25/06/11

Tyson Gay FUORI dai mondiali! Asafa ci sarà

Sembra di essere nel bel mezzo di una puntata di History Channel, di una di quelle che trattano le teorie degli antichi alieni. In pratica, attraverso tracce temporali, questi teorici sosterrebbero la tesi che gli extraterrestri sarebbero giunti sulla terra molto tempo fa, e influirebbero in qualche modo sulla nostra evoluzione. L'ultimo scherzetto ce l'hanno fatto questa notte: si scorre la lista della finale dei 100 ai Trilas americani di Eugene (leggetelo all'americana che fa più scena: Iuugin) e il nome di Tyson Gay non si vede nemmeno tra gli squalificati. Noooo! Incredibile! Subito mi precipito con un paio di click sulla semifinale: DNS. Non è partito. Sembrerebbe si sia presentato un problema all'anca (hip injury) durante il riscaldamento per le semifinali. La storia della sfida con Usain Bolt era già finita dopo le batterie ma io l'avevo già scritto da qualche parte: non mi era piaciuto. E ora? Chi manderà il genere umano a cospetto dall'extraterrestre? E se per la teoria degli antichi alieni Tyson avesse pianificato una grande Olimpiade del 2012 risparmiandosi i mondiali? Tyson, l'anno prossimo sono 30... 
E allora mestamente, prendiamo atto di coloro che Obama benedirà sullo Space Shuttle e che verranno catapultati sull'Armageddon-Bolt cercando di farlo deflagrare prima che avvenga l'imponderabile. 
Walter Dix, il capitano: 9"94 in finale con 1,3. Il più intelligente, visto che si era nascosto nei primi due turni lasciando sfogare i giovani virgulti Stars&Stripes. Un centesimo meglio di Justin Gatlin (9"95) che davvero è ufficialmente l'Araba Fenice. Gli alieni ci hanno tolto Gay e ci hanno riconsegnato Gatlin, nell'architettura di un disegno mefistofelico. 13^ volta di Gatlin sotto i 10" (9° uomo per numero di volte sotto la barriera che separa gli uomini dai semidei). E poi il nostro amico Michael Rodgers, un comprimario di lusso capace di correre però anche lui per la settima volta (regolarmente) sotto i 10": 9"99.  5° Jeff Demps che ha sperperato energie sin dal primo turno: tornerà ad allenarsi con i Gators prima del salto in NFL. Chissà: magari strappando il biglietto per Daegu si sarebbe tolto un talento al football americano. A proposito di fenomeni: nei 100 junior (omologati a 
Nel frattempo a 5000 miglia di distanza, a Kingston in Giamaica, una sfida che ahinoi ci toglierà qualcuno che sarebbe potuto andare in finale ai mondiali. Tanto che viene da chiedesi se non sia meglio prevedere una serie di "By" per atleti, che so, che corrano almeno 2 o tre volte sotto un superminimo, così che non si corra il rischio di non vedere i migliori del mondo clamorosamente esclusi. Ai mondiali non vederemo, almeno nelle batterie dei 100, gente come Nesta Carter e Michael Frater: e questo è un delitto di lesa maestà. Due possibili finalisti di caratura internazionale, fuori. E con tutto il rispetto, gli amanti dell'atletica preferirebbero vedere loro due, Gay che qualche europeo da 10"30. Ce l'ha fatta invece Asafa Powell, 10"08 con -1,8 in finale, dopo il 9"90 corso in semifinale con 0,6 che lo porta al 68° sub-10" in carriera, il 75° contando anche quelli ventosi. Intrigante pensare che possa arrivare a 100 volte sotto i 10": gli ci vorrebbero ancora 3/4 stagioni corse al massimo. Di sicuro la sua pagina di storia l'ha scritta, anche se sopra al lettone ha poco metallo e un poster di Ray Stewart. Accanto a lui, nel volo per la Corea ci saranno il jamaicano di stagione, Steve Mullings (capace di sconfiggere TyGay nella disperata riunione di New York): 9"96 in semifinale e 10"10. Ma la vera sorpresa (fino ad un certo punto: l'avevamo messo nei papabili) è stata il giovane Yohan Blake, il futuro della nazione più veloce del globo. 10"09 e secondo posto. Ne parleremo più ampiamente in seguito.
Con la depressione nel cuore, tocca raccontare della sfida femminile di Eugene dei 100 e del parallelo a Kingston: il vento aiuta Carmelita the Jet Jeter a correre un fenomenale 10"74 (2,7 il vento), a precedere Marshevet Myers: 10"83. Terza Miki Barber: 10"96. Udito il tempo, Veronica Campbell-Brown sciabola un devastante 10"84 ma con solo 0,3 di vento a favore: e allora se è saltato il duello ET vs TGay, di sicuro a Daegu non mancherà la sfida Jeter vs VCB. Probabilmente la prima sfida a quella quota tra due donne, quando in passato nelle manifestazioni importanti se ne vedeva solo una a dominare. A farle da paggetta la veterana Kerron Stewart: 10"97
Ragazzi, francamente: qui ci vorrebbe un libro per raccontare quello che è poi successo ai trials. Lo faccio per flash. Nei 5000 la storia presente, passata e futura del mezzofondo americano strappa il pass: Bernard Lagat, Chris Solinsky e Galen Rupp. Se la federazione italiana non si contorcesse su sè stessa e le proprie piccolezze, avrebbe già comprato un mese di stage negli States per cercare di capire perchè l'uomo bianco negli States vada come l'uomo nero degli altipiani africani che vanno da Nairobi a Addis Abeba.
Il decathlon va quasi stretto a Ashton Eaton, che sta al decathlon come Bolt sta ai 100. Un fenomeno che ha corso in 10"33 i 100, 46"35 i 400, 13"52 i 110hs, 5,05 di asta, 7,80 di lungo... vien da chiedersi quante medaglie vincerebbe in un campionato italiano. 8729 punti, 718 in più del secondo, che per raggiungerlo avrebbe dovuto fare un altra gara. Impressionante. Il pelide Eaton ha un solo tallone, che si commuta in tre gare: i lanci, altrimenti Superman avrebbe una maglietta verde anzichè un mantello blu. 
Nei 400, non so se Jeremy Wariner stia davvero cincischiando o sia davvero in difficoltà: fatto sta che in semifinale arriva terzo della prima run con 45"28 a 3 decimi dalla clamorosa eliminazione. Tony McQuay, cavalo-pazzo, invece, non so se si ritiene davvero così superiore o se si stia suicidando in diretta con prove senza senso: quello che conta è la finale, non le sparate nei turni preliminari. 44"79. Seconda prestazione mondiale dell'anno in una specialità francamente in grande recessione rispetto agli anni precedenti. Chi farà la finale a Eugene sarà invece Kerron Clement, di professione ostacolista: 45"42
Nel primo turno dei 400hs non c'è proprio Kerron Clement, dove ha già il pass per Daegu, stante il lasciapassare acquisito per meriti a Berlino '09. Rimangono Bershawn Jackson e Angelo Taylor che nel primo turno sono rimasti molto coperti.
E che sorpresa anche dai 400 femminili: non si presenta nemmeno Sanya Richard-Ross. Altra protagonista in meno per i prossimi mondiali. 
Ora è toccato scendere in pista a David Oliver: 13"08 in batteria, giusto per gradire. Oh, ma non erano le batterie? Per andare in semifinale occorreva 13"56, cioè un tempo nemmeno lontanamente raggiungibile dai migliori dei nostri specialisti. In 8 sotto i 13"30 (ripeto: erano batterie). 
Clamorosamente bassi i salti tripli femminili. 14,07 per la vittoria (Amanda Smock), e Corea raggiunta con un non irresistibile 13,79

24/06/11

Testimoni roventi e 4x100 di Stoccolma: dallo studio delle immagini emergono alcune certezze

Ritorniamo sull’argomento cambio sbagliato di Stoccolma per proporre alcune osservazioni sulla base dei filmati disponibili sul web. Il sottoscritto e "Ferrari" propongono la seguente visione della cosa.

Si premette: tutto ciò senza nessuna vena polemica o per dar colpe a questo o a quell’atleta ma per mettere alcuni “punti fermi” su quanto è successo viste le diverse interpretazioni che stampa, TV e diretti interessati hanno dato all’errore, stante che la più condivisa è che il secondo frazionista sia partito “sul segno” e che l’errore sia causa così della scarsa velocità con la quale il primo frazionista si è presentato al cambio dovuta alle curve strette e alla presenza sull’esterno della seconda corsia dell’atleta ucraino che avrebbe imposto una deviazione di traiettoria. Tante le ipotesi e una sola la conclusione: il cambio non è stato portato al termine.

Dall'analisi effettuata sui filmati (basterà clikkare sull'immagine per allargarla e seguire la spiegazione) invece a nostro parere sembra palese un anticipo nella partenza del secondo frazionista rispetto al segno di riferimento posto sulla corsia. Il dubbio è a questo punto quanto il secondo frazionista abbia anticipato la partenza.

Filmato Analizzato (FA): filmato tratto da Euro Sport 

Abbiamo analizzato i fotogrammi della ripresa iniziale del video (fotogrammi A1 – A4) e quelli della ripresa al rallentatore, fatti con diversa angolazione (fotogrammi B1 – B4) per cercare di determinare le varie distanze dei punti di riferimento a nostra disposizione riportandoli sia su A1 che su B1:

  1. cassa sonora altoparlante, quadrato giallo (G)
  2. riferimento prima corsia, quadrato verde (V)
  3. riferimento seconda corsia, Ucraina, quadrato rosso (R)
  4. riferimento terza corsia, Italia, quadrato fucsia (F)

Data la prospettiva dei fotogrammi colonna A, è difficile determinare la distanza tra gli elementi per il fatto che l'inquadratura ha una forte componente perpendicolare rispetto all'osservatore (telecamera). Ma i fotogrammi B permettono di avere una buona visuale sulle distanze, ovvero sulle proporzioni, tra di loro.

