11/08/12

L'Olimpiade degli italiani: Donato pareggia Gentile alla 4^ olimpiade

Fabrizio Donato - foto G.Colombo/Fidal
Una medaglia italiana nell'atletica leggera sta diventando come il Gronchi Rosa. Un pò perchè il mondo non sta certa a guardare quello che combiniamo noi italiani, un pò per colpa LORO, ovvero dell'attuale dirigenza Fidal. L'atletica italiana è in questo momento come una città abbandonata del Far West, con i covoni di sterpaglie che vagano per la Main Street, le porte del saloon che cigolano sferzate dal vento caldo, un paio di vecchi avvinazzati nello stanzone con i vetri alle finestre polverosi... ma c'è chi in questo contesto di desolazione ha ancora il coraggio di ripresentarsi e chiedere di poterlo riproporre per altri 4 anni. Addirittura ci sarebbe un fantomatico sondaggio che porrebbe Arese e il suo cerchio "magico" a percentuali quasi da elezione bulgara. Ma mi dite cosa diavolo mette sul piatto Arese quando parla di rielezione? Dopo 8 anni di successi... Ma se ci sta che uno si ricandidi (anche se le commissioni di Probi Viri evidentemente non notano incompatibilità grosse come grattacieli) è letteralmente assurdo che vi siano presidenti di società che possano votare Arese. Qui sta il marcio: non in Arese che si ricandida, ma nei presidenti che lo votano. Quindi, non possiamo assolutamente recriminare su nulla se ci ritorviamo questa atletica.

Naturalmente tutto questo preambolo non c'entra nulla, visto che l'oggetto dell'articolo è il salto triplo olimpico italiano. Già, la seconda gara più bella di sempre ad un'olimpiade di un italiano, anzi... due. Già perchè rimane ancora superiore secondo me la prestazione di Giuseppe Gentile a Città del Messico '68, benchè su misure decisamente inferiori. Naturalmente c'era l'altura e la presenza di un vento che qualcuno sostiene esser stato qualche decimale più forte di quello ufficiale. Non importa, francamente. L'olimpiade di Londra, che rischia di essere la seconda olimpiade per impatto tecnico  della storia, proprio dietro a quella Messicana, ha messo in campo una gran gara di salto triplo (per gli italiani). Giuseppe Gentile, è giusto ricordarlo, ottenne il primato mondiale già inqualifcazione, saltando il 16 di ottobre dell'anno domini 1968 17,10. Il giorno successivo si assistette probabilmente alla gara di salto triplo più lggendaria della storia, con la bellezza di 4 record mondiali in pochi minuti. Proprio Gentile riscrisse la storia 24 ore dopo esservi entrato, saltando 17,22. Ma quella misura fece esplodere una reazione termo-nucleare, con il russo Victor Saneyev che sopravanzò l'italiano di 1 cm (17,23): nuovo record mondiale. Toccò poi al brasiliano Nelson Prudencio, che per vincere l'oro fu costretto a ottenere un altro record del mondo: 17,27. Alla fine, all'ultimo salto utile, il più grande triplista di tutti i tempi, Viktor Saneyev (3 titoli olimpici, 3 record mondiali e 4 volte alle olimpiadi, fino all'argento a Mosca '80, a 12 anni dall'epos messicano), saltò 17,39. Naturalmente nuovo record del mondo. Di fronte ad una gara del genere, è chiaro che la prestazione di Gentile (2 mondiali in due giorni) e un bronzo battuto da... tre record del mondo, appare una prestazione incredibile. Ma lo stesso, se Fabrizio Donato non si offende, lui ha ottenuto il posto d'onore sul Monte Olimpo del triplismo azzurro.

Fabrizio Donato, si è già scritto e detto, ha coronato la sua carriera maestosa, trovando dopo i 30 anni la stabilità di risultati ad altissimi livelli che lo hanno portato ad essere almeno a risultati, il più grande triplista italiano di sempre. Gentile ha fatto la gara più grande per un triplista italiano, Donato probabilmente è diventato invece il triplista più forte di sempre, nella valutazione della carriera. Va bene così?

Alla fine la gara è stata un Italia-USA, nell'unica specialità in cui l'Italia a queste olimpiadi atletiche è riuscita a dire qualche cosa di organico. Tutto il resto è apparso figlio dell'improvvisazione e dell'abnegazione dei singoli. Già prima che iniziasse la gara si era capito che l'uomo da battere sarebbe stato Christian Taylor, il più talentuso triplista mondiale del momento, unico probabilmente, ad avere nelle gambe attualmente una misura superiore ai 18 metri. Poi però Taylor ci mette del suo, nullizza le prime due prove, e lascia circolare per qualche minuto l'idea di non entrare clamorosamente nell'agone finale. Poi vede bene di sistemare le cose, piazza un salto di giustezza battendo a 40 cm dalla pedana, e si assicura il passpartout per esplodere gli ultimi 3 salti. Prima di lui si era visto un meraviglioso Donato, all'apice della forma psichica-fisica di una carriera. Già, perchè probabilmente esistono due tipi di forma: quella del giovane ingenuo che può qualunque cosa in qualunque momento, e quella dell'equilibrio del veterano, creata con l'esperienza di 20 anni di salti, nella cura spasmodica del particolare che tende ad azzerare le differenze date dalle capacità elastiche di un ventenne.

Donato inizia con un portentoso 17,38, che verrà battuto solo al secondo salto di Will Claye, (17,54) il gemello-diverso di Christian Taylor. Daniele Greco, il futuro-immediato della specialità, spara al terzo la sua miglior misura: 17,34. In hoc signo Greco stabilirà il suo best di gara, che gli varrà il 4° posto... ad una Olimpiade. Suo terza prestazione personale di sempre, dopo il 17,47 di Potenza e 17,39 ancillare di Bressanone (per il titolo italiano, salterà infatti 17,67 con oltre 3 metri di vento a favore). Diciamo che la crescita del ragazzo passa più che per migliorie di natura tecnica (visto che i risultati sono vicinissimi ai migliori al mondo) sugli aspetti collaterali alle gare, ma fondamentali nell'evoluzione della gara. Alla fine vanterà il solo 17,34, due nulli, un salto passato, e due salti inferiori ai 17. Se fosse un cestista, direi che il fuoriclasse tira con un 1/6 da 3. Ora quell'unico suo salto su 6 da "3" è il vero problema, che rappresenta poi il suo "problema" attuale. Poter gareggiare "statisticamente" con almeno 3 salti validi, per poter "entrare" nella gara anche nei momenti topici. Probabilmente il tutto è anche figlio di una tecnica personalissima, che dovendo basarsi sulla velocità estrema all'atto della battuta (quasi sicuramente il più veloce triplista al mondo), deve gioco-forza basarsi sulla estrema velocità dei salti, tempi di battute da battito di ciglia, e tempi di volo ridotti al minimo con "gittate" ed angoli acutissimi. In questo "ambiente" prestativo, tutte le variabili indipendenti di un salto triplo aumentano esponenzialmente, mostrando il fianco a diversi errori. Diciamo poi, che gli errori nell'evoluzione del salto, non sono più raddrizzabili o hanno minori tempi di gestione. In più, c'è il problema dei crampi, ormai un classico inspiegabile. Un Polase durante la gara? Comunque: è lui il salto triplo mondiale del futuro. Come alcuni sport, è l'equilibrio tra il talento e l'esperienza che fa il campione.

