07/03/11

Italiani Indoor Master: la caduta degli Dei

Foto Fidal - Marco Morigi vincitore sui 200 M50
Mi perdoneranno gli amici Master che vado a citare per quello che mi è sembrato il titolo più appropriato a questi campionati master. Prima di tutto l'impressione in generale: sembra infatti che il livello qualitativo medio sia molto aumentato, che la membrana di "omertà" tra ex assoluti e master sia definitivamente caduta, e che ormai l'attività master sia ambita come bene di rifugio per molti. Purtroppo non si è vista quella che poteva essere la starlette (Eleonora Berlanda) ma ritengo che i gruppi sportivi militari siano decisamente restii a far partecipare i propri dipendenti ad un campionato master. L'unico di cui mi ricordi è Paolo Valt (Carabiniere) agli italiani di Bressanone del 2008. Tantissimi record battuti, decine di sfide pazzesche, risolte spesso per pochi centesimi, se non millesimi. Unica categoria sempre un pò anemica rispetto alla demografia del resto del mondo master, risulta la F35, ma per ragioni probabilmente più "sociologiche" (età in cui spesso le ex-atlete pensano più alla maternità che ai tempi dopolavorastici). Durante le gare immaginavo con un pizzico di rammarico come ogni categoria avesse in realtà bisogno di un menestrello, un cantore: nel calderone dei momenti, degli attimi, dei fermo-immagine, andranno persi quegli istanti densi di significato che probabilmente meriterebbero ognuno un solo racconto di diverse pagine. Rimarranno purtroppo solo nella memoria di chi li ha vissuti, e di chi, da fuori, li ha veduti. Vedete, non è la gara in sè, ma tutto quello che c'è prima che pesa sulle "storie": record, sfide precedenti, imbattibilità, duelli. E nei master questi "sconti" si perpetuano, si consolidano, si intrecciano. Chi li conosce, gode, chi li guarda, vede solo una gara come tutte le altre. Ho la fortuna di conoscere diverse di queste storie, e più passa il tempo e più affascinante conoscerle. Mi piacerebbe raccontarle, chissà, un giorno forse. Quest'anno, come intitolavo, mi è venuto da pensare a questo titolo: la caduta degli Dei. Per quanto sarà nella mie possibilità scriverò di tutto questo, delle sfide e dei record, ma a caldo mi vengono in mente questi attimi in cui la sconfitta diventa parte del gioco, e l'atleta diventa uomo o donna, mostrando alla fine quel volto che era sconosciuto a tutti e che dimostra una volta di più quanto un campione (anche se master) può essere grande. Non mi ricordo chi me lo diceva ieri... il vero campione si riconosce sempre quando perde, mai quando vince. Sul palcoscenico della vita, quel ruolo di vincitore indefesso era già nota: è come il tenore che recita tutte le sere Cavaradossi nella Tosca. Sarà probabilmente più apprezzabile dal suo pubblico quando intonerà "Celeste Aida", uno spartito e un ruolo diverso. E' proprio qui  il momento in cui si dimostra la propria forza e probabilmente anche la capacità di separare quella che è la vita reale dal gioco: chi non ci riesce è perduto, chi ci riesce ne esce anche meglio di prima. Ci sono master che stanno al nostro movimento nazionale come i faccioni di pietra del Monte Rushmore: icone del nostro movimento come Vincenzo Felicetti dove sui 200 era praticamente imbattuto da... sempre. Gli ultimi titoli quelli di campione Mondiale della specialità a Lahti e campione europeo in Ungheria. Eppure... Antonio Rossi in gran spolvero (record italiano sui 60) ha avuto ragione di lui proprio sui 200. E Vincenzo con grande signorilità si è complimentato col suo competitors, con un sorriso. Anche Enrico Saraceni ha avuto il suo giustiziere in Mauro Graziano, anche lui fulminante sui 60 in precedenza. Gara sui 200 M45 con un testa-a-testa durato praticamente dal primo centimetro, complice le corsie affiancate e la partenza al ralenti di Enrico, e vittoria per il piemontese per due inopinati centesimi. Anche qui grande sportività da parte di Enrico. Naturalmente Felicetti e Saraceni avevano il giorno prima già consolidato la propria imbattibilità sui 400, quasi che fossero dei novelli Sauron ad imporre la propria presenza con l'occhio fiammeggiante sulle Terre di Mezzo. La terza testa coronata a cadere è stata quella di Stefano Avigo sugli 800, la specialità in cui di fatto a scritto la storia a livello cronometrico tra M35 ed M40, ma che sembra avere l'achilleo tendine proprio nelle gare tattiche in cui il bresciano probabilmente si sente vulnerabile. E così è stato. Nell'alto maschile M50 è successo anche che il Campione Europeo da soli 6 mesi potesse perdere il titolo da un italiano. Emmanuel Manfredini ha infatti dovuto cedere lo scettro a Marco Mastrolorenzi: 1,78 a 1,81. Ma il laziale negli ultimi due mesi, a livello indoor era cresciuto parecchio: la sfida era nell'aria. Vi rimando ai prossimi corposi report sugli italiani master e ai tanti video raccolti (circa una 30ina) di cui faremo una galleria apposita. Chi li volesse condividere, basterà inviarmeli a questo indirizzo di posta elettronica: gigaben@yahoo.it (o il link su youtube, o caricandolo su Megaupload.it e poi comunicandomi la stringa per scaricarlo o infine spendendomelo direttamente. A proposito: come suggeritomi da molti, il premio della Fidal l'ho ritirato. Effettivamente dare soddisfazione a uno che se le suona e se le canta, non era proprio il caso. 

06/03/11

Europei Indoor - Antonietta di Martino Oro - Fabrizio Donato vola a 17.73 - Tamgho nuovo record mondiale

(di Sasuke) Si sono conclusi oggi pomeriggio, a Parigi, i campionati europei indoor 2011. Risultati di altissimo livello (tra i cui autori anche i nostri azzurri) hanno animato questa terza e ultima giornata di gare. Diretta tv su Rai Sport (così come ieri, l'atletica è stata tenuta sorprendentemente in considerazione; inizialmente erano previste delle differite, per di più accorciate) con il commento poco attento di uno dei sostitutiti di Bragagna (di cui purtroppo al momento non mi sovviene il nome) e di Attilio Monetti, non senza qualche gaffe.

 La miglior prestazione assoluta della giornata viene dal salto triplo, con il francese Teddy Tamgho capace di aggiungere un altro centimetro al suo record mondiale (nella sua serie ben due 17.92, oltre ad un 17.65 e un 17.46). Ieri giunse quarto nel lungo, ricevendo non poche critiche per essersi "sprecato" prima della gara principale (il triplo) compromettendo le prestazioni... penso che ora si rimangeranno ciò che hanno detto. Da lodare, infatti, la decisione di Tamgho di mettersi alla prova in un doppio evento. Se un velocista può spaziare dai 100 ai 400 perchè un triplista non può fare anche il lungo? Dopotutto saranno diversi, ma salti in estensione rimangono. Dietro di lui un grande Fabrizio Donato, capace di tornare (anzi, di andare per la prima volta) oltre il muro dei 17.70 che non aveva mai superato. Per lui una serie con un 17.70, un 17.49 (chiuso male, ma che sarebbe potuto essere molto di più) e infine un 17.73, misura che sarebbe bastata per l'oro ai mondiali di Berlino. Non fosse stata per la presenza di Tamgho per Fabrizio sarebbe stato oro; ora, se rimane su questi livelli (che non mi aspettavo assolutamente, visto il suo miglior salto stagionale ad "appena" 17.03) ai mondiali può dire la sua; Tamgho non sarà sempre in forma da record mondiale, no?
Poi Marian Oprea, capace di andare subito in testa con un ottimo 17.62, seguito però da un 17.43 e da una serie di nulli e salti di scarso valore. Sopra gli 17 metri anche il secondo francese Yoann Rapinier (al personale, 17.23) e Christian Olsson (17.20, uguale al personale). Ultima posizione per un modesto Daniele Greco, fermo a 16.24; molto meno esplosivo di Donato in pedana, mi è sembrato piuttosto spento. In qualificazione si era destreggiato bene (16.75), peccato che in finale abbia fatto così male; consola solo il fatto che anche facendo meglio si arrivava a poco.

