 Dopo aver saputo qualche giorno fa che nel nuovo numero di "Correre" si sarebbe parlato di pista master,  mi sono messo l'appunto di acquistarne una copia non appena fossi  passato davanti ad un'edicola. Detto-fatto, l'altro giorno presso un'area di servizio. Purtroppo è un periodo gramo  per la carta stampata: le notizie risultano e saranno sempre più vecchie  rispetto alla velocità "a curvatura"  che sta dimostrando la rete. Mi sono sempre chiesto quale potrebbe  essere il futuro della stampa periodica, divorata dalla velocità in cui sempre  più le informazioni viaggiano e con cui raggiungono direttamente il monitor  davanti a noi, contrapposto al vincolo di dover fare lo sforzo di  scendere dall'auto, tirar fuori l'euro, avere per le mani un futuro  rifiuto riciclabile di carta da dover utilizzare, leggere notizie  "vecchie" di almeno un giorno. Già, che futuro potrà mai esserci per i periodici? Fra qualche anno probabilmente avremo i nostri palmari a  schermo over-sized e le edizioni saranno tutte consultabili lì sopra:  con grande sollievo della foresta amazzonica. Ma nell'immediato? Quali  strategie porteranno avanti i tycoons dell'editoria per frenare  l'emoraggia di lettori più lentamente degli altri? Per... morire più  lentamente degli altri? A questi interrogativi ho dato la mia risposta.  Chi scrive deve trovare qualche soluzione che non esista già sulla rete:  qualche cosa di appetibile, inusuale, brillante. Fornire cioè una qualità di  informazione superiore a quella che si troverebbe su internet. La cronaca (per noi i  risultati delle gare, ad esempio) è già disponibile ovunque, non è  questo che cercano i lettori. Serve che qualcuno dia la propia opinione  di quello che è successo. Serve che qualcuno racconti  la realtà con le proprie parole. E tanto più l'opinione sarà equilibrata e  logicamente sostenibile, tanto più ci sarà interesse a leggere quelle  parole. E così i maggiori  quotidiani nazionali spesso campano più sui  "fondi" di personaggi famosi che vi scrivono, che sulla cronaca delle presente nelle pagine interne. E  tanto più il personaggio sarà coerente con le sue idee, tanto più quel  fondo troverà una corrispondenza con i lettori che poi vi si  identificheranno... e acquisteranno il giornale. Insomma, prendere posizione. Abbiamo bisogno che qualcuno dia forma e parole alle nostre idee, no? Come i cantanti trovano le corde per stuzzicare le nostre emozioni, così qualche giornalista trova la chiave per dar voce alla nostra rabbia, o alla nostra felicità, o alla nostra gioia. Tutto 'sto giro di parole per raccontare quello che mi è  successo. Abbiamo già parlato a suo tempo in lungo e in largo dei  campionati italiani master di Roma. Ci ritorno proprio a causa del mensile Correre, che passa come testata prima e senza avversari nel panorama giornalistico di settore. Il Wall Street Journal del podismo. Un'autorità in materia. Forse l'unica rivista patinata nel passato e al presente che tratta in qualche modo i master. Purtroppo a mio modo di vedere clamorosamente caduta sui master. Nel numero di agosto infatti  viene pubblicato un famoso pezzo di Werter Corbelli (articolista di  Atleticanet, nonchè presidente dell'Olimpia Amatori di Rimini) che andò  giù di clava e mazza ferrata contro gli organizzatori della manifestazione. Già  il titolo dell'articolo "Italiani Master: così non va", rappresentava un epitaffio, la scritta sul marmo della pietra tombale della manifestazione. Bocciata a prescindere evidentemente. Giù randellate su  randellate e tutto l'aspetto sportivo in