23/07/11

Sacramento, mondiali master: 10^ giornata, ultima pioggia di medaglie (virtuali)

(nella foto, Alberto Zanelli impegnato nella 4x400 M45) - Mi manca ancora una giornata per terminare il report dei campionati mondiali master, che si sono svolti a Sacramento. Nel frattempo sono stato assorbito da una moltitudine di "distrazioni" italiche che mi hanno fatto procrastinare il report dell'ultima giornata. Ecco quindi quello che è successo a livello agonistico (sembra che a livello organizzativo lo staff sia andato in palla), in quella che era la giornata riservata principalmente alle staffette e alla maratona. Solo piccola divagazione: dopo l'oceanica edizione di Riccione '07, Lahti si è dimostrata in grave flessione per quanto riguarda la partecipazione del movimento internazionale master (la scelta della città, in cima alla Finlandia con scarse opportunità recettive hanno fatto da grande selezionatore); Sacramento parimenti ha preservato il trend recessivo, benchè qualitativamente i risultati si stiano notevolmente innalzando. E' quindi l'ora che anche gli organismi internazionali master si rinnovino nelle idee e nelle persone: che curino di più gli aspetti organizzativi. Magari involontariamente, ma la scelta di Riccione, nella tarda estate italiana, fu un volano incredibile in Europa: i tedeschi invasero le coste romagnole in massa; stessa cosa per inglesi e francesi. La scelta logistica deve sposarsi con quella prettamente ricettiva. A Riccione vi erano alberghi per tutte le tasche. A Lahti c'era chi doveva farsi 80 km in treno quotidianamente per arrivare allo Stadio. A Sacramento non c'erano nemmeno i bagli e gli spogliatoi...