Per il calcolo delle distanze utilizziamo un sistema “empirico” e cioè una misura di scarpa media per un uomo adulto con taglia 42/44 cioè 27,5cm +/- 0,5cm, per comodità 27,5cm (=P)

Analizzando il frame A1 rispetto alla direzione di corsa compare prima l'elemento R (riferimento Ucraina), gli elementi G (cassa altoparlante) V (riferimento prima corsia) F (riferimento Italia) sembrano quasi allineati tra di loro, o comunque, ad una osservazione superficiale, che la distanza tra essi sia minima, minore di un piede < (P).

Traslando lo stesso momento nell'immagine laterale fornita dalle tv, fissata nel frame B1, si mostra inequivocabilmente che gli elementi, rispetto alla direzione di corsa, sono distanziati di circa:

  • 1,5 piedi (40 cm circa), tra V (riferimento prima corsia) e F (riferimento Italia);
  • 2,5 o 3 piedi, 70 o 80 centimetri tra V (riferimento prima corsia) e G (cassa altoparlante).

Chi vedendo A1 avrebbe mai detto che tra la cassa (G) e il segno in prima corsia (V) via avrebbe visto 2,5 o più piedi e quindi 70, 80 centimetri?

Andiamo ora al momento del cambio ed osserviamo ora le immagini A4 e B4 nelle quali si vede il piede sinistro di Collio che si stacca dal terreno: Nell'immagine B4 l'ordine dei nostri segni rispetto alla direzione di corsa è il seguente:

  • riferimento Ucraina (R)
  • piede di Riparelli appoggiato al suolo (quadrato blu (B))
  • riferimento prima corsia (V)
  • riferimento Italia (F)
  • cassa sonora (G)
  • piede di Collio che stacca il suolo (quadrato bianco).

Conclusione:
Il piede del secondo frazionista è staccato dal suolo mentre il primo frazionista deve ancora transitare in linea col segno in prima corsia (V) che è più dietro rispetto al riferimento Italia (F) di circa 40 centimetri (come abbiamo visto sopra). Questo dimostra senza ombra di dubbio l'anticipo nell'avvio del secondo frazionista ma resta da vedere di quanto è stata anticipata la partenza.
La distanza tra V (riferimento prima corsia) e G (la cassa) è simile alla distanza tra B (piede di Riparelli) e F (riferimento Italia) quindi l'anticipo è calcolabile nell'ordine di 2,5P – 3P cioè 0,687m – 0,825m .
La stima è probabilmente per difetto perché tra (B)(F) (Riparelli – segno d'avvio) sembra esserci oltre un metro. Bragagna in effetti potrebbe avere ragione, vista la trasposizione così presentata, anche se rimarrà il dubbio di quanto possa aver anticipato lo start Collio e se era a quel punto possibile recuperare l'errore.

Le ulteriori immagini fornite, dimostrano invece come il secondo frazionista ucraino corra a pelo della linea, occupando quindi uno spazio fisico che occupa indubbiamente la linea immaginaria tenuta in quel momento da Riparelli. Ciò è dimostrato dalla seconda sequenza dove addirittura il piede sinistro (quello interno) si appoggia a ridosso della linea di corsia.

Considerazioni minuziose sulla velocità di entrata di Riparelli non sono al momento deducibili scientificamente: chi dice che Jacques non abbia corso sufficientemente veloce non basa il proprio assunto su aspetti oggettivi e dimostrabili se non con le proprie emozioni (sarebbe possibile calcolare il passaggio agli 80 metri, eventualmente): visivamente l'azzurro mantiene il decalage rispetto a Ucraina e Germania, senza perdere né guadagnare; il britannico guadagna sensibilmente e visivamente, sulla Russia.

Bè, questo è ciò che dicono le immagini. Poi se qualcuno ha qualcos'altro da aggiungere, siamo qui pronti ad accogliere le eventuali controdeduzioni. 

I Jams rispondono agli USA: in 4 sotto i 10" col vento. Blake 9"83

Ma non potevano separare i Trials americani e quelli giamaicani? Qui non si finisce più di scrivere! Stavo vagando senza meta, quando mi sono ricordato che non era solo giornata di Trials a stelle e strisce, ma anche di Trials di treccine&reggae. Ti guardi i risultati delle batterie dei 100 e trovi che questi giamaicani probabilmente dovranno sudare più degli americani per guadagnarsi i 3 posti (Bolt è già qualificato di diritto a Daegu). Nelle ipotesi anche non troppo campate per aria, potremmo vedere nei 100 piani metà dei finalisti ai mondiali, vestiti di giallo-verde Puma, un paio di americani (secondo me Tyson Gay e Mike Rodgers, che in batteria è sembrato davvero performante... ma chiaramente mancano ancora tre mesi), Christophe Lemaitre e... Nomeimporunciabile Makusha. Chi scommette? Il giovane Yohan Blake (nella foto della IAAF) con un bel vento tonante corre in 9"83, Michael Frater (le cui azioni erano un pò in calo) 9"86. Poi i due 9"99 (sempre ventosi) di Lerone Clarke e Asafa Powell. Quest'ultimo secondo un mio calcolo, dovrebbe essere arrivato a correre sotto i 10" (contando anche i tempi ventosi) 74 volte. L'Italia (non mi ricordavo) è a "1". Pietro Mennea il Grande infatti corse un 9"99 con 7,2 metri di vento (possibile siano rimasti in piedi i cronometristi?) a Bari nel '78. Steve Mullings, il favorito dopo l'infilata a TyGay e in assenza dell'extraterrestre, saggio in 10"13 ma con vento contro. 
Abbottonati i 400isti nelle batterie (45"61 il migliore di Jermaine Gonzales), ma semifinali che si raggiungono con 46"64, contro il 46"08 di Eugene. Anche qui, adesso aspettiamo le semifinali e il dipanarsi di tutte le specialità. Tra le donne in batterie Kaliese Spencer piazza un 50"86 clamoroso, soprattutto perchè con il ritiro di un'atleta il numero di partecipanti scende a 16 e sono così tutte in semifinale...

Trials USA: nelle batterie dei 100 già in 2 sotto i 10". TyGay 10"01 - Eaton 10"33 e 46"35 nel decathlon

Manca probabilmente un alter-ego a Tyson Gay ai Trials USA, ma state pur certi che non sarà una passeggiata per l'uomo di Lexington, Kentucky. Già perchè due galletti come Ivory Williams e Michael Rodgers hanno visto bene di sparare subito un 9"95 (ventoso per Ivory, con 1,3 per Mike), che a questo punto dei trials vale come un moneta da 3 euro. Coi turni bisogna purtroppo salvaguardare i meccanismi del sistema nervoso centrale e periferico, e correre a più di 40km/h non è proprio l'attività più ayurvedica nota sulla Terra. Tyson Gay si limita a guardare Williams e chiude in 10"01. Dopo la clamorosa debacle nelle finali NCAA Jeff Demps si aggiudica la propria batteria in 10"04 con 0,7, a 3 centesimi dal personale e a 8 dal 9"96 ventoso di aprile. Anche Justin Gatlin sembra abbia velleità di Mondiali: vittoria in batteria con 10"08. Dal prossimo turno, le semifinali, finalmente si scopriranno le carte: nei meandri delle liste c'è anche Walter Dix, Travis Padgett, Rakieem Salaam (più un 200ista, ma in gran forma), Trell Kimmons. Let us see
E se gli uomini hanno già fatto le loro gallettate, non si sono certo risparmiate le donne: Marshevet Myers con 1,6 di vento ha già piazzato un 10"87 e Carmelita Jeter 10"88: tempi con cui si vincono i mondiali. Non è partita l'iscritta Gloria Asumnu, che poteva dire la propria. 
Batterie dei 400 in surplasse per Jeremy Wariner: 45"94 e vittoria della propria serie e nono tempo. Una volta 45"94 lo correva per andare in bagno appena sveglio. Ora deve centellinare le risorse nei turni per poter giocarsi una vittoria che si fa sempre più dura. Così il cavallo pazzo Tony McQuay svetta dall'alto del suo 45"25, ma si entrava in semifinale con 46"08. Kerron Clement deve aver subodorato che potrebbe esserci un ulteriore spiraglio per lui oltre i 400hs: 45"85, ma ora viene il difficile. 
Sui 1500 femminili mi preme sottolineare un aspetto: ben in 17 hanno ottenuto un tempo più veloce della migliore italiana dell'anno sulla distanza. In 21 sotto i 4'20", quando in Italia, in 6 mesi si registrano solo 3 prestazioni (e 2 sono della Cusma). Stesso discorso per i 1500 maschili: in 9 sotto i 3'41". 
Nei 10000 femminili si vede addirittura un sub-31': è il 30'59"97 di Shalane Flanagan, 117^ prestazione di sempre. E se volete farvi un paio di risate, nella gara maschile terminata da 20 atleti, in 15 sono scesi sotto i 28' e l'ultimo è giunto in 29'17"65, vale a dire che solo in 2 in Italia hanno fatto meglio (Andrea Lalli e Ahmed El Mazoury). Certo che ragionando su una vasta base statistica, ci sono più possibilità di trovare qualcuno che vada davvero forte.
Come volevasi dimostrare, Christian Taylor si pappa in un solo boccone il salto triplo, aiutato da un vento monsonico: 17,49 con 3,5. Salto solo 3 salti poi assiste al resto della manifestazione, considerato che stranamente il triplo stelle&strisce è clamorosamente in recessione (ma questa molla vivente di 21 anni ha saltato a Ds Moines due settimane fa un 17,80 con 2,3 di vento). Gli altri due di poco sopra i 17: a livello di campionato italiano, considerato il vento. Questa è una notizia. 
L'odore di trials e di mondiali l'ha sentita pure il martellista Kibwe Johnson: 80,31, che a 31 anni arriva al personale e si pone come uno dei favoriti nella lotta per le medaglie di Daegu. Quest'anno aveva già superato gli 80 con 80,09, che era a sua volta il personale. Personale di poco più di 78 metri risalente al 2005.
Bella gara di disco, dove in 5 si sono assiepati dai 63 ai 64 metri: ma il volo per la Corea lo prenderà Jarred Rome (63,99), Jason Young (63,81) e Lance Brooks (63,42).
Alti livelli anche nel lancio del peso, dove Michelle Carter (19,86), uccella Jillian Camarena-Williams di un solo centimetro: 19,85. Ma no-problem: andranno entrambe nel sud-est asiatico.
Meravigliosa la sfida tra il fenomeno (con tutto rispetto per lui, più che per il termine "fenomeno") Ahston Eaton e Bryan Clay. Sui 100 10"33 con 0,6 per Eaton e 10"64 per Clay. Poi 7,80 (ventoso anche per il decathlon, di Eaton: 3,1). Clay rosicchia un pugno di punti nel peso (14,25 a 14,14). Ma Eaton è superiore anche nell'alto: 2,05 a 1,99. E che dire del 46"35 di Eaton nei 400? Clay al momento è secondo a oltre 400 punti di distanza da Eaton, e braccato da una muta di ringhiosi decathleti. Vedremo domani cosa sarà successo...

