18/06/13

Misterbianco e il segreto svelato dell'Area 51

L'atletica è prima di tutto sogno. O la "speranza" che si possa andar più forte, o più lontano, o più in alto. Si vive sportivamente tendendo a qualche cosa di meglio, che arriverà prima o poi, se... se... se... E tutti sono convinti di poter un giorno migliorare, o ritrovare le condizioni della miglior gara per migliorarsi ancora. Spesso invano, lo so. Ma quel tendere ci frega tutti irrimediabilmente. Riflettevo su questa cosa dopo esser stato a Misterbianco, sobborgo ai piedi dell'Etna, in quella che il mio amico Valerio Bonsignore considera la città potenzialmente più completa d'Europa, Catania. Avvezzo alle piste "veloci" del nord Italia, ho voluto calcare con piede una delle tappe obbligate del Gambero Rosso dello sprintismo italico. Lo dico subito: fantastica esperienza sportiva. Naturalmente è per chi, come me, di fronte ad un quesito tipo: "preferiresti correre un 10"99 sui 100 ventoso o 11"01 regolare?" sceglierebbe tutta la vita il ventoso. Questione di apparenze effimere. Perchè privarsi di queste piccole ed effimere soddisfazioni che durano il solo lasso di tempo dell'attesa del dato del vento? Preferisco così e non ho voglia di convincere nessuno. Sono considerazioni personali. 

Torniamo a Misterbianco. Nel recente passato molti atleti anche di grido dello sprint azzurro, hanno riportato tempi fotonici su questa pista. Il perchè è presto spiegato, anche se c'è chi, come suggerito dai Servizi Segreti dell'Umana Invidia, come al solito vede piste più corte, rettilinei in discesa, cronometraggi gestiti da loschi figuri, anemometri truccati... la nuda e cruda verità è che a Misterbianco ci sono le condizioni ideali per correre una gara di sprint. A partire da un tasso di umidità che non troverete mai in Pianura Padana, se non qualche minuto dopo un terrifico temporale. Lo sprint passa in primis per il tasso d'umidità, poi, dopo, per la direzione del vento. Quello che Tilli chiama "Er metro cubbo de aria". Gola secca da arsura, umidità assente. Poi il caldo, che chiaramente non ha paragoni al Nord. Il vento viene dal mare al pomeriggio, e la pista è direzionata verso l'Etna, che voi vedrete ingigantirsi mentre correte verso il traguardo. Quindi vento a favore, senza umidità e infine... la pista velocissima. Dura, sportflex di ultima generazione: certo, le righe sono intuibili allo stato attuale, ma chi se ne frega. Correndoci si spinge davvero tanto. E infine l'impianto nuovo... vi dico la verità: non me lo aspettavo proprio. 

Quindi, è presto detto: ben vengano le piste superveloci, se non altro per un aspetto di uno sport che in Italia sembra debba essere necessariamente sacrificato: lo spettacolo. In Italia si corre contro vento quasi sempre, con organizzazioni delle gare super-burocratizzate, giudici che si interessano di aspetti organizzativi anzichè tecnici (possibile che nessuno riesca a togliergli dalle mani queste funzioni, limitandone la funzione al solo ruolo di "giudice" nella gara e non della gara e di tutto quello che gli gira intorno?); bizantinismi sulle formalità di iscrizione, nelle conferme iscrizioni, negli orari... Pensateci bene: le gare di atletica in Italia vengono organizzate non per permettere agli atleti di andar forte, ma per gli organizzatori per poter dire: "ho organizzato una gara". Non ci sono evoluzioni sostanziali, migliorie che le tecnologie odierne consentirebbero... la cosa fondamentale è consentire di consegnare le migliori condizioni di gara per gli atleti. Tra queste naturalmente, è chiaro, c'è la location. 

In Italia chi ottiene tempi degni di nota nello sprint a Donnas, a Rieti, o Misterbianco (ultimamente anche a Gavardo), è comunque tacitamente (o meno) accusato di qualche forma di truffa. Le piste taroccate sono un must, perchè implicherebbe una premeditazione che parte addirittura dai progetti della pista... come se una qualunque azienda che produce piste di atletica possa vedersi bruciare la credibilità sul mercato per aver costruito piste più corte... si brucerebbe la credibilità e la possibilità di venderne in seguito. Rischiare il crac economico per far correre più veloci? E' ridicolo. Chiaramente potrebbero arrivare allora gli "omologatori" della pista corta convinti dell'illecito... ma l'organizzazione criminosa inizierebbe a prendere dimensioni fuori controllo poco credibili. Per cosa? Perchè la gente vada veloce? 

Che poi l'atleta corre e basta, che colpa ha? Stranamente negli Usa, dove evidentemente non se ne intendono di sprint, quelle gare le vanno a cercare e a proporre addirittura per un meeting della Diamond League, come Eugene. In Italia, invece, Donnas (primo esempio "storico") è vista da molti come una sorta di truffa legalizzata... perchè? 

Molti atleti di punta di sicuro non si presentano per non essere tacciati di qualche forma di aiuto o scorciatoia: mi sembra una scemata legalizzata la mancata loro partecipazioni piuttosto che la location che facilita le prestazioni. La pista è di 400 metri esatti, il rettilineo di 100 metri, l'anemometro funziona benissimo... e allora perchè scandalizzarsi se si va veloci anche col vento a favore? 

Se Eugene fosse stata in Italia, invece che dire "Porca Vacca Brianna Rollins 12"39 sui 100hs con 1,7! 9^ all-time! Fantastic!" avremmo detto "Brianna Rollins è andata a farsi il tempo col vento a favore... facile così... avranno taroccato l'anemometro... di sicuro c'erano condizioni ideali...". Una cultura dello spettacolo, contro una cultura da sfigati burocratizzati. L'atletica è quindi antitetica allo spettacolo che una prestazione, benchè viziata da condizioni meteo favorevoli, può dare? E se invece di continuare a gareggiare in quelle condizioni sfavorevoli, gli atleti fossero al centro dell'attenzione, e fossero messi nelle condizioni di "andare veloci"? Le location, i rettilinei rivolti a favore di vento (anche col rischio trascurabile che una maggiore percentuale di gare venga annullata), gli orari con condizioni meteo favorevoli, magari gli orari già definiti ante quo, un programma gara meno intenso (inutile creare un programma con 13 gare col rischio di andare di fretta o sforare... meglio poche, ma ben organizzate). Naturalmente penso alla Lombardia, ma ogni regione ha le sue problematiche... spesso anche di carenza di materia prima. 

Concludo così: inutile incazzarsi e farsi il sangue amaro se un avversario va forte a Misterbianco, Donnas o Rieti. Bisogna andarci. 

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