28/11/09

Tim Montgomery: l'invidia per Maurice Greene che lo ha portato al carcere

Qui sotto (con una mia libera e lunga traduzione, spero fedele) un'imperdibile intervista scritta da Owen Slot (del Times-online), effettuata dietro le sbarre. Obiettivo: intervistare uno dei più veloci sprinter di sempre: Tim Montgomery. Un'intervista a cuore aperto, senza peli sulla lingua, per chi ormai da oltre un anno vive in carcere e dovrà rimanerci per i prossimi 6. Leggete la durezza del carcere, la vita devastata, e come tutto sia nato dall'invidia per Maurice Green e come questo lo abbia portato a scegliere la guida di Trevor Graham (già allenatore di Marion Jones), e quindi della Balco. E alcune accuse, nemmeno tanto velate, contro lo stesso Greene, reo di aver utilizzato lo stesso fornitore di sostanze dopanti, ma senza che mai nulla gli accadesse.

Per Tim Montgomery, in passato l'uomo più veloce della terra, oggi inizia un giorno uguale a tutti gli altri. Con lui dormono 47 detenuti. Lui, che dorme in un letto a castello su una delle brandine superiori, sarà svegliato alle 5:00 e dovrà rifarsi il suo letto in tempo per poter far colazione alle 05:30. Il letto dovrà essere rifatto in stile militare perfetto, gli angoli a 45°. Alle 06:30 inizierà il suo lavoro: la sua mansione è quella di "paessaggista", che significa che dovrà raccogliere le foglie a circa 12 centesimi all'ora. E sarà lo stesso domani, e dopodomani, e se dovesse scontare la sua intera pena, lo dovrà fare senza requie fino al giorno del suo rilascio, il 6 gennaio 2016. E' lungo periodo in cui dovrà utilizzare molto la sua furbizia. Mai fidarsi degli altri detenuti:

"Non sai mai quello che un uomo potrebbe riuscirti a fare".

Evitare la Sala TV, perchè lì si scoppiano le risse. E poi MAI cambiare canale. MAI. In un'altra prigione scoppiò una sommossa a causa della TV. Dopo l'intervento della Polizia con scudi e pistole Taser, l'ordine fu ristabilito e i detenuti rimasero confinati nelle loro celle per 21 giorni. Pensare al "fuori" lo sostiene. Cita Parigi e lo fa con orgoglio, come se appartenesse ancora a lui. Il riferimento è al 14 settembre 2002, il giorno in cui corse i 100 metri in 9"78, il record del mondo ottenuto alla finale del Grand Prix. Chè è stato il giorno in cui Marion Jones celebrò il record con lui in pista, baciandolo pubblicamente, lasciando che il mondo sapesse chi erano: la coppia più veloce del mondo.

"Quanto un uomo può volare in alto". Dice. "Sembrava...".

Spiccarono il volo insieme, ed insieme precipitarono. E la caduta di Montgomery si è incarnata nel numero di matricola 56836-083 e due condanne. La prima per frode bancaria, per il deposito di assegni contraffatti per un valore di 1,7 milioni di dollari. La seconda per cui è ancora in attesa di giudizio, per il possesso e la distribuzione di eroina. Ora è detenuto a scontare la sua pena presso il Federal Prison Camp, nella città della quale condivide il nome, Montgomery, in Alabama. L'intervista è stata condotta nella stanza riservata alle visite della prigione; Montgomery veste una maglietta color oliva e un paio di pantaloni con una fibbia lucida, l'uniforme standard per poter ricevere i visitatori. E parla per 4 ore sul suo talento atletico, e come lo abbia sprecato. Come l'invidia per Maurice Green lo spinse a prendere sostanze dopanti; di Marion Jones e di come siano caduti così in basso; sull'inferno della prigione e come il suo recente matrimonio contratto all'interno della prigione sia stata la sua unica salvezza.

"Mi sono distrutto da solo". "Ho cercato di essere un uomo per tutta la vita, e ora sono trattato come un bambino".

Qui lui lo sa, è una prigione di minima sicurezza dove nessuno deve scontare pene superiori ai 10 anni. Non è così brutta come quelle che ha già provato. Da quando ha iniziato a scontare la sua pena oltre un anno fa, non è mai rimasto in un penitenziario per lungo tempo. Fu spostato da prigione a prigione, fermandosi in alcuni penitenziari in cui provò il carcere duro, compresi Portsmouth, in Virginia, e uno in Oklahoma, luoghi in cui i detenuti si costruivano coltelli e dove sembrava che si accoltellassero ogni giorno. E mettevano pure l'olio nel microonde, per poi buttarlo addosso agli altri.