sè, la grandeur di far parte  di una cornice come quella dell'Olimpico, la quantità di atleti, le  emozioni, le cose positive... tutto smantellato. Non è esistito: edizione fallimentare. Una babele,  disorganizzazione maxima, le uniche cose positive (il numero di iscritti) tutte derivanti da aspetti  contingenti (come gli stradisti laziali corsi in soccorso della manifestazione, altrimenti deprecabile). Ora, finchè la voce si fosse limitata a quell'area di quel sito  che è anche espressione precisa di una determinata corrente politica in seno  alla Fidal (penso che non ci sia nemmeno più tanto bisogno di  nasconderlo) non ci sarebbe stato nulla da obiettare. Ognuno esprime le  proprie opinioni e la propria visione della vita e si fa gli amici che  vuole, per carità. Lascia un pò  perplessi che una rivista con uno spessore e un lignaggio come Correre riesca a pendere tutta da una parte senza prima una  piccola verifica sulle informazioni. Ora, è noto che i ritardi del primo  giorno degli italiani furono dovuti a un inopinato caso del destino (ma visto che  siamo maligni, pensiamo pure male) per il quale i cavi che trasportavano  le fibre ottiche di tutto il sistema informatico furono tranciati tra  la nottata successiva al Golden Gala e la prima mattina dei Campionati Italiani Master.  Incidente, diciamo così. E  senza sistema informatico, poter gestire 3000 iscrizioni a mano diventa  alquanto difficile, non credete? Vi chiedo: davvero anche questa può essere una  colpa dell'Organizzazione come sostiene il citato articolo che  nell'apoteosi finale incredibilmente rinfaccia al predetto staff anche  la scarsa cultura sportiva dei giudici quando era altrettaneto risaputo  che le due strutture viaggiavano separate? Vabbè e sia: prendo  personalmente atto che per Correre fare una semplice telefonata  chiarificatrice per acquisire una informazioni necessaria . Ma è comunque passata un'idea degli  italiani master davvero parziale, a mio modo di vedere, non veritiera, oscura,  strumentale. Qualcuno della redazione di Correre, deve aver a quel punto  subodorato che l'attacco frontale con tutta l'artiglieria spianata sul  campo di battaglia fosse stato un pizzico eccessivo, e ha così aggiunto un  piccolo riquadro in calce all'articolo in cui si legge: "il  punto di vista degli organizzatori e le analisi dei dati di un'edizione  comunque unica dei campionati italiani master saranno l'oggetto della puntata di Monitor (la rubrica) di settembre". "Ah", mi dico "per fortuna un pò di equità nella valutazione della cosa".  Aspetto con trepidazione settembre e il nuovo numero di correre. Nel  frattempo mi interrogo su una cosa: ma se invece di parlare dei problemi  organizzativi si fosse parlato dei risultati, non sarebbe stato meglio  per tutto il mondo master? Invece no: il mondo master diviene sempre la sua  complessità come fenomeno e mai l'individualità delle prestazioni. Mi  vado così a vedere questa benedetta parola agli organizzatori... che  guarda caso è preceduta cronologicamente da un altro articolo di Werter  Corbelli sui numeri di Roma. Naturalmente non mancano i riferimenti  all'organizzazione e all'ulteriore colpa in pectoris di aver ostacolato, in  associazione esterna con il caldo torrido romano, il conseguimento di  risultati di livello elevato. Va bene tutto, dai, ma arrivare fino a  questo punto! Mi chiedo: Correre sostiene così il punto di vista di Corbelli e  quindi di Atleticanet (articoli comparsi uguali sul medesimo sito)? Sarebbe una notizia per tutti... anche e  soprattutto per i master.