Donato invece ha fatto lo show: è stato in gara fino all'ultimo. Una serie impressionante: 17,38, 17,44, 17,45 e 17,48. Poi il salto passato e l'ultimo nullo. Sono i risultati di una serie, la firma dell'artista. Il suggello ad una carriera che dubito che si concluda qui. Campione Europeo e bronzo olimpico. Argento ai mondiali indoor a Parigi 2010. Il più grande triplista di sempre in Italia, uno dei migliori al mondo dell'ultimo biennio. Dimentico qualche cosa?

Storicamente sono 6 i finalisti italiani giunti ad una finale del salto triplo: i già citati Donato, Gentile e Greco. A questi si aggiunge Paolo Camossi, 8° all'Olimpiade di Sydney 2000, quindi Pier Luigi Gatti, ultimo nella finale di Roma '60 (tre nulli dopo aver passato le qualificazioni), e Francesco Tabai, 10° alle Olimpiadi di Los Angeles del 1932. In totale l'Italia ha presentato 9 atleti in questa specialità in 116 anni di storia a 5 cerchi. Le partecipazioni sono state 13, con Fabrizio Donato giunto alla 4^ olimpiade. A 36 anni, l'unica finale raggiunta per lui è però quella del bronzo di Londra 2012. A quota 2 olimpiadi troviamo invece Giuseppe Gentile. La miglior prestazione è stata il 17,48 di Donato, seguito dal 17,34 di Greco e il 17,22 di Gentile.

09/08/12

L'Olimpiade degli italiani: Marzia Caravelli

Marzia Caravelli - foto G. Colombo/Fidal
100hs femminili - l'impressione è che Marzia Caravelli abbia fatto un deciso passo avanti nel ranking mondiale, ma che purtroppo le top-hurdler mondiali siano ancora un pò lontane. La finale olimpica è stata probabilmente dal punto di vista statistico la finale più veloce della storia della specialità, prendendo in considerazione tutte le manifestazioni tabellate sul globo. Si pensi che il binomio dietro alla Sally Pearson, prima con 12"35, è giunta Dawn Harper che ha stabilito nel suo piccolo un piccolo primato: il suo 12"37 è infatti il tempo più veloce di sempre di una... seconda piazzata. Torniamo a Marzia Caravelli. In batteria corre un sontuoso 13"01, che ormai ci ha abituati a considerare quasi-normale. Ma alle nostre latitudini proprio non lo è: è il 6° tempo italiano di sempre, dietro ai suoi due risultati sub-13", compreso il record italiano, i due risultati di Carla Tuzzi e quello di Micol Cattaneo. Per Marzia il 13"01 è già stato corso ben 3 volte (i due precedenti sono risalenti al 2011). Quindi ecco la semifinale, laddove i sogni diventano realtà. La gara parte, anche se Marzia dà sempre l'impressione che sulla prima zampata fuori dai blocchi abbia un pizzico di indecisione: solo un'impressione. Comunque... sul primo ostacolo arriva il contatto con la ceca Skrobakova, la manata fatale e il sogno... finisce. Ritiro. Si parla anche di una frattura ad un alluce. Obiettivamente era molto ma molto difficile andare in finale: serviva un 12"71 (il tempo di Lolo Jones, ultima delle ammesse), ma perchè no, dare una ritoccatina al proprio record personale lo avremmo visto come un sacrilegio? Marzia stabilisce la miglior prestazione italiana sulla distanza ad un'olimpiade. Micol Cattaneo, in questa piccolissima classifica, deteneva questo honour con 13"13 corso a Pechino, risultato che non gli consentì di avanzare al turno successivo. Carla Tuzzi fu convocata per Atlanta '96, ma non terminò la gara. L'unica altra atleta italiana (4 azzurre quindi sui 100hs dal 1972 al 2012, 40 anni) è stata Ileana Ongar, che giunse addirittura alla finale di Monaco '72. In quella finale arrivò 8^, che è quindi il miglior risultato di un'italiana ad un'olimpiade. Curioso il fatto che la semifinale di quei giochi in cui era inserita la Ongar fu ripetuta, e lei migliorò di un centesimo e di una posizione... avrà fatto la differenza per l'ingresso in finale?
Naturalmente la storia degli ostacoli alti alle olimpiadi moderne fra le azzurre, parte da molto lontano, ovvero quando la distanza era sugli 80. 6 le protagoniste (quindi 10 ostacoliste "alte" in totale, tra 80 e 100hs nella storia italiana delle olimpiadi), con un nome su tutte: la leggendaria Trebisonda Valla, detta "Ondina", campionessa olimpica a Berlino '36. In quella stessa finale, giunse 4^ Claudia Testoni: di fatto i due migliori risultati azzurri di sempre, che contemplano così 3 finaliste (Valla, Testoni e Ongar). Ad un gradino sotto, tra le semifinaliste troviamo Marzia Caravelli e Milena Greppi, arrivata ai piedi della finale a Helsinki '52 (erano però gli 80hs). 

08/08/12

La lettera aperta di Lorenzo Perini a Alex Schwazer

Qui sotto una sentita lettera di uno dei giovani più promettenti dell'atletica italiana, Lorenzo Perini, sul caso Schwazer.

Ho sempre apprezzatro l'ottimo sapore del latte mattutino, soprattutto quando lo riempio di zucchero. Ma stamattina l'amaro che avevo, e che ho, in bocca è davvero persistente. Alle olimpiadi, nella disciplina dell'atletica, promotrice di purezza nell'agire e sani principi anti sostanze, è successo ciò che nessuno si sarebbe mai aspettato: Alex Schwazer, lui che quando non si allena si occupa del latte e del cioccolato, lui che "il doping mi fa incazzare", lui che porta (portava) i colori dei carabinieri e della nazionale italiana, lui che ha vinto uno degli ori più importanti della carriera di un atleta e lui che era anche un IDOLO per noi giovani... beh, ci ha tradito. Sono sicuro che in tantissimi dell'atletica leggera sono davvero delusi dal suo atteggiamento, ma sono ancora più sicuro che i giovani, coloro che fanno parte del possibile futuro dell’atletica, lo sono ancora, terribilmente, di più. 
Questa mattina ho comprato la Gazzetta dello Sport, cosa che faccio molto raramente, vinto dalla curiosità di vedere cosa il giornale rosa riportasse sull’accaduto. Leggo che l’hanno intervistato, l’hanno accusato, e lui ha concluso con le lacrime. Si, lui piange, ma chi rischia di perdere qualche lacrima siamo noi, che abbiamo visto un mito dell’atletica precipitare nell’oblio dei deboli. Abbiamo perso una speranza, un conforto dopo le gare andate male, un esempio da prendere per correggere qualche errore, un modello da seguire per carattere e spirito sportivo. Eri un atleta alex, un’icona dell’atletica leggera, lo sport d’eccellenza per correttezza nei confronti dei propri avversari ,nei confronti delle possibilità che ci vengono concesse e nei confronti di se stessi. Cosa diranno ora i tuoi fans più sfegatati? Quelli che ti hanno e ti avrebbero visto difendere un titolo e, perché no, la maglia della nazionale, in televisione. Ti avrebbero tifato, avrebbero urlato “vai alex!” avrebbero fatto qualche battuta sul kinder pinguì e avrebbero concluso con la frase “mamma, papà, io da grande voglio diventare come alex schwazer”. 
Comunque, nell’intervista l’ex marciatore si esprimeva dicendo che ha fatto tutto da solo, di sua iniziativa, senza coinvolgere nessuno. Al contrario di ciò che alcuni hanno detto, questa presa di responsabilità, a mio parere, non è ASSOLUTAMENTE un merito da tenere in conto, anzi, ci ha solo fatto capire che la mente malsana è solo la sua, lui ha deciso di imbrogliare, lui ha imbrogliato e lui ha tradito. E ciò che ancora dispiace è il fatto che non ha pensato alla posizione che aveva nel mondo dell’atletica. Eri uno dei nostri totem! Eri uno di cui ci fidavamo. E hai disonorato, oltre che te stesso, anche l’Italia intera. Hai gettato nel fango la reputazione dell’atletica italiana, hai dato un terribile colpo alla fidal e ai nostri cuori proprio nel periodo olimpico. Mi spiace tantissimo scrivere queste terribili cose, non è una mia abitudine accusare in questo modo un atleta, ma questa volta la rabbia e la tristezza mi hanno portato a prendere la posizione di portavoce della classe giovanile. Ragazzi a chiunque leggerà le mie parole, voglio solo dire che l’atletica non è doping e imbrogli. L’atletica è una grande famiglia dove tutti si vogliono bene, anche quando si gareggia. Certo, spesso vengono commessi errori, ma questo non è un errore, questa è una mancanza di correttezza, dai cui nessuno deve prendere esempio. Le bugie hanno le gambe corte Alex. Mi spiace davvero.

