20/09/12

Il weekend dei c.d.s., la settimana dei presidenti

... e così da domani partono i c.d.s. assoluti, e si sa ormai urbi et orbi. Gli ultimi dell'era Arese (si spera) ovvero di un periodo geologico in cui questo sport ha rischiato l'estinzione con tutti i suoi dinosauri. Naturalmente sulla pietra tombale di questi due mandati metterei come foto del defunto proprio l'immagine dei c.d.s. assoluti e dell'architettura dei c.d.s. in Italia in generale. Non esiste davvero immagine migliore per disegnare il Paleozoico cui ci ha fatto ripiombare l'Ufficio Norme (deve avere un nome simile). Dopo il putsch del 2008 quando le norme dei societari furono scandalosamente cambiate a stagione "amministrativa" già iniziata (era dicembre, quando ormai tutte le società avevano tracciato le loro strategie e di fatto conclusa la campagna acquisti-vendite) quando si passò all'atto pratico, ovvero tutte le fasi previste, si dimostrò la pochezza e l'incredibile artefazione del "nuovo" c.d.s., creato ad hoc per estromettere le società militari e dar peso ad un ristretto numero di società civili, e a ben vedere nemmeno a tutte e nemmeno a tante. Intervento di macro-chirurgia (tagliato il tumore delle società militari) e microchirurgia (aver studiato norme che favorissero solo un numero ristrettissimo di società civili). 

Ci vendettero la cosa come un toccasana per rimpinguare i vivai delle società (la norma passò infatti come quella "degli allievi ai c.d.s.") e dopo quattro anni possiamo pure tirare una riga e poter valutare quanto in effetti i vivai siano stati rimpinguati da chi su quelle norme ha prosperato. La società campione d'Italia 2011 (e probabile 2012) infatti, non schiera più un solo atleta proveniente dal vivaio da diverse edizioni. Tutti acquisiti, acquistati, transati, ritornati. Per me, che ci sono nato e cresciuto, uno smacco legato al dubbio che i valori che mi erano stati inculcati al tempo fossero tutte scuse... cosa che mi amareggia parecchio, visto che si faceva di un vero e proprio cursus honorum all'interno della società (la crescita in un ambiente sano) il perno di tutta l'attività sportiva.

E chiaramente, non è che nelle altre società di vertice si sia fatto diversamente, eh: semplicemente le norme dei c.d.s. erano state create pro domo parvi. Ci hanno preso per il culo, senza tanto girarci intorno. Ma il diavolo fa le pentole e non i coperchi, non rendendosi conto che quel tipo di c.d.s. avrebbe coperto di ridicolo tutto il movimento (una delle svariate volte che i geni o il genio del settore normativo ha fatto ridere) sbeffeggiato in diretta persino da Bragagna che non si capacitava di norme tanto stupide. Non si capiva nulla: probabilmente nemmeno un giocatore incallito di soduku ci avrebbe tirato fuori qualche cosa. Non si comprendeva chi avesse vinto se non dopo astrusi calcoli algoritmici che implementavano anche i risultati degli allievi (le vere vittime di questa idiozia) e diverso tempo dopo l'ultima gara: una volta la 4x400, l'ultima in programma, diventava una guerra per conquistare un punto... All'ultimo anno si è così tornati all'originario sistema di punteggio: tanto rumore per nulla, e una scia di danni su molti. 

Con gli anni infatti, il tiro è stato continuamente corretto, giusto perchè nemmeno gli ideatori risucivano più a capacitarsi di quello che stava avvenendo. Penso che al mondo non vi sia stato un solo concorso per squadre così poco privo di interesse come il campionato di società italiano.

Oggi i c.d.s. presentano ancora storture paurose, la più macroscopica delle quali, a mio modo di vedere, è il ritorno degli atleti militari alle cosiddette società d'origine. Ora, questa norma studiata ad hoc, è una vera e propria mannaia su tutto il sistema, perchè ha portato a dinamiche perverse delle società civili, oltrechè generare una ferita davvero profonda al tessuto di integrità morale che dovrebbe ammantare uno sport.

Gli atleti militari vengono pagati dallo Stato italiano (da noi tutti, no?) per svolgere la loro attività in nome e per conto dello Stato. I loro allenamenti, il tempo che viene impiegato per essi, è pagato da Noi contribuenti, non dalle società di origine, che sono soggetti privati. Ma mi dite perchè questi dovrebbero gareggiare per società private, visto che la loro "professionalità" molto particolare viene pagata da tutti gli italiani con le loro tasse?
E nel giorno del c.d.s. come risultano inquadrati questi ragazzi nei rispettivi ordini di servizio? Gli viene sospeso lo stipendio? Voi tollerereste, ad esempio, che i poliziotti, i carabinieri e i finanzieri ricevano uno stipendio da tutti noi per poter esser messi a disposizione del riccone che ne fa richiesta per tutelare i suoi interessi sottraendoli alla sicurezza pubblica? 