Tutte le 8 atlete in gara superano facilmente 1.92 ma quando l'asticella viene posizionata a 1.96 le vittime iniziano ad aumentare. Fuori dai giochi anche la russa Svetlana Shkolina, che in qualificazione si era ben comportata, saltando tutte le misure (fino a 1.94) al primo tentativo senza nemmeno togliersi i pantaloni (per lei uno stagionale e personale di 2.00 metri esatti, dietro alla Di Martino nelle liste mondiali). La svedese Ebba Jungmark, assente la forte connazionale Emma Green, è capace di superare il personale (1.93) con un buon 1.96 al terzo colpo. Anche Ruth Beitia, la spagnola alta più di 1.90, dopo essere entrare in finale per il rotto della cuffia, supera 1.96 al primo colpo. Posizionata l'asticella a 1.99 solo Antonietta di Martino, la world-leader, supera la misura (al primo tentativo, come tutte le altre) aggiudicandosi l'oro. Per la campana di Cava dei Tirreni, poi, un buon 2.01 (seconda prestazione di sempre in Italia al coperto) al secondo tentativo e tre errori alla quota di 2.03. Ottima gara, senza sbavature fino a 1.99, dove la nostra avrebbe potuto giocarsela anche con la Vlasic e la Friedrich, qui assenti per varie ragioni (la croata per studi universitari, la tedesca per un brutto infortunio) e poi un buon proseguio. Finalmente, dopo tanti anni di attività, anche per Antonietta è arrivato un oro!

Buoni riscontri nel salto con l'asta femminile. Anna Rogowska, già campionessa mondiale, vince con l'ottima misura di 4.85 (eguagliando la european leading della Isinbaeva, zarina dell'asta qui assente a causa di un virus influenzale) su Silke Spiegelbulg (vicina al personale con 4.75) e Kristina Gadshiew (4.65). Ottima anche Minna Nikkanen, al quarto record nazionale norvegese della manifestazione con 4.60; buona anche Jirina Ptacinkova (4.60, =PB) e Alexandra Kyriashova, russa capace di 4.60.
Lungo donne che vede l'affermazione della talentuosa russa Darya Klishina (6.80) sulla portoghese, Naide Gomes (6.79eYuliya Pidluzhnaya (6.75). Ultima posizione per la svizzera Irene Pusterla, incapace di andare oltre 6.43; in qualificazione era stata capace del primato nazionale, 6.71.

Negli 800 metri uomini, doppietta di Adam Kszctot (1.47.87) e Marcin Lewandowski (1.48.23). Fuori dai giochi lo spagnolo Luis Alberto Marco, in testa ai 400 metri in 54.55, che cade per terra durante il terzo giro inspiegabilmente e conclude ultimo in 2.00.58, bravo a finire comunque la gara.
Tra le donne, affermazione Yevgeniya Zinurova (2.00.19) su Jennifer Meadows (2.00.50) e l'altra russa Yuliya Rusanova (2.00.80, prima ai campionati russi in 1.58.14 davanti alla stessa Zinurova). La Meadows e Marilyn Okoro (quinta, 2.02.46) correranno poi anche la 4x400.

Dal breve rettilineo dei 60 metri, interessanti affermazioni. Doppietta delle due ucraine, favorite, con Olesya Povh (solito 7.13 per lei) su Mariya Ryemyen (solito 7.15). Completa il podio la norvegese Ezinne Okparaebo (7.20) su Jodie Williams (giovane 1993, 7.21, =PB) la terza ucraina Hrystyina Stuy (7.21, PB). Occupano le ultime posizioni le due forti francesi, Veronique Mang (7.22) e Myriam Soumare (7.24).
Tra gli uomini, vittoria di un redivivo Francis Obikwelu, capace di abbassare il personale e il record nazionale a 6.53, su Dwain Chambers. L'ex campione europeo e campione mondiale dei 60 è comunque capace di regolare tutti gli altri con 6.54. Terzo il favorito della vigilia, il francese Christophe Lemaitre (6.58) che batte di un centesimo un ottimo Emanuele di Gregorio che porta lo stagionale a 6.59 (partito benissimo l'azzurro si spegne ai 40 metri, complice un piccolo infortunio; il terzo posto era alla sua portata, ma è stato bravissimo comunque). Quinto Martial Mbandjock, in 6.61.

La giornata si conclude con le due staffette, maschile e femminile. Tra le donne affermazione della solita Russia, imprendibile (benchè priva delle migliori, come la Firova) in 3.29.24 davanti all'Inghilterra (3.31.36), la Francia (3.32.16) e l'Italia, quarta come all'aperto, con il nuovo record nazionale portato a 3.33.70. Le azzurre, lanciate discretamente da Giulia Arcioni, con buone frazioni di Maria Enrica Spacca e Chiara Bazzoni, rimangono in ultima posizione fino al rettilineo finale dove Marta Milani supera l'Ucraina e la Germania giungendo quarta. Tra gli uomini, vittoria della Francia con il nuovo record nazionale in 3.06.17, sulla Gran Bretagna (3.06.46) e il Belgio, che schiera i due gemelli Borlèe, ma che paga una terza frazione poco emozionante e chiude terzo in 3.06.57; al quarto posto, e quindi giù dal podio, in 3.06.99 la formazione russa.

Italia che giunge quindi settima nel medagliere (2 ori e un argento) e ottava (con 42 punti) nella classifica per piazzamenti. Peggio che nel 2009, dove l'Italia fu terza con 2 ori, 2 argenti e 2 bronzi. Meglio, però, che agli Europei all'aperto dove l'Italia giunse appena diciassettesima. Vittoria, come sempre, alla Russia con 6 ori, davanti alla Francia (5 ori e 4 argenti) e la Germania (3 ori). Dietro, davanti all'italia per un maggior numero di argenti, Inghiliterra (2-5-1), Polonia (2-1-2), Repubblica Ceca (2-1-1). Medaglie però tutte traducibili anche a livello mondiale, a Daegu verso la fine di Agosto. Un discreto risultato per l'Italia, visto anche come molti dei migliori atleti abbiano snobbato la stagione al coperto.

05/03/11

Europei Indoor - Incredibile Simona La Mantia: Oro con 14.60

Renaud Lavillenie - A quando il record di Bubka?

(di Sasuke) Innanzitutto mi scuso per l’articolo non proprio veloce, ma mi sono gustato le varie gare trasmesse in tv solo adesso (avendole registrate) causa allenamenti personali. Farò anche un veloce resoconto del pomeriggio di ieri; vari risultati di alto livello, uno su tutti quello della palermitana Simona La Mantia, favoloso oro (dopo l’argento di Parigi) con una serie d’altissimo livello culminata con due 14.60.
Andando per ordine:
Ieri pomeriggio, nei 60 ostacoli (dove Giulia Pennella è uscita in batteria con 8.25) affermazione e miglior prestazione europea per la tedesca Carolin Nytra (ottimo 7.80) su Tiffany Ofili (anche lei a 7.80, record nazionale di Inghilterra) e Christina Vukicevic (7.83, record nazionale di Norvegia). Gara, dunque, di altissimo livello con un podio con misure eccellenti.
Meno brillanti i 60 ostacoli con Emanuele Abate complessivamente undicesimo, che paga la mancanza di un turno; l’azzurro comunque si difende, correndo in 7.74, misura molto vicina al personale. Vittoria finale a Petr Svoboda (7.49) su Garfield Darien, francese, in 7.56 (che eguaglia il personale), Adrien Delghelt (belga, personale a 7.57) e Felipe Vicancos (quarto, in 7.59, spagnolo al personale).
Salto in alto uomini che vede in qualificazione l’eliminazione di uno dei favoriti, il russo Sergey Mudrov (aveva già saltato 2.30) che non va oltre un modestissimo 2.17. Discreta la prestazione di Nicola Ciotti, nono e primo degli esclusi a 2.22 (a pari merito con 3 altri atleti che hanno superato tutte le misure e si sono arrestati a 2.27); buoni, comunque, i suoi tentativi. Specialmente l’ultimo dove l’asticella sarebbe potuta non cadere. Ottimo, invece, Marco Fassinotti; il giovane azzurro, portato anche se senza minimo, si dimostra più che all’altezza della situazione; centra la finale con il personale al coperto portato a 2.27. Finale di altissimo livello; Marco giunge sesto (su otto) portando però il personale ad un ottimo 2.29 (migliore anche del suo 2.28 all’aperto) e tentando poi tre volte con discreti risultati ma senza fortuna i 2.32 dell’uguagliamento del primato italiano al coperto (di Alessandro Talotti, 2.32).
Vittoria al russo Ivan Uhkov (2.38, per la terza volta, e un buon tentativo su tre al primato del mondo a 2.44) su un redivivo Jaroslav Baba (2.34, in una serie perfetta) e il campione europeo all’aperto Alexandr Shustov al personale (2.34). Bene anche il greco Kostadinos Baniotis (2.32).
Salto in alto donne di buon livello, con Antonietta di Martino che non sbaglia nulla (1.80 - 1.85 - 1.89 - 1.92 - 1.94, tutte al primo tentativo) e che passa in finale al primo posto insieme alla russa Svetlana Shkolina; la Di Martino, forte del suo 2.04, è una forte candidata all’oro. Eliminata la giovane talento dell’alto, Mariya Kuchina (1.92 per lei, unica incertezza della gara il primo tentativo a 1.75) che paga l’errore in più compiuto a favore di Ruth Beitia, che centra la finale.
Salto in lungo uomini dove vince il tedesco, già campione Europeo indoor 2009, Sebastian Bayer; non sarà riuscito a centrare quel 8.71 di due anni fa, ma qui con 8.16 ha portato a casa l’oro. Sopra gli otto metri anche il francese Kafetien Gomis (8.03) e Morten Jensen (8.00) con il primatista del mondo del triplo indoor Teddy Tamgho in quarta posizione con 7.98; gare che sarebbe stata alla portata di Fabrizio Donato, vedremo se la scelta di non doppiare si rivelerà saggia. Peccato anche per l’assenza di Andrew Howe, che ha saltato le gare indoor quasi totalmente (unica apparizione in un modesto 60 metri in 6.78), che avrebbe potuto senz’altro dire la sua.
Salto in lungo donne, qualificazione, con buone misure. La russa Yuliya Pidluzhnaya è la migliore con 6.74 sulla svizzera, al record nazionale, Irene Pusterla in 6.71; avercela noi, qui in Italia, un simile talento: peccato!
Eliminata una delle favorite, la russa Anna Nazarova, con 6.57; meglio Darya Klishina con 6.65 e l’atleta della Bielorussia, Veranika Shutkova con 6.67.
Salto con l’asta uomini di alto livello, che vede in gare tre azzurri. Prestazioni più che dimenticabili da parte di tutti e tre. Giuseppe Gibilisco, che a Parigi 8 anni fa vinse un oro mondiale, non è in grado di superare 5.55 (per lui tre X alla misura di entrata) che ne evidenziano la scarsa condizione. Negativa anche la prova di Giorgio Piantella che ha bisogno di due tentativi per avere ragione di 5.20 e di tre per superare 5.40; non va oltre, giungendo penultimo. Leggermente (una posizione) meglio Claudio Stecchi, incapace di migliorare il suo personale fino a 5.55, che va scusato perché avrebbe comunque dovuto superarsi e per la giovane età. Escluso in qualificazione anche uno dei favoriti, Maksym Mazuryk, incapace di superare i 5.65 della qualificazione immediata. Finale all’insegna, ancora una volta, del francese Renaud Lavillenie. Il fenomeno sbaglia alcuni salti (5.61 al secondo, 5.71 al primo, 5.81 al primo, 5.91 al terzo) ma poi, avendo già vinto la gara, non si accontenta e supera al primo tentativo la misura eccellente di 6.03 che è mondiale stagionale, record nazionale e record dei campionati. Non contento (in realtà lo era, euforico ed esultante, è corso dappertutto) tenta addirittura tre tentativi al primato mondiale a 6.16, non andandoci neanche troppo lontano. Argento a Jerome Clavier in 5.76 e bronzo al tedesco Malte Mohr (solo 5.71, con un tentativo a 5.81 sbagliato di un soffio) a pari merito, ma con meno errori di Pawel Wojciechowski.

