14/06/10

Italiani Master al maschile: l'analisi

Prima di partire per Roma mi ero preso la briga di tracciare per somme linee quelle che per me sarebbero state le sfide più calde nelle lunghe e afose giornate romane. A ben vedere poi la realtà viene filtrata dalle nostre lenti sul mondo (i propri vissuti, le nostre esperienze), quindi il risultato appare sempre qualche cosa di molto parziale, ergo (come al solito) prendete ciò che scrivo con estrema leggerezza. Guardando i risultati delle competizioni cui purtroppo non ho assistito, mi sono immaginato film di leggendarie volate regali, come il tuffo all'unisono sul traguardo di Roma '87 di Edwin Moses, Harald Shmidt e Danny Harris, balzi in buca succeduti da manifestazioni di gioia come quella di Mike Powell a Tokyo, la sicurezza dei più forti (come quella di Sergej Bubka: sapeva sempre quello che doveva fare e quando, e le gare non le finiva quasi mai con tre nulli, ma con una misura valida... quasi che fosse stato toccato dal dono dell'infallibilità). Ecco, la cosa che accomuna gli Dei di questo sport che hanno scritto le pagine più epiche (anche di vita, perchè no?) e 3000 master è lo scontro uomo-contro-uomo, donna-contro-donna. L'uomo solo con sè stesso e contro gli altri. Mi piace vederla così: i tempi, le misure, gli spazi, lo sappiamo bene, ogni anno che passa perdono un pizzico del loro valore assoluto: si relativizzano, ci allontano dall'atletica reale. Quello che rimane intatto è l'essenza dello sport: la sfida. Ecco perchè mi sono venuti i brividi in quella che ritengo sia stata la gara più spettacolare dei Campionati Italiani Master: gli 800 M40 (o è forse solo autosuggestione?). In quella gara si è visto tutto questo: è stata la sintesi, la copertina, l'immagine di questi campionati italiani master. Manco farlo apposta l'avevamo quasi vaticinata. Tre atleti davanti a tutti, lo avevamo detto. La gara che ricalca uno dei canovacci immaginati, poi il rettilineo finale e per quegli interminabili metri finali in una di quelle pagine di sport che purtroppo rimarrà solo nella memoria dei presenti (e in un video che presto posterò). Tre uomini che corrono spalla-a-spalla senza che nessuno riesca a prevalere sugli altri. Un equilibrio infinito, che sembra durare in eterno, nonostante gli sforzi, la concitazione dei movimenti, la fatica, i denti stretti, il vorticare degli arti... Poi l'equilibrio si spezza, quell'attimo per permettere al migliore di guadagnare qualche centimetro e scrivere un pezzettino di storia: primo, secondo e terzo in pochi centesimi. Grazie a Francesco D'Agostino, a Stefano Avigo e a Emilio De Bonis. Che gara! Altra immagine che mi si è fissata indelebile nella mente è quella degli 800 M45: non ci sono stati arrivi al photofinish, ma semplicemente un uomo che ne batte un altro. Ebbene sì, probabilmente perchè gli 800 danno la possibilità di vivere con i giusti tempi, l'intensità e l'emotività dello sport, in un crescendo orchestrale che dura poco più due minuti. Alla fine di tutto rimane un'altra immagine di questi campionati, il Campione del Mondo indoor Giuseppe Romeo battuto in Patria da un suo rivale, con la stoccata vincente (anche qui) ad una manciata di metri dalla fine. Brividi. Ve lo immaginate se Achille fosse stato abbattuto da un suo mirmidone dopo aver ucciso niente-popò-di-meno-che Ettore? Ma qui il mirmidone è Ivano Pellegrini, che già da tempo davo su questo sito come in esponenziale ascesa. Vince anche sui 1500, quasi con la stessa trama, anche se poi ci sarà un terzo incomodo a complicare il quadro. Quando cade un re, lo confesso, resto con quell'attimo di disillusione di chi, alla ricerca di solide conferme, spera che i migliori vincano sempre, senza requie. Dalle sconfitte, gli Dei diventano uomini e da come queste vengono accettate, anche le loro qualità terren. Un terzo evento mi rimane "dentro", anche perchè ho avuto il grande privilegio di viverlo in diretta: la finale dei 100 M35. Tre atleti in 2 millesimi: lo sapete non sono e non voglio essere autoreferenziale, perchè ne andrebbe di tutta la credibilità di quello che faccio qui dentro. Cito il fatto solo perchè non devo parlare di una vittoria, ma di una sconfitta, e per come, con il senno di poi (sbollita la delusione) abbia potuto godere di un momento del genere. 100 metri, 1000 decimentri, 10000 centimetri, 100000 millimetri ma alla fine a dividere tre atleti non più di qualche millimetro. Questo è sport e retoricamente anche la vita: il tempo è relativo, è contata solo la sfida, la concentrazione di emozioni del pre, del dopo, del durante. Emozioni che chi non pratica non potrà mai capire. Ritorno (ma solo per un attimo) sulla polemica relativa alle batterie dei 100 e a chi le ritiene una perdita di tempo: consentitemi di dire che non esiste un solo centista al mondo che non desiderebbe correre le batterie. Fa parte dell'iter emozionale della gara, aumenta il pathos (nel suo etimo greco, l'irrazionalità dell'emozione), porta a creare l'aspettativa all'evento finale attorno al quale si crea un clima "diverso". Poi se vogliamo considerare l'atletica master esclusivamente come una catena di montaggio di medaglie (in molti puntano solo su questo aspetto, tristemente, magari vincendo gare in cui si è i soli ed unici interpreti e poi pubblicamente vantandosene). Questo francamente non è la mia idea di atletica: sono pronto anche a smettere di portare avanti questo sito se dobbiamo considerarci così: "serie e via, sotto un altro e un'altra medaglia. E via, sotto un altro che dobbiamo far spazio ai prossimi".
Entrando prettamente nel tecnico, ho contato 12 record italiani al maschile. Grande protagonista dei Campionati in chiave statistica l'immenso Luciano Acquarone (M80) direi senza tema di smentita, tra i tre/quattro master più forti della storia del nostro movimento. Di sicuro è colui che al momento vanta più record italiani tra le varie categorie nelle più disparate specialità, ben 31! Purtroppo lui stesso lamenta di non aver molti avversari, anche se è tornato in pista Sergio Agnoli. A Roma Luciano vince 1500, 5000 e 10000 con tre record italiani. Il tempo sui 5000 sarebbe pure record mondiale, ma si sa che per la WMA e i suoi record conta l'età anagrafica e di fatto Acquarone ha "solo" 79 anni e 8 mesi. Immenso comunque. Tra i recordman "romani" compare anche il siciliano Giuseppe Grimaudo, che ha cancellato la sua stessa MPI M65 portandola a 1'01"73. Record anche nei 5000 M85 (secondo la lista fidal nessun uomo in quella categoria ha mai corso questa specialità) da parte di Luigi Passerini. Infine record del martellone M40 da parte di Luigi De Santis con 15,72. Nel Decathlon Antonio Caso, M60, stabilisce la nuova MPI con 5617 punti: migliorata di quasi 100 la precedente prestazione di Sergio Valente, "vecchia" di ormai 11 anni. Record nelle 10 prove anche da parte di Mario Gaspari (1940) che totalizza 5440 punti, contro i 5357 precedenti di Sergio Veronesi. Dal fronte staffette, arrivano i record per la 4x100 M75 della SC Meran Volksbank (la staffetta più "anziana" mai schierata in Italia da una società sportiva), con 1'07"62. L'atletica Giovanni Scavo 2000 migliora per la seconda volta in pochi giorni quello della 4x400 M40, abbassato a 3'35"60. Altro record nella 4x400 M50: L'atletica San Marco di Venezia sigla 3'50"84 e abbassa il 3'51"51 del Cus Palermo. Infine record tra gli M65 per mano della Liberatletica Aris di Roma: 4'54"34 contro il 4'56"23 dell'Ambrosiana.
Questo per quanto riguarda i record. Ma se me lo consentite vorrei fare una piccolissima analisi qualitativa categoria per categoria per vedere le gare più interessanti.
  • M35: la gara dei 100 è stata incredibilmente equilibrata: vittoria al pelo (è il caso di dirlo) del romano Renato De Angelis (11"23). Giuseppe Poli manca la doppietta che già gli era riuscita al coperto ad Ancona: 400 ed 800. Mentre negli 800 domina la competizione nettamente (2'00"02 il suo tempo), sui 400 trova sulla propria strada il Campione Europeo di Lubiana 2008, Alessandro Gulino, che non ha voglia di fare sconti: un 50"57 a 51"02 senza repliche. Nel pomeriggio di sabato ti incontro per lo Stadio dei Marmi Stefano Longoni: gli chiedo dei 110hs, e mi conferma la vittoria con record. 14"65, ma secondo le mie tabelle il record di Alessandro Petroncini è 14"62! Mancherebbero 3 centesimi, che se non fosse stato per i 2,4 metri di vento contro, magari. Poi Longoni vincerà anche il salto triplo con 13,75. Paolo Citterio nei 400hs piazza un roboante 56"25 battendo quello che è stato un pò il dominatore della specialità negli ultimi anni, Gian Luca Camaschella. Francesco Arduini nel salto in alto si "ferma" a 1,93 fallendo l'1,98: ma nelle ultime settimane aveva valicato i 2 metri in diverse circostanze. Pedana sorda, visti in generale i risultati da questa specialità? Però la Vlasic e la Lowe, durante il Golden Gala... Nei lanci, 2 ori e 2 argenti per Alessandro Valsecchi, e gran 58,50 di giavellotto da parte di Marcello De Cesare.
