04/11/09

Il Duca e il decennale della scomparsa di Nebiolo

Propongo questo articolo del Duca su Primo Nebiolo, compianto factotum dell'Atletica Leggera Nazionale e Mondiale. Peronsalmente quando ho letto qualche commento sulla presenza di Arese alle commemorazioni mi sono domandato intimamente cosa si provasse a ricoprire incarichi in posizioni che ti portano a scomodi paragoni. Uomini che grazie alla loro genialità sovvertono il mondo, paragonati a uomini che spesso non sono all'altezza. Montagne e topolini. Quello che segue è un breve ritratto disegnato dal Duca.

L’angolo del Duca: L’altra faccia della medaglia

Ricorre in questi giorni il 10° anniversario della scomparsa di Primo Nebiolo, indimenticato Presidente della Iaaf dal 1981 al 1999 e autentico padre dell’Atletica italiana e mondiale. In questi giorni, tutti i piu’ importanti quotidiani si sono occupati di tale ricorrenza ed anche di questo, a mio avviso, dobbiamo essergli grati in quanto, pur non essendoci piu’ da dieci anni, il suo semplice ricordo riesce a catalizzare, una volta tanto, l’attenzione di tutti i media sul nostro sport ormai quasi dimenticato. E’ difficile aggiungere gran che a quanto scritto quasi unanimamente da tutti. Nebiolo è stato indubbiamente un manager straordinario, dotato di una passione incredibile che ha saputo trasmettere con modi e atteggiamenti sicuramente da padre padrone, ma proprio per questo, forse, è riuscito ad ottenere quei risultati che nessuno piu’, temo, riuscirà a realizzare. Certamente i tempi erano diversi, giravano meno soldi nel mondo degli sport piu’ popolari e Nebiolo ha sicuramente avuto la grande forza di spettacolarizzare ai massimi livelli quello che, da tutti, era considerato uno sport povero, ma nello stesso tempo puro. Ricordiamo che un tempo le Olimpiadi erano aperte solo ai dilettanti e che l’Atletica leggera ha da sempre rappresentato la Regina dei giochi Olimpici. Sicuramente Nebiolo è stato quindi l’anima pensante di questa grande trasformazione, avvenuta a partire da Seul 1988, nel pieno del suo mandato internazionale e della grande carica manageriale che seppe dare al sistema.
E’ anche vero, d’altra parte, che proprio la grande diffusione e visibilità che Nebiolo è riuscito a dare all’Atletica nel mondo intero, ha fatto si che si creasse una sempre maggiore esplosione di talenti, allettati ovviamente dai possibili guadagni, provenienti da nazioni e continenti un tempo quasi sconosciuti e cio’ ha reso sempre piu’ complicato, anno dopo anno, la possibilità di competere ed affermarsi nelle piu’ importanti manifestazioni. Chiudo il mio breve ricordo con un paio di interventi molto forti che ho trovato e che risalgono ai giorni successivi alla scomparsa, nel 99, di Nebiolo. Lascio alla valutazione soggettiva il contenuto degli stessi.

  • "Il giudizio che avevo su Primo Nebiolo lo mantengo anche oggi: è morto un personaggio che ha calpestato, corrotto e inquinato gli ideali sportivi nei quali credevo e in cui, come me, credono oggi anche i giovani". E ancora: "Purtroppo è stata la morte ad allontanare Nebiolo dallo sport e non un movimento dall'interno del mondo sportivo a difesa di certe regole basilari, come il rispetto, la giustizia, l'imparzialità. Valori da lui ampiamente dimenticati".
Livio Berruti (medaglia d’oro sui 200 metri alle Olimpiadi di Roma 1960) all’interno dell’articolo che annunciava la morte di Nebiolo su “La Repubblica” del 8 novembre 1999

  • E' arrivata la fine per il Grande Dittatore "…Primo Nebiolo è stato per lo sport italiano e mondiale tante cose: un dirigente grande e rivoluzionario, un organizzatore intraprendente, un presidente moderno e megalomane, un affabulatore senza ritegno, un genio del male, un corruttore di ideali…."
Stralcio di un articolo di Emanuela Audisio (famosissima giornalista sportiva) pubblicato su “ La Repubblica” il 9 Novembre 1999

IL DUCA

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