Asta donne con tre atlete capaci di superare tutte le misure, fino al 4.55 della qualificazione immediata, al primo colpo. La favorita, Anna Rogowska, già campionessa mondiale nel 2009 a Berlino, e la co-favorita Silke Spiegelbulg, insieme alla connazionale Eliveta Ryzih. Da segnalare anche il triplo record nazionale della finlandese Minna Nikkanen (4.45, 4.50, 4.55) e l’eliminazione della diciassettenne Angelica Bengsston, opaca; per lei alcuni errori e tre X alla misura non impossibile di 4.45; buona la prestazione di Anna Giordano Bruno, prima delle escluse (le altre però sono a 10 cm da lei) che dopo alcune incertezze (due errori a 4.35) riesce a superare al secondo colpo 4.45, misura che non masticava da un anno (quando superò 4.50 del tuttora primato italiano al coperto). Ottima prova, speriamo ora che Anna sappia ritornare ai suoi massimi livelli. Negativa, invece, la prova di Giorgia Benecchi; ultima, con la misura modestissima di 3.90 (al secondo) e tre errori a 4.15. Peccato, visto che hai campionati italiani era stata capace di un 4.30 con margine: vale senza dubbio di più.
Peso donne che ha visto imporsi Anna Avdeyeva (18.70) su Christina Schwanitz (18.65) e bronzo a Josephine Terlecki (modesto 18.09, pb, sufficiente per il terzo posto). Male Chiara Rosa: la veneta, qualificata con la quinta misura (17.83) non va oltre il settimo posto (17.54 e ben quattro nulli). Come sempre, la Rosa rende poco nelle occasioni che contano. Anche a Barcellona, dopo una facile qualificazione, si spense totalmente in finale.
Molto brava Marta Milani, capace di agguantare il sesto tempo (53.44) nella sua semifinale, dietro a Kseniya Zadorina (52.88) e Janin Lindenberg (53.12). In finale, dove le altre sono accreditate molto meglio di lei, si difende ma finisce ultima in 53.23, tempo non lontano dal suo primato. Esperienza positiva per lei, sperando di vederla sotto il muro dei 53 il prossimo anno. Era comunque difficile ipotizzare una posizione migliore. Vittoria a Denisa Rosolova (51.73, pb) su Olesya Krasnomovets (51.80). Per il quinto posto serviva 52.62, ben sotto il personale della Milani.
400 maschili che già nelle batterie lasciano intendere la supremazia di Leslie Djhone, primo in 46.26; in finale fa ancora meglio, vincendo con 45.54 dopo un primo giro in un velocissimo 21.30 (tempo di discreto livello anche per i 200, chissà quanto varrebbe sulla distanza); staccato di quasi un secondo Thomas Schneider (46.42).
Discreta prestazione, quella di Mario Scapini sugli 800 metri. Il giovane lombardo è il secondo dei qualificati alle semifinali, dietro il campione europeo Marcin Lewandowski (1.48.81 contro 1.48.92). In semifinale purtroppo giunge quarto nella sua serie (con 1.49.57) ed è il primo degli esclusi per la finale; tempo che sarebbe stato sufficiente a vincere la seconda batteria. Purtroppo la formula promuove solo i primi 3 qualificati di ogni serie… forse sarebbe stato meglio i primi due più i migliori due tempi?
Tremila metri donne dove per giungere in finale bastava 9.17.29; prestazione alla portata di Silvia Weissteiner che, però, si spegne intorno ai 2000 metri e giunge ultima con il tempo non esaltante di 9.19.69; in un’intervista aveva detto di pensare di valere sui 9 minuti, peccato che non sia stato così. Miglior tempo, 9.00.80.

Finale dei 3000 metri al britannico Mo Farah, favorito che vince con un modesto 7.53.00 una gara tatticissima con Hayle Ibrahimov (7.53.32) battuto in volata.

Non granché Stefano la Rosa (decimo, 8.04.21) né Daniele Meucci (undicesimo, 8.04.82). La Rosa ha provato a correre un po’ di testa, ma è stato subito inglobato; Meucci ha combattuto di più ma alla fine, quando i primi hanno cambiato il ritmo, per i nostri (abituati a gare più regolari) non c’è stato scampo.
60 metri femminili all’insegna di Olesya Povh (7.18) e Mariya Ryemyen (7.19); Manuela Levorato corre bene, e giunge terza nella sua serie (in 7.34, dietro a Ezinne Okparaebo in 7.21 e Veronique Mang in 7.27). In semifinale è meno decisa, e finisce ultima in 7.36. Discreto campionato Europeo per lei, peccato solo che non abbia confermato (ma c’è andata vicina) quel 7.31 di inizio stagione. Difficile, comunque, giungere in finale: serviva 7.27.
Migliori le solite due, nel solito ordine (7.13 e 7.16) con Myriam Soumare (7.18, personale), Veronique Mang (7.20) e Jodie Williams (7.21) a fare da contorno. In finale anche una terza ucraina in 7.22, Hrystyna Stuy.
60 metri maschili  dove Emanuele di Gregorio passa il turno agguantando la qualificazione in 6.70 giungendo terzo in batteria; ripescato anche Michael Tumi, che giunge quinto nella sua con 6.74. Ottima prestazione di Pascal Mancini (6.61, peggio in semifinale, 6.67) e di Francis Obikwelu (6.61 anche per lui) che superano Di Gregorio nelle liste europee. Fatica il primatista europeo Dwain Chambers, terzo nella sua serie in un modesto 6.71. Christophe Lemaitre il migliore con 6.59; semifinali con Di Gregorio che si ben comporta, in 6.62, che il primo dei ripescati (eguagliando lo stagionale) e sesto complessivo dietro Christophe Lemaitre (ottimo 6.55), Brian Mariano (6.60), Obikwelu, Chambers e Martial Mbandjock (al personale) in 6.61; quindicesimo Michael Tumi, bravo ad eguagliare il personale a 6.71; discrete possibilità di far bene per Emanuele di Gregorio; Lemaitre è imprendibile, ma tutti gli altri sono effettivamente alla sua portata, a cominciare da Chambers che non sembra molto in palla.
Ottocento donne che vedranno in finale, tra le altre, Jennifer Meadows (2.00.65), Yevgeniya Zinurova (2.00.93) e Yuliya Rusanova (fin’ora molto tranquilla, 2.02.48).
Ed infine, last but not least, la gara di triplo donne dove Simona La Mantia ha vinto una favolosa medaglia d’oro. Come sognava Gibilisco, finalmente è tornato a suonare l’inno di Mameli ad una manifestazione internazionale di Atletica Leggera. La serie della siciliana presenta un 14.17, un 14.60, un 14.49, un nullo, un 14.60 e un altro nullo. Tre delle quattro misure sarebbero bastate a vincere la gara e a fare il mondiale stagionale. Simona ha dimostrato, ancora una volta, che l’argento di Barcellona non è stato solo un colpo di fortuna. Al secondo posto, Olesya Zabara (14.45, sb) su Dana Veldakova (14.39, sb), Snezana Rodic (14.35) e Cristina Bujin (14.19).
Domani ultima giornata, con un’altra grande speranza azzurra: la primatista italiana del salto in alto, Antonietta di Martino.

