20/06/13

A noi interessa Veronica Campbell Brown (e non Schwazer)

Ho voluto fare un esperimento, ovvero postare su facebook la notizia dei cinque indagati (tra i quali esponenti della Fidal) da parte della Procura di Bolzano collegati al Caso Schwazer e il caso di Veronica Campbell Brown, per verificarne le reazioni. Ebbene, un'analisi non statistica quindi non dotata di fondamenti scientifici, ma esclusivamente dedotta dalla quantità e qualità delle reazioni lette ai post comparsi sulla mia bacheca, sembra lasciar trapelare degli strani fenomeni di tendenza, ovvero che VCB interessi più di Alex Schwazer, e che le "cose jamaicane" interessino più di quelle italiane.

Si son lette contro VCB insulti inusitati, sprezzanti, una cattiveria davvero spinta. Nel frattempo mi chiedevo: ma quante medaglie VCB ha portato via alle sprinter italiane con la sua "positiva" presenza per scatenare un tale putiferio? Viste le reazioni, presumo a manciate, anche se francamente ammetto di non ricordarmi i nomi delle nostre atlete defraudate. Del resto è la medesima reazione ad ogni caso di doping: si parte dalla gogna, passando per le impiccagioni pubbliche, agli insulti veri e propri. Per carità, nessuno difende la pratica del Doping, ma ogni tanto mi trovo a pensare che se la stessa verve e partecipazione la si mettesse nelle vicende pubbliche italiane, probabilmente adesso staremmo vivendo un altro periodo storico-politico-sociale magari purificato dalla tossine di illegalità. 

Ciò che mi sorprende è l'assoluta (quasi) noncuranza generale circa un comportamento che, se provato dagli inquirenti anche in sede dibattimentale, sarebbe la pietra tombale di questo sport. Del resto Sandro Donati fa furore per libri che dovrebbero far tremare i palazzi dello sport, ma invece poi rimane tutto a livello di mandibole cascanti, senza che nessuno dei citati che nel frattempo ha magari fatto una carriera dirigenziale o politica, si degni di nascondersi o dimettersi. Ma come: tu sei arrivato a quel punto grazie allo sport per il quale avevi barato, e nonostante la cosa sia nota, non te ne vai? Incredibile visto Oltralpe, ma in Italia è noto di come si sia alzata l'asticella della tolleranza verso chi delinque. 

I 5 indagati "silenziosi" potrebbero tramutarsi quanto meno in una spallata alla credibilità del Sistema Atletica. Ormai credo pedissequamente al verbo di Sandro Donati (che vorrei un giorno come Presidente della Fidal) dal quale, astraendo un consuntivo dai suoi scritti sull'atletica italiana (e su molti altri sport) degli ultimi anni, si può dedurre che proprio l'atletica italiana, alla fine, sia sempre stata più o meno come quella di oggi. Ovvero è normale produrre uno o due fenomeni ogni decade (che vincono le medaglie), mentre in un certo periodo quei fenomeni sono diventati due o tre... per anno. Il "come" si siano impennate il numero di medaglie è certificato in due libri contro i quali nessuno si è azzardato a dire "ehm...". Non ci sono nemmeno "tesi" complottistiche: ci sono fatti, nomi e cognomi. Un'organizzazione che per autoperpetrarsi ha voluto, o dovuto, ricorrere a delle scorciatoie. Ma nonostante questo, la cosa non indigna come dovrebbe, non causa reazioni a catena che innestino circoli virtuosi per il ritorno alla legalità. Il passato è stato intombato. Vien un pò da ridere, oggi, pensare che la sorte dei Presidenti Federali dipenda sempre proprio dalle medaglie internazionali piuttosto che altri aspetti e valori che lo sport dovrebbe traghettare. Più che il medaglismo, sarebbe da perseguire un proselitismo sano (e non gonfiato in maniera artificiale dai meccanismi di tesseramento); quindi il successivo "contenimento" delle emorragie di tesserati dall'atletica; ancora: l'aumento degli standard con cui vengono organizzate le gare, ovvero il trattamento di tutti i tesserati. I risultati arriveranno alla fine, magari aspettando un pò di più, ma dopo aver costruito una casa dalle fondamenta solide. Oggi tutto traballa, per colpe che si tramandano da mandato a mandato, e che si traducono nella massimizzazione dell'atletica di vertice (con le derive che ormai tutti conosciamo), piuttosto che con una politica educativa e valoriale a 360° gradi. Vabbè, fantascienza: lo sport agonistico come fonte educativa, oggi, sembra più un ossimoro che una speranza. 

Torniamo all'ultimo caso, ovvero l'iscrizione nel registro degli indagati (penso si sia ancora nella fase delle indagini preliminari) di 5 persone, alcune delle quali appartenenti al cuore stesso della Fidal (meglio precisare: non questa di adesso, e non so nemmeno quanto a quella passata). Penso che il Gip non si sia ancora espresso, quindi probabilmente la loro posizione potrebbe essere ancora archiviata. Però la teoria accusatoria della Procura disegna un quadro non certo edificante. Attenzione: non si parla negli articoli comparsi sulla stampa di ruoli attivi nella commissione dei reati contestati, ma apparentemente passivi, omissivi. Qualche occhio chiuso di troppo, controlli e sollecitazioni non eseguite con tempestività. Insomma, il necessario per far ritenere alla Procura che i comportamenti omissivi fossero in realtà "voluti" (l'elemento psicologico sarà stato chiaramente l'elemento investigato). Le difese di solito in questo caso hanno più spazi di manovra. Per cosa tutti questi comportamenti sarebbero stati tenuti è presto detto: far vincere ad Alex una medaglia. Non c'è scritto, ma non si spiegherebbe altrimenti. semplice deduzione. 

Questo lascia lo spazio a successive considerazioni, no? Perchè un medico, o un responsabile di un'area dell'antidoping della Fidal dovrebbe consentire di vincere una medaglia illecitamente? Cosa gliene sarebbe venuto in "tasca"? Il passo è breve, e si arriva ad ipotizzare il "Sistema", che sarebbe la cosa di gran lunga peggiore di tutte. Magari costruito non su una funzione attiva verso la pratica del doping, ma, appunto, omissiva. Omettere è sempre meglio che commettere. Nel ciclismo sembra che le dinamiche siano proprio queste: una tacita conoscenza dei fenomeni di doping da parte dei responsabili dei team ciclistici, in cui si demanderebbero le profilassi ai circuiti informali intessuti dai singoli atleti. Così il team diviene vittima (benchè ne sia consapevole) e il ciclista di turno viene impallinato e messo alla gogna senza sporcare troppo la maglietta che indossa. 

Concludo: ma 'sto doping lo si combatte davvero insultando Veronica Campbell Brown mentre dall'altra parte nulla ci tange di ipotesi gravissime avanzate dalla magistratura? Mi sa che il doping prima di essere una truffa di natura personale, sia una carenza di legalità culturale. Se tutti gli organismi che ruotano attorno agli atleti sono "legali" e votati alla correttezza, che dite? Non sarà più difficile sfuggirgli? 

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