  • M40: la velocità è stata crocevia delle Sfide di Max Scarponi contro tutti. L'unico però a riuscire nell'impresa di rovinargli la festa è stato Edgardo Barcella: 50"54 contro il 50"70 del romano. Per il resto il più acerrimo "nemico" di Scarponi è risultato essere Mauro Graziano (due volte secondo), che nel ranking di categoria ha superato per ora Paolo Chiapperini (due volte terzo). 11"17 e 22"65 gli ottimi tempi di Max sulle due prove più brevi. Degli 800 abbiamo già ampiamente parlato: il killer Francesco D'Agostino ha superato in un finale da cineteca Stefano Avigo ed Emilio De Bonis. Stefano Avigo si rifarà poi con gli interessi nei 1500, in un'altra gara dai contenuti tecnici elevatissimi: battuto (4'08"66) solo all'ultimo il vincitore dei 5000 Riccardo Baraldi e staccato a 200 alla fine il campione italiano uscente Gianni Bruzzi. Stefano Quazza piazza un ottimo 1,87 nell'alto, mentre Fulvio Andreini domina da par suo nell'asta con 4,40. Dal lungo una delle grosse sorprese del weekend romano: Giorgio Federici battuto. Colpito dai crampi si è infatti dovuto inchinare al probabilmente incredulo Roberto La Barbera (6,31). Federici si rifarà poi nel salto triplo (12,15). Dai lanci arriva il citato record italiano nel martellone di Francesco De Santis (15,72). Una delle sfide che avevo segnalate essere più interessanti, il giavellotto M40, si è risolta con la vittoria di Mauricio Guillermo Silva: 53,40.
  • M45: categoria zeppa di star. Presenti e Assenti. Mario Longo senza patemi nei 100 (11"14) anche dopo il grande infortunio occorso durante gli italiani indoor master, ma costretto ad ammainare la bandiera sui 200, alla fine di una lunga imbattibilità durata qualche tempo a livello nazionale. Giustiziere del romano Enrico Saraceni (22"88 a 22"92): era questa una delle sfide più attese della tre giorni romana. Bravo Alberto Zanelli, il primo degli umani: 23"37. Lo stesso Saraceni senza problemi sui 400 (52"49). Negli 800 (e in parte nei 1500) si consuma il dramma (solo sportivo) del campione del Mondo indoor degli 800: Giuseppe Romeo. Sulla sua strada si trova infatti un fenomenale Ivano Pellegrini, che come un cobra piazza due volate mortali portandosi a casa in un colpo solo due titoli (2'04"75 e 4'25"25). Assente Marco Segatel, scena per Alessandro Pistono nel salto in alto: 1,84. Paul Zipperle vince nel triplo con 12,39. Antonio Iacocca doppietta su peso e disco: 12,10 e 38,65. Enrico De Bernardis doppietta nel martello/martellone: 45,03 e 13,19. Purtroppo nella velocità assenti giustificati Giancarlo D'Oro e Ferido Fornesi.
  • M50: Marco Morigi, l'uomo nuovo del mondo della velocità master, si avvicina ancor di più al record italiano dei 100 metri di Salvino Tortu: 11"69 contro l'11"65 ottenuto l'anno scorso a Donnas. Luigi Ferrari fa valere la sua immensa classe sugli 800: 2'08"08 in una gara dominata sin dal primo centimetro. Paolo Bertazzoli non lascia spazio a nessuno tra 1500 e 5000: 4'27"57 e 16'30"14. Il medagliato di Lahti, Emanuel Manfredini piazza un siderale 1,78 per poi fallire le 3 prove a quello che sarebbe potuto essere il nuovo record italiano di categoria, 1,85. Delitto di lesa mastà nel triplo (al pari degli 800 M45): il Campione del Mondo in terra finlandese Giancarlo Ciceri battuto di un solo centimetro da Massimo Fiorini: 12,24 a 12,23. Pazzesca la gara di disco: finiscono in 4 in meno di 70 centimetri. uno solo vince, solo tre vanno a podio, e purtroppo uno rimane con un pugno di mosche in mano. Il migliore in questa circostanza si chiama Paolo Villa (44,82), su Giuseppe La Padula (44,64), Ugo Ciavattella (44,29) e Primo Celebrin (44,08). Il mostro sacro Massimo Terreni non ha problemi invece nel martello e martellone: 17,58 e 52,16. Anche dal giavellotto pochissimi centimetri tra l'oro e l'argento: Lucio Buiatti ha infatti lanciato a 50,94 contro il 50,52 di Giancarlo Ballico.
  • M55: Daniele Zecchi doppietta su 1500 e 5000, così come doppia le vittorie Ercole Sesini nel lungo/triplo: 5,45 e 10,82. Terza doppietta di categoria da parte di Antonio Maino nel disco/peso: 12,47 e 37,35. Il fresco primatista italiano del martellone, Sandro Sangermano si cimenta solo nella gara di martello (37,38) minacciato da vicino (36,88) dal vincitore proprio del martellone, Angelo Moiraghi.
  • M60: Antonio Rossi rimane con il conto aperto alla Bar "fortuna" dei 100 metri. Il record italiano di categoria sui 100 metri rimane ancora una volta a pochi centesimi (12"54, ancora 4), ma l'aspetto da tramandare ai posteri è forse la "sfida" con Vincenzo Felicetti, che nella medesima finale ha fermato l'omegatime a 12"63. Quindi c'è stata sfida vera, e non l'ipotizzato dominio dell'umbro sulla prova più breve. Le cose si sono poi ribaltate sui 200, dove Felicetti ha vinto come pronosticato, ma stavolta Rossi gli è arrivato molto vicino (25"89 a 26"16). Gli 800 (che in questa edizione dei Campionati mi ha letteralmente stregato) presenta un parterre de roi di primo ordine. Mi sono preso il mio tempo per assistervi direttamente: Dario Rappo, Averardo Dragoni e Konrad Geiser. Rappo, reduce da alcuni fastidi fisici (che con estrema signorilità non denuncia pubblicamente) è sotto la lente di ingrandimento. Averardo è dato in discreta forma. Geiser ha una nutrita storia alle spalle. Poi la gara presenta l'outsider che non ti aspetti: Giovanni Finielli infatti vince la prova (vincerà anche i 1500) nettamente, mettendosi alle spalle cotanta abbondanza di giacche zeppe di titoli vinti sui campi di battaglia. Sorprende il secondo posto di Bruno Bedana, che solitario nella serie di rincalzo (vittima anch'esso del Sigma) solitario ottiene appunto il secondo tempo totale. Segnalo altresì la doppietta 5000/10000 di Antonio Trabucco e la sfida al centesimo tra Rudolf Frei e Antonio Montaruli nei 300 hs: sul traguardo 48"80 contro 48"81. Uomo contro uomo, ancora una volta. Forma smagliante l'ha dimostrata Luciano Occhialini: 51 centimetri dal record italiano del lancio del peso e soli 30 da quello del martellone. La notizia? Che quei record sono detenuti da sua maestà Carmelo Rado. Il giorno in cui Rado perderà un record sarà un evento paragonabile al passaggio della cometa di Halley. Arrivare a 30 centimetri da un suo record sembra invece il tentativo di anticipare il moto incessante degli astri. Nel Decathlon ho già citato il record di Antonio Caso.
  • M65: la star di categoria è stata senza ombra di dubbio (sarà d'accordo Lamberto Boranga?) Giuseppe Grimaudo, di cui più sopra ho parlato dettagliatamente. 100, 200 e 400 con record il suo carnet romano. Aldo Michielon fa doppietta tra 800 e 1500. Il primatista italiano di asta Arrigo Ghi fa passare qualche minuto di panico ai suoi sostenitori: entra a gara praticamente già finita a 3 metri. Piazza due nulli e solo al terzo valica l'asticella a 3,00. Passata la paura prova i 3,35 di un nuovo record, senza però riuscirci. Ed infine Lamberto Boranga, vincitore di lungo e triplo.
  • M70: Altra sfida al cardiopalma nei 200, con il medagliato di Lahti Roberto Vaghi che batte Benito Bertaggia di un solo centesimo: 29"54 a 29"55. Il fenomeno lo fa però Giuseppe Parenti, primo su 800, 1500 e sui 5000. Uno dei big tra i master, Galdino Rossi, vince così come da pronostico l'asta con 2,90. Poi prova a pareggiare il record a 3,05, ma... nulla. Infine prestazione di grande spessore nel salto in lungo da parte di Giorgio Bortolozzi. 4,51 contro il 4,59 del record di Bruno Sobrero che risale addirittura al 1991 (19 anni!). 4 prestazioni, durante la serie, tra i 4,48 e i 4,51. E' mancata proprio la zampata vincente.
  • M75 e oltre: Luciano Rossi vince i 100 e i 200 M75. Di Luciano Acquarone (M80) abbiamo già ricordato le 3 imprese: 3 record italiani e uno mondiale "ante litteram". Luigi Passerini (M85) stabilisce invece la MPI sui 5000 in quanto primo italiano in quella fascia d'età a coprire la distanza. E poi? E poi Ugo Sansonetti, M90, impegnato su 100, 200 e 400. Quando si parla di Ugo si cerca sempre il record del mondo, che purtroppo questa volta non è arrivato. Sui 400 si è assisitito addirittura al ritiro. Niente record neppure da parte del brianzolo Giuseppe Rovelli (M90), che, udite-udite, nonostante i titoli mondiali ed europei, ha subito una sconfitta nel nel lancio del disco per mano di Ottaviani (pur collezionando 3 ori). Ed infine il Cavaliere di Vittorio Veneto Giovanni Vacalebre, presente nella marcia.