04/03/11

Prima mattinata di gare - Simona La Mantia a 14.38

(Scritto da Sasuke) Si sono aperti stamattina, al Palais Omnisport di Parigi Bercy, i Campionati Europei di Atletica Indoor 2011. Passaggio del turno con o senza problemi per quasi tutti gli italiani in gara e  buoni risultati dai nostri atleti nella mattinata

Simona La Mantia - Possibile Oro agli EuroIndoor
Uno su tutti il 14.38 con cui la siciliana Simona La Mantia, già argento a Barcellona 2010 agli Europei all'aperto, si è piazzata seconda su 20 atlete al via. Per lei subito un 14.00 (che non avrebbe garantito l'accesso alla finale, si passava con 14.10) e poi l'ottimo salto, miglior misura italiana stagionale che la posiziona sesta al mondo e in Europa (posizione che peraltro già occupava) qui dietro solo alla russa Natalya Kutyakova, vicina al personale all'aperto (14.55) con 14.44.
Eliminata una delle avversarie più pericolose, la tedesca Katja Demut (capace quest'anno di 14.47 e 14.45) che non va oltre 13.81 e il quindicesimo posto. Fuori dai giochi anche le due pericolose greche Paraskevi Papahristou (stagionale a 14.40, qui appena 13.72) e Niki Paneta (14.39) che non ha nemmeno cominciato la gara. Alla forte russa Olesya Zabara (14.38 di stagionale) è bastato un salto a 14.13 per entrare in finale. Considerata anche l'assenza di Olha Saladuha la nostra Simona è la seconda tra le partenti come stagionale (dietro solo alla russa Kutyakova). Bene anche Dana Veldakova (14.27, sb), Snezana Rodic (14.25, pb) e Petia Dachava (14.20, pb). Completano la finale la rumena Cristina Bujin (14.12) e la greca Athanasia Perrà (14.01).

3000 metri maschili che vedranno tra i 13 finalisti i due italiani Daniele Meucci e Stefano La Rosa. Meucci è ottimo terzo nella sua batteria, corsa tatticamente e dominata da Mo Farah in 8.02.36; Daniele riesce nella non facile impresa di approdare in finale con il peggiore dei tempi (8.02.71) superando in volata lo spagnolo Francisco Javier Alves (8.02.90). La Rosa è invece quarto nella terza serie, e primo tra i tre ripescati (con 8.01.89). Da segnalare come Stefano abbia tenuto il ritmo fino ed oltre i 1000 metri (2.42.39, più veloce di 3 e 5 secondi rispetto alle altre serie) che mostra come il nostro ci tenga ad affrontare la finale. Migliore del turno Hayle Ibrahimov (8.00.36).

400 maschili senza italiani al via, poco da segnalare; migliori tempi quelli di Richard Buck (46.57) e del favorito francese Leslie Djhone (46.63). Prova femminile più interessante vista la presenza di Marta Milani, che supera senza problemi il turno giungendo terza nella terza batteria, dietro a Kseniya Zadorina (54.25) e Denisa Rosolova (54.41) correndo in 54.48. Ora la attendono le semifinali, dove si troverà opposta nella prima serie (fortunatamente quella con atlete meno forti) principalmente alla Zadorina e alla tedesca Janin Lindenberg (53.43 in batteria, accreditata con 52.26). Non impossibile il passaggio alla finale.

Non molto brillante Giulia Pennella, già capace di 8.13 quest'anno. La ragazza, complice forse un po' di tensione ed inesperienza, giunge quinta nella seconda serie, dominata dalla favorita Christina Vukicevic che vince in un già notevole 7.95. La Pennella, che ha corso in 8.25, avrebbe dovuto fare almeno 8.22 per passare il turno. Buono anche il 7.96 della co-favorita, la tedesca Carolin Nytra.

Nel lungo uomini, nessuno ha superato gli 8 metri. Miglior qualificato il francese, stella del salto triplo, Teddy Tamgho, deciso a vincere entrambi gli eventi. Per lui, 7.97 al terzo salto. Per entrare in finale serviva 7.88 (c'erano 14 atleti in 16 centimetri di differenza).
Peso uomini che vede solo 4 uomini superare la soglia richiesta per la finale (20.10), il migliore è stato il francese Gaetan Bucki che centra la finale e il personale al primo lancio con 20.39. Al secondo posto, con il nuovo record nazionale del Portogallo, Marco Fortes (20.34) su Ralf Bartels (20.33) e Maksim Sidorov (20.19).

Partono gli Europei e La Mantia impressiona - Qualificata Marta Milani, La Rosa e Meucci - Eliminata la Pennella

