18/08/13

Mosca '13: Day VIII - Waiting for Grenot

foto G. Colombo/Fidal
Alto femminile - Alessia non ci fa il miracolo: 7^ con 1,93 - ad un certo punto ho avuto una folgorazione come San Paolo ebbe sulla Via per Damasco. Ma una spedizione di 50 persone può poi arrivare alla fine di una settimana di prestazioni "aresiane" per sperare nel miracolo di una ragazzina di 19 anni? No, evidentemente. Nelle competizioni di atletica all'interno dello stadio l'Italia esce con le ossa polverizzate, 4 finalisti su 40 finali previste paiono un pò pochini, e chiaramente non è che tutti i 50 atleti avessero possibilità di medaglia. Anzi: si sapeva chi e quanti sarebbero stati i medagliabili, ovvero non più di due o tre. Ma quando poi le prestazioni complessive non danno modo di compiacersi minimamente, ci si attacca ai miracoli. E ci può stare a quel punto che i miracoli non si avverino, benchè nello sport siano avvengano con molta maggior frequenza che nella vita quotidiana. Alessia salta 1,89 con "luce", sembrava esserci. 1,93 ancora alla prima e poi... fine a 1,97. Tra parentesi: una gara di alto bruttissima, con una progressione che è un insulto agli aspetti agonistici dell'atletica: partire da 1,89 è tagliare di netto un-terzo di gara. A quel punto si parta da 1,97 direttamente, così rimangono subito in 3 e amen, gara archiviata. Poi, probabilmente proprio a causa della scarsa durata della gara, a 2,00 metri si sono ritrovate solo la Shkolina e la Barrett e gara finita a 2,03. Delusione. La Trost avrà, come è noto, mille altre opportunità. Per ora piazza la 6^ finale nella storia del salto in alto azzurro ai mondiali di atletica (3 Di Martino, 2 Bevilacqua e una lei). Non ci riuscì la Simeoni a Helsinki '83. 

100hs femminili - Marzia Caravelli si ferma in semifinale: 13"06 - La Caravelli corre due prove sui propri standard (13"07 e 13"06), anche se probabilmente in batteria, nonostante un tempo di reazione molto alto (0"236), avrebbe avvicinato il 13"00. Che dire? Finale impossibile, ma fino ad un certo punto. Se notate i risultati complessivi, ai mondiali (quasi) tutte le decine di atlete viste saettare durante la stagione sugli ostacoli, si "normalizzano", e la finale poi si raggiunge sul piede del 12"80 (12"78 quest'anno). Cioè sui limiti di Caravelli e Borsi. La difficoltà, evidentemente, non è ottenere il tempo una-tantum, ma saperlo correre un paio di volte, nel giro di poche ore. In semifinale la Caravelli, ormai monumentale per quanto abbia cambiato la specialità in pochi anni, ha palesato quella che sembra la differenza con le altre atlete di spessore internazionale. L'accelerazione. Visivamente sembra che vi sia un pattern d'accelerazione che penalizza l'atleta, che magari nei confronti con altre atlete in Italia non è visibile, ma che al fianco di top-hurdlers si manifesta abbastanza palesemente. Non che si debba partire come la Rollins o la Pearson, che hanno caratteristiche fisiche completamente diverse dalla Caravelli, ma l'idea è quella. Una reattività diversa, non saprei come esporlo meglio. Comunque, era la seconda volta nella storia che un'italiana corresse le semifinali mondiali, dopo Roma '87 e Patrizia Lombardo. Il 13"06 (e il 13"07) rappresentano i due tempi azzurri più veloci ai mondiali. 

4x400 femminile - finale - Italia squalificata - incredibile l'epilogo della 4x400 femminile. Libania Grenot a metri 1 dal traguardo viene urtata dall'atleta Ucraina Pygyda, che ormai sta all'atletica azzurra come Pak Doo Ik della Corea del Nord sta alla nazionale di Edmondo Fabbri. Ebbene, il testimone prende il volo e l'italo-cubana taglia il traguardo priva della necessaria "attestazione testimoniale" che avrebbe dato regolarità alla fatica divisa per quattro. Volenti o nolenti, Libania Grenot diventa il vero personaggio azzurro di questa trasferta. C'è chi non la può sopportare, ma è un fatto che senza Grenot non esisterebbe nemmeno una 4x400 competitiva. Diciamo che l'irritazione di molti nasce sul modo in cui l'indubbia classe venga dispensata, ovvero sperperata. Televisivamente parlando è meglio arrivare sesti con una rimonta d'antologia non concretizzatasi sulla linea del traguardo per un centesimo, che sesti a causa del medesimo maledetto centesimo, rimontati per un rallentamento doloso ai 390 metri. E che dire del "sorpasso" al cambio della nigeriana, non visto? "Fortunatamente" è finita così, per colpa "di nessuno", altrimenti chissà che putiferio. Così, nonostante le sue frazioni siano quelle più veloci, rimane sempre quel retrogusto amaro di ciò che sarebbe potuto essere e non è stato, che colora tutto di colori grigiastri la prestazione. Aspettiamo Grenot insomma. Però, insomma, il valore di Libania è quello di una delle migliori al mondo nei 400, cioè di fatto l'unica atleta italiana che in pista, tra tutte le prove, abbia una certa caratura internazionale. Nel resto siamo davvero all'anno zero. Il 3'27"39 sarebbe stato il quinto tempo italiano di sempre, vanificato comunque da una situazione incolpevole da parte delle protagoniste. L'eliminazione tra l'altro, cancella la prestazione monstre della Bazzoni in prima frazione (51"75 sul 400), quello più che convincente della Milani in seconda (51"6), e comunque di una Spacca volitiva. Non mi spiego comunque l'inserimento della Spacca: tradizione? Affidabilità? La Chigbolu ha corso in batteria "piano" a causa di una situazione contingente, ovvero il trenino creatosi alle spalle degli USA. Però se il criterio di scelta è stato il "tempo" (motivo per il quale evidentemente era stata scelta la Chigbolu), perchè a quel punto non è stata scelta la Bonfanti? Sia Chigbolu che Bonfanti hanno corso due volte sotto il miglior tempo della Spacca, che quest'anno non è mai scesa sotto i 53". Vabbè, scelte del Ct. 

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