26/09/10

Toh, c'era la finale dei C.d.S. assoluti...

(Una Manuela Levorato sfavillante in Trentino) - Quanto percepisce uno statale "al giorno"? Il calcolo è facile definirlo: diciamo che un livello basso percepisca circa 1300 euro, comprensivo di contributi pensionistici arriviamo a circa 2200 euro (calcolo in grande difetto). Dividiamo per 26 giorni (quelli lavorativi medi) e ci viene il totale che quello statale costa a tutti noi contribuenti ogni giorno: circa 84 euro. Ora, nel fine settimana (calcolo effettuato solo sulla serie Oro) 101 militari (la "carica dei 101") sono tornati a gareggiare per le società d'origine (secondo voi tutti gratis?) ai Campionati di Società: per le tasche dei contribuenti, il colpo di genio di "offrire" la possibilità di far rientrare impiegati dello Stato a servizio di soggetti privati, comporterà un esborso di quasi 17.000 euro (calcolato sulle due giornate di c.d.s.). Probabilmente pochi nell'oceano degli sperperi nazionale. Vediamola da un'altra prospettiva: noi italiani paghiamo 101 persone sotto forma di tassazione diretta ed indiretta, affinché queste persone anziché portare una divisa con tutto quello che comporta l'investimento di immagine verso l'esterno (come può essere anche la tuta delle Fiamme Oro, dei Carabinieri o della Finanza) indossino la casacca di soggetti privati affinché questi perseguano i loro fini (sportivi). Questi sono i Campionati di Società oggi. Almeno un tempo questa pratica chissà quanto giuridicamente ammissibile (esistono combinati normativi abbastanza severi sulla possibilità di svolgere attività esterne alla propria nelle Forze dell'Ordine... oltre che ai codici di regolamentazione delle pubbliche Amministrazioni) si limitava alla Coppa Italia, e il numero di "militari" era davvero limitato. Si poteva chiudere un occhio, a fine stagione: adesso la pratica è talmente diffusa che non ci si può non soffermare a riflettere sul fenomeno. Ma è passata pure questa: un regolamento di una Federazione sportiva risulta "a scavalco" delle norme che regolano la vita di uno Stato in barba alla gerarchia delle leggi.
Naturalmente le società civili hanno sempre messo sul piatto il mancato introito degli indennizzi sui trasferimenti degli atleti migliori alle società militari: ma come faceva (o come fa) lo Stato a fare compra-vendita di atleti? E' eticamente inammissibile. Quindi nella mancata risoluzione di questo annoso quesito (le società civili rinvendicano investimenti sugli atleti, come il costo degli allenatori utilizzati, le cure mediche, l'abbigliamento, le diarie, i premi... che poi svaniscono nel nulla, visto che un giorno si presenta l'emissario di una società militare e si porta via il frutto del tuo "lavoro") oggi ci troviamo quello che (sapete già come la penso) è un "papocchio", o come altre volte meglio definito, il calar di braghe dell'attuale Fidal a chi materialmente l'ha eletta senza pensare evidentemente agli sfacelli che avrebbe portato a tutto il movimento. La soluzione peggiore a quel problema che sicuramente non è da sottovalutare: se investo, è giusto che venga risarcito per poter domani continuare la mia opera di ricerca del talento a livello capillare. Do ut des. E' innegabile invece che per decenni è stato un solo "dare" senza ricevere mai nulla da parte delle società civili. Questo è il problema, e la montagna ha così partorito il topolino. Il problema è diventato un'occasione per qualcuno (tipico di noi italiani) di favorire qualcuno (troppo), penalizzare qualcun'altro (troppo) senza trovare poi quello che dovrebbe essere la vera mission del sistema-atletica: favorire la diffusione dell'atletica stessa.
A questo, ve lo ricordate, si arrivò con un blitz normativo di una scorrettezza davvero disarmante a fine novembre 2008, all'indomani delle figuracce olimpiche, mondiali ed europee dell'Arese I, che per essere rieletto evidentemente doveva fare qualche regalo sostanzioso ai suoi grandi elettori. L'esclusione delle società militari in effetti ha privato di qualsiasi interesse questa manifestazione, che ogni anno diventa sempre più triste, nonostante l'accanimento terapeutico su di lei praticato. Tutti tentativi di agghindare un cadavere. Rimane sempre morto, purtroppo, anche col vestito migliore.
La Gazzetta dedicava ieri un piccolo trafiletto di 5 righe ai C.d.S. vaticinando lo scontro tra la Grenot, la Milani e la Spacca sui 400. La Grenot, che chi la capisce è bravo (deve essere proprio un peperino), invece non si è nemmeno presentata (ha pure la convinzione che i 400 metri siano in realtà 395 metri; ma poi, qualcuno l'ha mai vista sorridere? Dai, Libania, ci si deve divertire!) sbugiardando pure quelle due righe della Gazzetta che su di lei puntavano per far attirare un pò l'attenzione sulla manifestazione.