Thamgo: doppietta in vista? - Foto Fidal.it
Partono i campionati Europei a Parigi e Simona La Mantia mette giù un carico da briscola: 14,38 e secondo posto, dietro alla sorprendente russa Natalya Kutyakova che con 14,44 stabilisce il suo record personale indoor. Flop fragoroso della favorita tedesca Katja Demut, quest'anno due volte record teutonico prima con 14,45 e poi con 14,47. Fuori in qualificazione addirittura con 13,81, mentre si andava in finale con un modesto 14,01. Ora, Simona La Mantia ha in mano un match point di quelli che capitano raramente nella vita sportiva: fuori la Demut, la Kutyakova già oltre il suo massimo, dietro le avversarie (la slovacca Dana Veldakova, 14,27 e la slovena Snezana Rodic, 14,25) sono ancora oltre o vicine ai propri limiti, mentre la La Mantia sembra (così dice nel post-gara) di avere ancora ampi margini di miglioramento. La finale domani nel primo pomeriggio. Possibilità di medaglie più che concrete, anche perchè molte delle possibili competitors si sono date alla stagione outdoor. Simona La Mantia avrà la possibilità di migliorare il suo 8° posto di Madrid '05 (14,06 dopo una tribolata qualificazione a 13,96). Nel triplo azzurro femminile agli Europei Indoor, quella della La Mantia sarà la 4^ finale di un'italiana, con l'historic-high nell'argento di Magdelin Martinez proprio a Madrid '05. Seconda presenza della siciliana a questo tipo di manifestazione (dopo Madrid): solo 4 italiane hanno partecipato nella storia agli Europei Indoor nel triplo, con questi caps: 3 caps la Martineze e la La Mantia (su due edizioni, ma con la partecipazione alla finale, la La Mantia toccherà quota 4), 2 caps la Capriotti (su due manifestazioni) e 2 Barbara Lah (su una). E ora vediamo come domani verranno aggiornate queste statistiche (ci penserà Sasuke a raccontarci gli eventi da stasera in poi... io ho un appuntamento ad Ancona). 
In mattinata tranquilla qualificazione per Marta Milani (non ho visto il video, ma stando al tempo e alla posizione) con 54"48. Terza in batteria e ne passavano tre prima di ricorrere al sudoku dei ripescaggi. Poteva starci bene anche la mia pupilla Maria Enrica Spacca. Si passava in semifinale con 54"94: per la serie, poteva starci pure la Bazzoni e la Arcioni. Desolante panorama: 18 partenti, 12 qualificate, 1 squalificata. Così è la vita. Ora si fa dura per la Milani: 8° tempo. Passano le prime tre di ogni semifinale, e nella sua è capitata con la russa di turno, Kseniya (bel nome!) Zadorina (51"88 indoor quest'anno), la tedesca Janin Lindenberg (52"26 indoor a Leipzig una settimana fa). I giochi si fanno con la bielorussa Hanna Tashpulatava che ha corso quest'anno in 52"94, un solo decimino meglio della Milani, e la turca Pinar Saka (52"99) che nonostante il miglior personale, avrà qualche difficoltà in più. Di buono ci sarà la corsia: la 4^, con la tedesca e la russa davanti a fare da pace. La turca paga proprio la brutta batteria e sarà schiaffata in prima corsia, e la gara per lei sarà tutta in salita. Dovrà spendere troppo per stare davanti alla Milani. La bergamasca è stata la 11^ atleta azzurra a scendere in pista sui 400 in Europeo Indoor. Due argenti nella storia della specialità: Rita Bottiglieri a Milano '78 ed Erika Rossi a Goteborg '84. 27 anni dall'ultima medaglia. Nell'ultima edizione di Torino '09 Daniela Reina giunse ottimamente 5^, correndo la semifinale in 53"21 e la finale in 53"11, i tempi che quest'anno sta correndo la Milani. Solo in 4 circostanze un'italiana è giunta in finale: nei due citati argenti della Bottiglieri e della Rossi, ancora la Rossi (4^) ad Atene 1985 e la già citata Reina due anni fa. Impresa non da poco quindi. Pensate che nel 1996, a Stoccolma, Virna De Angeli nonostante avesse corso in semifinale in 52"65 non riuscì a raggiungere la finale. Per quanto riguarda i caps nella specialità (ma una volta, come ricordava Jack Robechaux, le edizioni erano annuali e non biennali come adesso) guida Erika Rossi con 9 (su 4 edizioni), davanti a Daniela Reina con 5 (su due edizioni) e Virna De Angeli con 4 (sempre su due edizioni). Il 54"48 della Milani in batteria è stato il 23° tempo su 27 corso dalle italiani in tutti i turni di un Campionato Europeo Indoor: speriamo che in semifinale corra... da top-10 (sotto i 53"2).
Sfortunata Giulia Pennella nelle batterie dei 60hs: 8"25 e fuori dall'accesso alle semifinali per soli 3 centesimi. Prendere o lasciare? Prendere: quest'anno è arrivata a 8"13 e c'era bisogno di un bagno di umiltà in un consesso internazionale. Il tempo ci sta: la Pennella sta correndo da un mese al massimo, e ha vinto prima il titolo promesse e poi quello assoluto non più di due settimane fa. Pensare che nelle batterie dell'Europeo potesse migliorare ulteriormente era difficile. Penso che non lo avesse messo nemmeno in preventivo una partecipazione a questa manifestazione. E di conseguenza la preparazione era probabilmente tarata per metà febbraio: sicuramente la curva prestativa è in questo momento in discesa. Di sicuro questa potrebbe essere una buona esperienze per lei e per il suo coach nella pianificazione stagionale. La Pennella è la decima atleta italiana a scendere in pista negli ostacoli agli Euroindoor. Solo in tre sono arrivate in finale (ma spesso c'era solo la batteria prima dell'atto finale). L'ultima finalista è quella Carla Tuzzi cui proprio la Pennella ha sottratto il record promesse in questa stagione (5^ proprio a Parigi nel 1994 con quello che è il record italiano di 7"97). Comunque sia, su 29 gare italiane, l'8"25 si piazza al 9° posto. Quindi non male in chiave storica, ma significativo che il mondo degli ostacoli è migliorato.
Daniele Meucci e Stefano La Rosa passano in finale con 8'01"89 il secondo e 8'02"71 il primo. 
Dalle altre gare:
  • lungo maschile (qualificazioni): Teddy Thamgo ha la miglior prestazione con 7,97, questo a testimonianza dello scarso spessore tecnico della gara, definita anche dal limite per accedere alla finale: 7,88. Piovono le sorprese, come l'eliminazione del greco Tsatoumas (che aveva la miglior prestazione mondiale dell'anno). Lo svedese Tourneus, protagonista degli ultimi meeting, passa per il rotto della cuffia (a parità di prestazione, 7,88) nello spareggio con il francese Salim Sdiri (altro favorito... fuori). Fuori anche lo spagnolo Caceres (8° al mondo) con 7,81. In compenso ci sarà il campione europeo uscente, Sebastian Bayer.  
  • 400 maschili (batterie) - si passava in semifinale con 47"89. Fuori clamorosamente lo svedese Johan Wissman, quest'anno mai veramente in forma. 

03/03/11

Corbelli offende pubblicamente su Atleticanet: che non meritassi il premio di Master dell'anno, lo dico io... non certo lui

Stranamente quest'anno la Fidal mi ha insignito il premio di Master dell'anno, insieme ad altri 5 master uomini e 6 donne. L'ho detto già ad alcune persone proprio quando l'ho scoperto ieri: non merito quel premio in maniera assoluta, perchè è oggettivo che ci siano stati ragazzi che anche solo nella mia categoria hanno fatto meglio di me nel 2010. Lo dico io! Un nome su tutti: Alessandro Gulino. Ha vinto i 200 agli Europei davanti al sottoscritto. Punto a capo. Nelle nomination a master dell'anno proposte proprio da questo blog, avevo individuato almeno 4 master M35 che avrebbero meritato molto più di me: motivo per il quale non mi sono inserito (e non l'avrei fatto nemmeno se avessi ottenuto un record mondiale o vinto 5 titoli europei). Mi scoccia da matti parlare di me, perchè non l'ho mai fatto in tre anni che scrivo su siti e blog vari, nemmeno quando forse un piccolo accenno l'avrei potuto fare. Non me ne frega nulla di me e scrivere di me in questo mondo sportivo. L'ho ritenuto sempre un'invasione di campo e la perdita di equilibrio e di imparzialità che deve caratterizzare chi ha voglia di parlare di un mondo così variegato. Ora, la notizia è che Corbelli su Atleticanet è sbroccato sino ad offendermi in maniera personale, pubblicamente, lasciando intendere chissà quali cose losche per ottenerlo, su un sito a grande diffusione e proprio a causa di quel premio che la Fidal mi ha voluto attribuire (e che io per primo ritengo immeritato) e del quale ho saputo per caso, grazie ad una telefonata di Ettore Brolo. Caro Signor Corbelli, mi ritengo una persona onesta, anche se accanto al mio nome, quel "ma dai?!" lascia intendere molto o quanto meno mette in dubbio la mia onestà. Se lei vuole fare un attacco, lo faccia alla Fidal e non certo a chi non c'entra nulla, gettando fango su di me. 
Ora, non si capisce il senso del Suo articolo: fare cronaca per insultare l'Ufficio Master che sceglie a propria insindacabile valutazione. Perchè, non possono? Mi permetto a questo punto di sindacare sul Suo metodo (e non sulla Sua persona, così come ha fatto con me) per attribuire il Premio di Master dell'anno con la rivista Correre del suo amico Menarini. La Giuria la sceglie Lei, quindi già parte viziando la possibilità di equità delle scelte, visto che sono Suoi amici e Suoi conoscenti. E' composta da persone che mediamente conoscono il mondo master molto ma molto poco (spesso solo gli atleti della propria categoria). Gli atleti nominati, li sceglie Lei. Le schede delle nomination da diffondere alla Sua Giuria le compila Lei. E alla fine di questo artificio vince tra gli uomini Luciano Acquarone che è un atleta della Sua Società (che è solo maschile). Non è che "Ma dai?!" lo dovrebbero dire tutti a questo punto fatte queste premesse? E quindi? Certo, ognuno dei giurati ha scelto con coscienza, ma il dubbio non può che essere legittimo. Comunque sia, ognuno a casa sua fa come crede, soprattutto se in palio ci sono piccolezze del genere. Atleticanet poteva farLa vincere davanti a Menarini, e amen. Cavoli vostri. 
E allora, se la Fidal alla fine sceglie un immeritevole come me, mi scusi, ha lo stesso identico valore delle scelte che si fanno nel suo ambito Premio (mi ricordo bene quando con Webatletica partecipammo a questo premio, dove la giuria fu scelta su una pletora di persone che conoscevano al massimo 2/3 master su una trentina di nomination). 
Una cosa è certa: a questo punto non ritirerò il premio di master dell'anno ad Ancona, scusandomi con chi ha avuto il pensiero così gentile da avermi visto all'altezza di atleti che davvero sono molto più forti di me. Con buona pace di Corbelli. 

