27/09/10

L'angolo del Duca: Levorato, Marani... due esempio agli antipodi

Le accalorate dissertazioni di Andrea sulla formula dei c.d.s. si sposano perfettamente con i risultati tecnici che sono scaturiti dalla due giorni di gare, appena conclusesi a Borgo Valsugana in provincia di Trento. Certo, a piccolissima giustificazione di prestazioni non esaltanti, va evidenziato il periodo dell’anno in cui l’esimia federazione ha deciso di assegnare gli scudetti dell’atletica e questo è sicuramente il quarto punto che aggiungerei alle tre proposte fatte, in concreto, da Andy: la scelta di una data diversa, nel cuore della stagione agonistica. Ma tant’è, questo è quello che oggi passa il convento e questo è quello che bisogna commentare. La vittoria è andata, forse contro pronostico in campo maschile, alla Bruni Vomano Teramo che ha battuto, di soli 8 punti, i campioni uscenti dell’Atletica Riccardi Milano. In campo femminile conferma della Sai Fondiaria Torino che l’ha spuntata, in maniera meno evidente delle previsioni, sulla Italgest Milano. Tantissimi complimenti ai vincitori perché, in ogni caso, chi vince merita sempre il massimo degli encomi ma, come detto, non si può non ribadire la pochezza tecnica dei risultati di una manifestazione che dovrebbe essere il fiore all’occhiello di tutto il movimento nazionale, il vero stimolo per i giovani ad avvicinarsi a questo sport. Il bello di questa competizione, infatti, dovrebbe essere l’opportunità data ad atleti, per cosi’ dire minori, di poter gareggiare con i grandi campioni, ma di questi, a Borgo Valsugana, se ne sono visti pochissimi e, mi sia consentito, il loro impegno, in taluni casi, è stato abbastanza discutibile.
Un Gibilisco che salta 5,20 e se ne va in tutta fretta senza neanche partecipare alla festa finale della sua società che, per la prima volta vince lo scudetto; una Grenot che viene sbandierata nel trafiletto di presentazione dalla Gazzetta e poi non si presenta proprio al campo di gara, sono, in estrema sintesi il senso del totale fallimento o, se vogliamo, del non senso di una manifestazione che, cosi’ concepita, fa piu’ male che bene a tutto il movimento.
Ma come sempre mi piace entrare nel merito di approfondimenti particolari e dopo aver comunque fatto il doveroso plauso alla miglior prestazione tecnica della giornata, il 7.98 nel lungo di un ritrovato, da mille infortuni, Da Castello, voglio raccontare due brevi storie.
Manuela Levorato e Diego Marani sono due atleti, velocisti ( 100, 200 mt e staffetta veloce). Tutti conoscono la Levorato, molti, credo ormai, conoscono Marani, promessa di belle speranze, classe 1990, che quest’anno ha avuto l’onore di gareggiare al Golden Gala di Roma nella serie dei più  forti sui 200 mt. stabilendo, tra l’altro, il suo personale con 20”91.
Bene, il baldo giovanotto di Mantova, personaggio di poche parole e molta sostanza, almeno sino ad ieri, rappresentava certamente una delle frecce migliori nell’arco della famiglia Tamaro. Sabato ha contribuito alla vittoria della 4x100 ed ieri, sui blocchi di partenza, vantava la miglior performance stagionale tra i partecipanti, in ogni caso 4° tempo dell’anno dopo l’irraggiungibile Howe, Galvan e Donati. Il risultato finale recita 21”73, nono posto ex aequo in classifica, un punteggio gara di 15,5 punti, neanche a farlo apposta 8,5 in meno di quelli ottenuti dal triplista Greco della Bruni, buon velocista ma non specialista della distanza, che ha vinto con 21”24. Casualmente la Riccardi ha perso il titolo di 8 punti ma, per un gioco di scarti, quelli dei 200 potrebbero anche non essere stati decisivi. Rimane il fatto che la prestazione ha del clamoroso, c’erano condizioni climatiche piuttosto buone, vento a favore anche in curva, si gareggiava in leggera altura, insomma tutto per fare bene ed invece… Mi sono ovviamente ben documentato sul fatto che il ragazzo potesse essersi fatto male, ma pare proprio di no anche se, alla fine della gara, qualcuno ha sentito dirgli che gli doleva leggermente dove si era infortunato proprio nel corso del Golden Gala….. e quindi, aggiungo io, non ha voluto rischiare per non compromettere il prosieguo della stagione….
Ma come? La tua società lotta punto a punto per riconquistare un titolo italiano a cui tiene tantissimo e per cui ha fatto sacrifici economici notevolissimi e tu, giovane di belle speranze, ti spaventi, ammesso che sia vero, per un dolorino e tiri i remi in barca per paura di farti male nell’ultima gara dell’anno. Personalmente, e chi mi conosce sa che non ho alcun tipo di relazione con la Riccardi, sono rimasto indignato per questa cosa, per questo scarso attaccamento ad una maglia, alla passione di chi sta dietro e di tutti quelli, suoi compagni di squadra, che hanno invece dato l’anima per ottenere un risultato che è sfuggito per un soffio. Veramente un esempio negativo che viene ancor più amplificato da colei che ha,invece, illuminato questi oscuri campionati di società. 
Lo so, qualcuno penserà che sono fissato nell’encomiare ed esaltare le gesta di Manuela Levorato, ma sono fatto così, sono solo per gli estremi: grandi passioni o grandi ostilità. Tanto mi era invisa la signora Levorato nella prima parte della sua carriera agonistica per certi atteggiamenti fuori dalle righe che, a mio avviso, la rendevano antipatica e di cattivo esempio, tanto mi appassiona adesso con il suo entusiasmo, la sua voglia di rivalsa, il suo grande amore per l’atletica.
Forse esageravo prima, forse esagero adesso, ma quel che ha fatto la Principessa di Dolo nei due giorni dei c.d.s. è, a mio avviso, spettacolare. Ha vinto i 100 in 11”59, fatto vincere la 4x100 e vinto ancora sui 200 che ha corso, per la prima volta nell’anno, in 23”68 e rifilando 90 centesimi all’allieva di Di Mulo, la ormai famosa, grazie a WebAtletica e forse solo per WebAtletica, Tiziana Grasso.
L’ira agonistica di Manuela mi ha ricordato la sposa di Kill Bill ed in tal senso ho voluto questa copertina, intesa come la vendetta di un’atleta assurdamente bistrattata agli Europei di Barcellona con l’esclusione dalla staffetta di cui tanto abbiamo parlato. Come gli atleti veri ed autentici, Manuela ha voluto subito reagire, dimostrando a tutti che Lei è ancora la numero 1 e lo sarà sicuramente ancora per tanto. Un’atleta di 33 anni che prepara, con il massimo dello scrupolo, un appuntamento invero di poco prestigio, che si sacrifica, facendo tre gare in 24 ore, dando il massimo in ciascuna e sapendo, oltretutto, quanto le possibilità di vittoria per la sua squadra fossero minime, rappresenta una delle poche speranze per un’atletica italiana allo sbando. Credo veramente che Manuela Levorato sia, meglio di chiunque altro, in questo momento, il punto di riferimento per tutti quegli atleti che amano questo sport, per quelli che vogliono intraprenderlo e per quelli che non sanno se continuarlo o meno.
Manuela Levorato è l’atletica italiana,per il suo passato, per il suo presente e per il suo futuro che, sono stracerto, sarà ancora molto luminoso…..e mi raccomando, ripassa bene l’inglese nei prossimi due anni.

IL DUCA

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