Parlando di sport: nelle staffette azzurre ai mondiali, con quelle di Sacramento si sale a 78 partecipazioni (tra 4x100 e 4x400, sia maschili che femminili). 56 maschili e 22 femminili. 45 le 4x100 e 33 4x400. Lo score totale porta a 37 medaglie, di cui 9 d'oro (4 nella categoria M40: 3 volte la 4x100 e una 4x400). Dopo tre edizioni di mondiali consecutive, non si vince l'oro da parte di nessuna delle staffette schierate, benchè si guadagnino ben 5 medaglie. 5 come a Lahti, mentre a Riccione furono addirittura 15. 6 a San Sebastian. Quindi quarta posizione nella classifica delle medaglie nelle staffette. Seguono le prestazioni degli italiani dell'ultima giornata (più gli ostacolisti) in ordine di piazzamento. Le staffette purtroppo non sono state premiate con le sudate medaglie... per l'esaurimento delle scorte. Altro punto in meno per l'organizzazione.
  • maratona maschile M40 - argento2h36'35" - Alfredo Norvello - Sono ben 1332 le presenze degli italiani nella maratona ai mondiali, fra tutte le categorie. 48 le medaglie vinte, di cui solo 14 d'oro. Nella categoria M40, 313 le presenze, e 4 medaglie con quella di Novello. Meglio di lui, nella storia dei mondiali, ha fatto solo Renato De Palmas a Christchurch in Nuova Zelanda nel 1981. De Palmas ottenne un pazzesco 2h19'34" che è la miglior prestazione mai ottenuta da un master in una maratona valida per un campionato internazionale. La prestazione cronometrica di Norvello è la 12^ italiana di sempre ad un mondiale (nella categoria), dove detiene anche la 13^ con 2h38'37" con il quale chiuse 8° a Riccione nel 2007. Proprio a Riccione Alfredo vinse l'oro nel compound a squadre della maratona. 
  • 4x100 W35 - argento52"74 - Nonostante l'avvio stentato, l'italia W35 (quella più forte della storia dei mondiali master) porta a casa pure la medaglia della 4x100: due medaglie su due quindi nelle staffette. Emanuela Baggiolini, Flavia Borgonovo (le due uniche W35), nella squadra completata da Gigliola Giorgi e Chiara Ansaldi. Settima partecipazione di una squadra W35 nella staffetta veloce e sesta medaglia: due argenti e 4 bronzi lo score con Sacramento. Se si parla solo di Mondiali master, invece, questa è la terza partecipazione italiana, dopo due bronzi. E' quindi la miglior prestazione ottenuta ad un mondiale, questo nonostante sia cronometricamente la 5^ prestazione di sempre (su 7) della staffetta azzurra.
  • 4x400 W35 - argento: 4'06"27 - L'italia è all'ultima giornata e si affida a chi c'è sul campo. Così a sorpresa si presenta in prima frazione Flavia Borgonovo, seguita da Gigliola Giorgi, Giusy Lacava ed Emanuela Baggiolini. Secondo posto e nemmeno tanti gli USA padroni di casa con 4'03"60. Quarta volta che ad un mondiale viene presentata la 4x400 W35 e quarta medaglia: tre argenti e un bronzo. A San Sebastian il miglior tempo: 4'02"58. Naturalmente c'è da dire, che più lontani si va dall'Italia, più è difficile costruire le staffette, soprattutto quelle del miglio. Di fatto le prime 4x400 italiane femminili (di ogni categoria) ai mondiali master si sono iniziate a vedere solo nel 2005 a San Sebastian. Da allora il totale è salito a 9 e nessuna di esse ha mai vinto, nemmeno a Riccione '07, la manifestazione apicale del movimento master italiano. 6 medaglie (5 argenti e un bronzo) su 9 caps per le azzurre di ogni età. 
  • 4x400 M45 - argento - 3'32"63 - quinta presenza di questa quadriga M45 nella storia dei mondiali master e seconda medaglia. Squadra formata da Roberto Amerio, Paolo Bertaccini, Alberto Zanelli e Mauro Graziano. Soprattutto miglior tempo mai ottenuto da una 4x400 azzurra in un mondiale. Una sola la medaglia conquistata in questa specialità oltre a quella di Sacramento: il bronzo di Riccione '07 conquistato da Bianchi, Vismara, Andreutto e Zamagni. 
  • 4x100 M45 - argento: 45"39 - 8^ volta che si presenta una staffetta veloce M45 in una manifestazione internazionale tra i master (mondiali ed europei). Secondo tempo di sempre, dopo il 44"24 che nel 2007 portò all'oro mondiale a Riccione. Quarta medaglia di sempre, ma primo argento (un oro, un argento e due bronzi fino ad oggi). Terzo mondiale invece: oltre all'oro di Riccione e l'argento di Sacramento, si conta anche il ritiro a Lahti 2009. La squadra americana era composta da Roberto Amerio, Paolo Bertaccini, Alberto Zanelli e Mauro Graziano
  • team maratona maschile M60 - argento12h21'04" - Fernando Olezzi, Claudio Bertucci, Renzo Deodari - nella 39ima volta che l'Italia riesce a completare una formazione nella maratona, arriva un argento. Ma si son vinti anche 14 ori nella storia dei mondiali master. In generale, 27 volte si è andati a medaglia, cioè il 70% delle circostanze. E' la terza volta che il team M60 viene schierato ad un mondiale.
  • 4x100 M40 - bronzo: 44"52 - Acciaccaferri, Camaschella, Chiapperini e Barcella e arriva il bronzo nella staffetta veloce. 44"52. 32^ staffetta italiana 4x100 maschile ai mondiali master, la M40 è un pò come il 4 di coppia italiano nel canottaggio. Un miniera di medaglie. Tre titoli mondiali e il bronzo di Sacramento fino ad oggi, nelle 6 presenze fino a oggi registrate. I tre ori tutti conquistati con prestazioni sotto i 43". L'Abbagnale della situazione è Marco Ceriani, che in tutte e tre le staffette d'oro è stato presente (San Sebastian '05, Riccione '07 e Lahti '09). Graziano e Zanelli, invece, due presenze. 
  • 2000siepi - bronzo: 7'42"45 - Maria Domenica Manchia - mondiali incredibili per la Manchia, che in quattro gare si porta a casa 4 medaglie: 3 ori e un bronzo. L'ultima medaglia in ordine di tempo per accomiatarsi dai mondiali è il bronzo nei 2000 siepi. 8^ medaglia nella storia dei 2000 siepi femminili per una W35 in tutte le manifestazioni master. La 4^ se parliamo solo dei mondiali. L'unico oro mondiale fin'ora vinto tra le W35 è stato quello di Veronica Chiusole a Riccione nel '07. 
  • maratona maschile M75 - 04^: 4h44'51" - Oliviero Montanari - Sfortunato 4° posto per Montanari, arrivati a 9' dal bronzo. A Riccione Montanari fu 13° negli M70. Sei le presenze di un M75 italiano ai mondiali master, e 4 medaglie con l'oro di Sergio Agnoli a Brisbane nel 2001. 