Italiani Master di Roma: i contro... e i pro

Non so da dove cominciare questo articolo, lo confesso candidamente. In molti mi hanno avvicinato (ahimè conoscendo dal vivo l'alter ego di Andycop) e probabilmente altri mi avrebbero contattato se solo avessero saputo chi, nella sterminata bolgia umana che è stato il Campionato Italiano Master romano, è colui che scrive queste righe. Non che sia così difficile sapere che sia, intendiamoci, non sono batman. Anzi. Molti di questi, con sguardo ieratico (era affascinante ascoltare il mio professore di filosofia anni fa, mentre ci parlava degli "sguardi ieratici", quelli che per intenderci assumono coloro che in una richiesta inarcano le sopracciglia in maniera "gotica"). "Scrivi che non c'era questo!", "Scrivilo che è successo così e così!", oppure semplici considerazione che ho ascoltato perchè anch'io talvolta vittima di quelle stesse lamentele. Diciamo quindi che l'esperienza romana è stato un arcobaleno di sensazioni, purtroppo parziali, essendo così sterminato il bagaglio di situazioni, momenti, emozioni provate da ognuno dei 3000 atleti presenti tra lo Stadio Olimpico e la stadio della Farnesina. Nella mia limitatezza mi sento combattuto tra il raccontare le emozioni vissute nel "vivere" in diretta certe gare, che proprio da questo sito avevamo segnalato e che si sono rilevate di contenuti agonistici addirittura superiori alle mie aspettative o iniziare a parlare costruttivamente di ciò che non ha funzionato a livello organizzativo, per poter contribuire a migliorare l'offerta che questa manifestazione dovrebbe dare ai master. Siccome non voglio mischiare le due cose e ci tengo molto più a parlare con calma e dettagliatamente delle gare, dei risultati, delle statistiche, delle sfide, degli episodi, degli atleti, vincitori e stavolta rimarcando la grande dignità dei vinti (un paio in particolare mi hanno fatto venire i brividi) mi tolgo d'impaccio subito il sassolino dell'organizzazione, così poi parliamo in maniera anglosassone e pacata di noi, di ciò che ci interessa.
Ho incrociato diverse volte Claudio Rapaccioni (alcune di queste visibilmente sconsolato) tra il tunnel che collega lo Stadio dei Marmi e lo Stadio Olimpico, mentre faceva la spola a 3' al km avanti-indietro tra le due strutture per tappare buchi, risolvere situazioni, gestire eventi, informare le persone. Ho provato a mettermi nei suoi panni: "trovo un palcoscenico unico, in un contesto fantastico per un campionato italiano master e poi ci capitano tra capo e collo tutte queste lamentele??".
Bisogna a mio parere (assolutamente opinabile) fare chiarezza su alcuni aspetti per poterli comprendere. Come al solito in Italia l'organizzazione di un evento non sempre passa per le mani di un solo soggetto. Purtroppo mi verrebbe da aggiungere. Ma è spesso una joint-venture di più soggetti. A Roma si sono avuti diversi disguidi (speriamo che col tempo si possano cancellare, ed è questo il senso di questo pamphlet) di diversa natura e con matrici diverse. Vediamoli:
  • Gli orari: se c'è una cosa che fa incazzare un atleta, è quando gli cambiano l'orario della propria gara. Se poi nel giro di mezz'ora glielo cambiano due volte, l'atleta si incazza al cubo. Col sole a picco, spesso il bon ton lascia spazio alla cieca ira con tutto quello che ne consegue e discuterne civilmente diventa a quel punto un'arte fuori portata anche dei più pazienti. Se poi il cambio dell'orario non ti permette nemmeno di poter gareggiare per questioni logistiche legate all'orario dei mezzi pubblici (treni e aerei), comprendiamo ancor di più come più di qualcuno se ne sia andato con l'amaro in bocca da Roma. L'orario delle gare è strutturalmente funzionale alla gara: spesso ne determina il buono o il cattivo esito. Modifica la preparazione, l'approccio all'evento stesso, che come tutti sappiamo (noi che siamo maestri nell'altra arte di trovare pretesti e scuse alle nostre prestazioni) è quasi necessario alla gara (quindi per molti si è trovata un'ulteriore scusa nel caso siano andati male... mi sono scaldato due ore e mezza!). Da quello che mi è stato riferito, questo aspetto dipende direttamente dalla cupola tecnica dell'evento (che si affianca al pool di organizzatori), cioè il Gruppo Giudici Gara, ed in particolar modo da chi li sovrintende in quell'evento (per favore, se dico castronerie corregetemi). Ora, se così fosse (ripeto, "se") saremmo di fronte ad un clamoroso fallimento di chi ha gestito in maniera così superificiale gli orari. L'afflusso senza precedenti di atleti a Roma avrebbe dovuto già in partenza spingere verso una dilatazione dell'orario. Aver sottovalutato il problema ha portato a sottovalutare i master, su questi non c'è dubbio, riservandogli un trattamento non degno. Mi rendo conto che c'erano tre giorni: ma perchè non ricorrere alla sera, soprattutto nelle gare di mezzofondo? Una cosa che assolutamente non bisogna fare MAI è poi spostare l'orario delle gare dell'ultima giornata con il risultato che ne è conseguito. Molti se ne sono andati (incazzati) perchè il loro aereo o il loro treno (prenotati) partivano.
  • I giudici: come spesso dico, c'è bisogno di una battaglia culturale, perchè in Italia chiunque indossi una divisa si sente investito di un potere di cui spesso non ha ben chiara la finalità (e lo dico dal mio pulpito!). Spesso alcuni esponenti del GGG si ritengono essi stessi protagonisti degli eventi, più che arbitri. Qualcuno diceva che nelle partite di calcio il buon arbitro si riconosce se di lui non se ne ricorda la presenza dopo. Ecco: purtroppo con diversi (non tutti) giudici, qualcuno se ne ricorderà bene. La rigidità deve essere applicata al momento della gara e a tutto quello che ci gira intorno. Su questo non si transige: ne va della credibilità dell'atletica. Ma per quanto riguarda il resto, bisogna ascoltare, non gridare e scacciare le persone (gli atleti) che in quel momento sono preoccupati di dover gareggiare, sono nervosi, non sanno a quante pratiche burocratiche dovranno sottostare prima di poter scendere finalmente in pista. Pensate a che clamorosa gaffe a ripetizione questa gestione tecnica ha inanellato con la composizione delle batterie di 200 e 400. Di fronte ad un regolamento preciso ed insindacabile dei campionati italiani master che impone una determinata attribuzione delle corsie (i più forti devono stare nel mezzo, non essendoci le batterie che discriminano i criteri) si è assisitito alla presenza di diversi "big" in ottava corsia. Penalizzati. Poi alla fine vince sempre il più veloce, certo, ma permettete che una cosa è correre senza riferimenti e un'altra è correre "con" il proprio avversario diretto davanti? Soprattutto se è la stessa norma che dovrebbe essere applicata dal GGG a dirlo. Si è così ripetuto lo stesso clamoroso errore (che ebbe effetti decisamente più devastanti sull'esito delle gare) dei Campionati Italiani Indoor di Ancona. Qualcuno glielo vuole dire a questi signori come vanno formate le serie? Concludo: "Ascoltare" e portare rispetto agli atleti (il rispetto deve essere preteso, ma anche guadagnato) non avrebbe portato ad infischiarsene degli orari delle staffette, poi corse alle 16 del pomeriggio della domenica. Per poter dire "ho disciplinato al meglio una manifestazione" la si è messa in quel posto a decine di atleti che avevano puntato su quella gara (ma i Campionati Italiani sono stati fatti per mettere in evidenza la bravura di qualcuno a gestire queste manifestazioni o per far correre gli atleti?). Comunque sia: spero che colui che ha contribuito con la propria rigidità a tutto questo, non tocchi più i master. Bocciato su tutta la linea.
  • Le conferme delle iscrizioni: qualcuno le ricorda come un girone dantesco, una bolgia infermale all'interno dei pochi metri cubi di una tensostruttura con temperature da deserto del Sahara. Code chilometriche, con l'immancabile gente che le sorpassava (siamo in Italia, no?). Comprendo che il tutto sia nato dalla necessità di eliminare il passaggio del ritiro della busta da parte di un responsabile della società, con la consecutiva conferma dell'atleta, ma questo ha portato ad un grosso intoppo. Probabilmente bastava dislocare la conferma delle gare più distante dal luogo dove si sarebbero poi forniti i pettorali e probabilmente parte della ressa cui si è assistito non ci sarebbe stata (visto che i due banchi erano a 1,5 metri l'uno dall'altro).
  • Il cronometraggio: in alcuni casi ho sentito qualcuno che si è lamentato dei tempi di arrivo. In una circostanza ci si è dimenticati pure del primo classificato. Ma questo è un argomento un pò difficile da trattare.
  • L'acqua e... la pulizia! Presumo che ci siano persone pagate dal comune per la seconda (la pulizia), ma che non esistesse un solo cestino per l'immondizia in due stadi è davvero disarmante. A Roma non si producono rifiuti? Bottigliette ovunque... e soprattutto con 35° all'ombra mancava l'acqua. Mancava una fontanella. Dateci l'acqua!! Con grande soddisfazione dell'unico bar aperto allo Stadio Olimpico infatti il bene principale che sarebbe dovuto essere garantito, non lo è stato. Problemi di bilancio, forse. A Bressanone e a Milano mi ricordo che la cosa era stata garantita: non ce ne ricordiamo, perchè il problema non era sussistito.
  • Il ticket restaurant: costava solo 12 € e dava la possibilità di farsi un ottimo pranzo completo in una struttura di ristorazione vicina alla Farnesina. Peccato che senza ticket, dicono, il medesimo menu costasse dai 7 ai 10 euro. Cui prodest?
Visti i lati negativi, voglio però trovare alcuni lati positivi.
  • Lo Stadio Olimpico: chi vi ha gareggiato, potrà vendersi questa informazione: "anche io ho corso lì dentro". Certo, con tutto il rispetto, non è la stessa cosa della struttura di Cattolica o Bressanone. Ha il suo fascino indubitabile. Percorrere il tunnel dallo Stadio dei Marmi e poi sbucare all'interno dello Stadio sa un pò di "gladiatori". Si respira un pò il clima del Colosseo, prima di entrare nell'arena e battersi con i leoni. Parte del fascino dell'atletica è spesso il prima: l'incrocio di sguardi che precede la sfida, i silenzi fatti proprio da quegli sguardi, la concentrazione: quando tutte queste "schermaglie" avvengono nella penombra di un ipogeo, mentre fuori si odono gli strepiti e il clangore della armi che cozzano l'un contro l'altra dei gladiatori che ci hanno preceduti, lì si vive un momento animalesco della nostra vita sportiva. L'essenza di essere quello che siamo in questa fetta di vita che ritagliamo quasi quotidianamente che è l'atletica.
  • La città: l'avevamo detto già dopo Bressanone e dopo Cattolica (molto meno di Bressanone). 2 o 3000 persone (con famiglie al seguito) non può essere ospitata in piccoli centri che mettono a disposizione una sola pista. Ci vogliono due piste (da qui il successo di iscrizioni tra Milano e Roma) e soluzioni alberghiere per tutte le tasche, come possono offrire le grandi città. Con caparbia stupidità a livello internazionale si sta invece continuando a scegliere città di secondo (se non terzo) piano, che salassano le tasche di coloro che partecipano o li costringono a viaggi quotidiani di diverse decine di chilometri per recarsi allo stadio (per notizia: in Ungheria, i posti letto più vicini alla pista distano già una 50 di km). Per fortuna che i prossimi europei indoor saranno a Gand e i Mondiali Outdoor a Sacramento.
  • Le premiazioni: col palco delle premiazioni, un comitato di premiazione ad hoc imbastito... meglio di così!
Ok, io non ho più molto da aggiungere. Vorrei poter adesso scrivere delle gare. Di tutto questo ne parleremo dettagliatamente anche con Claudio Rapaccioni in diretta radio tra qualche giorno. Non perdetevela. Ora, se avete commenti o critiche, postatele pure.