22/06/11

Ma che succede ad Alex Schwazer? Il campione olimpico rinuncia ai 50 dei mondiali

Già, ma che sta succedendo al Campione Olimpico di Pechino 2008, Alex Schwazer? Notizia "bomba" fino ad un certo punto, stando ai racconti pessimistici che si stavano accumulando a partire dall'anno scorso. Prima il clamoroso ritiro di Barcellona nella 50 km, che seguiva l'argento salutato in maniera rabbiosa e che seguiva a sua volta l'altrettanto clamorosa controprestazione di Berlino. Poi ci sarebbe stata una lunghissima pausa in cui l'altoatesino avrebbe meditato addirittura il ritiro. Quindi l'infortunio a gennaio al ginocchio (sciando?), il cambio di tecnico, da Sandro Damilano (la storia della marcia italiana) all'ex campione del mondo della 20 km Michele Didoni, un altro ragazzo d'oro vittima di un successo che lo cambiò e dal quale non riuscì più a smarcarsi. Se ci si mettesse ad osservare tutto questo, sembrerebbe di vedere un quadro molto confuso, ma che sembra far trasparire un Alex Schwazer non molto felice, confuso, accidioso. Crisi post-olimpica? Perchè no? Chi raggiunge il massimo di uno sport, dopo aver macinato centinaia di migliaia di km, tanta fatica, privazioni, non può arrivare mentalmente ad una sorta di burn-out psicofisico? Mettiamoci poi il carico del peso di un'intero movimento atletico, che praticamente solo su di lui ha basato per un paio di anni le proprie sorti. Grazie a Schwazer c'è stato infatti un Arese II: lui gli salvò il salvabile a Pechino dopo una spedizione catastrofica ma che si riuscì addirittura a peggiorare a Berlino. Da allora si è inanellati una serie impressionante di "zeru tituli" che non avevano mai avuto precedenti per il nostro sport. 
A leggere le cronache di oggi si prende coscienza di una "quasi resa" anche se si lascia aperta la porta dei 20 km di Daegu. Troppi pochi mesi d'allenamento, secondo le fonti giornalistiche. Troppo poco... tutto. 
Non è che per forza bisogna trovare dei colpevoli: del resto è umano arrivare ad un certo punto e avere a noia tutto, anche ciò che ti ha portato al massimo (sportivamente parlando). Le aspettative di tutti, compresi gli sponsor, i bambini che si incontrano quotidianamente: poi la sfiga di essere stato l'unico oro nell'atletica, cosa che ha catapultato tutta l'attenzione del nostro piccolo mondo. 
Il segno preoccupante, secondo me, è stato proprio quel gesto di stizza dopo la 20 km di Barcellona. Ragazzi, era un argento europeo! Non era oro, ma una tappa importante per la carriera di ogni atleta. Probabile sintomo di un'aspettativa superiore alle proprie capacità, o semplicemente un gap tra i desiderata e la realtà, col quale purtroppo ogni atleta nella propria vita si deve confrontare serenamente. Gap che si vince non solo col lavoro, lavoro, lavoro, ma anche con la serenità di fare una cosa che piace. Se diventa un'imposizione, una necessità, un lavoro, tutti i meccanismi si inceppano e anche motori organici perfetti come quelli di Schwazer possono gripparsi. 

Tomasicchio a 10.56

(Di Sasuke) Meno di una settimana ai campionati italiani di Torino (di cui sono uscite oggi le liste di partenza, molto nutrite con alcuni atleti che dubito vedremo in azione in alcune delle discipline in cui sono iscritti... come Andrew Howe, che, toccando ferro, mi auguro sia al via dei 200) e Giovanni Tomasicchio ci riprova, a Quarrate in Toscana, trovando le giuste condizioni climatiche. Una brezza di +1.3 lo spinge allo stagionale a 10.56 (sopravanzando sia Roberto Donati che Maurizio Checcucci, entrambi al via a Torino stando alle liste). Non è un tempo eccellente, ma Gianni è solamente alla terza gara della stagione e vista la condizione già arrivare in finale agli assoluti sarebbe un successo. Tra gli altri risultati degni di nota della manifestazione i progressi dei gemelli livornesi Lorenzo e Samuele Dini (allievi secondo anno) capaci di scendere in un colpo solo di oltre 3 secondi arrivando a 3.53.58 e 3.53.76... ci penseranno loro a salvare il mezzofondo italiano in estinzione nei prossimi anni? Chi scrive si augura di sì. Buone anche le prove dell'eptathleta Francesca Doveri, prima nei 400 metri (55.70) e nei 100 ostacoli (13.68).

21/06/11

Bressanone: l'analisi dei salti

Junior Uomini - Di Gianmarco Tamberi (1992) e della sua terza prestazione italiana di sempre nel salto in alto (2,25) ho già ampiamente parlato un paio di giorni fa. La curiosità ora sarà di vederlo all'opera tra una manciata di giorni contro Chesani & c. per contendersi il titolo assoluto. In generale sembra esserci un miglioramento generalizzato, riscontrabile nei salti (con esclusione assoluta del salto in lungo femminile). Il secondo arrivato, Eugenio Rossi, deve aver fatto qualche cosa di fenomenale: i dati a mia disposizione parlano come miglior prestazione di un 1,95. Poi il botto a 2,15 nella prima circostanza in cui oltrepassa i 2,00: di certo ha festeggiato l'evento in maniera fragorosa. David Buldini (1992) si impone nell'asta con il suo nuovo personale: 4,80. Lo spunto di cronaca (altrimenti i risultati sono bravi tutti a guardarseli clikkando a destra e a manca) è il fatto che Buldini appartiene all'Atl. Studentesca Ca.Ri.Ri., che è un nome ridondante a livello giovanile. Quindi una delle fonti privilegiate dell'atletica leggera italiana. La prestazione nel lungo di Antonino Trio (1993) 7,23, è di grosso spessore perchè migliora molto il suo personale "regolare": aveva 6,96 e poi un lunga litania di salti ventosi fino a un 7,25 all'ormai notissima località catanese di Misterbianco. Singolare come il terzo della gara, Nicolò Tamberi (1992... gemello di Gianmarco? Non lo so, giuro) per la terza volta in un solo mese eguaglia il personale a 7,14. Personale da junior per Dimitris Mouratidis (origini greche?) nel salto triplo: 15,09. Due anni fa ai mondiali allievi arrivò 11° con 14,70 dopo aver saltato nelle qualificazioni 15,11. Abbiamo perso qualche cosa? Secondo il Trio Antonino (già vincitore del lungo) con 15,01 a altro personale. 
Junior Donne - Naturalmente Alessia Trost (1993) nell'alto. 1,87 nella seconda uscita dell'anno, dopo l'1,82 d'esordio a Gorizia. Poi tre nulli a 1,91. Vista la controprestazione della Lamera a Stoccolma, le sue azioni in vista di Torino si impennano vertiginosamente. La Di Martino ci sarà? Nell'asta, che si prevedeva super-combattuta (in pratica 4 ragazze in profumo di vittoria) l'allora se lo cinge Letizia Marzenta che ha dovuto bissare il 3,70 già ottenuto ad Orvieto un mesetto fa per portarsi a casa tutta la torta. Poi lo show di Darya Derkach (1993) nel lungo e nel triplo, di cui non so se c'è ancora qualche parola da utilizzare che non sia stata già detta. Forse però in questo periodo sta cominciando a pagare le tante gare disputate dall'inverno, la tanta visibilità e una piccola flessione si registra nel lungo, dove ottiene (pur vincendo nettamente) il suo peggior risultato delle 4 gare disputate nel lungo all'aperto (con un Season High a 6,46). 6,32 e per tre salti stava accadendo l'imponderabile: Anna Visibelli (1993) dopo il 5,99 iniziale della (per ora) Ucraina, piazza al terzo un 6,12 che lascia per un paio di salti incertezza sulla paternità del titolo. Incredibile, eh? La Derkach in effetti aveva chiuso con un 5,68 e un nullo tra secondo e terzo. Poi mette piede all'acceleratore e arriva il 6,32 scacciafantasmi. Titolo intascato. Nel triplo invece basta solo il primo 13,25 per uccidere la gara lasciando indizi ovunque sull'omicida: alla fine ci sarà 1,10 tra lei e il resto d'Italia. 13,30 al quinto il suo salto migliore. Terzo risultato su tre della Derkach che quest'anno è arrivata a 13,56 a Firenze. 
Promesse Uomini - Marco Fassinotti (1989) dopo le sparate indoor (2,29 a Parigi e sesto in finale agli Euroindoor, dopo il 2,27 in qualificazione) sembra esser rimasto momentaneamente con le polveri bagnate.   Vince il titolo con "solo" 2,18 sbagliando i tre successivi tentativi a 2,20. Delle otto gare del 2011, quella di Bressanone è stata così la peggiore. Adesso mancano pochi giorni per rimettere a posto i meccanismi propulsivi e tornare protagonista. Nell'asta vince Atoll Kai Hao Lau, atleta delle Fiamme Gialli Simoni con 4,90, nome che tradisce un'origine o polinesiana o hawaiana. Quest'anno a Gennaio era riuscito a spingersi fino a 5 metri. Lungo all'italo-svizzero (giusto per rimanere in tema di pan-atletica italica, Gregory Bianchi (nella foto della Fidal, mi ha sverniciato in un 100 a Biasca un mesetto fa): 7,56. Miglior prestazione personale del 2011: sarà anche il personale ognitempo? 15,30 infine per Antonio Napoletano nel salto triplo. Naturalmente personale nel giorno in cui anche lui oltrepassò la soglia dei 15 per la prima volta. 
Promesse Donne - Chiara Vitobello (1991) è probabilmente una delle ragazze meno conosciute della fantastica nidiata che in serie ha prodotto anche Trost e Vallortigara. Ancorata a misure superiori all'1,80, ma inferiori all'1,85, ed in attesa del salto che rompi lo stallo, forse solo mentale. A Bressanone 1,83. Nell'asta invece si assiste ad una sorta di inspiegabile involuzione di quella che era la grandissima sorpresa nel salto con l'asta dell'inverno: Giorgia Benecchi. In 15 giorni tra la fine di gennaio e metà febbraio strabiliò il mondo atletico nazionale, arrivando due volte a 4,35, guadagnandosi pure il pass per Parigi, dove l'emozione la lasciò a 3,90. Nella stagione estiva, invece, nemmeno un risultato superiore ai 4 metri. Cosa sarà successo? Ciliegina sulla torta la sconfitta nel campionato di categoria: 4,00 metri come la umbra Alessandra Lazzari, che ha però messo in cascina una prova valida intermedia a 3,95, portandosi via il malloppo. Bella la gara di lungo, di cui ho già parlato due report fa. Laura Strati vince con 6,26 contro il 6,23 di Teresa Di Loreto. Grossa sorpresa infine nel triplo, dove ha vinto la lombarda Cecilia Pacchetti, grandissimo talento nelle categorie cadetti e allievi (mi sembra di ricordare), che oltrepassa la favorita d'obbligo, Eleonora D'Elicio, quest'anno accreditata di 13,49. 13,30 per la Paccetti contro il 13,24 della D'Elicio. 