07/08/12

La trasformazione della Forza... c'è chi dice sì

La prospettiva americana nell’interpretazione della scuola Italiana di Andrea Uberti -La scuola italiana della preparazione fisica, una volta all’avanguardia, accusa oggi un ritardo rispetto ad altre realtà che, è un dato di fatto, vengono premiate con l’ottenimento di risultati migliori. Molto spesso i tecnici italiani sono tacciati di immobilismo e di dogmatismo perché arroccati sulle posizioni dei venerati maestri di 30 o forse 40 anni fa. La riproposizione pedissequa ed acritica delle teorie degli allenatori (o di soltanto uno) vincenti del passato, costituisce un percorso intellettualmente tanto sterile quanto quello della loro critica spietata e preconcetta. Ho quindi voluto di seguito proporre la traduzione di un articolo di Victor Lopez, un allenatore americano di velocisti. In questo articolo Victor Lopez propone il metodo della trasformazione della forza che in Italia nasce dalla collaborazione tra Carlo Vittori e Carmelo Bosco. Fra i motivi che giustificano la fatica della traduzione e mi portano a preferire la copia rispetto all’originale, c’è quello di valutare il metodo con una prospettiva diversa e più ampia rispetto a quella che proviene dalla scuola che l’ha prodotta. Inoltre e forse soprattutto, Victor Lopez, pur essendone un sostenitore, considera il metodo italiano, un metodo e non, il solo metodo. Infine, nemo profeta in patria, sono sicuro che riproporre tali metodologie nella loro versione di importazione d’oltre oceano, porterà gli esterofili non solo a criticarne i difetti ma anche ad apprezzarne i pregi.


06/08/12

L'Olimpiade degli italiani nel giorno più amaro: Straneo quasi-super - non così Incerti e Console

la maratona olimpica - foto g. colombo/fidal
L'Italia atletica devastata dal tornado Schwazer, nel frattempo va avanti piano piano, nella periferia e nei sobborghi del mondo atletico mondiale. Non so ancora cosa si debba mai dimostrare (vicenda Schwazer a parte): ma davvero la potenza di un movimento sarebbe stata l'eventuale medaglia di Schwazer?! Dai!! Sarebbe stato lo zerbino, dove ramazzare tutto sotto e coprire per altri 4 anni lo scempio di questo mandato-Arese? Ora lo zerbino deve essere nascosto a sua volta... quello che dico da un pò di tempo, è che bisogna cambiare ottica. Non si può più tifare-contro, perchè anche con 4 ori, questo mandato ha fallito in tutto quello che c'era da fallire. Bisogna tifare "pro" e basta, con la consapevolezza che se Arese ha un pò di orgoglio (e con lui tutti i suoi consiglieri fedelissimi), dovranno dimettersi e basta e smettere di devastare lo sport che amiamo. 

Ora, l'impressione, dopo tre giorni di atletica, è che l'Italia si affidi davvero al caso, all'abnegazione dei singoli atleti, dei loro coach, della loro capacità di prepararsi nelle loro piccole botteghe dell'arte, dove tutto ciò che è organizzato centralmente, sembra non portar bene. La cosa che fa male, è vedere che i giovani, quei pochi, sono ancora lontani dai vertici mondiale, e sarano ancora necessari alcuni anni per vederli quanto meno nelle finali che contano... se poi non vengono nemmeno convocati, bè, la strada sembra ulteriormente in salita. Ma vediamo l'analisi degli italiani scesi in pista negli ultimi due giorni.

Maratona femminile - Valeria Straneo concepisce una gara davvero memorabile, probabilmente l'apice della propria carriera sportiva. Un ottavo posto ad un'olimpiade è tanta cosa. Fin dall'inizio davanti, con il gruppo delle migliori, a giocarsi il proprio sogno olimpico. Poi le migliori si son sfilate, ma lei è riuscita a star lì. Brava. Peccato che come tutti i migliori atleti italiani del momento, sia ultratrentenne (classe 1976), e che dopo tre giornate gli unici due punti della classifica dedicata alle nazioni siano stati portati da atleti potenzialmente... master. Il suo tempo, 2h25'27", è il miglior tempo mai corso da un'italiana ad un'olimpiade, e supera il 2h27'49" con cui Laura Fogli a Seoul nel 1988 arrivò sesta. Sesta è anche la miglior prestazione mai ottenuta da un'azzurra, mentre l'8° della Straneo si inserisce al secondo posto, al pari dell'analogo rango raggiunto di Maria Curatolo sempre a Seoul nel '88. Anna Incerti e Rosaria Console, alla loro seconda olimpiade, peggiorano il risultato del loro esordio. Anna Incerti giunse 14^ a Pechino, ma con più di un minuto di differenza (2h29'38" e 2h30'55") e deve accontentarsi di un non esaltante 29° rango con quello che comunque è il 5° tempo italiano di sempre all'olimpiade su 22 caps tabellati dalla prima apparizione della maratona femminile ad Olimpia, ovvero l'edizione di Los Angeles 1984. Non certamente sufficiente come prestazione per la neo-campionessa europea (purtroppo a due stagioni di distanza dalla gara) e dopo che il 2011 si era concluso con un 2h25'32". Peggiora anche Rosaria Console, che fu presente ad Atene 2004 dove fu 16^ con 2h35'56". Certo, miglioramento di oltre 5' rispetto a quella edizione di Olimpiade, ma le condizioni delle due gare sono nettamente diverse, come è noto nell'ambiente maratonistico. Londra è l'autostrada delle maratone (anche se la versione olimpica forse era un pò troppo spigolosa), mentre l'olimpiade greca fu disputata in condizioni climatiche nettamente peggiori, a partire dal dato dell'umidità. Il tempo della Console è invece il 6° di sempre ad un'olimpiade da parte di un'italiana, ma il dato negativo è che il 29° e il 30° rango di Incerti-Console sono le peggiori posizioni ottenute da italiane nella massima manifestazione sportiva mondiale (il conteggio esclude i due ritiri di Viceconte e Curatolo ad Atlanta '96). 