Dopo aver saputo qualche giorno fa che nel nuovo numero di "Correre" si sarebbe parlato di pista master,  mi sono messo l'appunto di acquistarne una copia non appena fossi  passato davanti ad un'edicola. Detto-fatto, l'altro giorno presso un'area di servizio. Purtroppo è un periodo gramo  per la carta stampata: le notizie risultano e saranno sempre più vecchie  rispetto alla velocità "a curvatura"  che sta dimostrando la rete. Mi sono sempre chiesto quale potrebbe  essere il futuro della stampa periodica, divorata dalla velocità in cui sempre  più le informazioni viaggiano e con cui raggiungono direttamente il monitor  davanti a noi, contrapposto al vincolo di dover fare lo sforzo di  scendere dall'auto, tirar fuori l'euro, avere per le mani un futuro  rifiuto riciclabile di carta da dover utilizzare, leggere notizie  "vecchie" di almeno un giorno. Già, che futuro potrà mai esserci per i periodici? Fra qualche anno probabilmente avremo i nostri palmari a  schermo over-sized e le edizioni saranno tutte consultabili lì sopra:  con grande sollievo della foresta amazzonica. Ma nell'immediato? Quali  strategie porteranno avanti i tycoons dell'editoria per frenare  l'emoraggia di lettori più lentamente degli altri? Per... morire più  lentamente degli altri? A questi interrogativi ho dato la mia risposta.  Chi scrive deve trovare qualche soluzione che non esista già sulla rete:  qualche cosa di appetibile, inusuale, brillante. Fornire cioè una qualità di  informazione superiore a quella che si troverebbe su internet. La cronaca (per noi i  risultati delle gare, ad esempio) è già disponibile ovunque, non è  questo che cercano i lettori. Serve che qualcuno dia la propia opinione  di quello che è successo. Serve che qualcuno racconti  la realtà con le proprie parole. E tanto più l'opinione sarà equilibrata e  logicamente sostenibile, tanto più ci sarà interesse a leggere quelle  parole. E così i maggiori  quotidiani nazionali spesso campano più sui  "fondi" di personaggi famosi che vi scrivono, che sulla cronaca delle presente nelle pagine interne. E  tanto più il personaggio sarà coerente con le sue idee, tanto più quel  fondo troverà una corrispondenza con i lettori che poi vi si  identificheranno... e acquisteranno il giornale. Insomma, prendere posizione. Abbiamo bisogno che qualcuno dia forma e parole alle nostre idee, no? Come i cantanti trovano le corde per stuzzicare le nostre emozioni, così qualche giornalista trova la chiave per dar voce alla nostra rabbia, o alla nostra felicità, o alla nostra gioia. Tutto 'sto giro di parole per raccontare quello che mi è  successo. Abbiamo già parlato a suo tempo in lungo e in largo dei  campionati italiani master di Roma. Ci ritorno proprio a causa del mensile Correre, che passa come testata prima e senza avversari nel panorama giornalistico di settore. Il Wall Street Journal del podismo. Un'autorità in materia. Forse l'unica rivista patinata nel passato e al presente che tratta in qualche modo i master. Purtroppo a mio modo di vedere clamorosamente caduta sui master. Nel numero di agosto infatti  viene pubblicato un famoso pezzo di Werter Corbelli (articolista di  Atleticanet, nonchè presidente dell'Olimpia Amatori di Rimini) che andò  giù di clava e mazza ferrata contro gli organizzatori della manifestazione. Già  il titolo dell'articolo "Italiani Master: così non va", rappresentava un epitaffio, la scritta sul marmo della pietra tombale della manifestazione. Bocciata a prescindere evidentemente. Giù randellate su  randellate e tutto l'aspetto sportivo in sè, la grandeur di far parte  di una cornice come quella dell'Olimpico, la quantità di atleti, le  emozioni, le cose positive... tutto smantellato. Non è esistito: edizione fallimentare. Una babele,  disorganizzazione maxima, le uniche cose positive (il numero di iscritti) tutte derivanti da aspetti  contingenti (come gli stradisti laziali corsi in soccorso della manifestazione, altrimenti deprecabile). Ora, finchè la voce si fosse limitata a quell'area di quel sito  che è anche espressione precisa di una determinata corrente politica in seno  alla Fidal (penso che non ci sia nemmeno più tanto bisogno di  nasconderlo) non ci sarebbe stato nulla da obiettare. Ognuno esprime le  proprie opinioni e la propria visione della vita e si fa gli amici che  vuole, per carità. Lascia un pò  perplessi che una rivista con uno spessore e un lignaggio come Correre riesca a pendere tutta da una parte senza prima una  piccola verifica sulle informazioni. Ora, è noto che i ritardi del primo  giorno degli italiani furono dovuti a un inopinato caso del destino (ma visto che  siamo maligni, pensiamo pure male) per il quale i cavi che trasportavano  le fibre ottiche di tutto il sistema informatico furono tranciati tra  la nottata successiva al Golden Gala e la prima mattina dei Campionati Italiani Master.  