Europei: i Preview di Sasuke delle gare di mezzofondo

Mohammed Farah - Il favorito sui 3000 metri
Gare di mezzofondo prive di molti dei possibili protagonisti azzurri, specialmente Elisa Cusma (che nel 2009 fu bronzo, e che quest‘anno sembra aver saltato le Indoor a causa di una microfrattura) e Christian Obrist (non in grande condizione e non convocato dalla Fidal). Al via saranno l’ottocentista Mario Scapini (lasciati a casa Lukas Rifesser, per quanto abbia ottenuto un buon 1.48.37, e il campione italiano Giordano Benedetti) e Stefano La Rosa, Daniele Meucci e Silvia Weissteiner nei 3000, la gara più lunga disputata al coperto nei campionati. La Weissteiner, campionessa italiana e bronzo agli EuroIndoor 2007 non è in grande condizione (ferma a circa 9.22) ma crede di avere nelle gambe almeno 9.00 e mira alla finale (a cui accederanno le prime 10); fin’ora La Rosa meglio di Meucci (che ha anche saltato i campionati italiani, io personalmente non l’avrei convocato, oltre a non avere il minimo.

Negli 800 uomini, 26 iscritti con il nostro Mario Scapini in decima posizione. Meglio di lui lo spagnolo Kevin Lopez (1.46.06, quest’anno al personale), il polacco campione degli 800 all’aperto Marcin Lewandowski (1.46.17) i due tedeschi Robin Schembera (1.46.35) e Sebastian Keiner (1.46.72). In totale comunque 8 atleti sotto l’1.46. Difficile che Scapini riesca ad ottenere un piazzamento di buon livello; presente anche ai mondiali di Doha fu eliminato in batteria con un tempo sopra 1.48.

1500 maschili di scarso interesse, con 28 atleti al via, sia per la mancanza di un vero fenomeno (il migliore è il francese Yoann Kowal con 3.38.07) sia per la mancanza di italiani in gara. Avrebbe meritato la convocazione Marco Salami, migliore in Italia quest’anno con tempi sul 3.43; iscritto anche il serbo Goran Nava con 3.42.57.

29 iscritti sui 3000 maschili, dove il britannico Mo Farah avrà pochi problemi a portare a casa un facile oro. Accreditato con 7.35.81, il più vicino dei suoi rivali sarà Hayle Ibrahimov con 7.42.57.
In 14esima posizione troviamo Stefano La Rosa (7.53.86) che può sicuramente fare bene, un po’ più indietro Daniele Meucci (21esimo) che con il suo 7.59.58 faticherà non poco per passare il primo turno.

800 metri donne senza italiane, vista l’assenza di Elisa Cusma e di Daniela Reina, comunque più forte all’aperto che al coperto. 21 iscritte, su tutte spicca il nome di Yuliya Rusanova, praticamente esplosa questa stagione con il secondo miglior tempo di sempre sui 600 metri indoor (1.24.02) e un ottimo 1.58.14 sul doppio giro di pista che la pone tra le migliori (anzi, la migliore) al mondo in chiave mondiali di Daegu. Dopo di lei, di alto livello, l’altra russa Yevgeniya Zinurova (1.58.83) e la britannica, buona anche sui 400 metri ed iscritta in chiave staffetta, Jennifer Meadows (1.59.22). Le altre sopra i due minuti.

1500 metri donne con 25 atlete, nomi interessanti quelli della spagnola campionessa d’Europa 2010 Nuria Fernandez, accreditata del miglior personale (4.01.77) alla quale si opporranno le due polacche Sylwia Ejdys (4.05.38) e Renata Plis (4.07.10). Meno bene le russe, che pagano l’assenza della campionessa Anna Alminova, che ha corso solo un 2000 con risultati modesti.

3000 donne con 20 atlete, con Silvia Weissteiner in 20esima posizione con 9.22.39; tempo, però, corso in un campionato nazionale e quindi in una gara tattica. Vale sicuramente di meno (nel senso di tempo, di più come prestazione). Al via nove atlete sotto i 9 minuti, tra cui la migliore è Helen Clitheroe (8.39.81). La Weissteiner ha anche un ottimo 8.44.81 come personale, che la piazzerebbe settima tra le partenti.
Al via anche la turca, naturalizzata, di origine etiope Alemitu Bekele.

02/03/11

Italiani Master Indoor nel mezzo di un alluvione? Marche sotto l'acqua...

Il Pala Banca Marche di Ancona 
Essendo stato impegnato per... lavoro negli ultimi due giorni, mi sono interessato purtroppo esclusivamente di problemi contingenti della vita quotidiana. Poi avendo tolto dal mio zapping alcuni telegiornali delle reti più diffuse (5 o 6 su 7 per cercare di rimanere integri), alcune informazioni mi sono state precluse. Ebbene, la notizia è che ad Ancona c'è stata l'alluvione. Sui siti si parla di decine di aziende chiuse per l'acqua. Chiuso l'aeroporto, fiumi esondati, canali stracolmi. Chiusa l'Ikea e il Carrefour: 100 milioni di euro i danni quantificati e il meteo parla di altre precipitazioni per le prossime ore che potrebbero portare ad altri danni. Purtroppo sul sito della Fidal Marche non si parla di questa emergenza e se ci potrebbero essere eventuali ripercussioni sull'afflusso di oltre 1300 atleti master iscritti previsti per il fine settimana. Le vie di accesso alla città sono sicure? Il palazzetto è una zona sicura? Le mie preoccupazioni sono eccessive? Forse sì o forse no. Urge una cosa: informazioni. Farsi un viaggio per mezza Italia per scoprire che il Prefetto ha sospeso tutte le manifestazioni sportive per il fine settimana, non sarebbe bello...

Europei - i Preview di Sasuke i 60 e i 400

Vania Stambolova: una favorita per i 400
Primo articolo di una serie di preview più specifiche che copriranno le gare in cui saranno impegnati i nostri atleti, quindi le più interessanti dal mio punto di vista. Italia presente in varie discipline e assente in altrettante (mezzofondo, con nessun azzurro negli 800 e nei 1500 femminili e nei 1500 maschili; lungo donne, visto il momento della specialità, così come il peso uomini e i 400 al maschile. Nessun’azzurro nemmeno nelle prove multiple) che punta a far bene dopo l’ottimo terzo posto nel medagliere di due anni fa, con ben due ori. Ma vediamo meglio cosa ci aspetta:
Nella sfida al maschile troviamo iscritti 38 atleti. Il nostro Emanuele di Gregorio è terzo come accredito stagionale, dietro ai soli Dwain Chambers (6.57) e Christophe Lemaitre (6.58). Tra i due si prevede un bel duello, anche se Chambers è sempre stato una spanna superiore a chiunque (ad eccezione del trio Gay-Powell-Bolt) sulla breve distanza e io non credo avrà troppe difficoltà a confermare il terzo titolo al coperto di fila, dopo Torino (6.46) e Doha, ai mondiali, (6.48). Se Di Gregorio non scende ancora un pò (nel 2009 corse la finale, bronzo, in un ottimo 6.56) potrebbe trovare qualche difficoltà nel regolare i 4 atleti iscritti con 6.63 (lui ha 6.62); l’olandese Brian Mariano, il tedesco Christian Blum, l’inglese Joel Fearon e il giovane russo Aleksandr Shpaer. Dietro di loro due atleti a 6.64 (l’inglese Harry Aikines e il tedesco Tobias Unger), 4 con 6.65, due con 6.66 (tra cui il francese Martial Mbandjock, curiosamente non molto forte nella breve distanza, accreditato con un personale a 6.65 mentre nei 100 metri è sceso fino a 10.06) e a seguire, in 28esima posizione, al battesimo tra i grandi, la promessa Michael Tumi (6.71). Per il ragazzo sarà più che altro un’esperienza, viste le scarse possibilità di fare bene; sono d’accordo con la convocazione, ma concordo anche sul fatto, di cui si discuteva qualche giorno fa, che la Fidal avrebbe potuto portare anche Jacques Riparelli; sia per ripagarlo del torto ingiustamente subito l’anno scorso sia per la consistenza attorno a tempi di discreto valore come 6.72.
Nella prova femminile meno iscritte, 26 atlete. La nostra Manuela Levorato, è 13esima ma può, nella mia opinione, mirare anche alla finale. Molto brava, accreditata con 7.31, sembra che questa stagione sia tornata alla forma di qualche anno fa. Un po’ spenta nella finale (ma ottima in batteria) dei campionati italiani assoluti è riuscita a regolare comunque le avversarie. Per lei, un ritorno di forza alle gare indoor a cui non prendeva parte dal 2004.
Migliori iscritte il duo di ucraine Olesya Povh (7.13) e Mariya Ryemyen; entrambe migliorate molto (l’anno scorso avevano rispettivamente 7.23 e 7.26) si allenano insieme e sono candidate all’oro. La Povh fa sapere, tramite un’intervista, di essere una 60ista poco adatta ai 100 metri. Strana dichiarazione che fa presumere che all’aperto non riuscirà a confermare risultati di grande valore (il PB sui 100 è comunque un discreto 11.29). Dietro di loro la naturalizzata norvegese Ezinne Okparaebo (7.17) e a pari merito, le due francesi medagliate agli europei (argento e bronzo) Veronique Mang (7.19) e Myriam Soumare (7.19). Più staccate la campionessa d’Europa Verena Sailer (7.25) e la fenomenale inglese, classe 1993, Jodie Williams (anche lei all’esordio tra i grandi) con 7.24. Dietro di loro varie atlete fino ad arrivare a Manuela Levorato (che è a pari merito con altre due velociste).
Poco interessante la prova dei 400 uomini, con nessun azzurro al via e snobbata dai maggiori specialisti (come i gemelli Borlée iscritti solo nella staffetta). Nessun atleta accreditato di stagionale migliore di 46; la lista propone comunque il francese Leslie Djhone (46.13) opposto al britannico Nigel Levine (46.17) e il tedesco Thomas Schneider (46.19). Più staccati gli altri, con solo 12 atleti (su 28) accreditati con meno di 47 secondi, minimo Fidal.
Di miglior qualità, anche se priva delle migliori (come la russa Tatyana Firova), la prova femminile dei 400. Solo 18 iscritte, con Marta Milani quasi nel mezzo, ottava, con il suo 53.09 (ma anche 53.10 e, fin’ora, mai battuta sul doppio giro di pista indoor). La migliore la russa Olesya Krasnomovets (51.22), di poco più forte della bulgara Vania Stambolova (51.27) e la russa Kseniya Zadorina (51.38). Dietro anche Denisa Rosolova (52.21) su Jarin Lindenberg (52.26). Poi, con 52.94 e 52.99 altre due atlete davanti alla nostra Marta Milani. Per quanto mi riguarda, la nostra può giocarsi un posto in finale e tentare di pareggiare il quinto posto ottenuto 2 anni fa da Daniela Reina. Poche speranze di medaglia per lei, viste le tre atlete sotto 51.30, ma tante possibilità di fare bene, e non solo in chiave staffetta.