10/06/10

Demus Aurea al Golden Gala

Prima di immergerci nell'orgia romana master (sarà un lupanare quindi), il Golden Gala ha degnamento introdotto i Campionati Italiani di categoria. Non parlo subito di Asafa Powell, il personaggio. Ma parliamo di chi probabilmente ha fatto la prestazione migliore in termini assoluti, cioè Lashinda Demus. Perchè? Perchè il 52"82 dell'americana Lashinda Demus sui 400hs (a parte che in Italia quest'anno SENZA ostacoli, solo Marta Milani ha corso leggermente più veloce) è semplicemente l'11° tempo di sempre della storia della specialità. 52"82 che pareggia il secondo tempo di sempre della meteora greca Fanì Halkià (ve la ricordate? Una stagione da leone, il 2004 delle Olimpiadi greche e poi neppure più pecora). Ma Lashinda ha anche un 52"63, che la pone al 4° posto di sempre sugli ostacoli lunghi. I tempi sotto i 53" nella storia sono "solo" 26. Solo l'americana Kim Batten è riuscita a correre sotto i 53" 4 volte, le altre (Demus inclusa) è nel club dei "3" sub-53" (la primatista mondiale Yuliya Pechonkina è ferma a 2 ma con un 53"01). I 100 naturalmente sono coincisi con la potenza esplosiva strabordante di Asafa Powell: 9"82 con una leggera brezza a favore. Il tempo è il 21° tempo di sempre mai corso dall'uomo dalla creazione del mondo, il 64° sub-10" solo del giamaicano (quest'anno già 9"83 e 9"72 ventoso) che ha corso questo 9"82 già 4 volte nella propria carriera. Meglio di così ha già corso legalmente 7 volte (con un PB, come tutti saprete, di 9"72). Se aggiungiamo i tempi ventosi, Powell raggiunge i 69 caps sotto i 10". La prestazione rappresenta anche il 380° sub-10" legale (scevro da dopati, tempi ventosi e rilevamenti dubbi). E gli altri? Ancora una volta il francesino Lemaitre è sceso sotto i 10"10 (10"09) alla pari col connazionale Martial Mbadjock: battuto il norvegese Ndure che sarebbe sulla carta uno dei maggiori indiziati per il podio, in attesa di vedere Francis Obikwelu all'opera in una gara con condizioni normali. Simone Collio 10"29, è ancora una volta il migliore degli italiani, gli altri lontani almeno 1 decimo e sempre in attesa di conferme che arrivano a macchia di leopardo. Poi nella staffetta si è visto lo scheletro di quella che dovrebbe essere la formazione ufficiale: Tomasicchio, Collio, Di Gregorio e l'over-35 Checcucci, che sospetto sia stato l'ultimo stadio di un missile che cambierà ogiva quasi sicuramente (Cerutti ha già provato come quarto in passato anche se al momento risulta scomunicato; Andrew Howe è sempre lì, Galvan lo velevano addirittura provare come quarto frazionista salvo infortunio dell'ultimo secondo... ma non era un 200ista?). Scalpitano sicuramente più Roberto Donati e Jacques Riparelli, mentre La Mastra e Marani sembrano più seconde scelte (Marani magari fa il tempone sui 200 e lo mettono nella gara individuale). Torniamo al Golden Gala: gran 200 con Walter Dix che sembra aver preso una decina di kg dopo aver perso le treccine: grandissimo 19"86 davanti al mio pupillo Wallace Spearmon (20"05). Il tempo di Dix è il 58° tempo di sempre e la 166^ volta che l'uomo scende sotto i 20". 259° tempo di sempre nei 200 per Spearmon. Sui 400 Jeremy Wariner scende per la prima volta sotto i 45" quest'anno: 44"73, un solo centesimo meglio del tarantolato ostacolista Angelo Taylor (che dall'inizio dell'anno si è cimentato senza freni su 200 e 400). Wariner non sembra certo più quello visto sulle piste di tutto il mondo sino ad un paio di anni fa, anche se con tempi del genere oggi si primeggia lo stesso. Claudio Licciardello è ancora un pò lontano da 45"6/45"7 che gli darebbero una visibilità continentale. Dayron Robles detta la legge del più forte sui 110hs: 13"14 (319° tempo ab urbe condita). Il campione del mondo Leon Braithwaite solo terzo con 13"34. Nel lungo Dwight Phillips domina dall'alto del suo 8,42 (243° salto di sempre), annichilendo l'astro nascente, l'australiano Fabrice Lapierre (8,11 ieri sera e 8,78 ventoso a Perth, 7^ prestazione di sempre e 4° uomo della storia a saltare così lontano a favore di vento) e il fenomeno Irving Saladino (8,13). Nel peso l'americano Christian Cantwell lancia 21,67, tenendo ad una ventina di centimetri il canadese Dylan Armstrong e l'altro americano Reese Hoffa. Sapete quante volte un lanciatore nella storia ha lanciato oltre i 21 metri? 1355 e solo 419 sopra i 21,50.
Tra le donne i 100 vengono vinti da Moore LaShauntea con 11"04, davanti a Chandra Starrup con 11"14. Negli 800 della marocchina Halima Hachlaf (1'58"40) che riesce a battere la keniana-bresciana Jeneth Kepkosgei, si rivede Elisa Cusma, settima con 2'00"12. Gara quasi perfetta per 700 metri, poi è probabilmente sceso il buio e meno prosaicamente l'acido lattico. Ma manca più di un mese a Barcellona. Molto brava nella sua scia invece Daniela Reina, ormai votata alla causa del doppio giro di pista (2'01"09). Nel salto in alto è stata la volta della sfida annunciata tra Blanka Vlasic e Chauntè Howard-Lowe, entrambe finite a 2,03 ma con la croata a vincere grazie al minor numero di errori. Nella storia ci sono 494 gare superiori ai 2 metri: il 2,03 è la 73^ prestazione di sempre. Brava Antonietta Di Martino al rientro: 1,95. Agli Europei, Vlasic esclusa, si potrà combattere per il podio (magari con la Lamera).

08/06/10

Le 70 sfide da seguire e i personaggi dei 30i Campionati Italiani Master

Manca un solo giorno, uno solo. Pensate... Per introdurre i Campionati Italiani Master all'Olimpico, quest'anno hanno messo come manifestazione introduttiva addirittura prima il Silver Gala, che introdurrà il Golden Gala con Asafa Powell che idealmente poi passerà il testimone a Mario Longo e il mondo master intero, che sarà la vera attrazione della settimana dell'atletica romana (scherzo naturalmente!). La manifestazione arriva dopo una stagione indoor intensa e una più blanda stagione outdoor, probabilmente guidata dalla filosofia del centellinare le forze in attesa dei due appuntamenti clou della stagione: appunto questi Campionati italiani individuali e gli Europei ungheresi. Si arriva all'Olimpico con 106 record italiani (tra outdoor ed indoor) di cui 56 outdoor stabiliti nel 2010. Al momento ancora nessun "personaggio" si è messo particolarmente in vista (se dovessi fare adesso come adesso un nome su due piedi del personaggio master del 2010 direi Umbertina Contini). Ma bando alle ciance: Per essere breve ecco categoria per categoria, i personaggi da seguire e le sfide più infuocate dei prossimi campionati italiani master all'Olimpico di Roma. Sfide e personaggi naturalmente del tutto opinabili... poi sul campo si materializzano di solito altre e più combattute sfide e si mettono in luce personaggi diversi. Tutto quello che segue è basato sull'esperiza di Webatletica del mondo master.

