28/05/09

Ve l'avevo detto: i c.d.s. ad un bivio

(foto dell'Assindustria PD dal medesimo sito) - Vi ricordate fino ad un paio di stagioni fa, quando per vedere i primi risultati di rilievo dell'atletica italiana si aspettava con trepidazione il lunedì successivo alla prima giornata dei c.d.s., per correre a sfogliare la Gazzetta? Ebbene, con i nuovi c.d.s. e l'annesso inusitato campionato parallelo del TOP CHALLENGE, ciò non avviene più per due ordini di motivi: il primo è che durante la prima fase dei c.d.s. "civili" non ci sono più risultati degni di nota (riducibili a 4/5 e a parte quelli dei lanciatori "over-35"), il secondo che il TOP CHALLENGE è stato disertato proprio da quelle società (civili) che hanno voluto la separazione delle carriere. Bella figuraccia da parte loro: probabilmente i fondi ottenuti con i piazzamenti nell'ultimo campionato di società sono stati investiti, NON nel favorire l'atletica giovanile, ma per comprarsi performanti atleti stranieri (o meglio comunitari) restringendo il budget per le trasferte ma per primeggiare tra le società civili.
Ora, da un primo sguardo alla recente manifestazione, sono mancate al TOP CHALLENGE la squadra campione d'Italia (l'Assindustria Padova), la Cento Torri e la Riccardi che la squadra patavina si erano giocate il titolo. Sicuramente una mancanza di rispetto nei confronti di chi ha rinunciato a tutto per essere emarginato a giocarsi "solo" l'accesso alla Champions League, come le squadre militari.
Domanda: ma per quale motivo si partecipa ad una manifestazione in cui si sa che anche un piazzamento che non sia il primo risultarà puramente platonico? Nei c.d.s. ci si difende dalle retrocessioni, si punta al miglior risultato "storico" della società, ci si giova la promozioni: nel TOP CHALLENGE ogni anno è a sè stante ed inutile se non per la prima società che andrà poi alla manifestazione continentale. E' esattamente (come ho citato in un precedente articolo) ciò che sta succedendo in Formula 1. Un giorno qualcuno, con l'avvallo di chi gestisce il baraccone, ha deciso di cambiare le regole. E così le varie macchinette che fino all'anno scorso erano delle semplici comprimarie, ora primeggiano sbeffeggiando chi ha investito centinaia di miliori di euro in più . Così per l'atletica: su atleticanet sono state pubblicate le dichiarazioni di alcuni dirigenti delle società che hanno partecipato alla farsa del TC: molte critiche e pochi elogi (e solo da parte di chi ha avuto un pò di prestigio riflesso). Un fallimento annunciato, insomma: non vedo come si possa poi gioire (e parlo dei c.d.s. "civili") di fronte ad un titolo nazionale di società vinto nella mediocrità di risultati (naturalmente rispetto ai vertici dell'atletica nazionale, visto che sicuramente ogni atleta dà il proprio massimo in ogni competizione)... ma tant'è, meglio ritagliarsi il proprio prestigio, il proprio carnet di popolarità (molto limitata e fine solo a sè stessa), vivere nel proprio orticello e gonfiare il petto di fronte alle piccole società.
Sapete cos'è successo adesso? Che le grandi società civili sono diventate esattamente come quelle società miltari da loro tanto criticate: razziano i ragazzini con l'unica differenza che non gli daranno un futuro sportivo (se non fino a 20 anni). La percentuale di veri talenti che si perderà nei rivoli di vie che è la vita, aumenteranno esponenzialmente perchè le società civili, per quanto ricche, non potranno fornire stipendi tali da poter professionalizzare indistintamente. E così l'atletica nostrana muore lentamente, diventando un esperimento scientifico in cui gli interpreti saranno soli atleti fino a 19 anni e... master. Già: spariti dalla faccia della terra i senior. Andatevi a vedere i risultati degli ultimi c.d.s., dove il numero di atleti di età compresa tra i 20 e i 35 si è ridotta al lumicino. La cosa più aberrante, comunque, non è stata la bramosia di notorietà di poche società civili, ma l'avvallo dato dalla Fidal affinchè il mostro di questi c.d.s. nascesse. E penso pure sotto ricatto elettorale, visto che basterebbero una 15 di società civili in Italia per tenere in scacco le altre 3000 (e questo per l'antidemocratico metodo elettrorale, per cui una società civile che ha i soldi per concorrere ai vari campionati di società può valere anche 100 piccole società, anche e soprattutto in barba al numero di tesserati, ma solo ed esclusivamente in virtù del budget a disposizione).
Ora, come detto in altro articolo, attenzione ad umiliare troppo le società militari, perchè ne si rischia la chiusura. Il periodo storico sembra essere quello più propizio per "tagliare" fondi, risorse, personale. E l'atletica d'elite, volenti o nolenti, la fanno loro. Poi, una volta che inizieranno a sparire le squadre militari, ve la dò io l'atletica delle "grandi società civili"!
Quel che mi fa specie, è poi la chirurgica manipolazione del regolamento: veramente una chicca. Già un anno e mezzo fa lo denunciavo da queste pagine, presagendo quello che sarebbe stato il risultato. Le società civili hanno fatto pressioni su due fronti: contro le società militari (vinto), e contro le società che non avevano un settore allievi (vinto pure questo) e che si fondavano sulla presenza di un grosso sponsor. Di fatto alcune società civili che lottavano in Oro, oppure diversi CUS o qualsiasi altra società che per i più disparati motivi non manteneva il settore giovanile ma optava per un'attività di vertice (per il prestigio, perchè no?) PAGANDO i propri atleti, è stata costretta a chiudere o a ridimensionarsi prima della chiusura. La postilla degli allievi, introddotta falsamente come un'innovazione, in realtà è un enorme trappola dentro cui molte società sono naufragate. Dal punto di vista sportivo una maialata senza precedenti: è esattamente come se 3 o 4 squadre di calcio, di media classifica in serie "A" domani si svegliassero e riuscissero a far approvare un regolamento che cancellasse tutte le società che le stavano davanti. Trovando mille regolucce che ad una ad una togliessero ogni ostacolo sul loro percorso. Per farlo però, come una gigantesca rete a strascico, hanno devastato l'atletica italiana. Oggi portano il loro pesce spada sfavillante al mercato ittico, non prima però di aver buttato a mare le balene, i delfini e tutti quei pesci che per la loro avidità hanno ucciso con le loro sciagurate reti, ma che evidentemente non avevano lo stesso valore del loro prestigio. Io quel pesce spada non lo comprerei. Puzza.

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