  • 4x400 M40 - 04^: 3'31"40 - decima presenza della 4x400 M40 ad una manifestazione internazionale master, quinta di un mondiale. Il carnet parla di un oro (a Riccione nel '07), un argento (a San Sebastian nel '05), e il bronzo di Lahti nel 2009. L'Italia vanta una staffetta addirittura risalente alla seconda edizione dei mondiali master, quelli di Goteborg del '77: 6^. Da allora un lungo buco di quasi 30 anni, prima della citata edizione di San Sebastian del '05. A Sacramento la formazione composta da Pierluigi Acciaccaferri, Gian Luca Camaschella, Paolo Chiapperini e Edgardo Barcella rimane giù dal podio per la seconda volta nella storia. 
  • 4x400 M50 - 04^: 3'49"03 - rimane fuori dal podio anche il quartetto M40, composto da Claudio Rapaccioni, Alessandro Cipriani, Alessandro Manfredi ed Ettore Ruggeri. Terza presenza italiana nella staffetta M50, che nelle due precedenti uscite era giunta 4^ a Riccione (nel '07) e sesta a Lahti nel 2009. Il tempo è comunque il più veloce dei tre tabellati nelle ultime tre edizioni di campionati mondiali master. 
  • 100hs maschili M60 - 05^: 18"14 (-0,3) - Antonio Montaruli - 26° caps ad un mondiale per Antonio (Il Giudice) che vanta nel proprio personale palmares un oro (nella 4x400 M60 a Lahti) e due bronzi (nei 100hs a San Sebastian nel 2005 e quello sui 300hs proprio a Sacramento). 4^ finale mondiale (su 5 partecipazioni) sugli ostacoli alti per Montaruli, che risulta essere uno dei reduci di Buffalo, edizione del 1995 dei mondiali. Allora era presente sui 110hs M45, dove uscì in semifinale. Nel binomio ai mondiali master, non è stata mai vinta una medaglia: la miglior prestazione è quindi quella di Enzo Bertolissi e dello stesso Antonio Montaruli, entrambi quarti: il primo a Gateshead nel 1999, il secondo a Lahti nel 2009.
  • 80hs femminili W50 - 05^: 13"85 (-1,9) - Carla Forcellini - di Carla Forcellini abbiamo parlato ampiamente e diffusamente ad ogni medaglia d'oro che le arrivava dall'asta. 19 i suoi caps ai mondiali all'aperto, e 3^ presenza sugli 80hs, con un quinto posto che uguaglia il 5° rango conquistato a Lahti nel 2009. A San Sebastian nel 2005, Simonetta Martelli conquistò l'unica medaglia nel binomio: fu argento con 13"89.
  • 3000 siepi M35 - 05°: 9'55"21 - Sabino Gadaleta - esordio in maglia azzurra master per Gadaleta con un buon 5° posto. E' la terza prestazione di sempre di un italiano ad un campionato internazionale master (europeo o mondiale) su 16 prestazioni tabellate. Ai mondiali solo un bronzo il bottino di medaglie tra gli M35 (Riccardo Baggia a Riccione '07), quindi il risultato di Gadaleta.
  • 2000 siepi W40 06°: 8'37"37 - Giusy Lacava - sorprendente esordio sulle siepi per Giusy, abituata a ben altre specialità. 21 caps ai mondiali (tra prove singole e staffette) per lei, e seconda prestazione di sempre, dopo il 5° posto ottenuto nei 400hs proprio a Sacramento. Specialità, quella nel binomio W40/siepi, ricca di medaglie nel passato: un oro, un argento e un bronzo nelle 7 presenze ai mondiali. L'unico massimo alloro mondiale appartiene a Samia Soltane a Riccione '07.
  • 110hs maschili M45 - 06^: 19"14 (-2,9) - Roberto Amerio - 53° caps con la maglia azzurra-master per Amerio, dove i due ori conquistati fino ad oggi sono quelli nei Master Games di Malmoe nel 2008 su 110hs e 400hs. 9^ partecipazione sui 110hs, e nona finale con due medaglie: oltre all'oro di Malmoe c'è l'argento a Lubiana nel 2008. Quarto mondiale per Roberto, e... curiosità: in tutti e 4 mondiali Amerio è arrivato 6°. 
  • 3000 siepi M50 07°: 11'45"10 - Antonio Sotgia - terza presenza di Antonio Sotgia ai suoi secondi mondiali master (quarta totale) e miglior piazzamento di sempre. Nessun italiano M50 ha mai vinto una medaglia nel binomio M50/siepi ad un mondiale. La miglior posizione rimane il 4° posto di Rosario Ruggiero a Lahti nel 2009. Per Sotgia la terza prestazione di sempre su 18 partecipazioni di atleti italiani. 
  • 110hs maschili M40 - 07^: 17"60 (-2,8) - Gian Luca Camaschella - Camaschella arriva alla 15^ maglia azzurra-master, e terza presenza in una manifestazione master sui 110hs (era presente su questa specialità sia a Lubiana che Lahti). A Riccione, nel 2007, uscì in semifinale, quindi prima finale mondiale sugli ostacoli alti. 9 i finalisti nel binomio nella storia dei mondiali master, con la miglior prestazione ottenuta da Alessandro Petroncini a Riccione '07. A parte il bronzo, 7 volte su 9 gli italiani sono arrivati o sesti o settimi. 
  • 80hs W40 07°: 14"04 - Chiara Ansaldi - dopo aver passato le forche caudine delle batterie (si qualificano in 8 su 9 atlete presenti complessivamente), mesta chiusura in 7^ posizione su 7 atlete presentatasi in finale per la Campionessa Del Mondo del Lungo. 
  • maratona maschile M65 - 09°: 4h01'48" - Alfredo Stella - 18 i caps per Stella ai mondiali e probabilmente uno dei decani dell'attività master internazionale. Il 9° posto è la miglior posizione ottenuta in una storia che  iniziata 20 anni fa, a Turku, in Finlandia nel 1991. 6 le maratone mondiali disputate. 50 le maratone corse da M65 ai mondiali, e due ori: le due leggende Agnoli e Acquarone, rispettivamente a Myiazaki nel 1993 e a Durban nel 1997. 
  • maratona maschile M60 - 12°: 3h42'24" - Fernando Olezzi - esordio ad un mondiale per Olezzi con un buon 12° posto. 82 le presenze italiane ai mondiali nella categoria M60 nella maratona con 4 medaglie. L'unico oro fu vinto da Luciano Acquarone a Turku nel 1991. 27^ prestazione di sempre ad un mondiale per un italiano da parte di Olezzi. 
  • maratona maschile M65 - 13°: 4h32'34" - Angelo Balassini - esordio ad un mondiale per Balassini e 13° rango. 
  • maratona maschile M60 - 18°: 4h09'34" - Bertucci Claudio - secondo mondiale dopo quello di Riccione nel 2007, dove finì 79°, ma come M55. Allora corse qualche secondo più lento della prova californiana: 4h09'43".
  • maratona maschile M60 - 20°: 4h29'06" - Renzo Deodari - quarto caps ad un mondiale per Deodari, presente sia a Riccione che a Lahti. La 20^ posizione è il suo miglior piazzamento di carriera ad una manifestazione internazionale master. Netto miglioramento dalla maratona di Lahti dove giunse 52° con 4h44'37".