20/06/11

Bressanone e giovani fenomeni: Pennella, Fofana, Hooper... il report di 2^ e 3^ giornata della pista

Bressanone - Continuo con il report dei Campionati italiani giovanili, visto che mi sono "distratto" con a Coppa Europa. Questo report sulle gare di corsa e ostacoli in pista, che finalmente mi fanno scrivere di atletica-spettacolo e di due record nazionali, per mano (e gambe) di Marco Lorenzi nei 400, che cancella udite-udite, quel super talento non ancora trasformatisi in sfolgorante realtà di Claudio Licciardello. Carriera folgorante, ma in questo momento le analogie con la storia sportiva di Alessandro Cavallaro (ma sui 200) si stanno intensificando in maniera preoccupante. Tocchiamo tutto quello che c'è, e speriamo che l'Araba Fenice torni a lambire l'universo sotto i 46" nei 400. Poi c'è da mettere in bacheca (evidenziato con l'Uniposca) il record di Hassane Fofana sui 110hs: 13"76, a migliorare il suo 13"87 di Firenze. Anche qui, una specialità che nel breve arco di un paio di stagioni potrebbe avere un dominatore assoluto, Abate e Tedesco permettendo naturalmente. Ecco Quindi un breve report sulle gare on track non trattate nel primo "lancio".


200 - La gara junior esalta la solidità di colui che era partito già con le carte migliori del mazzo: Lorenzo Angelini, accreditato di un 21"35 corso a Modena giusto 10 giorni fa. Aveva già fatto la voce grossa, e messo una piccola ipoteca sul titolo. Sulla pista di Bressanone arriva fino a 21"38, un solo centesimo meglio della vera sorpresa nella velocità junior: il cremonese Sebastiano Spotti (esploso anche nei 100): 21"39Luca Valbonesi, che l'anno scorso aveva vissuto una grande stagione, non è riuscito a migliorare quelle stesse prestazioni. Solo quinto con 21"66. Un gran tempo lo stesso. Ora ci sono gli italiani assoluti per rimediare. E dopo averla incensata ieri con l'11"67 vittorioso sui 100, Gloria Hooper cannoneggia i 200 in un tonante 23"61, regolando (esattamente come sabato) Anna Bongiorni 23"96 e Judy Ekeh 24"39 (ma Judy è una che ha nelle reazioni fosfocreatiniche le sue doti migliori... oltre i 7/8" deve cercare di reclutare risorse). 23"25 è il record junior della Calì, se lo vuole annotare da qualche parte. Davide Manenti si porta intasca i 200 promesse con 21"14, davanti all'outsider Alex Da Canal (21"25) e allo sconfitto di giornata, Diego Marani 21"32. Anche qui: diciamo che Manenti quest'anno partiva con il favore degli allibratori con Marani poco sopra. Da Canal osservatore privilegiato, ma un pò lontano fino alla sparata in batteria di 21"27. Marani invece si è sciolto in finale, probabilmente soverchiato da cotanta abbondanza. Terzo alla fine. Ma da uno che ha corso già una manciata di volte sotto i 21", ci si aspetta molto. Nelle promesse femminili, sorpresona con la vittoria di Martina Amidei 23"98 (0,8), probabilmente PB, davanti alla vincitrice dei 100, Ilenia Draisci 24"06.


400 - Si parte a tuono con la gara da copertina patinata del Times sui 400 junior: Marco Lorenzi decide finalmente di abbattere i 47" e lo fa sfondando l'hangar direttamente con un Boeing 747 da 46"39, che altro non sarebbe che il nuovo record italiano junior, che abbatte il tempo del desaparecido, nel frattempo, Claudio Liccardello di 46"47 stabilito nel 2005. Bragagna ha sussurrato che potrebbe tornare a sorpresa per gli italiani assoluti la settimana prossima. Il precedente PB di Lorenzi era 6 decimi oltre lo spartiacque che divide due mondi concettuali, i 47": 47"05 corso a Mosca l'anno scorso ad una delle innumerevoli manifestazioni con le quali si sta cercando di stroncare l'attività giovanile. Ma a Brixen gran tempo anche per il secondo, Michele Tricca46"59. Tricca le cui azioni erano schizzate vertiginose dopo il 46"53 siglato ai regionali di Torino due settimane fa. 400 junior donne per Flavia Battaglia con 54"95, cioè il nuovo PB e primo sub-55" della carriera. Nelle promesse maschili, Eusebio Haliti si fa infinocchiare negli ultimi metri: 47"02 per il padovano Francesco Cappellini, di cui Haliti (47"10) doveva tener conto, visto che il veneto arrivava a Brixen con un 47"24 nello zainetto. Dopo il 46"78 di Ginevra da parte dell'italo-albanese, probabilmente era da aspettarsi (visti i miglioramenti degli altri 400isti) un 46" e mezzo o giù di lì. Io me l'aspettavo. Nei 400 promesse femminile, vince invece una ragazza di cui avevo parlato qualche giorno fa, Clelia Calcagno, dopo un 54" basso nella stessa riunione in cui Tricca aveva abbattuto i 47" per la prima volta. 54"72 e vittoria meritata, che era la cosa che più importava. Probabilmente piccola delusione per Chiara Natali, che quest'anno per due volte era scesa sotto i 55" fino a 54"64.

800 e 1500: l'altro ieri parlavo della sua naturalizzazione, oggi si parla della sua doppietta nel mezzofondo veloce junior. Il futuro è adesso, evidentemente. E' Mohmed Abdikadar, che dopo le scintille presentate come antipasto nelle scorse settimane, fa una prestigiosa doppietta. 800 in 1'50"32 e 1500 in 3'52"13 sul vincitore dei 5000, Yassine Rachik, battuto in volata in quella che era la sfida nella specialità di conflitto. Irene Baldessari vince gli 800 junior con 2'10"70, mentre Valentina Elli i 1500: 4'36"36. Michele Fontana sui 1500 promesse ha ragione dei marocchini Razine e Haidane: 3'48"91 il tempo ottenuto quasi al fotophinish. Ma qualcuno ha contato quanti stranieri erano presenti a Bressanone, per osservare il fenomeno in maniera "euristica"?  Serena Monachino, 800 promesse, vince d'imperio la gara in cui rappresenta forse una delle poche frecce a disposizione del mezzofondo veloce femminile dell'immediato futuro. 2'09"22. Peccato sia mancato il confronto con la padovana Federica Soldani, che da sola nella serie più lenta ha messo paura a quasi tutte: 2'10"89 e terzo poso del seeding. Sarà invece la seconda degli 800 ad imporsi nei 1500: Giulia Viola in 4'28"39.

3000 siepi: uno dei pochi mezzofondisti italiani con ambizioni importanti, è di sicuro Andrea Sanguinetti. Un altro predestinato. Nelle siepi junior vince con un vantaggio abissale: 9'09"26. Sembra che i più forti (Abdekadar, Sanguinetti e Rachik) si siano volontariamente evitati (tranne per lo scontro nei 1500) per spartirsi a fettone il mezzofondo. Netta anche la vittoria della junior Camille Marhcese: 10'51"76. Valeria Roffino, tra le promesse, regola invece la figlia del grande Alberto Cova (quante volte glielo avranno detto?) Elisa: 10'36"53 a 10'38"03.