"In una prigione ho assistito a 35 rivolte, e sono stato sospettato una volta di essere a capo di una di esse. Ci hanno fatto inginocchiare per 90 minuti: una guardia mi ha sbattutto lo scudo sulla schiena, e mi ha inferto l'elettroschock gridandomi "Sei tu il capo? Lo sappiamo che guidi questo blocco!". "Non ci si può mai rilassare in carcere. Non vi posso descrivere quanto è brutto. Devi far parte di una gang per avere una protezione. Devi fargli sapere che "se mi prendete, io sarò disposto a darvi tutto. Sono disposto a sacrificare tutto perchè mi rispettino qui dentro. In una prigione di New York sono stato messo in cella con un pedofilo e ho dovuto picchiarlo. Era contro la mia morale, credo che a tutti debba essere data una seconda chance. Ma se non l'avessi fatto, gli altri detenuti avrebbero pensato che ero un debole e ne avrei pagato le conseguenze. In prigione è tutto basato sul rispetto. E' come in pista. Il regalo che ho avuto, la mia velocità, è stata la mia salvezza un tempo. E mi ha permesso di vincere il rispetto per i ragazzi che lavorano fuori. E sono in genere ragazzi forti".

Come fa un uomo a cadere tanto in basso? Montgomery nega che questo possa essere dipeso dalla sua educazione, anche se ammette che sarebbe potuto esserci destinato. Aveva "due dei migliori genitori", suo padrè combattè in Vietnam e gli impose la disciplina ed un codice morale, nella loro casa di Gaffney, South Carolina.

"Non avevo bisogno di vivere sulla strada", dice, ma nonostante questo spacciava crack. "Avevo bisogno di vivere di emozioni forti!".

Durante l'intervista, gli chiedo del senso di colpa, di come sta la sua anima... non è stato per lui un problema fregare il mondo dell'atletica, far uso del doping, spacciare eroina? E la sua risposta è stata coerente, onesta, fredda:

"Mi domandi come mi sento e francamente devo scavare a fondo per poter trovare una risposta. Se mi sono sentito di aver oltreppassato il limite una volta fatto uso del doping? No, non per chi arriva dalla strada. Non era nemmeno un pensiero secondario. Non voglio far apparire ciò che non sono: non era un pensiero secondario nemmeno il fatto di barare. Tutto aveva senso perchè dovevo battere il sistema: e se potessi, lo rifarei. Questo è quello che ho imparato dalla strada. Ma ti dico, che se io sono cinico, Marion lo dovrebbe essere di più. Lei non sapeva nulla di tutto."

L'atteggiamento che ha spinto Montgomery a far uso di droga è stato lo stesso che lo ha spinto a spacciarla. E' stato soltanto quando in una cella a Portsmouth vide un uomo abbracciare l'orlo del water e vomitare, sudare e tremare violentemente che capì esattamente in che razza di giro fosse finito.

"Ho avuto a che fare con la droga sin da bambino, così che mi sembrava una cosa normale. Ma solo dopo quel giorno a Portsmouth ho cominciato ad avere sensi di colpa".

Ora si sente destinatario di una lunga e dura lezione. Per il suo modo di pensare i suoi crimini erano visti solo come una mera continuazione dei suoi giochetti maliziosi che faceva da bambino.

"Se solo avessi capito questa lezione prima... L'unica cosa che dovevo fare era alzarmi ed allenarmi. Avevo il miglior lavoro del mondo e adesso sono in cella a spazzare le foglie...".