Mondiali Militari: oro per La Mantia e super-argento per Borsi: 13"08 sui 100hs

Nella quarta giornata dei mondiali militari, non ce ne voglia Simona La Mantia, la cui classe era indubitabilmente superiore a quella delle concorrenti, ma l'impresa l'ha sicuramente fatta Veronica Borsi. Impresa perchè parliamo di un risultato "pesante" statisticamente. 13"08 sui 100hs. 0,3 il vento a favore e argento, a 13 centesimi dalla vincitrice Alina Talay. E le liste all-time dei 100hs italiani vengono sconquassate ancora una volta in questo 2011. Marzia Caravelli in questa stagione ha siglato due volte 13"05, scrollandosi di dosso Patrizia Lombardo con la quale condivideva a 13"10 la quarta piazza di sempre e avvicinandosi pericolosamente a Margaret Macchiut, issatasi nel 2006 fino a 13"03. Il 13"08 fa irrompere la Borsi al quinto rango all-time (quest'anno era scesa al 6° con 13"17 a Firenze) facendo così scendere la Lombardo al sesto posto. E' anche il 14° risultato di sempre contando tutte le prestazioni (8 di Carla Tuzzi, 2 per Micol Cattaneo e Marzia Caravelli e 1 per Margeret Macchiut). Nella stessa gara della Borsi, quinta proprio Micol Cattaneo con 13"32 ma con un tempo di reazione (0"262) da "dormita" letterale: bastava partire con un normale 0"170, per correre in 13"23/13"24 e ottenere la propria miglior prestazione stagionale, che varrebbe così il ritorno definitivo sulla scena nazionale. Ma diciamo che ci siamo ormai.

Per la Borsi il ritorno in condizioni ottimali, dopo che l'omegawave era scesa proprio in corrispondenza del massimo appuntamento nazionale (del resto correva forte già da due mesi). Il tempo vale anche come limite "B" per Daegu, che adesso condivide con Marzia Caravelli, e... qui ora sorge un dubbio amletico. Le regole IAAF per i mondiali (che trovate qui) parlano chiaro: due atleti col limite "B" non possono partecipare ai mondiali per una nazione. Possono essere convocati, certo, ma uno solo può partecipare. I criteri individuati dalla Fidal (li trovate qui) ribadiscono questo concetto: va un solo atleta! Ma per la Fidal... non andrebbe nè la Caravelli, nè la Borsi perchè sono (più o meno) una 28^ e l'altra 31^ (scremato il plafon di atlete americane, giamaicane, inglesi e francesi) ed entrambe nate prima del 1988... stai a vedere così, con una regola così assurda inserita dalla nostra Federazione, nata solo ed esclusivamente per evitare contraccolpi mediatici (sul numero di atleti usciti nei primi turni e non arrivati alla finale, per esempio) creata al fine di evitare pericolosi conteggi a fine manifestazione che sono sempre molto fastidiosi), non solo non ci si porrà il dubbio su chi andrà, ma proprio non andrà nessuna. L'ho già detto da qualche altra parte in questo sito: la Caravelli merita il posto nonostante questa regola limitativa assurda: 1- per aver vinto lo scontro diretto; 2-  per gli attuali 3 centesimi in meno; 3- per il figurone che ha fatto agli Assoluti, dove ha doppiato il titolo, e 4- per aver costituito una delle poche ma belle immagini che ha dato lustro sulla stampa all'atletica italiana negli ultimi tempi. Così, speriamo che una delle due ottenga il limite "A" (12"96... sarebbe anche il record italiano di un centesimo!) e ma che vengano portate entrambe a Daegu, lasciando a casa magari qualche accompagnatore che costano... uguale. 

Come si diceva prima, nella terza giornata invece si era intascata l'argento Simona La Mantia con un normale (per lei) 14,19 (0,2 il vento): vittoria di soli 8 centimetri sulla brasiliana Keila Costa (14,11). Ma insomma, quello che contava era il "medaglione". Stranissimo però vedere un'atleta italiana di primissimo piano partecipare ad un mondiale militare , che con tutta la buona volontà di questo mondo, è una manifestazione non certo tra quelle più ambite ma soprattutto... ad un mese dai mondiali (quelli veri)! "Ragion di Stato" è giusto ricordare, perchè son atleti pagati dai contribuenti. Peccato che i mondiali militari non abbiano quel ritorno d'immagine che potrebbe far apprezzare al contribuente l'impresa. Pensavo ingenuamente che gli atleti più forti in Italia, dopo gli italiani assoluti, pianificassero l'appuntamento di Daegu con calma, scegliendo al limite un paio di meeting internazionali europei (giusto per non dover adattarsi a due fusi nel giro di due settimane, scombussolando l'organismo). Ma, come dicevo, queste considerazioni fanno parte della mia ingenuità.

Ed Emanuele Di Gregorio? Quarto nella finale dei 100 metri. Incredibile, stavolta pensavo fosse la volta buona per portarsi a casa una medaglia, invece spunta il qataregno carneade Femi Ogunode che sciabola con 0,2 di vento un 10"07 da lasciare esterrefatti. Cerco qualche notizia su 'sto Ogunode, e ti scopro che quest'anno non aveva nemmeno un tempo accreditato sui 100 e un 10"25 corso l'anno scorso. Sempre quest'anno, però, ha piazzato un 20"30 sui 200: indizio non di poco conto. Secondo, dopo Carneade Ogunode, il marocchino Ouhadi Aziz, che era diventato il mio favorito, visto il 10"09 di inizio stagione e il suo trend sotto i 10"20: infatti corre il "suo" 10"17, che gli vale l'argento, ma solo quello. 10"34 per il brasiliano Andrè Nilson e quindi Di Gregorio con 10"39, che non saprei come commentare. Manca almeno un decimo rispetto alle prestazioni dell'anno scorso, questo è indubbio, ma non dà al momento l'impressione di poter correre sotto i 10"20, questo è indubbio. Spero di essere smentito. 