Ostacoli - Impressiona sui 110hs Hassane Fofana, scovato in una di quelle realtà nazionali che sono autentiche miniere d'oro di giovani atleti fenomenali (probabilmente grazie alle capacità dei tecnici, dei presidenti, tutti insieme): la bresciana Atletica Villanuova '70 e poi passato all'Atletica Bergamo di Acerbis. Ma in Lombardia di queste "realtà" c'è anche l'Atletica Estrada, nella bergamasca. Queste società bisognerebbe favorire, vista l'attività capillare di proselitismo che riescono a mantenere inalterata. Mica quelle che fanno compra-vendita di atleti per un pugno di punti. Comunque: 13"76 in batteria e record, con il possibile alter ego, Ivan Mach Di Palmstein che in riuscirà sì a scendere a 13"92 in finale, ma non riuscirà a contrastare l'esuberante strapotere del bresciano. Naturalmente bisognerà aspettare che le barriere si alzino per capire dalla lettura dei tempi, i vaticini. Molti si sono pure arenati sulla rampa di lancio, non dimentichiamocelo. Jose Bencsome De Leon, un altro iscritto nel registro dei predestinati, si pappa i 400hs in un sol boccone, probabilmente riservandosi qualche energia per Torino e per la sfida finale con Panizza. 51"19. I 100hs junior si trasformano in una tragedia sportiva per la favorita: Silvia Zuin. Squalificata dopo aver dimostrato di non poter aver rivali in batteria: 14"39. Invece la coccarda tricolore se la appende al petto l'altoatesina Marion Kastl con 14"57. Specialità comunque non di eccelso spessore tecnico rispetto alle altre. Stesso discorso dei 400hs, vinti con un tempo di 1'01"76. Non da fantascienza. Nei 110hs Promesse Michele Calvi, decathleta per diletto, arriva al personale a ridosso dei 14": 14"02. Eusebio Haliti invece, sui 400hs, decide che un titolo nazionale lo può pure regalare, due no. Così si trangugia il titolo con 51"17 e anche lui lancia un messaggio a Bencosme e a Panizza, anche se non potrà partecipare agli italiani assoluti (in attesa del By dalla IAAF, suppongo. Ma è già stato naturalizzato?). Si migliora ancora sui 100hs Giulia Pennella: 13"29. E ora è a ridosso (ma penso lo vedesse direttamente lei durante le gare) a Borsi e Caravelli. E un pelo davanti a Cattaneo. E soprattutto balza all'ottavo posto nelle liste italiane all-time. Quindi una sfida a Torino tra la seconda (la Cattaneo), la quarta (Caravelli), la sesta (la Bosco) e l'ottava (Pennella) della storia dei 100hs italiani. Durante la cronaca da Stoccolma, il duo-Rai (anzi l'assolo... più uno) sottolineava proprio questa clamorosa sfida cui si assisterà a Torino. Una delle più emozionanti del panorama di gare piemontesi. Ma personalmente sono settimane che osservo (e scrivo) della cosa. Nei 400hs promesse, Ilaria Vitale si porta a casa il titolo con 1'01"56. Sapete come la penso dei 400hs femminili, no? E' una specialità in crisi profonda e non si vede ancora nessuno dietro a Manuela Gentili che possa affrontare il consesso internazionale nel breve periodo. Aspettiamo, cos'altro dovremmo fare?

19/06/11

Italia salva ma insipida: Schembri e Caravelli sul podio - Scapini PB sugli 800

Insipidina questa Italia in formato Coppa Europa. Oggi si è beccata pure l'ira di The Voice Bragagna in diretta, colpevole a suo dire di aver espresso i propri giudizi sulla 4x100 di ieri. Pericoloso prendersela con i media, non lo sapevano? L'Italia atletica finisce all'ottavo posto in Europa e questo è un fatto. Incontrovertibile. Con la fusione delle classifiche maschili e femminili si ha un quadro d'insieme dello spessore di un movimento e il nostro è purtroppo solo questo. Nel bene e nel male. Anche se la staffetta e Giuseppe Gibilisco (3 nulli)  avessero ottenuto il massimo, avremmo guadagnato giusto una posizione a scapito della Spagna. Grazie al cielo il Portogallo e la Svezia sono davvero poca cosa, e il rischio era solo sulla carta, anche se probabilmente ieri sera il CT Francesco Uguagliati non sarà andato a trovare Morfeo molto tranquillo. Quanto meno l'Italia della seconda giornata sembra più compatta: e poi arriva addirittura la vittoria col lombardo Fabrizio Schembri nel triplo ed un altro paio di podi, cosa volere di più? La giornata inizia con la tempesta di acqua che si abbatte sulla gara di lancio del martello, che si trasforma nel lotto alle otto: tutte le gerarchie vengono shakerate e dal bussolotto non esce il nome del russo Zagonry, dato favorito anche allacciandosi un braccio alla schiena e bendandosi, ma del tedesco Esser. Zagonry arriva così addirittura settimo con una decina di metri sotto i suoi standard, Nicola Vizzoni (6 di confusione) quinto con 74,47.
E' poi il turno di Chiara Rosa (6,5), che in una gara livellata verso il basso dalle condizioni atmosferiche, si arrampica fino al 17,18 del terzo posto. Staccato il resto d'Europa, ma un podio fa sempre morale. 
Il vento e la pioggia sferzano il rettilineo finale con folate fino a tre metri contrari. Le tribune sono insolitamente deserte, stando almeno alle immagini. Emanuele Abate (6+) nonostante i 2,4 di vento sigla un 13"85 da non disprezzare, se vogliamo che vale ampiamente i suoi migliori risultati (a partire dal 13"68 di Ginevra): peccato che la prima serie non abbia trovato le stesse condizioni meteo, che gli avrebbero consentito di entrare nei sei. 
Il lungo (altra specialità protetta dalla LIPU) in attesa che si naturalizzi la Derkach (quindi ancora due anni se non avviene ancora qualche By della Iaaf), si affida a Tania Vicenzino (5,5), che sotto la pioggia, ma con un consistente vento alle spalle non fa meglio di 6,23. Decima. Fa tremare il fatto che l'Ucraina arrivi solo undicesima... non ci chiederanno mica la Derkach, adesso?
Il genio e sregolatezza di Giuseppe Gibilisco (2) nel frattempo si è sintonizzato su "sregolatezza", così nell'impianto indoor all'uopo adibito per consentire lo svolgimento della gara di salto con l'asta (impraticabile in quelle condizioni) totalizza tre nulli e se ne torna a casa con un pugno di mosche in mano. Spesso mi chiedo come possa sentirsi l'atleta che incappa in queste giornate terrificanti di fronte al resto della squadra, soprattutto nel viaggio di ritorno. Una mia curiosità che non avrà mai risposta. Consola poco il fatto che il favoritissimo Renaud Lavillenie (lui avrebbe potuto vincere anche senza asta, stando ai medesimi allibratori che davano Zagornyi vincitore) arriva quinto con 5,50.
Si cambia e si passa ai 200: Giulia Arcioni, (5,5) la miglior duecentista italiana statistiche alla mano degli ultimi 2/3 anni, si arena a 24"10 (decima) con un monsone da sudest asiatico, ma irrigidendosi di conseguenza oltre il dovuto sul rettilineo finale. Ma non ha un piccolo blocco alla spalla sinistra nel momento in cui è entrata in overstride? Al maschile l'Italia schiera Matteo Galvan (6,5) e sembra finalmente una scelta azzeccata: portato in Svezia a scatola chiusa, dimostra grande carattere, anche se tecnicamente non è bellissimo a vedersi. 20"93 con quasi due metri contro. Pazzesco invece rimane Christophe Lemaitre, il Bolt bianco (fatte le dovute parametrazioni): 20"28 con quasi tre metri contro, vuol dire che un tempo da ululato. 
Ottimo Mario Scapini sugli 800 7,5. Uno dei pochi (due mi sembra, con Patrick Nasti nelle siepi) a rientrare in Italia col personale. Gara a rimorchio, nelle ultime posizioni, poi nella bagarre finale degli ultimi 80 metri, slalom speciale tra i birilli e nuovo personale: 1'47"20 di una manciata di centesimi ed in condizioni certamente differenti. Quinta volta sotto l'1'48" per Scapini. Si spera inizino anche i sub-1'47".
Raffaella Lamera (5) si ferma a 1,80, davvero troppo poco anche in una gara pesantemente condizionata dalle condizioni atmosferiche: in definitiva in quattro, accreditate di misure simili a quelle di Raffaella si sono erpicate fino a 1,89. Giovanni Faloci (5,5) è fagocitato nell'anonimato dalle viscide pedane dello stadio di Stoccolma. Nono con 56,09. Laura Bordignon invece si colloca al settimo posto con 54,05: visti i risultati delle altre competitors, ha tenuto la posizione. 
Grande Marzia Caravelli (7+): terza con 13"21 con un metro di vento contro, su una pista non certo confacente alle grandi prestazioni. Ma lo stesso una gara a soli 11 centesimi dal personale, a 5 dal primo posto e terza prestazione personale di sempre. Mi permetto: visivamente sembra che debba attaccare troppo sotto gli ostacoli (probabilmente l'altezza le fa stare stretti gli spazi tra gli ostacoli) e questo la porta a piegare esternamente in maniera innaturale (leggermente, eh) la gamba d'attacco. Come effetto successivo al valicamento si è notato un leggero affossamento che non avveniva sui primi ostacoli quando la velocità doveva ancora crescere. Ma non sono un tecnico di ostacoli: solo una considerazione visiva.
Stefano La Rosa (6) completa il compitino senza particolare infamia e senza lode. Io mi incavolo spesso, perchè dà una straordinaria sensazione nelle gare di mezzofondo vedere le maglie azzurre che escono imperiose dalle scaramucce dei finali. La Rosa purtroppo non ha nelle sue skills il finale, e oggi è una di quelle caratteristiche da curare se non si posseggono i tempi dei keniani. Quanto meno nella propria faretra si accumula qualche freccia. Invece nel volatone finale tra i sette rimasti... settimo con 8'05"70. Nei successivi 1500 femminili si consuma finalmente il dramma che tanto sto evocando: se non c'è la Cusma a corprirci sui 1500 e negli 800, dobbiamo metterci a contare le margherite nei prati. Non siamo nemmeno all'anno zero. Siamo proprio stati azzerati, e colpe non ne ha certo Valentina Costanza (5) che ha terminato in 4'25"35. Undicesima e penultima. Probabilmente dopo la specializzazione nelle siepi, la ragazza non ha curato alte intensità per le prove veloci del mezzofondo. Così, la rinuncia della Cusma l'ha costretta ad una gara cui probabilmente non era preparata (era la riserva della giovane Martinelli). Sui 5000 Anna Incerti, (6,5) che fa quasi un altro sport su altre superfici (mezze maratone) viene precettata e non fa nemmeno una brutta figura: settima con 15'49"54. Ed infine Patrick Nasti, il miglior siepista del momento in Italia. Bravo lui (7) che ottiene il personale nella gara più importante (ad oggi) nella carriera: ma un 8'40"30 è davvero lontano anni luce dal resto del mondo, quando il nostro paese ha sfornato in questa specialità talenti sopraffini. 
Il marchio sulla salvezza l'ha messa però Fabrizio Schembri (8), nel momento più importante della propria lunga carriera. Per fortuna l'Italia ha il triplo (23 punti in due gare su 24). Non so quante vittorie ha ottenuto l'Italia in coppa Europa (ma sarebbero statistiche che dovremmo avere a disposizione, no?), ma questa è di sicura una di quelle che tocca ad uno di quegli atleti che merita di più: diciamo in un personalissimo ranking nazionale, metterei Giuseppe Gentile, Fabrizio Donato, Paolo Camossi, Dario Badinelli e Fabrizio Schembri sullo stesso piano. 16,95 la misura di Schembri, anche se con oltre 4 metri di vento a favore. 
Nel tourbillon delle staffette, la quadriga maschile vince la serie "debole" (5^ totale) in 3'05"66, con un buon Juarez, due combattivi Galletti e Vistalli (che si è preso un'arrogante manata dall'inglese nella spasmodica ricerca della corda), e un Galvan un pò stanchino. Seste le donne con 3'30"11 che non è affatto male, ma si arriva lo stesso "solo" seste. Finalmente una Grenot combattiva, mentre la Milani sembra un pelo sotto la sua condizione ottimale. 
Si chiude così la Coppa Europa, con diverse ombre, qualche luce (Martinelli, Schembri, Caravelli e Scapini su tutti) con una certezza, mi sa: questa è l'Italia. Una struttura con molti veterani che tengono la baracca unita, alcuni giovani rampanti, ma la sensazione che in molte specialità si stia per aprire una voragine incolmabile...