I personaggi da seguire
  • M35: Francesco Arduini (alto) - Giordano Di Francesco (peso) - Marcello De Cesare (giavellotto) -
  • M40: Max Scarponi (100, 200, 400) - Edgardo Barcella (400) - Stefano Avigo (800, 1500) - Gianni Bruzzi (1500) - Adamo Fabrizio (10000) - Muraro Lorenzo (400hs) - Fulvio Andreini (asta) - Giorgio Federici (lungo, triplo) - Francesco De Santis (lanci) -
  • M45: Mario Longo (100, 200) - Enrico Saraceni (200, 400) - Giuseppe Romeo (800) - Angelo Carosi (5000) - Segatel Marco (alto) - Paul Zipperle (triplo) - Lucio Serrani (lanci)
  • M50: Marco Morigi (100, 200) - Carlo Vismara (400) - Luigi Ferrari (800) - Emanuel Manfredini (alto) - Giancarlo Ciceri (triplo) - Edmund Lanziner (lanci) - Massimo Terreni (lanci)
  • M55: Rinaldo Gadaldi (800, 1500) - Sandro Sangermano (lanci)
  • M60: Vincenzo Felicetti (100, 200, 400) - Antonio Rossi (100, 200) - Rudolf Frei (400) - Dario Rappo (800, 1500) - Curtolo Piergiorgio (alto, lanci)
  • M65: Giuseppe Grimaudo (100, 200, 400) - Lamberto Boranga (salti) - Arrigo Ghi (asta)
  • M70: Armando Sardi (100, 200) - Tristano Tamaro (100) - Roberto Vaghi (200, 400) - Filippo Torre (200, 400) - Galdino Rossi (salti) - Bortolozzi Giorgio (salti) - Franco Bechi (lanci)
  • M75: Francesco Paderno (mezzofondo) - Enzo Azzoni (salti) - Amort Heinrich (salti) - Menafro Vincenzo (marcia)
  • M80: Luciano Acquarone (mezzofondo) - Silvano Pierucci (salti)
  • M85: Ottavio Missoni (lanci e salti)
  • M90: Ugo Sansonetti (100, 200, 400) - Giuseppe Rovelli (lanci) - Giovanni Vacalebre (marcia)
  • M95: Mario Riboni (lanci)
  • F35: Paola Tiselli (mezzofondo) - Emanuela Baggiolini (400hs) - Flavia Borgonvo (salti) - Pasqualina Proietti Pannuzzi (lanci)
  • F40: Kathy Seck (100, 200) - Maria Ruggeri (100, 200, 400) - Marta Roccamo (100, 200) - Laura Avigo (800, 1500) - Monica Accardi (400, 800) - Barbara Ferrarini (400hs, lungo) - Tiziana Piconese (alto) - Santa Sapienza (lanci) - Ira Capri (marcia)
  • F45: Marinella Signori (100, 200) - Jocelyn Farruggia (800, 1500) - Nadia Dandolo (1500, 5000) - Maria Chiara Passigato (alto) - Paola Bettucci (marcia) - Rossella Zanni (prove multiple)
  • F50: Anna Pagnotta (400, 800) - Maria Lorenzoni (800, 1500, 5000) - Renè Felton Besozzi (80hs) - Carla Forcellini (asta) - Graziella Santini (lungo) - Melotti Paola (lanci)
  • F55: Anna Micheletti (200, 400) - Maria Grazia Rafti (salti) - Rosanna Grufi (lanci) - Natalia Marcenco (marcia)
  • F60: Contini Umbertina (100, 200, 400) - Waltraud Egger (800, 1500, 5000) - Elvia Di Giulio (salti, lanci)
  • F65: Pasqualina Cecotti (100, 200) - Rosa Barberini (800) - Maria Luisa Finazzi (lanci) - Brunella Del Giudice (lanci)
  • F70: Giulia Perugini (salti)
  • F75: Emma Mazzenga (100, 200, 400) - Maria Luigia Belletti (alto)
  • F80: Nives Fozzer (100, lanci) - Anna Flaibani (lanci)
  • F95: Gabre Gabric (lanci)
Le sfide clou di Roma segnalate da Webatletica
  1. M35-400: Alessandro Gulino - Giuseppe Poli
  2. M35-800: Cesare Lazzarini - Giuseppe Poli
  3. M35-400hs: Paolo Citterio - Gian Luca Camaschella - Marco Agostinelli
  4. M35-lungo: Stefano Tarì - Sergio Zambelli
  5. M40-100: Max Scarponi - Paolo Chiapperini - Mauro Graziano
  6. M40-200: Max Scarponi - Paolo Chiapperini - Mauro Graziano - Luca Toniolo
  7. M40-400: Max Scarponi - Edgardo Barcella
  8. M40-800: Stefano Avigo - Francesco D'Agostino - Emilio De Bonis - Giancarlo Bonfiglioli
  9. M40-1500: Stefano Avigo - Gianni Bruzzi
  10. M40-giavellotto: Battistutta Federico - Mauricio Silva - Massimo Bricchi
  11. M45-200: Mario Longo - Enrico Saraceni
  12. M45-800: Giuseppe Romeo - Ivano Pellegrini
  13. M45-1500: Mariano Morandi - Ivano Pellegrini - Romeo Giuseppe - Moracas Marco
  14. M45-110HS: Thomas Oberhofer - Luca Filippin - Francesco Onofri
  15. M45-400HS: Peroni Frederic - Roberto Amerio
  16. M45-alto: Marco Segatel - Alessandro Pistono
  17. M45-disco: Antonio Pietrangelo - Antonio Iacocca
  18. M45-martello/pcm: Enrico De Bernardis - Lucio Serrani
  19. M50-1500: Luigi Ferrari - Paolo Bertazzoli - Franco Maffei - Vincenzo Andreoli
  20. M50-alto: Emanuel Manfredini - Marco Mastrolorenzi
  21. M50-disco: Primo Celebrin - Giuseppe La Padula - Ugo Ciavattella - Paolo Villa
  22. M50-marcia: Rosario Petrungaro - Andrea Naso
  23. M55-400hs: Renzo Capecchi - Alessandro Cipriani
  24. M55-alto: Paolo Marconi - Roberto Parolin - Ercole Sesini - Piercarlo Molinaris
  25. M55-lungo: Ercole Sesini - Piercarlo Molinaris - Giuseppe Barbanti
  26. M55-peso: Antonio Maino - Romano Aronne
  27. M55-disco: Antonio Maino - Ugo Coppi
  28. M55-giavellotto: Fabio Diotallevi - Francesco Femiano
  29. M55-marcia: Alberto Pio - Pierino Tamburini
  30. M60-100: Vincenzo Felicetti - Antonio Rossi
  31. M60-200: Vincenzo Felicetti - Antonio Rossi
  32. M60-800: Dario Rappo - Konrad Geiser - Averardo Dragoni
  33. M60-5000: Antonio Trabucco - Rolando Di Marco
  34. M60-10000: Antonio Trabucco - Rolando Di Marco
  35. M60-alto: Natale Prampolini - Piergiorgio Curtolo
  36. M60-lungo: Roberto Lacovig - Giuliano Costantini
  37. M60-peso: Luciano Occhialini - Piergiorgio Curtolo - Gilberto Rossi - Francesco Carcioffo
  38. M60-disco: Roberto Sagoni - Luciano Occhialini - Francesco Bettucci
  39. M60-martellone: Luciano Occhialini - Francesco Bettucci - Umberto Melani
  40. M70-100: Armando Sardi - Tristano Tamaro
  41. M70-200: Armando Sardi - Tristano Tamaro - Roberto Vaghi - Filippo Torre
  42. M70-400: Roberto Vaghi - Filippo Torre
  43. M70-alto: Galdino Rossi - Roberto Fasoli
  44. M70-lungo: Giorgio Bortolozzi - Hans Leimer
  45. M70-marcia: Eudelio Guerra - Romolo Pelliccia
  46. M75-peso: Nestore Amendola - Amort Heinrich
  47. F35-100: Barbara Valdifiori - Cristina Sanulli
  48. F35-200: Sabrina Moro - Cristina Sanulli - Barbara Valdifiori
  49. F35-400: Fabrizia Malatesti - Paola Tiselli
  50. F40-100: Kathy Seck - Maria Ruggeri - Marta Roccamo
  51. F40-200: Kathy Seck - Maria Ruggeri - Marta Roccamo
  52. F40-400: Maria Ruggeri - Monica Accardi
  53. F40-800: Monica Accardi - Stefania Rulli - Laura Avigo
  54. F40-1500: Laura Avigo - Angela Ceccanti - Lorella Pagliacci
  55. F40-alto: Tiziana Piconese - Chiara Ansaldi
  56. F40-lungo: Barbara Ferrarini - Chiara Ansaldi - Susanna Tellini
  57. F40-martello: Santa Sapienza - Maria Letizia Bartolozzi
  58. F45-1500: Jocelyn Farruggia - Nadia Dandolo
  59. F45-alto: Maria Chiara Passigato - Dosolina Parissenti - Francesca Juri
  60. F45-triplo: Francesca Juri - Laura Bianchi
  61. F45-peso: Maria Cavallini - Marzia Zanoboni
  62. F50-100: Lorenza Nolli - Mirella Giusti
  63. F50-200: Lorenza Nolli - Mirella Giusti
  64. F50-1500: Maria Lorenzoni - Maria Polina - Rosanna Barbi Lanziner
  65. F55-200: Anna Micheletti - Patrizia Tavoni
  66. F55-800: Gabriella Bandelli - Silvana Cattaneo
  67. F60-100: Umbertina Contini - Maria Sangermano
  68. F65-peso: Maria Luisa Finazzi - Brunella Del Giudice
  69. F65-disco: Maria Luica Fancello - Brunella Del Giudice
  70. F80-lanci: Nives Fozzer - Anna Flaibani

07/06/10

meno 3 all'edizione cult dei Campionati Master - Masters Week: Rosolen demolition-derby, record nel peso F45

Manca ormai poco: 4 giorni e sarà venerdì e inizieranno, finalmente, i campionati italiani master all'interno della cornice unica dello Stadio Olimpico di Roma. Un'edizione incredibile: ci saranno oltre 3000 iscritti, praticamente lo stesso numero di atleti degli Europei di Ancona. Ci saranno praticamente tutti, anche quelli un pò più restii a partecipare alle manifestazioni master. Addirittura, come fatto rilevare nel forum, sui 5000 M45 è iscritto un tal Angelo Carosi! Claudio Rapaccioni, in questa orgia in chiave master ci ha fatto pure un regalo gigantesco: i finalisti dei 100 metri potranno partecipare alle staffetta 4x400. Quindi contr-ordine: ridisegnate le squadre, fate tirare un sospiro di sollievo a lanciatori, mezzofondisti e marciatori neo-quartermiler d'occasione. Poi se dovessi iniziare a fare l'ora-pro-nobis delle stelle over-35, probabilmente non finirei l'articolo per la nottata. Ci saranno praticamente tutti. Nei prossimi giorni ne parleremo ampiamente, anche durante la trasmissione-radio in diretta di mercoledì sera (dalle 22 su questo sito... basterà clikkare sul link che vi forniremo proprio su Webatletica).
Nel frattempo il mondo è girato, e diversi master si sono messi in luce pure in questo fine settimana: abbiamo già parlato dei due record ottenuti durante la Coppa Italia a Firenze di Moreno Belletti (quello italiano di giavellotto) e Roberta Bugarini (quello europeo nel salto in alto F40).
A Cercola si sono tenuti i Campionati Regionali Assoluti campani che segnano il ritorno di Mario Longo (1964) in gara dopo il brutto infortunio (un pò voluto!) frutto della finale dei campionati italiani indoor di Ancona. Tra l'altro Mario si becca un bel vento contrario in batteria (addirittura superiore ai 2 metri) e corre comunque in 11"44. Poi 11"33 con -1,4 in finale. In gara anche Paolo Chiapperini (1969) che non fa meglio di 11"68 penalizzato da un vento di 2,4 contrario. Nei 400 Leonardo Iorio (1975) corre in 49"83, ma non ci sarà ai campionati italiani di Roma. Un sospiro di sollievo per tutti, un rammarico per lo spettacolo. Nei 5000 femminili Annamaria Vanacore ottiene un buon 18'10"61, e ottimo tempo anche nella versione al maschile con Gianluca Ricci (1974) che corre in 14'36"31. Altro '75 in mostra nel salto in lungo: Danilo Pagliano ottiene 6,92 ventoso.
Al meeting di Serravalle spicca il 2,01 di Francesco Arduini (1974). Nella stessa gara si è rivisto Marco Segatel (1962): il referto parla di 1,70 e due sole prove a 1,80 prima del ritiro. Nei 100 femminili l'ennesimo scontro Cristina Sanulli (1972) - Barbara Valdifiori (1971) si conclude ad appannaggio della prima: 13"08 contro 13"19. Lo sontro finale è previsto all'Olimpico. Graziella Santini (1960) dopo il record italiano F50 ottenuto a San Benedetto Del Tronto, sfiora l'impresa per due centimetri ancora nel salto in lungo: 4,63 contro 4,65 ma stavolta ottenuto con 2,2 di vento contro.
A Fano Campionati Regionali individuali Assoluti. Incredibile tempone di Max Poeta (1972) sui 400: 50"45. Per Alessandro Gulino non sarà per nulla facile a Roma. Ottimo 2'09"11 per Alessandro Tifi (1963) sugli 800. E che dire del 4'32"63 dell'M50 Elio Severini (1960) nei 1500?
Ad Alessandria va in scena invece la seconda fase dei c.d.s. regionali. Mauro Graziano dimostra di essere in grande spolvero: non più Chiapperini-Scarponi a Roma, ma attenzione al piemontese! 11"38 sui 100. Sui 1500 grandissimo 3'55"63 di Roberto Catalano (1974). Si rivede Roberto Amerio (1965) sui 400hs: 1'00"97.
A Bussolengo super-800 di Stefano Avigo (1970): 1'57"37. Ora sono proprio curioso di vedere che razza di gara sarà all'Olimpico contro il suo delfino Francesco D'Agostino (1966), killer delle volate finali. Ma questi tempi presumo siano un pò lontani dalle attuali possibilità del portacolori della Visrtus Castenedolo. Lo stesso D'Agostino ha infatti corso 2'02"08 in una serie successiva a quella di Avigo. Pazzesco anche il 2'03"15 di Ivano Pellegrini (1965): il campione del mondo Giuseppe Romeo non avrà certo vita facile all'Olimpico. 2'07"22 per Mariano Morandi (1965). 9'22"35 sui 3000 di Pierangelo Avigo (1961). Gran lancio di Marco Dodoni (1972) nel peso: 18,47. Giovanni Tubini (1964) lancia invece un notevole 15,01 (col peso da 7.26) e non scalza il record di Luciano Zerbini (15,78). Lo stesso Zerbini (1960) piazza un gran 13,82 (nella categoria il peso è di 6kg e non quello da 7,2). Negli 800 femminili altra over-35 in evidenza: Lara Zulian (1975) con 2'12"44. La terza dei fratelli Avigo, Laura (1967) sigla un ottimo 2'20"27. Dulcis in fundo Mara Rosolen (1965) 14,49 nel lancio del peso: demolito il record italiano F45 outdoor (dopo quello indoor): il segno è stato spostato a 14,49 dal 10,25 di Anna Magagni stabilito nel 2007.
A Donnas, nel regno dei tempi ventosi (e aggiungerei, una pista-bomba) spazio ai velocisti. Luigi Papetti (1964) 12"33 (con una bora di 5,1 a favore), mentre Angelo Mauri (1957) 12"54. Probabilmente migliore il 25"54 dello stesso Mauri nei 200 (+3,4). Nel salto in alto Stefano Quazza (1970) valica l'asticella a 1.94. Michelangelo Bellantoni (1956) 11,00 (ma con la palla da oltre 7 kg) e 32,06 di disco. Massimiliano Remus (1970) 47,15 di martello. Samia Soltane (1967) passeggia sui 1500: 5'01"51.
A Terni 2'19"40 per Rulli Stefania (1969). Bordata di 50,55 nel martello da parte della F35 Alessandra Coaccioli (1975) a meno di 3 metri del record italiano della Tranchina. Se poi pensate che nella gara di lancio del martello c'erano Francesco De Santis (1968) e Lucio Serrani (1961) (!) vi renderete conto di che qualità è scesa in pedana: il primo ha lanciato 56,56 mentre il secondo 44,41.
Trento: Tiziana Piconese (1966) 1,55 di alto.