Libania Grenot continua invece a navigare nelle acque del 52" sui 400. Quarta anche lei come Di Gregorio con 52"43, in una gara di buon spessore internazionale, vinta dalla brasiliana Geisa Coutinho con 51"08. La medaglia, l'ultima, era a 51"77. In questo momento ancora troppo lontana per la italo-cubana. Speriamo che dopo questo periodo, si riveda la migliore Grenot per il futuro... serve soprattutto nella staffetta coreana. Le altre ragazze (con Milani) sono migliorate notevolmente. Bel quinto posto nei 1500 di Margherita Magnani con 4'19"93. Male la prova di Stefano Decastello nella finale del lungo: decimo con 7,35 e con 1,8 di vento. Dal campione italiano assoluto, ci si aspetta qualche centimetro in più, chiaramente. Considerato che la prestazione è troppo poco per lui, per i suoi livelli prestativi del 2011, è logico presumere che sia successo qualche cosa o sia incappato in una giornata-no... non c'è altra spiegazione. Gara tra l'altro non certo oratoriana: ha vinto il cinese Zhenwei Yu con 8,05.

Nelle semifinali dei 200, Roberto Donati dopo la batteria corsa in 21"35, accede alla finale con l'8° tempo in 21"42. Aurora Salvagno non va oltre ad un modesto 24"68 (vento praticamente nullo) ed esce dalla contesa prima dell'atto finale. 

Accede alla finale anche la 4x100 maschile con 40"60... squadra rimaneggiata, e completata (oltre al duo Donati-Di Gregorio) dai lunghisti Dacastello e Tremigliozzi. Ripescati e in finale. 

22/07/11

Eurojunior: Tricca stellare: 46"09 sui 400, bronzo e record italiano

(foto Fidal) - Cos'avevo scritto ieri? Che le medaglia sarebbe arrivata con 46"3 e 46"4. Michele Tricca ha fatto nettamente meglio, ha ottenuto il massimo nel momento più importante della propria carriera, ha entusiasmato: 46"09, che è un record italiano junior che pesa enormemente su tante considerazioni. E' solido. Partendo poi dalla settima corsia, e correndo praticamente appaiato a Lorenzi (in ottava corsia) per tutta la curva. Ma poi... non era quello che all'inizio dell'anno correva in 46"5 con la t-shirt? Proprio lui. 46"09 che lo issa al 20° posto delle liste italiane assolute di sempre, a pari merito con uno dei vati (soprattutto giovanili) della specialità: Stefano Malinverni. Del resto in questa stagione il piemontese ha veleggiato sotto i 47" già in 5 circostanze e a questo punto si candida (di diritto) ad essere uno dei quartermiler azzurri dell'immediato futuro. A meno che, naturalmente, lo si consideri troppo giovane... Pensare che il vincitore, l'ungherese Marcell Deak-Nagy ha sciabolato un 45"42 che in Italia è pure difficile vedere una volta l'anno (quest'anno si è fermi all'estemporaneo 45"70 di Howe-OVE). Il ricambio è in atto, non c'è che dire, visto che poi Lorenzi ha smashato (da smash...) il suo quasi personale a 46"42 (il 46"39 di Bressanone era il "vecchio" record italiano). Due ragazzi che ora si avviano a fare da motore alla 4x400: c'era chi vaticinava un minimo per Daegu (3'04") che imporrebbe un 46" di media. Difficilissimo, ma l'entusiasmo di questi ragazzi è la cosa migliore che produce il movimento a cospetto dei musi lunghi e le notti da lunghi coltelli che caratterizzano la velocità nella nazionale maggiore. Potrebbe avvenire il miracolo. 