Incidente, diciamo così. E  senza sistema informatico, poter gestire 3000 iscrizioni a mano diventa  alquanto difficile, non credete? Vi chiedo: davvero anche questa può essere una  colpa dell'Organizzazione come sostiene il citato articolo che  nell'apoteosi finale incredibilmente rinfaccia al predetto staff anche  la scarsa cultura sportiva dei giudici quando era altrettaneto risaputo  che le due strutture viaggiavano separate? Vabbè e sia: prendo  personalmente atto che per Correre fare una semplice telefonata  chiarificatrice per acquisire una informazioni necessaria . Ma è comunque passata un'idea degli  italiani master davvero parziale, a mio modo di vedere, non veritiera, oscura,  strumentale. Qualcuno della redazione di Correre, deve aver a quel punto  subodorato che l'attacco frontale con tutta l'artiglieria spianata sul  campo di battaglia fosse stato un pizzico eccessivo, e ha così aggiunto un  piccolo riquadro in calce all'articolo in cui si legge: "il  punto di vista degli organizzatori e le analisi dei dati di un'edizione  comunque unica dei campionati italiani master saranno l'oggetto della puntata di Monitor (la rubrica) di settembre". "Ah", mi dico "per fortuna un pò di equità nella valutazione della cosa".  Aspetto con trepidazione settembre e il nuovo numero di correre. Nel  frattempo mi interrogo su una cosa: ma se invece di parlare dei problemi  organizzativi si fosse parlato dei risultati, non sarebbe stato meglio  per tutto il mondo master? Invece no: il mondo master diviene sempre la sua  complessità come fenomeno e mai l'individualità delle prestazioni. Mi  vado così a vedere questa benedetta parola agli organizzatori... che  guarda caso è preceduta cronologicamente da un altro articolo di Werter  Corbelli sui numeri di Roma. Naturalmente non mancano i riferimenti  all'organizzazione e all'ulteriore colpa in pectoris di aver ostacolato, in  associazione esterna con il caldo torrido romano, il conseguimento di  risultati di livello elevato. Va bene tutto, dai, ma arrivare fino a  questo punto! Mi chiedo: Correre sostiene così il punto di vista di Corbelli e  quindi di Atleticanet (articoli comparsi uguali sul medesimo sito)? Sarebbe una notizia per tutti... anche e  soprattutto per i master.Chiaramente i risultati vengono liquidati in un trafiletto veloce dove si parla esclusivamente dei 5 o 6 ultra 60enni (per carità, meritevoli, ma come spesso accade dimenticati tutti quelli delle categorie più giovani) di cui per puro caso metà sono proprio dell'Olimpia Amatori di Rimini. L'ho già sentita questa società... Quindi sul 2-0, palla al centro, Correre decide di dare la parola finalmente agli "organizzatori" nella persona di Claudio Rapaccioni.
Chissà mai che in contropiede riescano quanto meno a mettere il golletto della bandiera. L'intervista (4 domande striminzite ad opera di Luca Landoni) invece di tutto parla, tranne che dei problemi organizzativi. Sembra quasi che il buon Claudio sia caduto dalle nuvole, abbia vissuto un'altra edizione di Campionati Italiani Master idilliaci in una dimensione parallela alla nostra e fosse rientrato tra di noi mortali da uno Stargate giusto qualche minuto prima dell'intervista. Ma come, Signor Correre: non ci aveva fatto sapere che avremmo sentito la "parola degli organizzatori"? Si intuiva e si auspicava che dopo gli attacchi ci sarebbero state le difese. Sarebbe stato eticamente corretto far sapere alle schiere di lettori le due campane: non penso che Correre voglia omologarsi al Tg4 o peggio ancora al Tg1. E invece di tutto l'organizzatore parla tranne del casus belli? Possibile che non gli sia stata chiesta una cosa così importante per poter dare la sua versione dei fatti e poter ribattere alle accuse che gli erano state fatte dalle pagine di una rivista di portata nazionale? Quindi, la partita per la rivista milanese dei podisti finisce 2-0: danno ragione ad Atleticanet . E Correre si schiera con loro.
 
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