05/06/10

Super-Levorato in Coppa Italia: 11"59 - Belletti record nel giavellotto M40

Proprio qualche giorno fa, disquisendo con il Duca all'Arena Civica di Milano, ci si domandava preoccupati che fine avesse fatto Manuela Levorato. Perchè? Perchè di lei il Sigma non aveva più lasciato traccia dall'ultima gara di Lodi del settembre 2009. Poi perchè dopo l'intervista che ci aveva rilasciato qualche mese fa, la "Manu" la sentivamo essere diventata nostra "amica" virtuale, con tutti i buoni pensieri che accompagnano le sorti di chi consideriamo tali. "Ma tu hai letto qualche suo risultato da qualche parte?"; "Macchè, sai che guardo solo quelli dei nati dal '75 indietro". Invece era solo sulla rampa di lancio pronta per questo esordio in salsa "europea" allo Stadio Ridolfi di Firenze, teatro della vituperata Coppa Italia (per la formula e la conseguente mancanza di alcuni protagonisti di primo piano dell'atletica italiana). Piccola divagazione: ma avete visto la Coppa Italia, pur purgata del fascino proprio dello scudetto attribuito con i c.d.s., di alcune società, di molti atleti di primo piano, quanta più attenzione porti oggi (nei media) rispetto a quello che è la finale dei c.d.s. "civili" di oggi? Quanti più risultati degni di nota? Quanto si possa "parlare" di atletica (piuttosto che guardare disinteressati ad atleti di secondo piano che lottano per lo scudettino)? E invece la Fidal cos'ha fatto? Ha inventato quel mostro di Campionato di Società per le società civili, con mille regolucce stupide a paritre da quella del rientro degli atleti militari alla società d'origine. Ma quelli adesso sono pagati dallo Stato, da NOI! E invece rappresentano gli interessi PRIVATI delle società d'origine, che per i più grandi detrattori delle società militari dovrebbe essere considerato mille volte peggio, visto il "peculato" dei beni dello Stato! In quel giorno gli viene pagato lo stipendio? Tutto sembra derivare da una politica da oggetto di scambio (se uno , è lecito pensare che in questo mondo qualcun'altro riceva). Così ci rimangono questi surrogati del vecchio campionato di società, che era il vero laboratorio dell'atletica italiana, quello che metteva in vetrina il meglio (perchè costretti dai gruppi "statali" ad adempiere a questi obblighi). La morte in diretta dell'atletica italiana sull'altare delle elezioni federali del 2008.
Ma torniamo alle cose belle e felici: nel pomeriggio di ieri, mentro ero impegnato nella mia sfida personale a Donnas, il Duca mi ha poi mandato un sms "Manuela Levorato 11"59 a Firenze!". Evvai, grande rientro! Il bello è vedere sfilare dietro la regina indiscussa della velocità italiana al femminile, anche se la vera sfida (mancata) sarà con Aurora Salvagno (appunto assente). Per il momento, la capolista stagionale con 11"58, Giulia Arcioni, è stata messa dietro.
  • Velocità - Nei 100 maschili Simone Collio ha dimostrato di essere ancora una volta il più forte degli sprinter italiani. Aveva impressionato nelle settimane scorse Giovanni Tomasicchio, autore di un sensazionale 10"25 a Rieti davanti ad Andrew Howe. Ma poi, nello sprint, contano le sfide dirette: i tempi ottenuti fuori dalle Arene sono i ruggiti dei leoni nella savana, per incutere timore e potersela giustamente tirare nel backstage che porta ai blocchi di partenza. Tomasicchio si sfalda non appena incontra il vecchio leone navigato, Collio, inchinandosi anche all'ancor più vecchio leone (master) Maurizio Checcucci: 10"34 contro 10"46 e 10"47. Quarto (10"48) quel Jacques Riparelli il cui grido di dolore dopo la mala-esclusione dai mondiali di Doha (una delle più grandi prese per i fondelli di Arese&C s.p.a. ad un atleta) avevamo raccolto e divulgato, salvo poi accorgerci con sconcerto che lo stesso Riparelli, dopo aver menato fendenti a destra e manca per l'ingiustizia subita, la settima successiva a Doha si sarebbe presentato regolarmente al raduno della nazionale. Ma come? Vai fino in fondo!! Collio è comunque ancora il punto fermo, il resto della velocità italiana è ondivago, impalpabile: tutti ambiscono alla staffetta, ma forse il solo Collio e proprbabilmente Di Gregorio (anche se ha gareggiato col contagocce) sono al momento sicuri in una di quelle specialità dove la medaglia non è assolutamente una chimera. Su Fabio Cerutti pende ancora la scomunica della Fidal, ma che, siamo arci-sicuri, rientrerà se il Dio del tempo, Kronos, gli darà ragione facendo rimangiare alla stessa Fidal le proprie decisioni, esponendola ancora una volta al ridicolo (ma tanto è ridotta ormai allo Status di Circo itinerante). I 200 dimostrano di essere una specialità ostica per gli italiani: non so se si tratti della maledizione di Pietro Mennea, che allontana ogni forma di velocista decente da questa specialità. Stavolta complice anche il forte vento contrario, il solo Diego Marani scende sotto i 21" (20"99), mentre gli altri si perdono nella profonda caverna dei 21", compreso Fabio Cerutti dirottato per questioni di scuderia sulla prova più lunga (3° con 21"54).
  • Nei 400 maschili si rivede un altro dei nostri intervistati del passato: Andrea Barberi! Strafelici per questo: 46"06 per siglare il rientro di Andrea dopo un paio di anni di tribolazioni, con il sogno dell'olimpiade infranto sul più bello, dopo una stagione incredibile (il 2007) conclusa con il record italiano. Ora pensare ad una 4x400 competitiva agli europei di Barcellona non è affatto un azzardo: Licciardello, Barberi e Vistalli con tempi pari o inferiori ai 46". Manca il quarto incomodo. Al femminile Marta Milani, dopo aver preso qualche scoppola in Lombardia (l'ho vista soccombere personalmente a Gavardo su un 400), torna sotto i 53" e vince in 52"77. La Grenot, bontà sua, a metà giugno non ha ancora esordito: in Italia alcuni atleti-top (o meglio, i loro allenatori) hanno un ego superiore a quella di Bolt, Powell e Gay messi insieme (che hanno già corso 5/6 volte a testa) e centellinano le loro uscite come le apparizioni di Fatima. Li paghiamo noi, mentre Bolt & c. li pagano gli sponsor e c'è una sostanziale differenza di carattere etico.
  • Mezzonfondo: Nei 1500 vince l'eterno Christian Obrist (3'54"05) che di queste gare ne ha vinte una quantità infinita. Siamo sempre in attesa del salto di qualità, e, per parte mia, di quella "cattiveria" a livello internazionale gli possa dare più visibilità. Sembra sempre infatti timoroso, coperto, quasi impaurito quando gli avversari sono sulla carta più forti di lui. Poi l'altoatesino doppia sugli 800: 1'48"55. Nelle siepi sfida Matteo Villani vs Yuri Floriani su ritmi finalmente accettabili: 8'33"57 contro 8'34"15. Bisgonerà scendere di una decina di secondi per sperare in qualche cosa di importante anche in prospettiva Barcellona. A proposito: non conosco i limiti imposti dalla Fidal per partecipare agli europei. Sempre negli 800 si rivede il neo-over-35 Andrea Longo, 4° in 1'51"14: esordio sofferto, vedremo le prossime prove.
  • ostacoli: la gara sui 110hs ha dimostrato che è l'anno del finanziere Stefano Tedesco. A Firenze, in un contesto dove le prove veloci non si sono particolarmente messe in evidenza, ottiene 13"79, distanziando nettamente colui che negli ultimi anni aveva primeggiato sulla scena nazionale, Emanuele Abate, 14"10. Vento di un metro contrario. Nei 400hs si rivede Gianni Carabelli con un buon tempo: 50"66. Cosa gli avranno chiesto per partecipare agli Europei? Speriamo che questa seconda-vita sportiva del varesino coincida comunque con maggiori soddisfazioni. Tra le donne, (parlo dei 100hs) assente Micol Cattaneo (non so francamente che tipo di infortunio la tenga lontana dalle piste) sta dominando la scena da quest'inverno Marzia Caravelli, autrice di un pregevole 13"34 contro vento. I 400hs al femminile sono invece da un paio di anni una specialità in stallo. Benedetta Ceccarelli vince in 57"21 senza particolari patemi (era assente la Gentili, sua castigatrice un paio di settimane fa) ma i tempi del resto d'Europa, per non spingerci troppo lontano, sono leggermente più bassi. Proprio in questa specialità la Fidal quest'anno ha deciso di incrementare sensibilmente il minimo di partecipazione ai Campionati Assoluti, per invogliare qualcun'altra a qualche sacrificio in più.
  • salti: una bellissima gara di salto con l'asta al Ridolfi, con Giuseppe Gibilisco che regola Giorgio Piantella (al personale): 5,70 vs 5,60. Ancora una volta Gibilisco dimostra di essere una delle nostre poche carte giocabili a livello internazionale. Salto in alto (maschile) tecnicamente povero, così spazio all'impresa della bergamasca Raffaella Lamera, che ottiene un siderale 1,95, uno dei migliori risultati dell'anno a livello europeo. 1,75 per Roberta Bugarini (1969) che sfiora il record del mondo di categoria per 1 solo centimetro, ma contemporaneamente migliora di 1 cm quello europeo da lei stesso dentenuto. Nel triplo Fabrizio Donato salta un grande 17,00 metri mettendo a bada 3 arcigni avversari, tutti giunti a cavallo dei 16,50 (Schembri, Boni e Greco). Timidi cenni di ripresa da parte di Magdelin Martinez (13,86). Ma con queste misure a livello internazionale non si supera i turni preliminari. Brava Barbara Lah (1972) seconda con 13,00.
  • Lanci: Vizzoni c'è. 76,90 e un bel biglietto da visita con sullo sfondo le guglie della Sagrada Familia di Gaudì. Al terzo posto trovo Giovanni Sanguin (1969) che lancia 69,99. Il giovane promettente Gianluca Tamberi vince nel giavellotto (73,82). Al quarto posto troviamo invece quel Moreno Belletti (classe 1970) che con 64,51 ha stabilito la nuova Miglior Prestazione Italiana M40. La precedente appartenenva a Moreno Marson (60,33) e risaliva al 2002. Altro 40enne a dominare il peso: Paolone Dal Soglio con 17,81. Tra le donne Chiara Rosa torna su livelli che le confacciono: 17,99. Salis sopra i 70 nel martello (70,16).
Chi va in Coppa Campioni? La formula è davvero ridicola. 4 società militari e 4 società civili che per l'occasione hanno potuto godere di ulteriori "arrivi" in prestito, visto che, poverine, sono state falcidiate dal ritorno sotto le divise dei loro atleti di punta (pagati da noi). Lo spettacolo, volenti o nolenti, lo fanno sempre i soliti, cioè coloro che possoono fare atletica potendo contare su uno stipendio. Poi possiamo anche disquisire all'infinito sulla moralità della cosa (come più volte ribadito in questo articolo: soldi dei contribuenti). Ma vedere l'atletica italiana di vertice e contemporaneamente non vedere le squadre militari sembra essere una cosa impossibile e al momento quasi stupida: sono gli estremi di una medesima dimensione. Più si procede verso un estremo, meno si potrà "godere" di quell'altro. Quindi, oggi come oggi: o vogliamo un'atletica competitiva (e allora ammettiamo i gruppi sportivi militari, che nel frattempo, FFGG a parte, sono ridotti a pelle e ossa) o non ci lamentiamo se tornando da Mondiali ed Olimpiadi si vedrà lo zero stampato sulla fronte. Stravincono le Fiamme Gialle (che quindi andranno in Coppa Campioni) che danno alla Riccardi, Campione d'Italia di società "solo" 50 punti (cioè potevano batterla non presentandosi su 6 gare su 20). E questo nonostante gli "innesti" derivati dai prestiti. E se la Riccardi ha "tenuto" le altre società civili sono letteralmente naufragate, quando solo pochi mesi fa alla finale dei c.d.s. sembrava di assistere a scene di estremo giubilo. Tra le donne scudetto all'Esercito sulla Forestale. Terza l'Italgest (ma culturalmente i gruppi sportivi militari tra le donne hanno un'altra storia... più contenuta). Quarte le Fiamme Azzurre e solo quinta la SAI (campione d'Italia "civile").
E dopo tutto questo, due campionati paralleli, prestiti, rientri, allievi che fanno i c.d.s. con i pesi e le misure dei senior, espulsioni, scomuniche, allenatori-contro, c'è ancora chi pensa che in questa Fidal ci sia qualche cosa da salvare. E Arese, siccome ha una grossa carica di ironia, ha precisato pure che potrebbe ricandidarsi.