NCAA a Fayetville: Jeff Demps: 6"55... ma sono quindi un oracolo?

Christian Taylor: 17,37 nel triplo
Ma sono forse un oracolo? Non più di 3 giorni fa avevo scovato un articolo che parlava del giocatore della Florida State University Jeffrey Demps, lacerato dal dubbio se approdare in NFL o dedicarsi all'atletica. Mi sembrava interessante. Il superbowl l'hanno giocato un mesetto fa e la stagione di football è in rest, così i giocatori si dilettano a fare qualche sprint. Qualche... Jeff Demps così è tornato all'atletica part-time e ai Campionati NCAA, nella I Division di Fayetville spara un 6"55 che non lascia molto spazio all'immaginazione. Può essere un top-sprinter. E' già sulla strada: deve solo bussare alla porta giusta. Fayetville è stata anche teatro del già citato 44"80 di Kirani James, record del mondo junior nonchè terza prestazione mondiale di sempre a livello di bi-giro al chiuso. Ma sorprende anche Tony McQuai (1990) un sophomore, che prima corre in 45"21 nella finale-B dei 400 (seconda prestazione mondiale dell'anno), poi, dopo un'ora, piazza un 20"61 sui 200. Fenomeni made in Usa. Fayetville deve essere magica... o veloce, che è la stessa cosa per uno sprinter. Come già citato, anche Christian Taylor (1990) 17,36 nel triplo, quarta prestazione mondiale dell'anno, davanti a Will Claye (che è del 1991) 17,17. Rimanendo in Arkansas, Lakya Brookins spadroneggia i 60 metri femminili con 7"14, a 3 centesimi dalla miglior prestazione mondiale della Campbell-Brown, e sesta al mondo (in 6 in 3 centesimi, ma 9 in 4!). Non si poteva poi non avere dei tempi incredibili anche nei 200: Kimberly Duncan 22"78, miglior tempo mondiale dell'anno, ma Semoy Hackett corre in 22"84 e 22"86 in batteria (seconda e terza prestazione mondiale dell'anno). Stranamente, per consentire alle atlete migliori di avere le corsie migliori, le due atlete non si sono incontrate in finale (così come per James e McQuai sui 400) ma in due separate finali. Le pensano tutte questi americani: ma una cosa è certa, lo spettacolo è sempre assicurato. Shelise Williams 52"20 sui 400, ma 52"10 in batteria (9^ al mondo).

01/03/11

Tyson Gay: battere Usain è stato molto importante

Peter Gambaccini, di Runner's World, ha intervistato Tyson Gay. Qui la mia traduzione a braccio...
  • Quando inizierà la tua stagione, e con quale meeting inizierai? Ho intenzione di ricalcare più o meno il programma con il quale ho iniziato l'anno scorso. Ho infatti intenzione di iniziare con qualche staffetta in Aprile, alcune 4x400 in Florida, cose del genere. E' così che la mia stagione dovrebbe iniziare.
  • A quando i primi 100 metri? Non ne ho ancora stabilito una sequenza di gare. So solo che correrò a New York l'11 giugno, ed è l'unica cosa certa.
  • Purtroppo non possiedi la qualificazione automatica per i Mondiali come campione uscente (aveva infatti una wild-card su 100 e 200 per i mondiali di Berlino). Hai intenzione di provare a cimentarti sia sui 100 che 200, sia ai Campionati Americani (validi come Trials) e ai Mondiali? Adesso come adesso, questo sarebbe l'obiettivo, ma stiamo guardando giorno per giorno come vanno gli allenamenti.
  • Ovviamente hai raccolto molta attenzione dopo la tua vittoria su Usain Bolt l'anno scorso a Stoccolma. Sapevo che una vittoria del genere sarebbe prima o poi arrivata, ma ci puoi dare qualche idea su cosa possa aver significato quella vittoria per te? Ha significato molto. E non solo per il fatto che c'era Usain Bolt. Ha significato di più, perchè ero imbattuto durante l'anno sui 100 metri. E naturalmente per battere uno di quel calibro, ti dà grande visibilità, anche se è stato un anno senza grandi appuntamenti internazionali. Alla fine stiamo parlando di un grandissimo atleta... tutte le volte che si è alla sua altezza, come non si fa a sentirsi grandi? 
  • Quando si parla di ciò che "è bene per lo sport", si parla ovviamente del grande dualismo tra te e Usain, e che questa rivalità attira persone che normalmente non sono interessate a questo sport. Si sente la responsabilità di onorare questa rivalità per l'importanza che potrebbe avere per i fan che altrimenti non si guarderebbero l'atletica? In un certo senso sì. Ma non ci penso troppo, nonostante sappia quanto sia importante per i fan. Cerco di fare il meglio che posso e credo in realtà che questa cosiddetta rivalità esista perchè abbiamo due diverse personalità. E questo porta entusiasmo nello sport. Io sono un pò tranquillo, mentre lui è un pò più estroverso. Ma penso che per chi non segue l'atletica, finchè andremo forte, continueranno a seguirci.
  • Hai avuto una lunghissima offseason dalla tua ultima gara. Cos'è la cosa più importante da fare durante il fine-stagione per essere sicuri di stare in forma e al limite non perderla completamente? Come si passano mesi come Ottobre, Novembre e Dicembre? Bene, solitamente cerco di facilitare il ritorno agli allenamenti. Faccio long runs e sto lontano dalla pista. Non torno in pista fino a febbraio, più o meno. Per circa otto settimane corro sull'erba, prendendo tempo e rimanendo paziente. Non voglio tornare a correre subito dopo una lunga stagione.
  • Che cosa ci potrebbe sorprendere riguardo a quei lunghi allenamenti? Per uno sprinter come te, cosa sono i long runs? Principalmente non più di 400 metri. Faccio un sacco di salite, 300 metri  o 200 in salita, e chiaramente salite brevi... ma anche cross tra le salite. Se trovi un campo da football, ecco, io fondamentalmente corro da una parte all'altra.
  • Per qualcuno come te che nel passato ha avuto problemi ai bicipiti femorali, c'è qualche cosa di cui sempre devi guardarti, o scaldarti in maniera particolare? I miei problemi del passato sono tutti finiti. Ho avuto alcuni dei migliori fisioterapisti che stanno lavorando su di me da anni. Ma hai assolutamente ragione sul riscaldamento dei femorali, che raffreddo col ghiaccio dopo un allenamento duro e che cerco di ricostruire dopo allenamenti particolarmente veloci e dopo i pesi.
  • Dove ti alleni adesso, e con chi? Chi c'è nel gruppo? A Clermont, in Florida, con il Coach Launce Brauman. Abbiamo Debbie Ferguson (Bahamas). Steve Mullins dalla Jamaica. Kelly Ann-Baptiste fa Trinidad. Ramone McKenzie anch'essa dalla Jamaica. Abbiamo un bel gruppo, molti ragazzi provenienti da differenti paesi. Abbiamo anche molti giovani, così sono attualmente sono il più vecchio. Sono il papà, sono solito dire.
  • Parlando di ragazzi, hai visto Mike Rodgers conquistare il Trofeo Visa vincendo il 60 metri piani ai Campionati USA con 6"48? Sei impressionato dalle sue performance ed è lui uno dei possibili avversari sui quali concentrarsi per i 100 ai prossimi campionati all'aperto? Sì, sono impressionato. Il suo tempo in cui ha corso è di caratura mondiale. Tutte le volte che si corre sotto i 6"5 sei un atleta di caratura mondiale! Ho visto alcuni cambiamenti di carattere meccanico tra i 50 e i 60 metri. Di sicuro studio tutti i miei avversari...  e Rodgers farà sicuramente bene nella stagione all'aperto, sarà in forma e pronto a correre.
  • Gli americani che seguono l'atletica, sono preoccupati per la staffetta USA. Considerando la forza dei nostri sprinter sembrano esserci sempre problemi quando ci sono i grandi campionati internazionali. Pensi qualche cosa a riguardo? Non dovreste stare più tempo insieme per provare? Non voglio dire che penso ci voglia meno tempo, ma non dobbiamo spenderci troppo tempo. So che probabilmente intendi che più tempo ci alleniamo insieme, più il bastone viaggerebbe veloce. Ma quando sei in quel tipo di ambiente e ci si trova a lavorare sempre con persone diverse, non si può parlare di una sola squadra. La Gran Bretagna e la Jamaica sanno già con ampio margine di tempo la squadra che assembleranno. Per farla breve, come Americano e come veterano, penso che il mio compito sia quello di dire ai ragazzi "andiamo e cerchiamo di divertirci" piuttosto che "attenti a non far cadere il testimone, ragazzi!". Quando pensi ad una cosa del genere, ti fa venire la tremarella. Tu ci pensi troppo e perdi il testimone. Due anni fa, c'è stato il cambio fuori settore: ci sono stati troppi errori di distrazione che non sarebbero dovuti accadere ma che comunque ci consentiranno di crescere.
  • Bolt è alto 1,96 e... tu no. Puoi definire le differenze tra voi due come sprinter, e citare quali sono i punti di forza che ognuno di voi due ha? Stai sempre cercando una miglior partenza per massimizzare la diversità di altezza? Fino ad ora, non sono stato un miglior partente. Ma la storia ha dimostrato che i ragazzi più alti non è detto che partano peggio di quelli più piccoli. Così Bolt attualmente ha trovato qualche cosa di unico, che fa muovere quelle lunghe gambe veloci. Io devo solo essere in forma e focalizzarmi su ciò che devo fare per utilizzare a mio vantaggio le mie gambe più corte e aprirmi il più possibile per contrastare la lunghezza dei passi di Usain.
  • Sei sulla strada per costruire una Live Chat col pubblico. Queste relazioni con il pubblico sono aspetti sui quali lavorerai? Sì, penso di sì. Uno dei miei allenatori in Arkansas, che di solito rivedeva alcune mie interviste mi diceva "hai fatto tanta strada dal 2005, quando facevi le prime interviste". Rich Kenah, che cura il mio marketing e organizza le mie interviste, dice che potrebbe vedere una persona più matura fare interviste e divertendo di più invece di essere così timido. Sono un ragazzo timido, ma sto cercando di interagire in maniera più dinamica con i miei fan.