Olimpiadi: Alex positivo

Alex Schwarzer - foto sky
Alex Schwazer positivo. 
No comment. 

05/08/12

Olimpiadi e Grenot: la maledizione dei 20 centesimi di Rosemarie Whyte

Libania Grenot - foto G. Colombo/Fidal
Libania Grenot, si trova nella  propria semifinale, la seconda, due possibili pretendenti alle medaglie, ovvero la campionessa mondiale Amantle Monthso e l'americana Francena McCorory. Prima di partire si capisce che la finale, per la Grenot, debba passare necessariamente con i tempi di ripescaggio e come il passaggio in finale (come da me pronosticato giusto ieri) fosse collocato laggiù, in un tempo tra i 50"8 e i 50"9, cioè un tempo comunque corso quest'anno dalla Grenot a Crermont, negli USA, a giugno. La sua condotta di gara sarà poi quella che abbiamo imparato a conoscere almeno quest'anno: un 250-300 molto ma molto forte, e poi l'affidamento alla spes e al cuore. Sulla croisette che rappresenta la summa di tutti gli sport degli ultimi 4 anni, cioè il rettilineo finale della pista dell'Olympic Stadium di Londra, Libania stringe i denti e nonostante la velocità relativa inferiore ai segugi inseguitori annichiliti nei primi 200, si finisce in 51"18. Bel tempo, ma purtroppo che si rivelerà insufficiente per il passaggio in finale, per la quale sarà necessario invece il 50"98 della jamaicana Rosemarie Whyte. 2 dannatissimi decimi, 20 centesimi, da quello che sarebbe potuto essere il suo massimo risultato in carriera, e che gli sfuggì a Pechino sempre per 2 decimi. A Pechino, in semifinale corse in 50"83, dopo una batteria fulminata in 50"87. Con quel tempo in semifinale era giunta 10^, e il tempo necessario allora per l'accesso in finale fu il 50"63... cioè 20 centesimi inferiori al suo. Ancora! indovinate corso da chi? Ma da Rosemarie Whyte naturalmente, che per due olimpiadi consecutive raggiunge così la finale con l'ottavo tempo e correndo 20 centesimi in entrambe le circostanze più veloce della Grenot. La mia considerazione, che è simile in senso lato al discorso per Marta Milani e la sua scelta di correre gli 800 nell'anno olimpico, è proprio la scelta di aver "cambiato" tutte le proprie prospettive nell'anno olimpico. Seagrave è sicuramente un santone dello sprint mondiale, ma anche i santoni necessitano dei loro tempi per plasmare la creta e i corpi degli atleti. A differenza della Milani, c'è da dire che la Grenot veniva da una stagione molto negativa (il 2011) nella quale non scese mai sotto i 52", e che forse era il caso di ritrovare gli stimoli perduti e confrontarsi con un mondo professionistico sicuramente più adatto alla sua caratura. Certo, averlo fatto nel 2011 (ma probabilmente non c'era nemmeno questa opportunità) avrebbe portato la Grenot ad un livello di consapevolezza di sè maggiore e adun percorso più regolare per le olimpiadi (se quelle fossero state il suo obiettivo). La crisi post-gara nei 400 (vista accasciata per diversi minuti sulla pista) mi porta anche a fare questa riflessione: ma provare i 200? Quest'anno ha corso un 22"45 ventoso, e un 22"91 contro vento a Bressanone. La specialità sembra tradizionalmente meno battuta dalle cacciatrici di medaglie, e un posticino nel gotha delle migliori potrebbe pure strapparlo. 

Olimpiadi azzurre, day-II: Rubino firma il punto più basso della marcia italiana alle Olimpiadi

Giorgio Rubino, foto G. Colombo/Fidal
Giornata negativa la seconda alle Olimpiadi da parte degli italiani. Diciamo che un barlume di speranza l'avrebbe potuta dare Giorgio Rubino, visto che nella marcia, e segnatamente nella 20 km, la scuola italiana ha sempre detto la sua. Invece è andata tutta a rotoli fino ad un incredibile 42° posto, che non può essere il rango che gli sarebbe appartenuto in condizioni... normali. Tra l'altro con un tempo, 1h25'28", che è praticamente il peggior tempo personale di sempre secondo il sito Fidal (su 21 risultati tabellati, di peggio c'è solo un 1h31' del 2009). Rubino, ai microfoni-sky, ha avuto anche l'onestà intellettuale di dire come fosse venuto alle Olimpiadi per la medaglia, ed io son convinto che ci credesse davvero. So che sono conti dell'oste, ma avesse marciato come nella sua miglior prestazione del 2012 (1h20'10"), Rubino sarebbe giunto in 7^/8^ posizione, quello che alla vigilia sembrava obiettivamente il suo ranking mondiale. Il sito all-athletics lo pone a tal proposito al 14° posto, ma considerando anche gli specialisti della 50. Quindi cos'è successo? Ma quali sarebbero poi queste condizioni "normali"? Non ci sono risposte, e non lo sa nemmeno Rubino. 

Sulla marcia italiana, almeno sulla 20 km, si possono e si devono fare molte considerazioni, che partono da dati di fatto. La gestione Arese (e di tutta la sua avvinazzata corte dei miracoli), tra i tanti pregi ottenuti in 8 lunghissimi anni di sfaceli, sembra infatti aver ucciso una delle specialità più "danarose" e munifiche in termini di medaglie di sempre alle olimpiadi. Pensate: per trovare un solo atleta italiano schierato sulla 20 km, bisogna scavare nei meandri della storia-atletica fino all'edizione del 1972, allorquando a Monaco fu schierato il solo Vittorio Visini. 10 edizioni o 40 anni fa, come preferite. Dopo quell'edizione gli atleti italiani furono quasi sempre 3 (o 2, come a Mosca e Atene). Un dato più nudo e crudo? Il 42° posto di Rubino è la peggior prestazione mai ottenuta da un azzurro sulla 20 olimpica (tolti i ritiri... nessun italiano invece è mai stato squalificato sulla 20km ad una Olimpiade), in una storia che vanta la bellezza di 5 medaglie, di cui 2 d'oro (Maurizio Damilano e Ivano Brugnetti). Peggio a dire il vero si è fatto nel 1964, ai Giochi di Tokyo, l'unica occasione in cui l'Italia non presentò alcun atleta (ma Abdon Pamich vinse la 50 dell'edizione giapponese). Ma nel frattempo la storia è evoluta, e trovarsi dopo 120 anni di epos olimpico al punto "zero" nella marcia, è significativo e preoccupante. 

Sembra esserci rimasto un unico atleta nella marcia maschile (e una in quella femminile, la Rigaudo) con potere divinatorio, ovvero Alex Schwazer, anche perchè di fatto la premiata bottega della marcia di Saluzzo sembra esser stata smantellata e messa a disposizione della Cina, che si è così intascata un oro e un bronzo a Londra. I cinesi evidentemente, per una volta, anzichè copiare, si sono presi lo stampino, lasciandoci i ruderi. E il bello è che il passaggio di Sandro Damilano con la Cina, per cui ricopre il ruolo di DT della marcia, sembrerebbe essere avvenuto con il placet di Arese. Complimenti a tutti. 

