13/08/13

Mosca '13: Day IV - Se i salti steccano, è la fine - la miglior Rigaudo mondiale

Foto Fidal/G. Colombo
20 km di marcia femminile - diverse luci in fondo al tunnel - una gara con tante luci e poche ombre finalmente, dopo un paio di giornate passate in processione come ai funerali del sud a piangere dalla Caporale ma ringraziando la Santa Federazione (sospette queste invocazioni continue...). Intanto Elisa Rigaudo arriva 5^ (1h28'41") a 31" dal podio, nella gara dominata dalle Russe (quindi su due gare di marica, due ori russi). Eleonora Giorgi 10^ in 1h30'01" e quindi Antonella Palmisano con 1h30'50", che la pone al 13° posto. Davvero una boccata d'ossigeno dopo la 20 maschile, che ha segnato uno dei momenti peggiori della marcia italiana, e non certo per la fatica che ci hanno messo. C'è un gap tecnico notevole col resto del mondo, e lo si sta pagando. E non so perchè, in quanto ritengo che la popolazione attiva dedita alla marcia in Italia sia più o meno simile a quella degli altri Paesi, quindi il problema non è di materia prima, ma di "plasmazione" della stessa. La marcia femminile italiana ai mondiali ha naturalmente una sua tradizione: un oro con Annarita Sidoti ad Atene '97 (ma erano i 10 km di marcia), due argenti (con Perrone e Salvador rispettivamente a Goteborg '93 e Stoccarda '93, sempre sui 10 km), e il bronzo di Elisabetta Perrone a Edmonton '01, sui 20 km. Sono quindi 12 anni in cui non si vince più una medaglia nella marcia azzurra ai mondiali. Per Rigaudo il suo secondo miglior piazzamento ad un mondiale dopo Daegu '11 (4^), visto che a Helsinki '05 giunse 7^, 9^ a Berlino '09, 10^ a Parigi '03, e ritirata ad Osaka '07. La Rigaudo ha partecipato a edizioni consecutive dei mondiali, come già successo solo ad Elisabetta Perrone, che partecipò (da Stoccarda '93 a Parigi '03) e ad Annarita Sidoti, che invece marciò consecutivamente biannualmente dall'edizione del '91 a quella del '01. La Rigaudo ha stabilito anche il miglior tempo per un'italiana ad un mondiale sui 20 km (precedente della Perrone di Edmonton), mentre la Giorgi il 6° e la Palmisano l'8° su un campione di 19 presenze-gara sulla 20 km. Il totalone di partecipazioni è fissato ora a 32 (19 nella 20 km e 13 nella 10 km). Naturalmente per la Rigaudo il career high rimane il bronzo olimpico di Pechino '08. Per la Giorgi 4 posizione in meno rispetto all'Olimpiade... piano, piano... Mentre per la Palmisano esordio mondiale da incorniciare. Bene così.

Alto maschile - Chesani fuori a 2,26: un'altra tappa saltata - la gara sembra di Bondarenko a prescindere. Entra a 2,22 e poi passa direttamente a 2,29. Due salti e a Chattanooga, Tennesee, buttano la pasta. Superiore. Per parte italica, invece, si è mantenuta fede alla centenaria tradizione che vuole gli atleti azzurri (quasi) mai protagonisti nei grandi eventi internazionali nel salto in alto maschile. E questo nonostante statisticamente ci starebbe che atleti da 2,30 ogni tanto facciano coincidere il loro giorno di grazia con la gara più importante della loro vita. Una volta ogni 100 anni no? No, perchè è davvero singolare aver avuto uno stuolo di 2,30isti (almeno... negli ultimi 20 anni) e non aver avuto il primus inter pares capace dell'impresa. Sarebbe bastato qualche medaglino in più. Giusto per intenderci, visto che i numeri parlano più di mille parole: le uniche due medaglie italiane nel salto in alto risultano il bronzo di Erminio Azzaro agli Europei di Atene '69 e quello di Massimo Di Giorgio agli Euroindoor di Budapest '83 (l'ultima volta avevo sbagliato questo dato... non mi ricordo se è corretto). Poi più nulla, in 120 anni di storia dell'atletica moderna. Ai mondiali il miglior piazzamento risulta quello di Nicola Ciotti, ad Helsinki '05 con 2,29, mentre all'olimpiade due sesti posti, con il telecronista Mediaset Giacomo Crosa a Città del Messico '68 e Rodolfo Bergamo a Montreal '76. Archeologia del salto in alto. Rimanendo in tema di telecronsti, il papà di Rino Tommasi, Angiolo, arrivò 9° all'Olimpiade di Los Angeles del '32... ma basta, che si rischia di diventare nostalgici. Comunque è chiaro il panorama. C'è da dire che solo due atleti sono riusciti a saltare 2,30 ad una manifestazione internazionale: Fabrizio Borellini agli Euroindoor di Budapest '88 (giunse 4°), e Andrea Bettinelli agli Euroindoor di Madrid '05. Volenti o nolenti le medaglie (da 20 anni) si vincono da 2,32-2,33 in su. Servirebbe the perfect game il giorno giusto, sulla pedana giusta. E Chesani? Chesani era stato defraudato dall'Olimpiade di Londra. Chesani è sicuramente l'atleta italiano più solido delle ultime stagioni nella specialità, ma ancora a livello internazionale deve dimostrare la sua classe. Così gli italiani in finale ad un mondiale, rimangono in 3: i due gemelli Ciotti e Luca Toso, ad Helsinki '83. Chesani era alla sua 5^ manifestazione internazionale disputata: un campionato mondiale, due campionati europei, un campionato mondiale indoor, e uno europeo indoor. Comunque sfortunato il suo 2013: sia agli Euroindoor di Goteborg che ai mondiali, stessa misura di chi invece la finale l'ha disputata: qualche errorino in più gli ha negato le porte del paradiso.

Triplo Femminile - La Mantia a 8 centimetri dalla finale - ...e se le soddisfazione non arrivano dai salti, c'è da piangere. Pensate però che strano... la campionessa europea indoor di Parigi '11, ha partecipato a quattro edizioni di mondiali (Parigi '03, Helsinki '05, Daegu '11 e Mosca '13), oltre a due edizioni di Olimpiade (Atene '04 e Lonfra '12) e... non è mai andata in finale. Cioè, una campionessa che a livello continentale ha anche dominato (non ultimo il bronzo agli euroindoor di qualche mese fa) ma che di fronte al mondo non è mai riuscita ad esprimere il suo potenziale. Come mai? verrebbe da chiedersi. Non lo so, mi vien da rispondere. Che Mosca non le porti bene, lo testimonia il fatto che il suo peggior risultato ad un campionato internazionale assoluto, risulta un 13,60 saltato ai mondiali indoor di... Mosca '06. L'unica medaglia nella storia azzurra ai mondiali, rimane il bronzo di Magdelin Martinez a Parigi '03, dieci anni fa (con il mirabolante 14,90). Si contano 7 finaliste ai mondiali: 4 la Martinez, 2 Barbara Lah e 1 Antonella Capriotti... fa senso non vedere negli honours la La Mantia, no? 

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