Nessuno ha ancora fatto un esposto alla Corte dei Conti? Devo farlo io? Basta andare a prendere l'ideatore della norma, chi l'ha avvallata, e fargli pagare tutte le giornate retribuite ingiustamente a questi atleti da parte dello Stato. 

Poi è chiaro che gli atleti non hanno colpe... ci mancherebbe. Ma questa è la dimostrazione di quanto si siano maneggiati i regolamenti infrangendo norme di civiltà che sembrerebbero di normale applicazione. Naturalmente il mondo dell'atletica italiano, atrofizzato e narcotizzato da anni, oltre a farsi far passare le norme sui c.d.s. con gli allievi si è fatto passare pure questa. Che poi... le società d'origine hanno di certo un interesse leso, ovvero la perdita forzata di un atleta sul quale si era investito, inglobato nel sistema Statale. Ma la soluzione adottata (ovvero restituirgielo quando gli serve) vi sembra la scelta più giusta?

Si individuino piuttosto delle forme di risarcimento che non ricadano sulla collettività! Anche se fosse per pochi euro... Che so, agevolazioni fiscali con la Fidal (alla fine gli atleti militari non sono l'unica fonte di atleti di un certo livello della federazione, no?). Che poi, scusate, ma non si sta assistendo alla compravendita di atleti che diverranno militari da parte delle società di vertice (che vanno a pescarli presso le società che davvero fanno attività di proselitismo) l'anno precedente al loro arruolamento? Soluzione che consente a questi squadre dopo solo pochi mesi di parcheggio, di poter facilmente sfruttare quello che lo Stato (NOI) sta stipendiando? Alla fine questo sistema perverso favorisce solo un soggetto, la società civile di vertice, creando un vulnus sia alla piccola società che trova i talenti, che allo Stato.
 
Torno sui c.d.s.: ma ha ancora senso farli così? Un pastrocchio normativo, complicato, generato ad immagine e somiglianza di pochi e contro i molti, con troppi codicilli, piazzato in un periodo dell'anno che depone a sfavore dello spettacolo (se ancora possiamo definirlo così), con atleti in molti casi alla frutta, alcuni svogliati, con società latrici di molteplici buchi tappati con atleti meno performanti (guardiamo anche alle serie inferiori), con addirittura 4 serie che costringono le società meno danarose a sobbarcarsi costi di logistica spesso insopportabili, quando forse sarebbe a questo punto logico decentralizzare (se proprio si vogliono tenere in vita i c.d.s. per i piazzamenti oltre il 25 posto...) o radicalmente modificare il senso stesso dei c.d.s.. 

Comprendo che le piccole società vivano di piccole sponsorizzazioni: ma vale di più un piazzamento al 32° rango d'Italia, o poter investire quei soldi risparmiati da una sanguinosa trasferta sul proprio vivaio? O poter valorizzare alcuni atleti meritevoli? Alla fine l'atletica è uno sport individuale, non dimentichiamocelo MAI, e lo iato tra il senso unico di questo sport superindividualistico e le aspirazioni delle società deve fondersi in una concentrazione dei propri sforzi su ciò che fornisce il territorio, quello che la propria cultura societaria racconta, ciò che i propri tecnici e la loro professionalità riescono ad insegnare, quello che le strutture consentono di allenare... 

Perchè quindi costringere le società ad inventare ostacolisti se non ci sono gli ostacoli al campo? O astisti senza aste? O velocisti senza pista? O lanciatori senza attrezzi per i lanci? Oppure costringere le società a dover "acquistare" o dover investire una tantum per poter concludere un c.d.s. cercando atleti in giro per l'Italia? Quando le risorse di una società son scarse, queste mancanze si traducono in una sottrazione di ulteriori risorse al resto dell'attività... Meglio quindi che ogni società si specializzi in quello per la quale è meglio attrezzata ed invogliata e per quello che ha, che possa competere per aggiudicarsi un riconoscimento nazionale. I campionati di specialità, appunto. Solo in un contesto del genere le risorse e la professionalizzazione potranno meglio essere incanalate verso un miglioramento le prestazioni degli atleti seguiti, grazie alla presenza di tecnici mediamente più preparati, la tradizione in una specialità, le strutture per allenarla, le esperienze. 

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