La Cina vince due-medaglie-su-tre nella 20, e noi fra poco non avremo nemmeno più atleti all'Olimpiade, e quando ci sono (vedi Giupponi) ci si inventano criteri per non portarli. Che poi lo stesso Rubino (e Rigaudo) sono allenati dallo stesso Damilano... Ma potrà mai essere la medaglia di Schwazer a tappare tutte le voragini create da questa gestione senza senso prospettico? Chissà come avrà goduto il Damilano senior di fronte a tutti questi avvenimenti, con tutto quello che lui sa e noi non sapremo mai nei suoi rapporti con l'attuale Fidal. Avevamo uno dei pochi tecnici vincenti a livello internazionale, riconosciutoci pubblicamente e l'abbiamo svenduto. Anzi, l'hanno svenduto, noi appassionati non l'avremmo mai fatto. Ma per un consigliere nazionale promosso a commentatore televisivo, l'importante è far vedere di "averci provato", come per il 18° posto della Ejjafini nei 10000... "però ci ha provato". Se è questo il metro di giudizio della federazione, allora perchè non portare tutti i ragazzi italiani con i minimi olimpici ... ci avrebbero provato anche loro, probabilmente. Ed io che pensavo che le prove di efficienza servissero per portare esclusivamente quelli più in forma. 

04/08/12

I 10000 italiani alle olimpiadi... prima di Meucci

i 10000 italiani alle olimpiadi (uomini)
atleta anno manifestazione 
specialità categoria turno pos tempo edizione
BERRADI RACHID 1975 OLIMPIADE
10000 SM F 17 28'45"96 2000 - SYDNEY
BERRADI RACHID 1975 OLIMPIADE
10000 SM B 12-II 28'01"18 2000 - SYDNEY
CAIMMI DANIELE 1972 OLIMPIADE
10000 SM B 15-I 29'01"26 2000 - SYDNEY
BALDINI STEFANO 1970 OLIMPIADE
10000 SM F 18 29'07"77 1996 - ATLANTA
BALDINI STEFANO 1970 OLIMPIADE
10000 SM B 06-I 27'55"79 1996 - ATLANTA
ANTIBO SALVATORE 1962 OLIMPIADE
10000 SM F 04 28'11"39 1992 - BARCELLONA
ANTIBO SALVATORE 1962 OLIMPIADE
10000 SM B 07-I 28'18"48 1992 - BARCELLONA
BENNICI FRANCESCO 1971 OLIMPIADE
10000 SM B 10-II 28'45"62 1992 - BARCELLONA
ANTIBO SALVATORE 1962 OLIMPIADE
10000 SM F ARG 27'23"55 1988 - SEOUL
ANTIBO SALVATORE 1962 OLIMPIADE
10000 SM B 04-I 28'09"35 1988 - SEOUL
COVA ALBERTO 1958 OLIMPIADE
10000 SM B 10-II 28'43"84 1988 - SEOUL
ANTIBO SALVATORE 1962 OLIMPIADE
10000 SM F 04 28'06"50 1984 - LOS ANGELES
ANTIBO SALVATORE 1962 OLIMPIADE
10000 SM B 02-I 28'22"57 1984 - LOS ANGELES
COVA ALBERTO 1958 OLIMPIADE
10000 SM F ORO 27'47"54 1984 - LOS ANGELES
COVA ALBERTO 1958 OLIMPIADE
10000 SM B 01-II 28'26"10 1984 - LOS ANGELES
PANETTA FRANCESCO 1963 OLIMPIADE
10000 SM B 09-III 29'00"78 1984 - LOS ANGELES
FAVA FRANCO 1952 OLIMPIADE
10000 SM B 05-II 28'24"80 1976 - MONTREAL
CINDOLO GIUSEPPE 1945 OLIMPIADE
10000 SM B 16-I 33'03"4 1972 - MONACO
ANTONELLI FRANCO 1934 OLIMPIADE
10000 SM F 27 30'47"4 (30'39"40) 1960 - ROMA
BEVIACQUA GIUSEPPE 1914 OLIMPIADE
10000 SM F 11 31'57"0 1936 - BERLINO
SPERONI CARLO 1895 OLIMPIADE
10000 SM F DNF DNF 1924 - PARIGI
LUSSANA COSTANTINO 1892 OLIMPIADE
10000 SM B 10-III
1920 - ANVERSA
MACCARIO AUGUSTO 1890 OLIMPIADE
10000 SM F 04 32'02"0 1920 - ANVERSA
MACCARIO AUGUSTO 1890 OLIMPIADE
10000 SM B 03-I 34'06"8 1920 - ANVERSA
SPERONI CARLO 1895 OLIMPIADE
10000 SM F DNF DNF 1920 - ANVERSA
SPERONI CARLO 1895 OLIMPIADE
10000 SM B 04-III 32'13"1 1920 - ANVERSA
ORLANDO ALFONSO 1892 OLIMPIADE
10000 SM F 05 33'31"2 1912 - STOCCOLMA
ORLANDO ALFONSO 1892 OLIMPIADE
10000 SM B 05-II 33'44"6 1912 - STOCCOLMA

Olimpiadi, day I -Floriani in finale e super-Bencosme

Bencosme - foto G. Colombo/Fidal
La possibile via crucis della spedizione italiana alle Olimpiadi di Londra, inizia invece meglio di quanto si potesse pensare. Un solo "veterano" della nazionale, fuori (anche se ci stava nell'ordine delle cose) e tre italiani che passano il turno, uno dei quali, appunto Yuri Floriani, addirittura in finale nei 3000 siepi. Ma iniziamo in ordine cronologico. 

La prima italiana a scendere in pista nell'atletica è la Campionessa Europea indoor di triplo, Simona La Mantia. Non ho sentito le sue dichiarazioni, ma la misura (13,92), è la fotografia della sua attuale condizione... presumo, ovvero non ottimale. Come in ogni competizione internazionale degli ultimi anni, la misura di ingresso sarebbe stata compresa tra i 14,10 e 14,20. Per Simona La Mantia era la seconda volta ad una olimpiade, in una specialità, quella del triplo femminile azzurro, che storicamente ha visto solo 3 atlete presenti ad Olimpia: la stessa La Mantia, Barbara Lah e Magdelin Martinez, il cui 7° posto di Atene 2004 rappresenta il miglior risultato mai ottenuto da una italiana nell'unica occasione in cui sempre un'italiana è giunta ad una finale su 5 partecipazioni (2 della Martinez, 1 Lah e 2 La Mantia).Tra l'altro la Martinez fu probabilmente co-protagonista di una delle gare di triplo femminile più incredibile della storia: con 14,85 fu appunto solo 7^! Tornando alla La Mantia: quest'anno un 14,29 a Torino, il 14,25 di Helsinki con 2,0 di vento e il ventoso 14,24 di Bressanone. 14,14 in qualificazione a Helsinki: ecco, questo è il risultato che avrebbe dovuto far ben sperare, visto che alla fine si entrava in finale con 14,16... Purtroppo nella sua stagione ci sono stati anche diversi sub-14. Sicuramente una prestazione sotto la media stagionale. Peccato.