E' stato nel momento in cui credette che Maurice Green stava acquistando dal suo stesso spacciatore, che Montgomery fu certo che sarebbe stato un atleta di altissimo livello. Greene ha sempre negato di aver assunto sostanze dopanti, ma il suo successo, la ricchezza che ha raggiunto, i suoi comportamenti e le sue pagliacciate, portarono Montgomery a provare una cieca cupidigia, ed è stato questo, più di qualsiasi altra cosa, a portare lo stesso a considerarsi un atleta di secondo piano (tranne una fugace apparizione da migliore atleta del mondo, dopo Parigi).
Da adolescente, Montgomery era un vero e proprio fenomeno. E' stato sempre molto leggero, non un motore che andava di potenza. Nel 1994 stabilì il record mondiale junior: il record non fu omologato perchè fu scoperto che la pista era più corta di 3,7 centimetri. Nessun problema: si era comunque messo in mostra. Nel 1996, a 21 anni, partecipò nella staffetta olimpica di Atlanta, dove Greene, 5 mesi più vecchio, invece non partecipò. Ma l'anno dopo, però, Greene vinse l'oro ai Campionati del Mondo ad Atene e Montgomery vinse il bronzo. Sarebbero passati altri 5 prima che Montgomery potesse riuscire a stargli davanti.

"Maurice divenne la mia ossessione. Volevo ogni cosa che aveva lui: gli organizzatori dei meeting e i brand delle scarpe più note mi dicevano: se tu non batterai quei ragazzi (Maurice Greene e Ato Boldon) non potremo pagarti come loro. Non mi piaceva vederlo flettere i muscoli e fare le lingue prima della partenza. Era imbarazzante il modo in cui faceva il pagliaccio di fronte agli altri atleti. Le nostre gare non erano sui tempi che correvamo: per me è stata una questione personale. Tutto quello che volevo era batterlo".

E' stato dopo i Mondiali di Siviglia del 1999 che Montgomery decise di batterlo. Lui parla di "vendere la mia anima".

"Avrei dato qualsiasi cosa per diventare l'uomo più veloce. Non avrei tralasciato nulla per diventarlo
".

La decisione successiva fu abbandonare il suo allenatore, Steve Riddick, e raggiungere Trevor Graham (foto bbc). Graham aveva successo, aveva messo Marion Jones nelle condizioni di essere costantemente la donna più veloce al mondo. Montgomery non sapeva se tutto ciò fosse grazie al doping, anche se lo sospettava ed era pronto nell'eventualità ad accettarlo. La conversazione cruciale ebbe luogo a casa di Graham, una sera. Graham iniziò a parlargli di potenza, su come lui fosse troppo leggero. Era tutto così palese che ad un certo punto Graham fece vedere a Montgomery un video di Ben Johnson per dimostrare il suo punto di vista: senza parlarmi lui mi diceva quello che dovevo fare. Era a quel punto che le persone ragionevoli si dovrebbero fermare e farsi un esame di coscienza, perchè proprio questo fu il momento in cui Montgomery oltrepassò la linea. Ma, come lui spiega, la coscienza non entrò nell'equazione.

"Quella era linea verde. Tutto ciò che volevo era un grosso contratto con la Nike, la pubblicità. Volevo essere una stella".

Il passo successivo fu andare oltre il confine con il Messico, per prendere contatti con Angel Heredia, che Graham utilizzava come fornitore di sostanze dopanti ai suoi atleti. Montgomery sostiene che gli fu mostrato un foglio in cui era annotati i vari clienti di Heredia, ed egli asserisce che fra di essi vi era anche il nome di Greene. Questa affermazione fu confermata dallo stesso Heredia, anche se Greene non ha mai confermato di aver fatto uso di sostanze dopanti. Quando l'anno scorso furono pubblicate le prove di una transazione bancaria ed un'analisi del sangue con il nome di Greene, lo stesso Greene sostenne che era contrario il doping e che tutto ciò che acquistava da Heredia era destinato per gli atleti del suo gruppo e non per lui. Ma l'atteggiamento di Montgomery, circa gli incontri con Heredia, era che finalmente era arrivato. Non era preoccupato di essere beccato.

"il fatto di essere sospeso per due anni non mi preoccupava. Molti altri non sono stati mai beccati. Il padre di Heredia mi diceva: "sparisce in 12 giorni. Tutto quello che devi fare è stare nascosto per 12 giorni dopo averlo assunto". "Così per 12 giorni accendemmo le luci di notte sulla pista. Ci allenammo di notte e dormimmo in hotel di giorno. Quando vivevo con Marion, avevo messo le telecamere sulle porte così se veniva un controllore, sapevamo che non dovevamo rispondere".