Le altre finali
  • 100 maschili: come lo commentiamo il settimo posto con 10"65 di Giovanni Galbieri? Difficile, eh? Vogliamo essere obiettivi? Di sicuro non poteva vincere, questo è scontato. La fucilata di 10"07 di Jimmy Vicault era assolutamente fuori portata di tutti gli junior del mondo attualmente (Vicaut faceva parte della 4x100 francese di Barcellona... già l'anno scorso). E anzi, diciamo che Vicaut a questo punto si fa pure il viaggetto a Daegu. Secondo il britannico Adam Gemili con 10"41 e terzo l'altro inglese David Bolarinwa con 10"46. Di sicuro dopo il bronzo ai mondiali allievi del 2009, per Galbieri c'è stato un rallentamento nella parabola prestativa. Il vincitore di allora, l'americano Prezel Hardy, corre nel 2011 in 10"13 e 20"65 ed è secondo nelle liste mondiali proprio dietro al francesino. Il canadese Aaron Brown, secondo un paio di anni fa, è sceso fino a 10"38. Il giapponese Yamagata (4° ai mondiali allievi) ha migliorato i personali con 10"30 e 20"62. Il cinese 5° 10"41 e 20"74... e solo settimo in quella finale arrivò un certo (lo conoscete?) Jimmy Vicault con 10"89. Insomma, diciamo che i finalisti di allora sono diventati dei buoni o ottimi o super sprinter internazionali. Galbieri è ancora uno sprinter "medio", anche se in Italia con 10"50 già ci si può chiamare fuori dalla mischia e pretendere un posto al sole (e c'è chi va in nazionale anche con molto di più). L'infortunio di sicuro lo ha fermato e il talento è sopraffino... ma il 7° è forse un pò pochino lo stesso. 
  • disco femminile: malino Elisa Boaro (mica si offende, no?) che chiude la finalissima all'ultimo posto con un sofferto 41,49. Ovvero la peggior prestazione dell'anno per lei, che aveva già "migliorato" in qualificazione con 45,23 (su 10 prestazioni, quindi su un campione di gare abbastanza rappresentativo). Di sicuro non era la stessa che lanciava fino a 49,17 a Bressanone un mesetto fa. Bastava un Boaro "media" per entrare nelle otto. Chissà cos'è successo...
Le qualificazioni
  • 800 maschili: incomprensibile eliminazione al primo turno per Mattia Moretti, che ottiene solo il 23° rango totale con 1'53"52 e lascia gli Europei già dopo una sola corsa. Quest'anno aveva portato il personale sotto l'1'50". Le semifinali si raggiungevano con 1'51"89, tempo sotto il quale nel 2011 Moretti aveva corso 5 volte sulle 8 totali presenti nel database Fidal. Ampiamente alla portata del lombardo quindi. Il tempo di Tallin è il suo 8° su 9. Altro azzurrino colpito dall'epidemia?
  • 110hs maschili: in batteria si capisce già che i è il gallo del pollaio: Andy Pozzi, chiari origini italiane, ma indissolubilmente british. 13"50 con vento contrario ma 13"29 di Pb. Predestinato? Gli inglesi non scherzano, piazzando anche Jack Meredith a 13"61 (13"32 di Pb). Ivan Mach De Palmstein veleggia sui propri standard (14"04 con -1,1) mentre sfortunata a causa di un folata oltre i due metri, la prova di Francesco Praolini (14"55 con -2,2), mezzo secondo peggio dei propri migliori tempi stagionali e penultimo tempo d'accesso alle semifinali. Ora in semi sarà proprio dura: servirà correre sotto i 13"90, ovvero per MDP correre sul personale e forse meno. Per Praolini non so se vi siano stati errori durante la gara che abbiano, oltre il vento, appesantito la prestazione. Migliorare 6/7 decimi in una gara di ostacoli appare comunque una bella impresa. 
  • 110hs maschili: nella semifinale Francesco Praolini è in pura rotta: 14"94. Ivan MDP arriva a 14"00 che non è male per i suoi standard stagionali, ma lo escludono dalla finale per 7 centesimi. Doveva correre a ritmo di record personale, come avevo pronosticato. Delusione, soddisfazione? Non lo so che aspettative avesse il ragazzo francamente, di sicuro ha dato quello che poteva. Gara naturalmente su cui ha aleggiato la figura di Fofana... di sicuro sarebbe stato difficile vincere o arrivare secondi (i due inglesi sono due satanassi da 13"3), ma combattere per una medaglia era un obiettivo non certo campato per aria. 
  • 400hs maschili: Lorenzo Veroli apre le danze degli italiani con una delle migliori prestazioni relative della spedizioni, se non altro perchè stabilisce il suo personale: 52"19 (aveva 52"27): di sicuro è arrivato al top della propria condizione. Nono tempo delle batterie e ora servirà un tempo attorno ai 51"80 per entrare in finale. La semifinale sarà il suo campionato europeo. Nessuna difficoltà invece per Bencosme De Leon che finisce nella batteria più veloce e "lascia" vincere l'irlandese Barr, che abbassa il proprio personale di oltre un secondo. Bencosme si limita a 51"37, secondo tempo delle batterie. Brutta uscita di scena invece per Luca Giangravè: 54"23 e 28° totale. Avesse corso vicino al personale avrebbe potuto arrivare in semifinale. Non è stato così. 
  • 400hs femminili: esce in batteria Flavia Battaglia con 1'00"71, che è pur sempre il suo secondo tempo stagionale. Purtroppo non basta. Sfortunatissima comunque, perchè si passava con un solo centesimo in meno, cioè quello fatto dall'inglese Wood che l'ha battuta sul filo di lana proprio nelle sua batteria. Scalogna pura. 
  • alto femminile: Alessia Trost compie il percorso netto fino a 1,82 e si qualifica senza patemi. Ora viene il bello...
  • asta maschile: brutta prova per Simone Fusiani, quest'anno già a 5,00. 4,45 non è certo misura che gli appartiene. Bisognava arrivare a 4,95 per qualificarsi, che non è certo una passeggiata di salute. Ma 50 centimetri sotto sono davvero tanti. Tre errori fatali per Fusiani a 4,70, forse con una progressione troppo spinta (25 cm tra il 4,45 e il 4,70) lo hanno penalizzato. La figuraccia di turno è stata però quella di uno dei favoriti: il tedesco Daniel Clemens: 5,50 di personale. Aspetta che nel suo turno di qualificazione tutti escano o ottengono il passaggio a 5,10. Poi chiede 5 cm in più e naturalmente piazza tre nulli. Commovente. 
  • martello femminile: Francesca Massobrio ottiene facilmente la qualificazione arrivando a 58,99, nemmeno tanto lontana dai suoi migliori risultati stagionali. In 4 già in qualificazione abbondantemente sopra i 60 metri. Le medaglie si vinceranno dai 63 metri in su, cioè un un paio di metri oltre i limiti stagionali della Massobrio. E' ora di fare quel miglioramento?

21/07/11

Europei junior: Secci si catapulta sull'argento nella strana epidemia azzurra - Vicaut 10"12 in batteria