Spartano Josè Reynoldo Bencosme De Leon, che accede alle semifinali dei 400hs con 49"35. Un ragazzo maturato praticamente nel giro di un mese, e che ha ormai lasciato alle spalle le vestigia della crisalide. A me dà sempre l'impressione di uno che da un momento all'altro spara qualche cosa fuori dal normale. All'Europeo ci fu un errore di gioventù, soprattutto commesso in una specialità forgiata per i calcolatori e i perfezionisti. Ma ci pensate se avesse corso in 49"51 agli italiani di Bressanone, ovvero "solo" minimo B per le olimpiadi? Oggi non sarebbe stato a Londra e non avrebbe potuto correre un sontuoso tempo, prodromico a chissà cos'altro. Di sicuro a 20 anni il ragazzo, dimostra (a me, quando meno) che è uno di quelli su cui puntare forte. Esplosivo. Statisticamente, Bencosme è il 15° atleta italiano nella storia delle olimpiadi a presentarsi nei 400hs. In una speciale classifica, l'atleta con maggiori presenze all'olimpiade è Luigi Facelli, leggenda '20-'30, che partecipò a 4 olimpiadi ('24, '28, '32 e '36) con 2 finali raggiunte (un 5° e un 6° posto). A proposito di finali: gli azzurri nella storia della specialità, l'hanno raggiunta in 9 circostanze: 2 Luigi Facelli, 2 Roberto Frinolli, e 2 Fabrizio Mori. Una sola la medaglia vinta nella storia delle olimpiadi italiane sui 400hs, cioè il bronzo di Salvatore Morale a Tokyo '64. Troppi nomi altisonanti in poche righe... 48 i caps complessivi (ovvero le presenze-gara), con Facelli a 9 caps, e 7 per Fabrizio Mori e  Roberto Frinolli. Domani per Bencosme sarà la 49^ presenza-gara.... Il tempo di Bencosme di oggi (49"35) è lo stesso al centesimo di Fabrizio Mori nelle batterie di Sydney 2000 (edizione che lo vide arrivare 7°).

Il capitano, Nicola Vizzoni, finisce il finale con un pò di fattore "C", mentre davvero deludente sembra la prova di quello che poteva essere un protagonista, e che invece, dopo la brutta gara di Helsinki, è naufragato pure a Londra. Che il picco di forma di Lorenzo Povegliano sia coinciso con le bordate di maggio? O semplicemente tra la prima salva di lanciatori (quella di Vizzoni) e la seconda (quella di Povegliano) è successo qualche cosa alla pedana, o al clima, o al sistema di misurazione, tanto da appesantire di almeno un kg le palle rotanti dei martellisti. Penso che dopo il 9° posto e il 74,79 della prima serie, Vizzoni si ritenesse già fuori, senza presagire la catastrofe della seconda serie, che di fatto qualificherà per la finale solo 2 atleti, contro i 10 della prima. La seconda serie farà fuori diversi top-trowers, come il polacco Pajwel Fajdek (addirittura un personale stagionale oltre gli 81 metri), il russo Aleksey Zagorny, e altri... Vizzoni invece, zitto-zitto, rieccolo in un'altra finale prestigiosa, quella olimpica. Nel 2008 la mancò per davvero poco: primo degli esclusi con 75,01 (13°). In finale però ci arrivò nel 2004 ad Atene (10°), ma soprattutto di lui si ricorda l'argento del 2000 a Sydney con 79,64. 4^ olimpiade e 3 finali per lui con un argento. Quella di Vizzoni è la 17^ finale di un italiano nel martello olimpico maschile, che ha appunto come apice l'argento dello stesso toscano (ci sono anche un paio di medaglie di legno a dire il vero... Armando Poggioli nel '28 ad Amsterdam e Orlando Bianchini a Los Angeles nel 1984, nella gara in cui Gian Paolo Urlando fu trovato positivo dopo essere arrivato proprio lui 4°). E' da 40 anni, e 10 edizioni consecutive, che almeno un italiano viene selezionato in questa specialità alle olimpiadi (con 9 finali).

Libania Grenot passa invece alle semifinali, dove è sicuramente chiamata a correre sul piede del persona se vorrà ambire alla finale olimpica. La sua batteria vale 52"13, ovvero il terzo posto di batteria, dietro ad una possibile medagliebile, come la jamaicana Novlene Williams-Mills (50"88) e l'ucraina Natalya Pyhyda. A Pechino, piazzò in batteria un 50"87 seguito da un 50"83 in semifinale (tempo comunque già ottenuto nel corso del 2012). Vedremo finalmente se la cura Seagrave avrà sortito i suoi effetti, anche se le sue gare appaiono avere un marchio di fabbrica non so quanto vincete, ovvero "io parto forte, e poi vediamo dove mi spengo". Il mio coach ieri ipotizzava una carenza di "core"... oggi dovrà davvero dare il meglio, e se potrà, cercare di gestirsi perchè, checchè se ne dica, il 400 ha un punto di equilibrio, una vetta, il punto topico, posto da qualche parte tra la seconda curva e l'inizio del rettilineo, superato il quale troppi metri prima, trasforma le manciate di secondi finali in un'agonia. La Grenot è la seconda italiana a partecipare a due olimpiadi sui 400, laddove nella storia della specialità alle olimpiadi (iniziata nel 1964), vi sono solo 6 atlete italiane scese in pista. La prima italiana fu Donata Govoni ('68 a Città del Messico e '72 a Monaco). Solo la Grenot si è spinta fino alla semifinale (a Pechino '08), mentre il massimo raggiunto fino alla prima-Grenot, erano stati i quarti di finale. C'è anche da dire che a Pechino vi erano solo tre turni, contro i 4 abituali delle olimpiadi pre-Pechino. Il 52"13 è il 5° tempo italiano femminile sui 400 alle olimpiadi. Infatti, oltre ai due tempi dell'olimpiadi cinesi, si trovano i 2 risultati ottenuti da Virna De Angeli ad Atlanta '96 (51"68 e 51"77). La 4^ gara di semifinale della Grenot sarà anche il record di caps di un'italiana... sperando arrivi anche il 5°.

Yuri Floriani riesce in un'impresa davvero impensabile fino all'uscita del tunnel che portava alla pista dell'Olympic Stadium. Andare in finale con una gara da protagonista. 8'29"01 dietro al keniano Kipruto con 8'28"62. Finale poi dedicata al suo amico Massimo Caliandro, con dedica al cielo e spilletta gialla sulla maglietta. Sembrava davvero in forma... probabilmente anche con una gara su ritmi da 8'20" l'avrebbe visto protagonista. Sta bene, e la finale potrebbe viverla non da comprimario, ma appena dietro i top-stepler mondiali. Floriani raggiunge la 9^ finale di un italiano alle olimpiadi (ben 3 di Lambruschini) in una storia che iniziò addirittura nel 1908 e proprio a Londra con Massimo Cartasegna (primo degli esclusi dell'allora finale). Per ora due bronzi, quello del già citato Lambruschini ad Atlanta '96, e quello del tipografo monzese Ernesto Ambrosini ad Anversa 1920 (bersagliere tra l'altro della prima guerra mondiale). 19 (con Floriani) gli atleti italiani che hanno partecipato a questa specialità in 104 anni di storia. 44 i caps totali, di cui ben 9 di Lambruschini, che in 3 olimpiadi consecutive ('88, '92 e '96) si fece tutti e 3 i turni (un bronzo e due "legni" per lui). 32 anni  (e 8 edizioni) consecutivi che l'Italia schiera almeno un atleta alle Olimpiadi su questa distanza.