04/06/10

Lunedì sera, Radio Webatletica: non perdete la puntata

Lunedì sera, verso le 21:45, la settimana puntata di Webatletica-Radio-Show, la trasmissione in diretta-internet del nostro sito. Basterà collegarsi al nostro indirizzo web e clikkare sul link che vi forniremo (che vi forniamo in anteprima) e sarete proiettati in diretta. Se avete un collegamento Skype e avete domande da fare in diretta, proveremo pure a collegarci con voi. Argomenti trattati: le gare dei master delle ultime settimane e soprattutto i pronostici per i Campionati Italiani Master del prossimo fine weekend. Ma anche commenti sulla Coppa Italia in corso a Firenze oggi e domani e vari gossip. Non mancherà la lettura di un brano tratto dal libro di Felicetti.

Powell ruggisce contro Bolt - Rudisha impressiona - Lagat record mondiale... M35

(foto IAAF) - Ai Bislett Games di Oslo 9"72 ma con un pelo di vento oltre la norma e Asafa Powell adesso fa veramente paura a Usain Bolt. Probabilmente tutte urla nel vento, nel senso che probabilmente la sfida si vedrà una volta sola (NY?) e sicuramente non è l'anno più indicato per mostrare i muscoli. Doveva farlo l'anno scorso, o un paio di anni fa. Ma ciò non toglie che Asafa sia l'uomo del momento sui 100 metri, in attesa che Bolt si cimenti in prove con condizioni meteo migliori e con avversari degni. Senza dimenticare Tyson Gay, il terzo della banda, che a parte un'uscita rettilinea dove ha letteralmente impressionato, non si è ancora visto sui 100. Rimangono così le reiterate dimostrazioni di forza di Asafa Powell, in questo momento, come detto, fini a sè stesse. I 100 metri di Oslo sono stati importanti anche per toccare con mano le condizioni dei velocisti europei, nell'anno della manifestazione continentale. In questo senso, sembra che il più serio avversario del campione del mondo indoor sui 60 metri Dwain Chambers possa essere il norvegese Saidy Ndure capace di correre 10"09 in batteria (con +1,2) e 10"14 (2,1) in finale. Ottimo in batteria il transalpino Martial Mbadjock (anche lui 10"09) salvo poi perdersi in finale con 10"26. Malino l'altro francese Ronald Pognon, 10"31, ormai un pò lontano dal Pognon da 10" netti di un paio di stagioni fa. Fa impressione la comparsa dell'austriaco Ryan Moseley che addirittura ha corso in 10"18 in batteria (atleta evoluto di 28 anni, l'anno scorso già 10"21).
Incredibile la gara degli 800: così come ricordava Franco Bragagna nella propria telecronaca, uno corre in 1'42"23 (il sudanese Abubaker Kaki... aveva 1'42"69), stabilisce l'11^ prestazione mondiale da quando esiste l'uomo e arriva... secondo! Delle 10 prestazioni prima della sua, 6 sono state corsa da Wilson Kipketer, compreso il record del mondo di 1'41"11, una del leggendario Seb Coe (il precedente record a 1'41"73) una del brasiliano Joachim Cruz (1'41"77) e due dell'astro nascente dell'atletica mondiale, il keniano David Rudisha. Quest'ultimo proprio ad Oslo ha corso in 1'42"04, cioè soli 3 centesimi peggio del tempo ottenuto a Rieti l'anno scorso che rappresenta il suo PB. Terzo arriva il polacco Martin Lewandowski con l'ottimo tempo di 1'44"56, e si candida ad essere uno dei favoriti di Barcellona. Anche perchè è risucito nell'impresa di battere l'olandese Bram Som (1'45"21) campione europeo a Goteborg nel 2006 e l'inglese Michael Rimmer (1'44"98), semifinalista a Osaka, Pechino e Berlino.
Nei 5000 Bernard Lagat giunge terzo e stabilisce il record americano con 12'54"12, ma per noi che seguiamo con un occhio di riguardo l'attività master, il primato mondiale della categoria M35. Primo uomo della storia sopra i 35 anni a correre sotto i 13 minuti. Anno davvero performante per l'americo-keniota. Il precedente primato "master" era detenuto dal tedesco Dieter Baumann con 13'07"40. La gara è stata vinta dall'etiope Imane Merga con 12'53"81.
Il nostro amico di Facebook Kerron Clement si aggiudica i 400hs con 48"12, davanti al suo avversario di sempre Berhawn Jackson (48"25). Bravo in chiave europea il britannico David Green con 49"05, miglior tempo europeo della stagione. Questo offre il convento a livello europeo e sul tavolo non si vedono pietanze italiane.
Nell'asta il campione olimpico Steven Hooker sbaraglia l'asticella in entrata e la gara la vince il francese Renaud Lavillenie (5,80). Nel peso l'americano Christian Cantwell vince con 21,31. L'Europa è tutta nel polacco Tomasz Majewski, con 21,12. Infine il giavellotto, dove la laggenda vivente Andreas Thorkildsen (mai come Jan Zelezny a dire il vero) lancia 86,00 (ma quest'anno aveva lanciato 90,37) esatti staccando il più vicino successore dell'asso ceco, Petr Frydrych (85,33 e 88,23). Male Tero Pitkamaki, quarto con poco più di 84 metri all'attivo.
Nei 200 femminili la favorita Carmelita Jeter le busca da LaShauntea Moore: 22"38 contro 22"54 (vento +1,0). La russa Aleksandra Fedoriva sotto i 23": 22"98. Negli 800 vittoria a sorpresa dell'altra russa Anna Balakshina con 2'01"65 che ha regolato un paio di keniane. Ma che fine ha fatto la Cusma? L'avvenente Lolo Jones si aggiudica i 100hs con 12"66 regolando le due canadesi Priscilla Lopes-Schliep e Perdita Felicien (entrambe 12"72).
Blanka Vlasic se l'è vista brutta con la nuova pretendente al trono del salto in alto, l'americana Chauntè Howard Lowe (che aveva valicato i 2,04 in settimana): 2,01 per entrambe ma con un numero inferiore di salti per la croata. Nel lungo si rivede Carolina Kluft (ma solo 6,38): la gara è dominata dalla russa Olga Kucherenko con 6,91, che regola la portoghese Neide Gomes (6,78).
Assenti ingiustificati i fratelli Virginia-Powell.