Bragagna contro la Fidal: "la colpa per me è di Collio" - lo staff Di Mulo contro la Rai

Il video dell'errore nella 4x100 italiana che circola sulla rete dice sicuramente una cosa: Collio è partito quando Riparelli è arrivato sul segno. Qui a fianco la foto dove è stato apposto il segno blu con la verticale di Riparelli e il segno bianco con la verticale di Collio. La domanda a questo punto è: ma dov'era il segno? Ve lo dico subito: non mi piace che si scarichino le colpe su Riparelli, perchè da quando frequento le piste, una cosa è certa: non può mai essere colpa (quanto meno totale) dello staffettista che porta il testimone. Quanto meno c'è un concorso di colpe e colui che riceve ha una non indifferente responsabilità di valutare le velocità di arrivo e cercare di adeguarsi. Se vi siete goduti le affermazioni di Franco Bragagna oggi (domenica), toccato evidentemente sul vivo da inviati dalla Fidal, tanto da spingersi ad una lunga filippica sull'errore. Così il cronista si è lasciato andare a brandire il dito indice mediatico indicando nomi e cognomi, purtroppo per tutti. "... Riparelli portava il testimone e Collio partiva: è quindi colpa di Collio!" ha sentenziato The Voice dell'atletica italiana. Ha poi aggiunto di avere avuto la sensazione che si stesse trovando il capro espiatorio proprio in Riparelli.
Così, un errore che poteva starci, che statisticamente ha una certa ricorrenza, diventa un casus belli ormai diventato di dominio pubblico, gettando... "ombra" su tutti i protagonisti della vicenda. La struttura compatta (l'addetto stampa, Piscitelli, Di Mulo e compagnia cantante stando allo stesso Bragagna) impegnata a scaricare le colpe sul povero Riparelli, che è stato vittima di una sola cosa, a mio modo di vedere: l'incomprensibile scelta di essere collocato in prima frazione, quando Riparelli non ha caratteristiche da curvista, evidentemente. Sembra che non abbia nemmeno corso quella frazione quando correva all'oratorio feriale. E invece, nonostante i tanti raduni, eccolo in prima frazione. Pura improvvisazione allora? Mi rendo conto, lo ammetto, che staffette veloci necessitano di meccanismi particolari e atteggiamenti mentali strutturati nel tempo, soprattutto se il computo dei 4 staffettisti non è al pari di gente che corre in 10"00 (o meno) e quindi il barile bisogna raschiarlo da altre parti, come nei cambi superveloci. Bragagna è invece andato giù di badile su un aspetto "pratico", cioè i punti persi per strada con una scelta avventata di giocarsi un cambio da record del mondo con un ragazzo mai usato in quel ruolo. Ve lo vedete Messi se entrasse in campo come terzino sinistro? Riparelli non è Messi, ma il paragone calza. Non sarà entrato nella zona di cambio come è previsto dal manuale del perfetto staffettista, ma insomma, Collio è partito abbestia e l'impressione visiva è che fosse partito molto prima (poi smentito dall'immagine). Probabilmente la confusione regna sovrana... 
Riflessione: forse non c'è molta serenità là dentro e le scelte si stanno facendo sempre più incomprensibili. E più spesso di quanto si creda, quando non si è sereni succedono le cose che non dovrebbero accadere. 