Nel frattempo i meccanismi propri delle società civili hanno portato ad ulteriore "elitarismo": già ieri potevamo dire che i C.d.S. erano di fatto finiti, ma chiunque avrebbe detto la stessa cosa prima che tutto fosse iniziato: pochissime società in lotta per gli scudetti: un paio tra gli uomini e una sola tra le donne. Il famoso utilizzo di allievi, junior e promesse ha inopinatamente sbugiardato la federazione che aveva reclamizzato la cosa come la panacea all'emoraggia di giovani dall'atletica. Le società civili  (dopo l'epurazione di quelle militari... ma che servono a fare adesso?) fulminate sulla Via di Damasco avrebbero iniziato a cercare i giovanissimi campionicini del domani, dando nuova linfa all'atletica italiana partendo dalle scuole. In realtà alle grandi società civili non gliene è importato assolutamente nulla dei giovanissimi, visto che si è registrata una inopinata corsa ad accappararsi i migliori in circolazione solo a partire dagli allievi (quelli che portano punti ai c.d.s.) che altri soggetti (i più meritevoli) piccoli allenatori di provincia si sono sbattuti per trovare. Nessun investimento sulle categorie cadetti, ragazzi, ma solo cash per gli allievi e gli junior. Se fossimo in un sistema evoluto, la cosa sarebbe anche auspicabile. Gli atleti passerebbero dalle società più piccole a quelle più grandi, fino a finire a quelle "professionistiche" (da noi quelle militari). Purtroppo a tutto manca il primo anello: la solidità delle piccole società, la mancanza di fondi previsti per esse (anche con 100.000 atleti tesserati, non valgono nemmeno 1/100 a livello di voti, di una società che arriva davanti a loro ai C.d.S. ma con 10 atleti), ed in generale l'assoluto menefreghismo sulle loro sorti.
Il famoso discorso che facevo prima sugli indennizzi alle società civili da parte dello Stato, a questo punto assume un'altra prospettiva, molto meno nobile: le società civili che lottano per lo scudetto oggi, in realtà non si sono cresciute la stragrande maggioranza dei campioncini in casa nel corso degli anni. Quasi sempre non li hanno trovati loro. Li hanno "presi" giusto un paio di stagioni (in molti casi una sola) prima che gli stessi fossero accapparrati dalle società militari!
Cosicchè con la nuova formula dei c.d.s., una volta diventati "militari" e stipendiati dallo Stato, i giovani si sarebbero trovati professionisti: da crisalidi a farfalle. Cioè lo Stato aiuta le metamorfosi degli atleti (grazie ai privilegi, stipendio incluso, che l'appartenere ad un gruppo con le stellette fornisce) che poi le società civili sfrutteranno per la loro piccola battaglia settembrina. Capite cosa voglio dire? In generale è un pò come il discorso sullo "scudo fiscale": puntare su un obiettivo minimo, nascondendo gli incredibili nonsensi morali di cui la cosa si è macchiata. Ma pensavate che avremmo avuto qualche cosa di meglio dopo quello cui abbiamo assistito in questi anni?
Sui risultati sportivi in sè, sarà il Duca stesso ha produrre una delle sue ormai leggendarie emanazioni. I risultati, comunque, non sono stati proprio a livello di uno dei massimi appuntamenti dell'atletica su pista in Italia: mi piace solo ricordare Manuela Levorato che ha stampato un notevole 11"59 sui 100 (penso che ci fosse parecchio freddo lassù in Trentino), mentre per il resto un bel campionato regionale stile-Lombardia.
La proposte (perchè non si può solo criticare)?
  • Reintrodurre le società militari alla finale dei c.d.s. come punto primo. Volenti o nolenti, l'entusiasmo e la fattività delle società militari determina il campione statistico tra il quale emergono gli atleti di caratura internazionale. L'umiliazione cui sono state sottoposte, invece, ha prodotto tutto questo: davvero, a cosa servono oggi le società militari oggi? Chiuderle, come in molti si auspicano, in realtà sarebbe la soluzione peggiore se teniamo all'immagine dell'atletica nazionale: nessuno sponsor oggi fornisce a nessun atleta che può essere un campione domani, certezze quali quelle di un posto fisso finita la propria carriera: si rinuncia di fatto a 10/15 anni della propria vita professionale per allenarsi... proprio quelli dove si entra nel mondo del lavoro. Come indennizzare questa "perdita"? Se invece vogliamo che non vi siano militari, non dobbiamo nemmeno pensare che l'Italia possa avere un'atletica decente a livello internazionale. Facciamo i nostri campionati nazionali, regionali e provinciali e godiamo di quel poco.
  • Togliere le assurde regole sulla presenza di allievi, junior e promesse ai c.d.s.: gareggiano solo i migliori della società. Più regole ci sono, più una manifestazione perde di fascino e allontana sponsor, media e pubblico. Scarti di punteggi, calcoli astrusi, e alla fine un titolo che si vince con troppi punti. Troppo complicato. 
  • Prevedere una forma di indennizzo per le società civili che non vincolino a vita gli alteti (militari) ad esse, situazione che dà vita ai meccanismi perversi sopra descritti. Adesso, trovare quali formule per indennizzare chi fa l'opera più importante (portare i ragazzi in pista) non è certo un compito facile. Ognuno dovrebbe dire la propria, tipo... iscrizioni gratis alle gare?
Vi rimando comunque per l'analisi tecnica dei c.d.s. all'articolo del Duca che comparirà presto su questo sito

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