Ma il reale miglioramento ha dovuto aspettarlo per un anno, fino a che fu varato il progetto per il record del mondo. Graham nel frattempo aveva cambiato fornitore e lavorava con Victor Conte, fondatore della Bay Area Laboratory Cooperative (Balco), di Burlingame in California. Il progetto "record del mondo" era stato specificatamente plasmato su Tim Montgomery, ed era nato in una sala riunioni della Balco, con Charlie Francis (il vecchio allenatori di Ben Johnson) quale consulente specialista. Ancora una voltà questo non fece riflettere Montgomery, ma accrebbe la sua ambizione.

"lo sapevo che non era giusto. Sapevo che stavamo battendo il sistema. Ma il sistema prima mi aveva battuto. Charlie mi disse: Tim, tu puoi diventare l'uomo più veloce del mondo. E non credo che al mondo ci sia uno specialista sulla velocità più bravo di Charlie Francis".

Francis aveva ragione. Nel 2001 Greene era ancora davanti a Montgomery, ma nel 2002, finalmente, a Bruxelles Montogmery seppe arrivargli davanti.

"Maurice dopo venne da me e mi disse "ci sei riuscito, eh?". Io gli risposi "era solo questione di tempo". Dopo che divenni il più veloce, Maurice cominciò a perdere diverse gare. Si vedeva che l'andazzo era cambiato. Lo vedi quando hai sottomesso un atleta, quando hai vinto la battaglia con lui".

Due settimane dopo Bruxelles, Montgomery corse il 9"78 di Parigi. Raggiunse la vetta dove nessun uomo era mai giunto prima, la cima dove iniziò la sua... discesa. Ci sono due punti da chiarire per capire quanto talento avesse Tim Montgomery e quanto ne ha abusato. Il primo: il suo record del mondo è stato cancellato ma lui insiste sul fatto che in quel periodo fosse pulito. I medicinali che Conte gli forniva, gli davano terribili crampi allo stomaco, così li ha abbandonati e nel 2002 avrebbe iniziato a utilizzare nutrienti addizionali. Tuttavia si rende conto che nessuno gli crederebbe.

"So che la mia parola non vale più nulla: potete crederci o meno".

Secondo
: siccome al tempo era più interessato ai frutti della vittoria che alla vittoria stessa, non si saprà mai dove il suo talento lo avrebbe portato.

"Avevo tutte le condizioni naturali per ottenere ciò che volevo, se avessi dato il 100%. Ma non l'ho mai fatto. Perchè volevo stare in discoteca, andare ai party, divertirmi".

La sua vita iniziò a crollare dopo l'irruzione alla Balco nel 2003. Solo un anno dopo Tim stava già lottando per l'accusa di doping e cercava fondi per le spese legali. "Avevo bisogno di soldi. Ero già fuori dal mondo dell'atletica e l'unico modo che conoscevo per farli era la droga". In altre parole, ha commesso un reato per pagarsi le spese legali per difendersi da un altro. Molti degli altri protagonisti di questa vicenda nel frattempo caddero sulla terra. Marion Jones passò sei mesi in carcere per aver spergiurato in aula sulla questione del doping e aver emesso assegni falsi. Conte ha scontato 4 mesi di carcere e 4 agli arresti domiciliari. Graham ha appena terminato un anno di confino presso la propria abitazione. Maurice Greene nel frattempo gode del suo successo e lucra su di esso. E' ancora un ambasciatore dell'Adidas e ha fatto il giro dei Talk-Shaw americani. Proprio pochi giorni fa la stessa IAAF confermava come non fosse a conoscenza di alcuna indagine sul conto di Greene per quanto riguardasse il doping. Montgomery nel frattempo continua a scontare la sua pena. Gli è vicina in questi momenti Jamelee, la madre di uno dei suoi quattro figli e che lasciò per andare a vivere con Marion Jones. Il 5 ottobre, lui e Jamelee si sono sposati nella cappella del carcere: quel giorno le fu permesso di rimanere nel carcere per 30 minuti oltre l'orario di chiusura del penitenziario. Montgomery detesta il fatto di non essere in grado di essere un bravo genitore.

"quando i tuoi figli ti vengono a trovare, come fai a dirgli di essere buoni se tu sei qui in carcere??".

Per contribuire a sostenere Jamelee, Montgomery sta pure valutando di mettere in vendita le sue medaglie su Ebay. Lui dice di aver imparato la lezione e vorrebbe che la sua storia fungessa da moinito per gli altri. Ce ne sono stati però pochi che come lui hanno preso a martellate il proprio talento e così testardamente hanno continuato a distruggerlo.

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