18/06/11

L'Italia traballa paurosamente in Coppa Europa - "Apoteosi" nelle staffette

Il vascello sta traballando paurosamente, tra i vigorosi flutti del Mar Baltico. Ondate anomale da tribordo e babordo, e la nave, ad un giorno di viaggio dall'arrivo, beccheggia in maniera orripilante. Ma davvero quella è la nazionale italiana? Se dovessimo stare all'entusiasmo post-Barcellona, il 17° posto nel medagliere dipendeva solo da una sfortunata serie di eventi negativi che non avevano portato l'oro. Eravamo comunque la prima nazionale in Europa tra quelle senza ori: primi da qualche parte lo eravamo insomma. Partiamo così dal fondo, cioè i pasticci con le staffette. La 4x100 femminile (4) finisce addirittura con 44"55, tempo che la colloca al 10° posto su 12 nel consesso europeo. Ora davvero non mi viene nemmeno più di essere ironico su questa staffetta, perchè poi si sottopongono persone a figuracce in tv, e questo non è un torto a noi che guardiamo, ma a quelle stesse ragazze. Ma che v'avevo detto poi io? 
Troppo facile. Ma la frittata l'ha fatta purtroppo quella maschile (2), con l'inopinabile che avviene al primo cambio: Simone Collio parte leggermente prima (non ha senso dire che Jacques Riparelli sia arrivato un attimo dopo...) e si apre quel baratro incolmabile che getta la nazionale tutta in fondo alla classifica, sull'orlo della retrocessione. L'Urlo di Munch ci si strozza in gola. I due dichiareranno in seguito che in allenamento era andato tutto bene. Ma quanto avranno provato? Io rimango granitico della mia idea: Cerutti avrebbe dovuto correre la prima, Riparelli l'ultima. E siccome non viviamo in Sliding Doors, avevo ragione e non avrete la prova del contrario. E ora il Mourinho delle staffette come l'avrà presa? In una leggendaria conferenza stampa, il CT dei blancos ha pronunciato i famosi "porque?". Sarebbe il caso di ripeterli, perchè sulla gestione di queste due staffette sono tanti. I fallimenti si accumulano e non può una sola staffetta su diverse stagioni cancellarli tutti. 
La Russia nel frattempo scollina in decisa fuga: ci ha quasi doppiati nel compound e ora bisogna davvero gettare il cuore dietro ogni ostacolo che si presenterà e portare a casa la salvezza. Non ci batterà mica il Portogallo, vero? Facciano per quella maglia azzurra, dai!
Ci salvano per il momento un paio di podi: un secondo e un terzo posto. L'argento alla Campionessa d'Europa indoor, Simona La Mantia (6,5) in una gara però che a parte la vincitrice, non presentava certo un parterre de roi. 14,29 contro l'abissale 14,85 dell'ucraina Olha Saladuha. Se si vuole vincere una medaglia a Daegu bisognerà arrivare a quelle misure, mi sa. Bene, ma non mi sarei aspettato di peggio, Marco Vistalli (7) terzo con 45"99. 8^ volta sotto i 46", tutte nel biennio 2010-2011. Serve ora un 45"70 per andare a Daegu quanto meno col minimo "B". Non conosco i limiti Fidal, ma Vistalli è uno di quelli che se lo meriterebbe a prescindere dal limite e dall'alta qualità dei risultati. 
Nei 100 Chistophe Lemaitre (9) disegna una gara incredibile: 9"95, con 1,0 di vento, nuovo record di Francia, quinta volta sotto i 10" (più un 10"00). Irriconoscibile invece Emanuele Di Gregorio (5): 10"35,  in una gara anonima in cui visto il contesto (Obikwelu e Chambers oltre a Lemaitre) si sperava che si aggregasse agli inseguitori del galletto, regalandosi qualche cosa di... importante. Non è stato così.
Brava invece Audrey Alloh, (6+) che nell'appuntamento più importante della stagione (difficile pensare che vi sia una staffetta a Daegu), nel ruolo più importante della carriera (titolare dei 100 metri in una competizione per Nazioni), ottiene un 11"63 con 0,5 di vento contrario. Terzo tempo di sempre per la fiorentina. I primi due risalgono al "lontano" 2008 con un PB di 11"51 a Ginevra. 
Probabilmente ci si aspettava qualcosa in più da Marta Milani (5,5). 52"64 è forse un pò sopra il preventivato. Non di tanto, eh. Si sperava, vista l'ultima uscita di Firenze (52"24) e l'800 da urlo di Torino, qualche cosa attorno ai 52"2/52"3. Stona soprattutto l'ottavo posto in una riunione dove Francia, Russia, GBR dovevano presentare necessariamente una sola atleta. Le russe quest'anno sembrano fino ad oggi rattrappite. Nemmeno una sotto i 51" ad oggi, quando negli anni passati sgomitavano a ridosso dei 50" per ottenere il 4° posto nella staffetta. 
Negli 800 femminili si tira un sospiro di sollievo con Elisa Cusma (6,5) dopo tutte le vicessitudini invernali. Non ci fosse stata si sarebbe dovuti ricorrere probabilmente alla Milani, coinvolgendo o la Bazzoni o la Spacca sul giro. Quinto posto con 2'01"04, miglior crono nazionale. Sarebbe il minimo "B" per Daegu. Ma si spera che ottenga a breve quello "A", 1'59"80. Là davanti la russa Savinova impressiona dall'alto del suo 1'58"75
La Cusma sta agli 800 femminili azzurri, come Christian Obrist sta ai 1500 maschili. Con l'annessa postilla che se dovessero mai mancare, ci troveremmo in braghe di tela. Per l'occasione l'Italia, priva di specialisti che corrano sotto i 3'40", presenta un ottocentista. Infatti, dopo la sfida fratricida di Torino, una settimana fa (convocati e presenti tutti i pretendenti al posto) era uscito vincente Lukas Rifesser. Peccato che all'atto pratico la gara l'abbia tradito. 3'44"45 e nono posto (5). Ahmed El Mazoury (6) invece, impiegato sui 5000, corre in 13'45"89, cioè secondo tempo della carriera (fonte All-Athletics). Peccato che ormai il mondo intero nel mezzofondo si sia già allontanato, e questo tempo ci valga solo l'ottava piazza. Mentre dò un bel 7 a Silvia Weissteiner. Quinto posto con 8'58"10, e una professionalità senza tempo dopo tutte le vicissitudini che l'hanno colpita quest'anno. Mentre 7,5 a Giulia Martinelli, 20 anni e all'esordio nella nazionale assoluta. 9'52"78 sui 3000 siepi (7° posto)  cioè pochi centesimi dal proprio record italiano promesse appena stabilito. Grande affidabilità. 
6,5 a Giacomo Panizza anch'esso all'esordio in una manifestazione tanto importante sui 400hs. 50"60 è il secondo tempo personale di sempre (50"34 l'anno scorso a Grosseto) e probabilmente non fa rimpiangere Bencosme (50"48 quest'anno), che ha un compitino da portare a termine a Bressanone. Al femminile 56"85 di Manuela Gentili, che le vale il quinto posto (non buttiamoli via: i quinti posti sono i migliori risultati dopo i due podi di La Mantia e Vistalli). 6,5 e settimo tempo personale di sempre. Il minimo "B" è 56"55, ma penso lo sappia. Ma poi la Fidal ha già stabilito i suoi standard per Daegu?
6,5 anche a Silvano Chesani nel salto in alto con il suo 2,24, quarto salto più elevato personale nella propria giovane carriera. Decisamente sottotono invece Emanuele Formichetti (4,5) nel salto in lungo: a livello internazionale non penso possa bastare un 7,52 (premiato da un 10° posto). Quest'anno (anche se ventoso) aveva pure superato gli 8 metri. Ma aveva anche ottenuto un 7,83 e un paio di 7,78. Far coincidere la peggior gara della stagione con l'appuntamento più importante, purtroppo, non è una buona cosa. Elena Scarpellini (6) arriva nell'asta 9^ con i suoi canonici 4,25. Svolto il compitino. Divagazione: perchè queste ragazze italiane dell'asta hanno iniziato a stallare sulla soglia dei 4,30? Chi ha la risposta? 
Dai lanci clamorose debacle. Certo non si poteva chiedere a Marco Di Maggio (5,5) di diventare di punto in bianco Ulf Timmermann e cannoneggiare la palla di piombo oltre i 20 metri. Oggi il peso maschile italiano (come gli 800 e i 1500 femminili e, in senso lato, il mezzofondo maschile, è una specie protetta dal WWF. Non è tanto il povero Di Maggio ad essere andato male (11° con 17,51), ma il fatto che con 18,09 sia stato convocato. Le liste nazionali riportano come miglior prestazione dell'anno in Italia il 19,25 di  Marco Dodoni stabilito a Brazzaville in Congo una settimana fa. Ma che ci faceva lì? Stava facendo un safari e ha trovato una pedana? Al secondo posto delle medesime graduatorie un 18,43 di Eugenio Mannucci stabilito a... Honolulu, alle Hawaii. Anche lui in ferie-forzate?? Capponi 18,30, Secci 18,27, ma alla fine in Svezia ci va Di Maggio che aveva poco più di 18 metri. Strana decisione. Peggio ha però fatto Silvia Salis (4,5), che doveva essere uno dei punti di forza della formazione al femminile. Ottava con 66,55 dopo che quest'anno era arrivata a lambire i 72 metri. Otto gare nel 2011 e a Stoccolma stabilisce proprio l'ottava dell'anno. Chissà cosa le è successo. 6+ per Roberto Bertolini nel giavellotto per il suo 72,07. Quanto meno ha stabilito il suo miglior lancio dell'anno per un solo centimetro, ma almeno ha dato il meglio di sè quando contava. Anche qui: Bertolini ha stabilito il 9° risultato italiano dell'anno, ma è stato portato. 
La prima giornata si conclude così a 118,5 punti, vale a dire 5,64 punti a gara, cioè posizione che variano mediamente tra il 7° e l'8° posto su 12. La Russia sembra che pratichi un altro sport. Noi ci dobbiamo invece clamorosamente guardare alle spalle da Nazioni dove l'atletica sta al nostro badminton. Adesso ragazzi, domani tirateci fuori dalle sabbie mobili. Certo che bisognerebbe anche conoscere chi è stato il Genio che ha piazzato i Campionati Junior-Promesse in concomitanza con la Coppa Europa. Se non son queste le occasioni per inserire i giovani e dargli un palcoscenico internazionale... quando???

Coppa Europa: staffette bollenti e rivoluzioni in vista (tranne per la Grasso)

Sia dalla conferenza stampa di ieri del CT Francesco Uguagliati come dalla Gazzetta (e dal sito Fidal) si apprende che la 4x100 ufficiale dovrebbe essere modulata così: RiparelliCollioDi Gregorio Cerutti. La formazione che sto suggerendo ormai da qualche tempo (in assenza di Howe), anche se invertirei Cerutti e Riparelli. Riparelli sembra più armonico nella corsa lanciata. Cerutti più redditizio nel set iniziale. Una cosa è certa: l'inamovibilità di Donati, proclamata in precedenza, dovrebbe essere decaduta, nonostante i proclami, ma finchè non lo vedo... non ci credo.