Italiani Master: vietata la 4x400 a chi ha corso la finale dei 100. Un'errata interpretazione delle norme

Durante una delle puntate di Radio-Webatletica in cui era presente in diretta il DT Claudio Rapaccioni, era emerso un dettaglio non proprio felice relativo alla disputa dei Campionati Italiani Master a Roma la settimana prossima. In effetti nell'osservare l'orario delle gare, qualcuno si era accorto dell'inversione della programmazione delle staffette rispetto al tradizionale planning: la 4x400 il sabato e la 4x100 la domenica anzichè viceversa. La ratio di tale disposizione sarebbe discesa dalla presenza delle finali dei 100 metri del sabato. Orbene, stando a quanto affermato da Claudio (il quale si faceva latore della volontà del giudice-arbitro che sovrintenderà i lavori degli Italiani e del quale mi sfugge il nome) chi disputa la finale nei 100 metri, di fatto a fine giornata totalizzerebbe due gare (batteria e finale) e non potrebbe quindi partecipare alle staffette successive (arrivando a quota tre) visto che la norma riferita ai master postula la disputa di sole due gare per giornata. Su queste basi, al fine di evitare che le staffette veloci fossero falcidiate dalle assenze dei finalisti, si è deciso di invertire la 4x400 con la 4x100, per limitare i danni, diciamo così (anche se è noto che le staffette del miglio sono zeppe di quartermilers provenienti dalla velocità). Fin qui la storia e l'interpretazione della norma prevista dalle norme sull'attività dei Master 2010 (che trovate a questo link).
Avendo ereditato una certa dimestichezza (mai troppa invero...) con le norme, la loro applicazione, la loro interpretazione, il loro uso e loro abuso (esperienza anche radicatasi con epici scontri nei tribunali con avvocati penalisti e civilisti), mi vado a prendere queste benedette norme sull'attività master 2010 con l'intento di capire, comprendere l'arcano che porterebbe ad una decisione che a rigor di logica appare senza senso (e cioè vietare ai finalisti dei 100 metri di correre la 4x400).
Ora, seguite il mio percorso logico e ditemi se sbaglio qualche cosa.
Aprite il link che vi ho girato qui sopra, e andate a pagina "7". Il titolo dell'argomento è "Campionati italiani individuali su pista Master". Andate poi direttamente all'articolo "3" comma 3 (in sintesi, 3.3) presente nella medesima pagina, il quale recita testualmente: "Ogni atleta nel complesso delle giornate previste può prendere parte ad un massimo di quattro gare individuali più una staffetta o di tre gare individuali più due staffette, fermo restando che ciascun atleta non può prendere parte a più di due gare per giornata". Solitamente il velocista master ad un campionato italiano si è cimentato nei 100-200 e nelle due staffette (o 200-400 o 400-200). Mettiamo anche che voglia fare l'esoso: 100-200-400 e due staffette. Succede, è successo e sempre succederà.
Il problema risiere quindi nel termine "gara", perchè è questo il nodo gordiano. Se fossimo in qualche tribunale ci verrebbero in soccorso le sentenze passate in giudicato, la giurisprudenza, le interpretazione della Corte di Cassazione, se la Legge (in questo caso il Regolamento dell'Attività Master) non specificasse in nessun punto cosa si intenda per "gara". E così è: non c'è un vademecum delle norme Fidal che specifichi cosa si intenda con i vari termini, che di conseguenza diventano interpretabili da chi ha interessi ad interpretarli. E stranamente i Giudici (della Fidal) vedono il mondo in maniera limitativa, restrittiva delle facoltà degli atleti (ricordo solo un paio di anni fa che non mi si voleva far partecipare ad una gara assoluta perchè ero tesserato come Master, nonostante la mia società sia affiliata tra gli assoluti!).
Quindi, e qui è la cosa più importante, la volontà di colui (o coloro) che scrivono le leggi (in abstracto il legislatore) si desume dal contesto della norma stessa e, buondio, dalla logica e soprattutto da una buona dose di buon senso.
E così inizia il nostro percorso per dimostrare che correre le batterie e la finale dei 100 metri, non vuol dire disputare "due gare", ma bensì una, perchè tutta la norma implicitamente ce lo dice in più punti.
  • Si prenda per esempio la norma che prevede che coloro che disputano le prove multiple possano disputare nella stessa giornata le staffette. Ma nel Decathlon in una giornata si disputano almeno 5 "gare" stando appunto all'interpretazione restrittiva che si adotterà all'Olimpico. Con la staffetta si arriverebbe a 6! Apriti cielo: cosa faranno a quel punto: non terranno buoni i risultati dal salto in alto fino alla staffetta?
  • Nell'elenco delle "gare" (2.1 del medesimo titolo), la prova dei 100 metri non è scissa in due-gare: batterie e finale. C'è scritto solo "100", rendendo ovvio che un'unica gara si completa nei due turni, anche se nominalmente è una gara sola. Dico ovvietà che bisogna dire: o qui ha sbagliato il legislatore (la Fidal) o chi l'intepreta ha preso una sbandata titanica e a questo punto probabilmente dovrebbe riferire ai propri superiori di riscrivere la norma. Quindi con quello che sembra un atto di imperio, impone la propria interpretazione restrittiva (e retrograda).
  • Ma poi: visto che la maggior parte dei velocisti poi partecipa alla 4x400, a quel punto chi esce in batteria può correre la staffetta regolarmente, mentre chi si è conquistato la finale, no. Altro paradosso. E se la staffetta diventasse a quel punto oggetto di scelta? Potremmo vedere rinuniciare alla finale dei 100, atleti più allettati a vincere un oro con la 4x400 piuttosto che arrivare ottavi nella finalissima, perchè no?
  • L'interpretazione è anche, se volete, decisamente lesiva della dignità dei master. Si è parlato di "tutela della loro salute" (in virtù della limitazione delle gare) cosa che sembra un abominio per chi (noi di Webatletica per primi) vedono ormai nel mondo master una categoria sportivamente evoluta. Non si è più nell'epoca pionieristica, e nello specifico le finali toccherebbero ad atleti fino a 60 anni (visto che le finali saranno previste solo con un numero superiore a 9 atleti confermati). Le categorie statisticamente più a rischio non sarebbero comunque toccate. Se poi si considera che tutti corrono grazie ad una certificazione medica e soprattutto che tutti sono ampiamente maggiorenni e nel pieno delle proprie capacità mentali, non si comprendono proprio le limitazioni di questo genere. In Svizzera non esistono limitazioni di sorta al numero di iscrizioni in una giornata (vero Pino?): in Italia non solo ci si ferma a due, ma si puntualizza pure su quelle, trovando cavilli e postille per mettere il bastone tra le ruote a chi vuole fare attività.
  • Infine: siamo alle solite. Qualcuno del Gruppo Giudici Gare ha un'impostazione culturalmente deviata: essere protagonista piuttosto che rendere protagonisti gli atleti. Le norme vanno rispettate, ma anche gli atleti. Se c'è spazio di interpretazione, questa non deve essere fatta a danno degli atleti, ma a loro favore. Non è mai accaduto il contrario da quando pratico atletica. Se andate in Svizzera a fare una gara (comunque la interpretiate) vedrete che hanno capito alcune cose basilari: gli atleti sono autosufficienti. Basta esporre l'elenco delle batterie appeso ad un muro, piuttosto che fare la "chiama" come al Palio di Siena: chi c'è c'è, se no el se rangia come diciamo noi da queste parti. State pur sicuri che la gara successiva si andrà ad informare sul muro giusto. L'unica verifica è sui blocchi di partenza (e anche qui: se uno non c'è, amen). Sul campo-gara il giudice è un amico, non un nemico o il poliziotto del gulag come succede qui in Italia. Ti chiama per nome, ascolta le tue piccole problematiche-da-gara (se manca un atleta, mi è successo più volte di poter cambiare corsia sui blocchi). E dire che in Svizzera riescono a completare una riunione con meno della metà dei giudici che si utilizzano qui in Italia e ci sarà un motivo.
Infine, ed è la prima volta che lo faccio utilizzando questo canale, faccio un pubblico appello alla Fidal e a chi dovrà disciplinare i Campionati: per favore, non applicate una norma che non esiste, a causa di un'interpretazione errata su chi non dovrebbe esserne destinatario, a danno della sportività di un intero mondo. Se è necessario, lunedì o martedì invierò questo testo direttamente in Fidal.

02/06/10

Daniela Ferrian (F45) record sui 200, Graziano (M40) 22"96 e Regionali Assoluti in Emilia

(la pista di Mondovì dal sito della Fidal Cuneo) - Daniela Ferrian (1961) dopo aver scritto alcune delle pagine più importanti della storia della velocità femminile nazionale degli anni '80-'90, entra dalla porta principale anche nella breve sotoria dell'atletica master. A dire il vero di lei avevamo già parlato a causa del record "ibrido" dei 150, un paio di mesi fa, poi cancellato da Giuseppina Perlino. Nel frattempo, mentre molte delle velociste F45 stanno affilando le armi in vista del campionato italiano dell'Olimpico, il padre di tutti i campionati italiani degli ultimi anni, vista la maestosa cornice che l'ospiterà, Daniela Ferrian al Meeting di Mondovì ha piazzato il record nazionale sui 200: 28"30 con 0,3 di vento a favore, ed Elena Montini è cancellata dalle volubili tavole dei record master. Bè, la vera sopresa, consentitemelo, non è tanto Daniela Ferrian che stabilisce un record, quanto la presenza della comasca Elena Montini, straordinaria interprete l'anno scorso di una stagione impressionante, con record a pioggia in tutte le distanze, dai 200 (appunto) sino agli 800. Quest'anno non ho ancora notato il suo nome in nessun referto-gara, così come ha latitato il nome di Maria Lorenzoni, due delle maggiori interpreti del mezzofondo-fondo italiano del 2009. Che fine hanno fatto? Tornando sulla Ferrian, che corre per la Polisportiva Mezzaluna Villanova D'Asti, il risultato assume assai spessore in considerazione del fatto che arriva nell'ultimo anno nella categoria F45: sarebbe bello vederla all''opera all'Olimpico contro Giuseppina Perlino. Nei 100 metri, la Ferrian aveva corso in 13"58, a 16 centesimi dal record di Marinella Signori.
Nelle medesima riunione di Mondovì sottolineo la grande prestazione anche del 44enne Mauro Graziano (1966): 22"96 sui 200. Notizia di servizio: la gara l'ha vinta Diego Marani con 20"99. A Roma la velocità M40 sarà uno spettacolo da non perdere. Visto che il minimo comune multiplo sarà Max Scarponi, lo vedo contro tutti: sui 100 contro Paolo Chiapperini, sui 200 contro Mauro Graziano e sui 400 contro Edgardo Barcella. Mi sovviene alla memoria qualche film del tipo "Maciste contro Ercole nella valle dei guai". Nei 100 Marco Giacomantonio (1969) corre in 11"61 e anche lui diviene a questo punto uno dei papabili finalisti, con un pensierino al podio.
A Parma sono stati archiviati i Campionati Regionali assoluti (open) cui ha partecipato una buona rappresentanza di over-35. Tra le prestazioni più "significative" il 52"42 sui 400 di Stefano Baldrati (1975): virtualmente i 400 romani potrebbero essere la gara più significativa degli ultimi anni... se ci fossero tutti. Francesco Palma (1961) buon 2'08"93 sugli 800. Corrado Fantini (1967) lancia 14,19 il peso. Tra le donne sfida a distanza tra le F35 Cristina Sanulli (1972) che ottiene 13"13 e Barbara Valdifiori (1971) 13"02. Si riproporrà la sfida vista ad Ancona sui 200 agli italindoor? La stessa Sanulli poi concluderà la distanza doppia in 26"71. Sui 400hs ottima Emanuela Baggiolini: 1'01"49, minimo per i campionati italiani assoluti e probabilmente tra i 4/5 tempi migliori della stagione in Italia.