Europei a Parigi 2011, il preview di Sasuke

Lemaitre vs Chambers: una delle sfide di Parigi
(scritto da Sasuke) - Primo di una serie di articoli che si concentreranno sull’appuntamento clou di questa stagione al coperto, gli Europei Indoor di Parigi. Manifestazione fortunatamente coperta sia da Eurosport che, per chi che come me non è intenzionato ad abbonarsi a Sky che considero una “fucina di repliche” quantomeno per tutto fuorché lo sport, da Rai Sport 1 e 2. Prima giornata trasmessa quasi integralmente, seconda e terza in, purtroppo, differita. Di seguito gli orari integrali (grazie ad Atleticanet):


Venerdì 4 marzo

  • ore 9.00-11.30 e 16.45-19.00 in diretta su Eurosport
  • ore 15.50-19.05 in diretta su RaiSport 1

Sabato 5 marzo

  • ore 17.15-19.00 sintesi su Eurosport
  • ore 22.00-0.00 in differita su RaiSport 2

Domenica 6 marzo

  • ore 15.30-18.00 in diretta su Eurosport
  • ore 20.30-23.30 in differita su RaiSport 1

Dal palinsesto Rai sembra ovviamente necessario mandare in differita la massima rassegna annuale al coperto per far posto al solito calcio (campionato italiano di… serie D e il torneo di Viareggio) o eventi imperdibili come gli Europei di Tiro a segno o il basket femminile italiano. Mi auguro che al commento ci sia almeno Franco Bragagna, vista la scarsa competenza (per non dire di peggio) di tutti gli altri che hanno provato a sostituirlo. Il mondiale di fondo dura fino al 6 Marzo ed è in concomitanza con gli Europei… ma la Rai non sembra trasmetterlo perciò… mi auguro vivamente che Franco non ci dia buca come fece agli assoluti. Per carità, non conosco il commento tecnico di Eurosport, ma quest’estate durante alcuni meeting minori (come quello di Zagabria, Iaaf World Challenge) ho avuto la possibilità di sentire commenti ancora peggiori su Sportitalia.
Ma vediamo un po’ i numeri di questo campionato: 630 atleti, partecipanti da 46 stati, di cui 346 uomini e 284 donne. Le gare presenti sono, al contrario dei campionati all’aperto, di meno e rispettivamente:

  • 60 metri
  • 400 metri
  • 60 metri ostacoli
  • 800 metri
  • 1500 metri
  • 3000 metri
  • Salto in alto
  • Salto in lungo
  • Salto con l’asta
  • Salto triplo
  • Getto del peso
  • Pentathlon
  • Staffetta 4x400

L’assenza di alcune specialità (i 200 su tutte) costringe spesso gli atleti che partecipano alle gare al coperto a cimentarsi in distanze alternative. Un esempio su tutti l’ostacolista Kerron Clement che detiene il record mondiale sui 400 indoor in 44.57. Sembra che i 200, presenti in numerosi meeting e campionati nazionali, siano stati eliminati perché la corsia influenzava troppo il piazzamento finale. Facendo così, però, si sono messi fuori gioco atleti come il tedesco Sebastian Ernst che con 20.42 nei 200 metri indoor è escluso dai giochi perché non abbastanza rapido (60) ne abbastanza resistente (400). Tanti protagonisti, ma anche tante assenze. A cominciare dalle forti quattrocentiste russe, passando per astiste come Svetlana Feofanova ed Yelena Isinbaeva (che ha rinunciato a causa di un virus influenzale), senza dimenticare Nadzeya Ostapchuk: la pesista ha rinunciato totalmente alle indoor e gareggerà solo all’aperto. Defezione pesante anche quello di Jessica Ennis; la poliedrica britannica aveva apertamente detto di voler fare suo il record mondiale di pentathlon indoor… ma purtroppo gli infortuni gliel'hanno impedito.
Tra le sfide più interessanti la rivincita Chambers-Lemaitre nei 60 (l’anno scorso vinsero una sfida a testa, Chambers nel Campionato Europeo per Nazioni a Bergen, Lemaitre ai più importanti Europei) dove il britannico negli ultimi anni è stato tra i migliori esponenti (anzi, il migliore) sulla distanza (suo il record europeo a 6.42, corso durante gli ultimi europei indoor), l’asta maschile con 6 atleti sopra i 5.80 capeggiati dal francese Renaud Lavillenie (5.93), il triplo maschile con, malgrado l’assenza del britannico Philipps Idowu, uno sfavillante Teddy Tamgho che ha incrementato di un cm il suo stesso record mondiale (17.91 metri). Da non sottovalutare nemmeno il russo Ivan Uhkov, saltatore in alto di livello assoluto (già capace di due 2.38 e vari assalti al nuovo mondiale a 2.44) esponente di una scuola, quella russa, capace di portare 8 saltatori oltre il minimo richiesto dalla Fidal (2.27) tra cui 6 oltre i 2.30.
Al femminile, buon 60 metri con varie atlete sotto i 7.20 (tra cui la ucraina Olesya Povh, la migliore con 7.13) e interessanti gare di lungo (con le russe a dominare, Anna Nazarena è a 6.89) e ostacoli (4 donne sotto gli 8 secondi) senza sottovalutare l’asta (con Silke Spiegelbulg, reduce di record nazionale, opposta alla polacca Anna Rogowska), l’alto (con la nostra Antonietta di Martino, che sovrasta le altre dal 2.04; previsione personale, con 2 metri si centrerà l’oro) e gli 800 con una formidabile Yuliya Rusanova (1.58.14, ma ottima anche sui 600 metri).