La politica è certo quella giusta, ovvero portare più atleti (junior) possibili senza aver paura di far brutte figure: non conosco i criteri di selezione, quindi non mi posso esprimere: su Fofana se ne sono dette tante e si sono espressi già in molti. Non ci sarà, e mettiamoci una pietra sopra in attesa che il mix di rabbia e talento gli diano l'ulteriore spinta a primeggiare. L'avevo notato anche per gli Europei Promesse: c'è una strana epidemia nei colori azzurri, che colpisce sempre una buona fetta di atleti e che si manifesta con prestazioni molto al di sotto della media stagionale. Se leggerete qui sotto, a fronte delle buone prove di Secci, dell'entusiasmo dei 400isti Tricca e Lorenzi, della solidità di Mohad Abdikadar, c'è una serie impressionante di atleti che hanno reso molto al di sotto delle loro potenzialità. Allora il discorso non è più che non abbiamo i talenti, ma spesso quei talenti non rendono come dovrebbero nelle grandi manifestazioni. Se si guardano i risultati dei russi, si nota che molti di questi stanno stabilendo i loro personali. Non so e non voglio lanciarmi (e perder tempo, visto che non è il mio lavoro) nello studio statistico delle controprestazioni italiane, e vedere se è un dato condiviso con le altre realtà continentali. Di certo l'idea (che ho ripreso anche qui sotto) è che forse gli italiani o si allenano troppo prima delle grandi manifestazioni senza supervisione o si allenano male sempre... senza supervisione (tenuto conto che una piccola percentuale può effettivamente subire la gara emotivamente... ma non può capitare solo agli azzurri!). L'idea che qualcuno di qualche sperduto ufficio della Fidal si prenda la briga di creare una banca dati su come si approcciano i giovani atleti azzurri prima degli eventi internazionali (sia quelli che sono andati bene che quelli che sono naufragati), potrebbe aiutare a suggerire percorsi più vincenti nelle manifestazioni successive. Bisogna solo rimboccarsi le maniche. Qui di seguito tutte le prestazioni dei giovani azzurri.