Considerazioni sulle 4x100 di Stoccolma
A proposito, considerazione numero 1: non è che c'abbia qualche cosa contro Roberto Donati, anzi. Non lo conosco nemmeno. Certo che se corresse in 10"30, come non lo si dovrebbe non prendere in considerazione in chiave "quadriga"? Ma attualmente corre in 10"60 e la critica penso che lo capisca anche lui, è sacrosanta. L'atletica è uno sport di tempi: non è il calcio, dove anche nel giocatore di Serie "C" il selezionatore potrebbe vedere doti fuori dal comune. Ci sono troppi atleti che in questo momento vanno più veloci e che parlano con il linguaggio internazionale del tempo.
Considerazione numero 2: ma non è che finalmente giunti all'atto pratico, nel consesso internazionale e di fronte all'Europa il CT Francesco Uguagliati abbia preso in mano la redini della situazione della velocità (che stava subendo l'eccessivo personalismo del responsabile d'area) imponendo scelte tecniche più oculate e sensate? Uguagliati è un tecnico che si è formato ed è competente nel settore velocità, non dimentichiamocelo. Non è il Silvaggi di turno, che veniva dai lanci... Probabilmente memore degli sfaceli (la 4x100 femminile di Barcellona, per cominciare; la 4x400 maschile di Barcellona, tanto per continuare), e dalle decisioni opinabili di quella spedizione, ha finalmente imposto l'autorità connessa al proprio ruolo al "Mourinho dell'atletica" (nell'esilarante definizione presente in un'intervista su Atletica) e Checcucci e Donati dovranno probabilmente guardare le gare dalle tribune. Se fosse così: finalmente CT! 
Considerazione numero 3: i campionati giovanili in corso a Bressanone ci stanno dicendo una cosa: l'ossatura delle 4x100 femminili probabilmente è da un'altra parte. Manca anche quello che dovrebbe essere l'unico punto fisso, Manuela Levorato. Gloria Hooper, 11"67 in Alto Adige, non si potrà certo dimenticare ancora per molto e non poterla inserire nella 4x100 della prima squadra. Giulia Arcioni, inamovibile, potrebbe anche vedersi superata, perchè no, da Marzia Caravelli che l'ha battuta nello scontro diretto sui 200 quest'anno. Anche Anna Bongiorni (11"68) e Ilenia Draisci (11"68) possono pretendere un posto al sole. Audrey Alloh sta vivendo un periodo di involuzione, dopo l'11"65 di inizio stagione, ma speriamo possa migliorare a breve (tipo... oggi). In tutta questa abbondanza, che, diciamocelo chiaro, non è proprio d'alto lignaggio (bisognerebbe trovare 3/4 atlete da 11"5, mentre qui quasi tutte corrono in 11"7), trova il suo inamovibile posticino Tiziana Grasso, grazie all'11"72 di Misterbianco ma probabilmente anche senza quel risultato. Ma anche se ne avesse i titoli: perchè in prima frazione? Sembra un abominio tecnico per una ragazza che nasce come 200ista con spiccate propensioni ai 400 (questo dicono i dati: 3 volte i 100 in due intere stagioni).
Quarta considerazione: Qui evidentemente Uguagliati non ha potere, visto che viene data ancora come prima frazionista nella gara di oggi. The untouchable. E dire che Veronica Borsi è in forma clamorosa (corre in 13"1... ma con 10 ostacoli), mentre solida appare Aurora Salvagno. Gli equilibri definitivi dovranno comunque essere decisi dopo Torino, al mercato degli Italiani Assoluti (manca una sola settimana). Fino a ieri (anche sulla Gazzetta) circolavano voci di un clamoroso test alla Fantozzi eseguito nella bruma svedese esattamente il giorno prima dell'inizio della Coppa Europa. Chissà com'è finito... ieri si sono svolte alcune competizioni "fuori gara", dove non si sono però visti atleti italiani al via. Altre fonti parlavano di un'intera 4x100 di prova (il giorno prima della gara?). Non ce n'è traccia, si sarà optato per un test a porte chiuse. Ma per provare cosa poi, mi son chiesto? E ho continuato: ma non si radunano continuamente da mesi per provarla, sta benedetta staffetta? Arrivano all'ultimo giorno utile per trovare la "quadratura"? O si sono accordati per una sfida fratricida cronometrata sui 100, dove chi arrivava dietro veniva esclusa? Misteri. La confusione regna sovrana. E la confusione non può non esserci laddove ci sono dubbi sullo spessore tecnico (quello umano non si discute) dei vari atleti.
Comunque, mancano poche ore alla Coppa Europa. Vedremo e giudicheremo, sperando tanto di sbagliarci. La cosa più importante (sempre) è che chi rappresenta il nostro Paese lo faccia al meglio delle proprie potenzialità. Sarebbe importante dare una buona immagine di noi all'estero in questo particolare momento.

Bressanone, italiani jun-pro: tuonata di Tumi, 10"35 - Galbieri 10"55

In mezzo alle montagne dell'Alto Adige, a Brixen-Bressanone, in queste ore si stanno svolgendo i campionati italiani giovanili junior-promesse. Prima notizia? Sicuramente la bordata a 10"35 di Michael Tumi in quello che è indubbiamente il suo anno. Nuovo record personale: aveva nella faretra il famoso 10"36 di Gavardo. E ora questo nuovo dardo scoccato dal suo arco. Tempo ottenuto addirittura con vento contrario di 0,5 m/s: ora davvero vien da chiedersi come sia possibile presentare personaggi che corrono dai due decimi in su più lenti nelle staffette nazionali. Tumi aveva preceduto la finale del nuovo record personale con un "tranquillo" 10"51 (0,3 di vento), che di fatto è inferiore ai migliori crono sia di Maurizio Checcucci che di Roberto Donati. Misteri che si sono radicati da qualche tempo a questa parte. Anche se. leggerete poi, forse Uguagliati ha preso in mano la situazione, intervenendo sui nonsensi che si stavano verificando dentro l'organizzazione delle staffette nazionali.

Gli altri 100 - Nella finale dei 100 promesse, al posto d'onore troviamo Francesco Basciani che scende a 10"47, cioè a soli 2 centesimi dal PB di 10"45 (ottenuto a Rieti a maggio). Solido questo Basciani: 10"54 in batteria e 10"47 in finale. Al momento è 10° in Italia nel ranking sui 100, ma con questi risultati è molto possibile che scali fino al nono rango superando Checcucci. Proprio Giovanni Galbieri, di lui bisogna parlare. Continua il lento miglioramento del bronzo mondiale allievi, conquistato proprio su quella pista un paio di anni fa. 10"55 con vento -0,2. Record personale, naturalmente: era 10"59. Sorprendono anche i miglioramenti del cremonese Sebastiano Spotti: 10"65 in batteria e 10"70 in finale (avevo corso 10"58 a Donnas davanti qualche decina di metri al sottoscritto). 

Le 100iste - visti i risultati da Bressanone, ci si chiede se qualcuna delle convocate per Stoccolma non siano le riserve delle riserve. La gara dei 100 juniores, è qualche cosa di spettacolare. Dalle batterie esce con le carte migliori Anna Bongiorni, che sciabola un 11"68 con 1,3 di vento. Nettamente record personale. Gloria Hooper, (il nome suona molto bene da pronunciare per qualche cosa di importante) di origini ghanesi ma nata in Italia, 11"75 e abbassa pure lei il personale. La Allyson Felix nostrana, per la sua fluidità e armonia, Judy Ekeh, 11"82. In finale ci finisce anche l'altra nigeriana Jennifer Olekibe con 12"05. So che molti non la vedono come il sottoscritto, ma è meraviglioso vedere quanto e come lo sport possa integrare mondi diversi. Nell'atletica si assiste poi a quelle che sono tendenze riconosciute: le etnie provenienti dal corno d'Africa (somali) e Maghrebini (marocchini e tunisini) si dimostrano dei fenomenali mezzofondisti. I ragazzi con genitori provenienti dall'Africa subsahariana, nell'accoppiata di paesi Nigeria-Ghana, impressionanti velocisti. La Nigeria, chi non lo ricorda, ha proposto sempre grandissimi velocisti. La finale è un'impressionante sfida a tre in cui prevale proprio Gloria Hooper con il suo nuovo personale: 11"67 con 1,2. Anna Bongiorni finisce a 11"70 e Judy Ekeh 11"73, che pareggia il tempo già corso a Pavia. Finalmente si vede il futuro della velocità italiana, che negli ultimi tempi non versava certo in buone condizioni. Tra le donne Ilenia Draisci si esibisce in un autoritario 11"68 (solo 0,3 di vento) in batteria e 11"71 in finale, dove a pochi centesimi da lei (11"76) arriva Martina Amidei. Ora, fatti due calcoli, in pratica a Stoccolma, Audrey Alloh a parte (quest'anno 11"65), la seconda, la terza e la quarta italiana dell'anno erano a Bressanone. Chissà se è contato qualche cosa la contemporaneità degli italiani promesse sulle convocazioni...

5000 - Cose da Marocco - la coccarda di campione italiano junior se l'appende al petto  Yassine Rachik (scoperto dal mio grande amico Arrigo Fratus) che vive nella bergamasca. 14'49"56, in una gara probabilmente tattica (per lui) visto che pochi giorni fa era sceso fino a 14'20" circa. Secondo un altro ragazzo di origine magrebina. 6 stranieri su 23 partiti. Un'ondata cui non ci si può più opporre, e che forse dovrebbe convincerci a nuove regole "d'ingaggio" per favorire la diffusione di questo sport tra gli immigrati. E indovinate chi vince tra le promesse? Abdellah Haidane, con 14'26"42 in volata su Manuel Cominotto. Non ce n'è... sono loro il futuro del mezzofondo italiano, volenti o, soprattutto, nolenti. 

Alto: Tamberi incontenibile - Gianmarco Tamberi si catapulta fino a 2,25 (dopo un 2,22 alla prima che era anch'esso record personale) e qui, siamo di fronte proprio ad un gran risultato. Terza prestazione italiana di sempre junior, secondo il sito della Fidal. Seconda italiana del 2011. Il futuro è adesso per il figlio d'arte. Chiara Vitobello arriva sino a 1,83, ma quest'anno aveva già saltato 1,85. Poi tre tentativi a 1,87 che avrebbero rappresentato il proprio record personale. Falliti.

Triplo e lungo: ancora ragazzi di origine straniera - è di probabilmente di origine greca, o cipriota, Dimitris Mouratidis, che vince il salto triplo con 15,07. Darya Derkach si conferma lontana anni luce dalle sue coetanee, anche se un pò al di sotto delle ultime uscite: 13,30. Da lei ci si aspetta sempre risultati a sensazione, avendoci abituati bene. Qualche cosa sembra muoversi nel lungo: ottima serie tutta sopra i 6 metri per Laura Strati: 6,26 finale e 6,23 per Teresa Di Loreto

Lanci - Elisa Magni (promessa) arriva alla soglia dei 60 metri nel martello. 59,93, che ha lambito il suo personale di 60,00 metri stabilito a Firenze giusto due settimane fa. Gara sotto i propri standard per la seconda, Valentina Leomanni, 56,40, che quest'anno era arrivata a superare i 50. Tra le junior Francesca Massobrio 58,52. Diciamo che nei lanci, è il martello e segnatamente quello femminile la specialità più competitiva a livello internazionale giovanile. Ancora risultati "contratti", diciamo così, nel giavellotto e nel peso promesse maschile (Jonathan Pagani 15,93 che vanta più di 17 metri di PB). Serena Capponcelli vince tra le promesse con 14,34, ma è misura non certo da consesso continentale, benchè sia il personale della ragazza eguagliato.