"81. Uomo contro uomo, ancora una volta. Forma smagliante l'ha dimostrata Luciano Occhialini: 51 centimetri dal record italiano del lancio del peso e soli 30 da quello del martellone. La notizia? Che quei record sono detenuti da sua maestà Carmelo Rado. Il giorno in cui Rado perderà un record sarà un evento paragonabile al passaggio della cometa di Halley. Arrivare a 30 centimetri da un suo record sembra invece il tentativo di anticipare il moto incessante degli astri. Nel Decathlon ho già citato il record di Antonio Caso.
  • M65: la star di categoria è stata senza ombra di dubbio (sarà d'accordo Lamberto Boranga?) Giuseppe Grimaudo, di cui più sopra ho parlato dettagliatamente. 100, 200 e 400 con record il suo carnet romano. Aldo Michielon fa doppietta tra 800 e 1500. Il primatista italiano di asta Arrigo Ghi fa passare qualche minuto di panico ai suoi sostenitori: entra a gara praticamente già finita a 3 metri. Piazza due nulli e solo al terzo valica l'asticella a 3,00. Passata la paura prova i 3,35 di un nuovo record, senza però riuscirci. Ed infine Lamberto Boranga, vincitore di lungo e triplo.
  • M70: Altra sfida al cardiopalma nei 200, con il medagliato di Lahti Roberto Vaghi che batte Benito Bertaggia di un solo centesimo: 29"54 a 29"55. Il fenomeno lo fa però Giuseppe Parenti, primo su 800, 1500 e sui 5000. Uno dei big tra i master, Galdino Rossi, vince così come da pronostico l'asta con 2,90. Poi prova a pareggiare il record a 3,05, ma... nulla. Infine prestazione di grande spessore nel salto in lungo da parte di Giorgio Bortolozzi. 4,51 contro il 4,59 del record di Bruno Sobrero che risale addirittura al 1991 (19 anni!). 4 prestazioni, durante la serie, tra i 4,48 e i 4,51. E' mancata proprio la zampata vincente.
  • M75 e oltre: Luciano Rossi vince i 100 e i 200 M75. Di Luciano Acquarone (M80) abbiamo già ricordato le 3 imprese: 3 record italiani e uno mondiale "ante litteram". Luigi Passerini (M85) stabilisce invece la MPI sui 5000 in quanto primo italiano in quella fascia d'età a coprire la distanza. E poi? E poi Ugo Sansonetti, M90, impegnato su 100, 200 e 400. Quando si parla di Ugo si cerca sempre il record del mondo, che purtroppo questa volta non è arrivato. Sui 400 si è assisitito addirittura al ritiro. Niente record neppure da parte del brianzolo Giuseppe Rovelli (M90), che, udite-udite, nonostante i titoli mondiali ed europei, ha subito una sconfitta nel nel lancio del disco per mano di Ottaviani (pur collezionando 3 ori). Ed infine il Cavaliere di Vittorio Veneto Giovanni Vacalebre, presente nella marcia.

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