29/03/10

Mondiali di Cross: Italia ridotta ad atollo caraibico

(foto IAAF) - Nella caduta libera con cui con grande abilità ci sta guidando il nocchiero Arese (direi un Caronte che traghetta l'anima dell'Atletica italiana oltre lo Stige per portarla diritta nell'Ade sportivo), si aggiunge un'altro epico ed inimitabile capitolo: i mondiali di cross tenutisi in un posto impronunciabile, successione forzosa di consonanti: Bydgoszcs (grazie per aver messo una "o"!) in Polonia. A dire il vero, letto sul sito della Fidal, sembrava di leggere qualche cosa del tipo "Campionati galattici di Marte" cioè qualche cosa che non ci apparteneva assolutamente. Eppure avevamo mandato un manipolo di atleti. Comunque sia, si è capito definitivamente qual'è il compito del Ct Francesco Uguagliati: portare meno atleti possibili per evitare figuracce più che all'Italia, al gobierno del subcomandante Arese. Cercare di non schierare un'intera formazione per non essere "catalogati" e raffrontati al resto del mondo. In effetti, il timido tentativo è stato fatto con la squadra junior, ed è andata decisamente male: Italia 15^ su 18^ formazioni classificate (la 18^ ha pure un paio di ritiri). Un paio di atleti tra i senior e una sola tra le donne (!!!). Meglio non far parlare troppo di sè in questo periodo, vero? Tra gli uomini esordisce con la maglia azzurra l'italo-marocchino Khaddour Slimani, e alla vigilia commette un errore madornale: promette un posto tra i primi 15. Risultato? 46° e sarebbe bello dire "primo degli italiani", ma gli italiani, come già detto, erano solo in due. "Secondo degli italiani" è stato invece Martin Dematteis, specialista della corsa in montagna e scomodato per questa occasione (91°). Possibile che non ci siano altri specialisti? Il cross azzurro è tutto qui, uno scoglio caraibico in mezzo all'oceano. Tra le donne si è ben comportata (come del resto tutti gli altri: cosa si può alla fine addebitare a loro, che il sudore lo versano a litri?) Elena Romagnolo, 24^ a circa 2' dalla vetta. Ed è stata anche lei la prima degli italiani, anche perchè era l'unica italiana alla partenza: incredibile come i proclami di rinascita cozzino fragorosamente contro la realtà dei numeri: UNA atleta a rappresentare il mezzofondo femminile italiano. Detto del tonfo della squadra junior maschile (primo italiano Michele Fontana 55°), la nota positiva arriva dal 21° posto di Federica Bevilacqua, con il 67° posto della Celoni (2 junior al femminiel).
Considerazioni finali: nella specialità del cross la nostra nazione non ha mai brillato particolarmente: bisogna probabilmente ritornare ai periodi in cui Kenya ed Etiopia non avevano invaso in maniera così massiccia il mondo sportivo per avere una minima visibilità. Il dato che emerge è però "politico", permettetemelo. Nè Arese, nè Uguagliati hanno commentato quanto successo (o non successo) in Polonia, dopo i colpevoli silenzi di Doha (almeno, sul sito ufficiale della Fidal), almeno... ad oggi. La politica di ridimensionamento mediatico (per non sollevare troppe voci) continua e soprattutto continua la caduta verso il basso dell'Atletica Italiana. Nel mezzofondo non esiste nemmeno una squadra italiana, per dirla tutta: i mezzofondisti italiani sono come i panda: in estinzione. Gli unici esemplari in cattività c'è la sensazione che non si sappia bene cosa fargli fare, perchè la coperta è troppo corta. E dire che Arese (e il suo gruppo di fuoco) è là in cima da 6 anni. Se campioni dovevano esserci, ora dovremmo averceli: invece non c'è più nessuno. E intanto Caronte, stancamente ma con ferma decisione, continua a traghettare oltre lo Stige questa moritura baracca.

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