Nadia Ejjafini ha partecipato alla prima finale di un italiano/a questa olimpiade. Che sia mai questo il motivo della convocazione (unica tra i partecipanti azzurri) con il minimo B? Giusta convocarla ma giusto convocare tutti gli altri, anche con minimi A. Argomento forse troppo dibattuto. Nadia arriva comunque 18^ in finale con 31'57"03, e poi ammetterà candidamente di essere stata male e quindi ferma dopo Helsinki. Ed era la gara giusta anche cronometricamente, visto che la metà delle concorrenti ha ottenuto il PB. Ma come? E le prove di efficienza? E gli atleti che dovrebbero essere al meglio per l'Olimpiade? Due metri e due giudizi, sempre fatto salvo che il diritto di partecipazione lei se l'era guadagnato e potevi farci quello che avrebbe voluto. La Ejaffini è la 4^ italiana a partecipare sui 10000 olimpici (storia "giovane" a dire il vero, visto che la prima volta fu nel 1988). Rosanna Munerotto ha partecipato a due edizioni conquistando anche il miglior piazzamento di un'azzurra ad una olimpiade, ovvero il 14° rango proprio a Seul '88. In precedenza si tenevano due turni, e solo la Munerotto era riuscita a superarli e a disputarsi due finali olimpiche. La Ejjafini è quindi la seconda finalista italiana per la terza finale di un'azzurra. 

03/08/12

Cambia la regola sulla partenza... ma quasi nessuno lo sa

Quasi nessuno lo sa, ma la regola della falsa partenza è cambiata. Qui sotto la traduzione di un articolo comparso su Speedendurance recentemente a firma di Gene Cherry e tradotto per Queenatletica da un'affezionato lettore, Dean

Articolo Originale: "Athletics: Twitch or flinch no longer a false start" di Gene Cherry

BIRMINGHAM, Inghilterra, 24 luglio 2012 (Reuters): il pericolo di un movimento (twitch) involontario nel giorno più importante della vita di uno sprinter è stato rimosso dopo che l’organo di governo dell’atletica ha ammorbidito le norme sulla falsa partenza prima dei Giochi Olimpici di Londra. 

Il poco pubblicizzato chiarimento da parte della IAAF permette agli atleti di muoversi sui blocchi senza essere squalificati fino a quando le mani non lasciano il terreno o i piedi i blocchi. In precedenza invece, un tale movimento (twiching e flinches) avrebbe potuto provocare una squalifica a discrezione dello starter. David Katz, uno dei 17 membri del comitato tecnico della IAAF che lavora alle norme, ha detto alla Reuters per telefono: “Fatta eccezione per gli atleti che staccano le mani dalla pista o i piedi dal blocco, nient’altro costituisce falsa partenza”. 

La necessità di migliorare la qualità e la coerenza degli starter di tutto il mondo, ha spinto ad una ulteriore  chiarificazione della regola, dice Paul Hardy, direttore delle competizioni della IAAF. La falsa partenza di Usain Bolt ai mondiali di Daegu dello scorso anno, che invece sembrava una chiara violazione, ha solo aggiunto argomenti alla mai sopita discussione. “Questo modifica alla norma garantisce una valvola di sicurezza”, dice lo starter internazionale Tom McTaggart, che è stato autore di esclusioni di atleti per più di 40anni. “Ciò toglie, in generale, un pò di pressione allo starter, allo staff di richiamo (al recall crew) e agli atleti. Loro (gli atleti) sapranno di aver avuto una seconda possibilità nel caso fossero richiamati’”. Gli spettatori e gli starter potrebbero aver bisogno di adeguarsi alla nuova norma, dice McTaggart a Reuters. “I fans potebbero dire "quell'atleta si è mosso, quindi è falsa partenza’” dice lo starter delle Olimpiadi del 1996 “ma anche questo farà parte della curva di apprendimento”. 

COMPORTAMENTO SCORRETTO. Gli starter potrebbero squalificare meno spesso. Dice ancora McTaggart “aspetti che un tempo avrebbero portato alla falsa partenza e quindi alla squalifica di un atleta, oggi porterebbero invece a riflettere sulla cosa da parte dello starter”.  La cosa migliore da fare adesso, nel caso in cui venisse osservato un movimento, sarà richiamare gli atleti e iniziare nuovamente il pattern di partenza. “Loro (la IAAF) hanno interesse ad avere misure preventive ufficiali (preventive officiating) perché le penalità sono severe” dice McTaggart a propostio delle norme IAAF che squalificano un atleta per la sua prima falsa partenza. Con questa chiarificazione, il movimento sui blocchi, se costituisce un disturbo maggiore o causa un ritardo, può essere considerato, anziché una falsa partenza, un comportamento scorretto. La penalità dovrebbe essere un cartellino giallo o un avvertimento. Ripetuta una seconda volta porterebbe quindi alla squalifica. Bob Podkaminer, segretario della commissione norme USA Track&Field, e tecnico ufficiale internazionale, ha sostenuto “credo che questo dia alla IAAF lo spazio interpretativo che stavano cercando, senza dover dire poi ci siamo sbagliati (come nella vecchia norma one-and-done)”. L’allenatore U.S. di staffette Jon Drummond, che nel 2003 fu coinvolto in una delle più pubblicizzate false partenze di tutti i tempi, ha detto “era ora che si facesse qualcosa! Gli atleti sono sempre stati penalizzati e ciò per colpa dello starter!”. Drummond attirò molta attenzione nei mondiali di Parigi del 2003, quando rimase steso sulla pista per più di 15 minuti in segno di protesta, dopo essere stato squalificato per una falsa partenza che disse di non aver commesso. Molti oggi credono che Drummond non commise scorrettezze, che potrebbe aver spinto in anticipo sui blocchi ma si era rifermato (settled down) prima che la pistola sparasse. 

Della nuova norma Drummond dice “penso che sia una soluzione equa” sebbene avrebbe preferito che fosse ripristinata la precedente norma sulla falsa partenza, quando alla prima infrazione veniva addebitata a tutti e alla seconda veniva invece eliminato l’atleta colpevole. Anche Tyson Gay si è espresso a favore della nuova norma: “penso che salverà un po’ di persone” ha detto alla Reuters. “Perché se una persona indietreggia (flinches) e non gli viene chiamata falsa partenza, ciò può indurre un altro atleta a muoversi e vedersi addebitata così a lui la falsa. Spesso lo staff degli starter non vedono il movimento del primo atleta!” Katz ha una soluzione per questa situazione: utilizzare video nel processo di starting, immediatamente visionabili dagli starter. dopotutto, dice, con le tv che trasmettono la gara a livello globale, “tutti vedono chi si è mosso, tranne gli starter!”.

Meditate gente... soprattutto gli starter. 

02/08/12

La "trasformazione" della forza: una scemata divenuta mito... ma solo in Italia

Quello che segue è l'ennesimo tentativo di mettere chiarezza su una leggenda metropolitana che ha ragione di esistere solo in Italia. Quanti di noi, terminata una seduta di "pesi", veniva buttato in pista per... trasformare? O con altre prove di diversa natura, tutte concepite per miracolare un gesto precedente di forza, con uno successivo.  Ecco, qui sotto l'articolo di Luc che spiega come questo concetto di "trasformazione" non ha alcun riscontro scientifico, ma sembra far parte di una tradizione orale italiana tramandata di generazione in generazione fino ad un antico testo tedesco, tradotto dal russo. Ecco qui sotto l'articolo...

Certamente molti di voi hanno sentito parlare della "trasformazione della forza". Anzitutto definiamo cosa si intende in Italia (e solo in Italia) descrivendo la "logica" con cui si giunge alla definizione: 
1) la forza è utile o necessaria agli atleti 
2) ma i mezzi che la allenano sono costituiti da gesti molto diversi da quelli agonistici 
3) quindi bisogna far seguire all'uso di questi mezzi, IMMEDIATAMENTE NELLA STESSA SEDUTA, altri mezzi più simili al gesto agonistico, come se fosse necessario comunicare al corpo che ci stiamo allenando per correre, saltare o lanciare e non per il sollevamento pesi. 

Si sono così inventate delle classiche sequenze, per sprinters: - pesi + balzi / andature + sprint per mezzofondisti: - salite / circuit training + fondo medio / ripetute / ritmi gara.

Ora, se siamo coerenti dovremmo dedurre da questo ragionamento che: 
1) utilizzare i mezzi della forza senza immediata "trasformazione" fa male 
2) anche tutte le altre qualità lontane dal gesto di gara devono essere immediatamente trasformate, se no fanno male. 

Quest'ultima deduzione però non la si è mai fatta, entrando così in contraddizione logica. L'allenamento è composto da molti mezzi che allenano analiticamente molte qualità, molte delle quali lontane dal gesto agonistico... perchè dovremmo trasformare solo la forza? Boh! Poniamo di considerare ad esempio la flessibilità muscolare come un mezzo utile... ma è un gesto lontano da quello agonistico... eppure non ho mai visto nessuno "trasformarlo" con delle ripetute da muro a muro in camera da letto dopo avere fatto una bella seduta di stretching prima di dormire! 

Il discorso è che lo studio scientifico della PROGRAMMAZIONE dell'allenamento iniziò in Unione Sovietica e riguardò inizialmente proprio i metodi della forza, i paesi dell'est europeo avevano una tradizione soprattutto nelle specialità di forza/potenza. Però in un paese come l'Italia in cui le tradizioni sportive sono diverse a qualcuno sarebbe dovuto sorgere il mio stesso dubbio... Quindi già negli anni '60 nei paesi dell'est cominciarono a studiare la programmazione della forza nella stagione agonistica e a fare esperimenti e studi statistici in proposito (ad esempio con Tudor Bompa). E' del 1972 un lavoro di Adam e Verkhoshanskji, "Fundamentals of special strength training in sport". In un passaggio (citato in "L'allenamento ottimale" di Jurgen Weineck) si legge: "il rapporto tra i contenuti dell'allenamento, inteso come una successione secondo un certo ordine, modifica anche l'effetto di allenamento degli esercizi impiegati e della forza acquisita. Ad esempio, la successione: esercizio BREVE ed intenso col bilanciere, seguito da esercizi di salto, ha un effetto maggiore sulla forza rapida di quanto non lo abbia una successione dall'ordine inverso". Si tratta di un paio di squat al 80% RM. Quindi qua si parla di ATTIVAZIONE neurale (PTF, ovvero facilitazione post tetanica), un completamento del riscaldamento, che con la “trasformazione della forza” ha nulla a che fare. Lo stesso concetto si trova in Verchoshanskji anche in “Verso una moderna teoria e metodologia dell’allenamento sportivo”. 

Faccio invece un esempio tratto da tabelle dettagliate italiane dei "responsabili del settore velocità" del 1983: 
  • pesi + balzi (8 tripli, 6 quintupli) + sprint massimali (10x30 anche lanciati)
  • pesi + sprint (10x30) + capacità alattacida (?) (5x5x60 r.2-8') la seduta di pesi? 
  • 8x5 mezzosquat 150% bw (in anni successivi hanno raggiunto anche il 400%...) 
  • 4x5 squatjump 50% bw - 4x30 molleggi 100% bw 


Francamente non mi pare una seduta di "preattivazione neurale"... ma una piena seduta di forza; in questo caso si parla di “trasformazione della forza” e non nel primo (attivazione con due squattini). Ma insomma da dove viene sta teoria della "trasformazione della forza"? 

In realtà tutti gli studiosi hanno sempre parlato di "trasformazione", "conversione" o "realizzazione" nel LUNGO PERIODO, ovvero della possibilità di commutare la forza in gesti più simili a quelli agonistici in successivi periodi della durata di settimane e mesi! E in Italia non se n'è accorto nessuno... Senonché trovo un lavoro di Verkhoshanskji su Atleticastudi (cliccato appena 59 volte nella storia, di cui una ventina di volte solo da me e del mio staff... mah...), "I PRINCIPI DELL’ORGANIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO NELLE DISCIPLINE DI FORZA VELOCE IN ATLETICA LEGGERA" (1979). A pag.16-17 (paragrafo 4) parla di sequenze “bilanciere + balzi” e dice che fare questa sequenza è meglio che fare il contrario se il fine è un effetto cumulativo positivo... ma SI RIFERISCE A DIFFERENTI "BLOCCHI" DI VARIA DURATA E NON ALLA SINGOLA SEDUTA!!! Inserisce il discorso in un contesto in cui sta parlando di effetti di medio-lungo periodo, sta parlando di settimane e mesi... Nell'ultimo capoverso di quel paragrafo dice "abbreviando di più la durata dell'applicazione di ogni singolo mezzo..." e parla di periodi di SETTIMANE... si deduce che negli esempi sopra (bilanciere + balzi) parlava di periodi più lunghi delle settimane, cioè dei MESI. Cioè sta parlando di periodizzazione, sta dicendo che a un PERIODO prevalente di forza deve seguire un periodo di prevalente uso di mezzi più speciali!!! Non nella stessa seduta! 

Allo stesso modo Tudor Bompa (“Periodization, training for sports”, pp 161 e seg.) parla di un PERIODO di “conversione” dalla forza alla potenza. Gilles Cometti, "Les methodes de developpement de la force", p23, citando Verkhoshanskji indica chiaramente come i “blocchi tecnici” durano settimane e seguono settimane di “blocchi forza”, niente a che fare quindi con la singola seduta. 

Insomma pare che solo gli italiani abbiano interpretato in maniera tragicamente errata, sulla base di un testo tra l'altro malamente tradotto (da una certa Ina Beulke) dal tedesco di Tschiene che a sua volta l'aveva tradotto dal russo originale. Ma allora dove sono i fondamenti scientifici della "trasformazione della forza nella singola seduta"? Dove sono gli studi statistici su n atleti che dimostrano che fare balzi dopo una seduta seria di pesi faccia correre più forte poi in gara rispetto ad altri atleti che usano sequenze diverse o che allenano separatamente i singolo elementi? Dove sono le prove fisiologiche che dimostrano che fare sprint dopo i pesi aumenti la concentrazione di certi enzimi? Dove sono le prove che dimostrano che nel mezzofondo gli italiani che fanno salite + fondo medio siano più forti degli altri che non lo fanno? Cosa succede se a stimoli neuromuscolari forti ma lentissimi facciamo immediatamente seguire stimoli meno forti ma rapidissimi? Chi fa 'ste cose da 35 anni sulla base di una "teoria scientifica" che prove scientifiche mi ha dato? Non ho mai trovato niente di tutto ciò... 

Rimane solo il sarcasmo degli allenatori americani di fronte a Pierfrancesco Pavoni quando andò ad allenarsi lì e raccontò loro della "trasformazione": "Francesco, what fuck are you transforming?".