Le finali
  • peso maschile: e alla fine, all'ultimo lancio si vede il vero Daniele Secci che si era presentato a Tallin con in bella mostra la coccarda del 20,61 di Bressanone sulla giacca. Un bagliore di speranza per la specialità nell'immediato futuro, questo è certo. Aggiungo: l'unica in un panorama dove de facto nei primi 10 italiani assoluti ci sono non meno di 6 ragazzoni... master. Il vincitore di quest'anno a Torino ne aveva addirittura 41! Nelle qualificazioni si vede che il romano ha qualche problema di troppo a superare il limite d'accesso diretto alla finale (fissato a 19 metri): 18,61 che per lui è un lancio che quasi gli riesce con il 7,260. Ripescato senza problemi, ma un velo di preoccupazione si fa avanti. Nel pomeriggio, Daniele cerca dare una scrollata ai fantasmi che gli si sono appiccicati sulle spalle, e per qualche lancio la gara sembra quasi volerlo aspettare. Il polacco Krzysztof Brzozowski col primo lancio (20,36) sembra aver ucciso la gara. Nessuno riesce a reagire. Tutti il branco veleggia a metà del settore precedente: tra i 19 e i 20. Secci, non è da meno, e sale su questo treno cercando di andare verso la testa, ma i corridoi sono evidentemente troppo stretti: 19,34 e 5° posto provvisorio al secondo lancio, che lo mette a soli 3 centimetri dal bronzo. 19,41 al terzo, ma gli altri si sono svegliati: il bronzo si sposta 26 centimetri più avanti. Al quarto lancio, la sparata da medaglia: 19,73. Gli altri sentono Secci arrivare scalciando e sbuffando, e decidono di mettere più polvere da sparo nei cannoni: il tedesco Christian Jagush eietta la boccia a 19,80. Il polacco prende allora il bazooka tuona una sassata a 20,92: pietra tombale sulla gara. Gara finita? Macche: Secci estrae dalla custodia porta-violini il braccio bionico che riserva per le grandi occasioni e finalmente palombella il 6 kg di ghisa a 20,45. Argento. Bel gesto su facebook di Jacko Gill, chiamato la Cosa, (quello che per intenderci col 6 kg arriva a 24 metri): complimenti pubblici ai 3 medagliati.  
  • 10 km di marcia femminile: come sosteneva qualcuno, forse quel'isola felice che era la marcia italiana sta perdendo sempre più terreno, riducendo quindi le uniche fonti di medagliabilità italica. La gara femminile sui 10 km femminile è emblematica: la prima azzurra arriva al 9° posto (Federica Curiazzi), ad oltre 7' dalla vincitrice, la russa Elena Lashmanova: a dire il vero la russa ha stabilito il record mondiale junior, quindi diciamo che il paragone è sui generis. Diciamo allora che la medaglia di bronzo era a 3'20" circa, la russa Anna Ermina, che nella circostanza ha ottenuto il record personale. Tripletta russa, e un messaggio al mondo intero. Strana la debacle azzurra, che almeno stando ai tempi di iscrizione poteva avvicinarsi nelle zone alte della classifica. Il fatto che tra le prime otto arrivate vi siano 4 record personali di cui un mondiale, dimostra che le condizioni meteo non fossero poi così proibitive da giustificare un crollo del genere. Alla fine la migliore è stata la Curiazzi  (la nipote del ciclista Mario Manzoni) che in realtà era (almeno sulla carta) la più lenta delle tre, con 50'19"49. Quest'anno aveva marciato in 49'39": nel suo curriculum il 12° posto ai mondiali allievi di Bressanone nel 2009 e l'11° ai mondiali junior dell'anno scorso. Non all'altezza delle aspettative sicuramente la prova di Sara Loparco arrivata 14^ con 52'04"93. Quest'anno 49'17" e 50"45 nelle due uscite sui 10 km: cosa sarà successo? Nel seeding iniziale era addirittura una delle ragazze più accreditate per avvicinarsi alla medaglia. 21^ infine Carmela Puca, con 54'32"24 quando meno di un mese fa ad Avellino aveva chiuso i 10 km in 49'30"74. Qui la debacle è sicuramente più marcata. 
  • 10000 maschili: prestazione sotto tono per Abdelmjid Ed Derraz, soprattutto sul suo personale: 8° con 32'43"01 contro il 31'07"1 ottenuto addirittura ad Aprile. Ma si sa che tra gli junior i 10000 sono una specialità quasi atipica, forse ancora troppo lontana dall'ottica degli allenamenti. Fatto ne è che quello di Tallin per Ed Derraz (marocchino naturalizzato) è il secondo della stagione. 
Le qualificazioni
  • 100 maschili: 22 gli junior in partenza e una sciabolata sfolgorante in prima batteria (quella di Giovanni Galbieri) del francese Jimmy Vicaut: 10"12 con -1,8 di vento. Qui bisogna scomodare le statistiche, non ce n'è. E' il 48° tempo europeo di sempre, giusto per gradire: e tutto questo in una batteria di un europeo junior con quel vento. Il manipolo italiano, spaventato dai soli due turni, si sfalda lasciando il solo Giovanni Galbieri a presidiare la finale e a garantire l'azzurro all'atto finale. 10"70 per lui: visto il vento, diciamo che vale i tempi di Bressanone. Peccato che questo al momento gli attribuisca un 7° posto (quindi una corsia esterna in finale). Ad occhio avvicinare le medaglie sembra difficile: i tre inglesi sembrano performanti. Due sono lontani, il terzo ha battuto Galbieri in batteria. Insufficiente la prova del cremonese Sebastiano Spotti (10"93 con -0,7) ad almeno un paio di decimi del suo potenziale. Stesso discorso per Tiziano Proietti (11"03 con -0,5); una delle sue peggiori prestazioni dell'anno. 
  • 100 femminili: Federica Giannotti esce in batteria correndo in un mesto 12"19 con vento nullo correndo la sua sesta prestazione stagionale... su otto gare (Fidal Statistics). Quest'anno aveva anche un 11"95... 
  • 400 maschili: dopo i due turni di giornata, accedono in finale in due. Anzi "i due". Parlo di Michele Tricca e Marco Lorenzi. Marco Lorenzi continua le sue strategie sornione, dotate di quella dota tipicamente americana del Killing Instinct che gli ha portato bene a Bressanone. L'unico sub-47" l'ha fatto così. In semifinale 47"21, che è sempre il suo secondo tempo stagionale. Troverà all'atto finale quello stesso istinto omicida? Michele Tricca invece si conferma un incredibile pacer: da quando è sceso sotto i 47", non è più risalito. 46"77 e quarta volta sotto questa barriera che è una sorta di Stige che separa le anime normali da quelle eccelse (per i 400). 4° e 6° tempo per la finale: chi ci giochiamo e a quanto? Sono quelle occasioni dove si tagliano i personali come il burro: chi la dovesse sfruttare, oltre la medaglia, secondo me otterrebbe un tempo sui 46"3/46"4. Lì stanno le medaglie. 30 i centesimi alla fine che hanno separato il terzo azzurro al via nelle semifinali, Vito Incantalupo, dalla finale: 47"81 contro il 47"51 dell'inglese Dunn. Tempo che possedeva nella sua faretra (ampiamente: ha un 47"18 quest'anno): ha sbagliato dardo. Nelle batterie Tricca non so se stesse scherzano: 47"28 e secondo tempo del primo turno. 47"43 per Lorenzi (quinto) e 48"04 per Incantalupo, ripescato e 15° su 16 semifinalisti. Forse è arrivato a questo appuntamento dopo troppo tempo rispetto allo scollinamento dell'onda buona della forma. 
  • 800 femminili: Irene Baldessari non supera l'esame di ammissione alla finale e si ferma con 2'10"35 in batteria. Nonostante tutto una buona prova, visto che sarebbe il suo secondo tempo stagionale. Purtroppo il mezzofondo femminile italiano boccheggia e solo con qualche sporadica ragazza come la Baldessari si riesce a sopperire alla voragine che si è aperta e che si ripercuoterà per qualche anno. 
  • 1500 maschili: qui ci giochiamo una delle carte migliori: Mohad Abdikadar. Teniamolo d'occhio per favore! Batteria in ciabatte chiusa in 3'51"05 in pieno controllo dietro al norvegese Eide. Ora la sfida finale all'OK Corral sarà con il britannico Adam Cotton, che quest'anno ha corso in 3'41" e forse il tedesco Marcel Fehr. Non faranno parte del palinsesto finale Stefano Massimi e Marco Zanni, rispettivamente 16° e 17° con 3'56"85 e 3'57"74. Avevano entrambi PBs leggermente inferiori ai 3'50", corsi però entrambi in una sola circostanza. Forse mancava un pò di solidità da gara. Certo nel mezzofondo azzardare considerazioni è già più difficile, perchè le variabili che intervengono sul decorso della gara sono molte di più che in una gara di velocità, o di salti.
  • alto maschile: altra carta che ci teniamo nel mazzo pronti a schiaffarla sul tavolaccio da gioco al momento buono: Gianmarco Tamberi salta 2,15 con un percorso netto. Tre salti e scarpette in borsa per la finale. Alberto Gasparin invece, dopo che due settimane fa era riuscito ad arrivare a 2,14, si arena ai piedi del colle prima di iniziare la scalata: 2,05. Non bene.
  • lancio del disco femminile: ennesima prova poco convincente di un'azzurra, anche se coronata dal passaggio in finale. Stando alle liste italiane dell'anno, Elisa Boaro stabilisce la sua peggiore prestazione dell'anno con 45,23 (su 10 gare disputate!) ma grazie allo spessore tecnico che ha a disposizione entra in finale con la decima prestazione. Per stavolta è andata bene. Ma è confermata la strana epidemia che coglie gli azzurri ad un campionato internazionale. 
  • lancio del martello maschile: Italiani fuori in qualificazione con nemmeno tante recriminazioni. Patrizio Di Blasio arriva fino a 65,81. Gli mancherebbero ancora più di tre metri per arrivare nei 12 finalisti. Nemmeno col proprio record stagionale (67,93) non ci sarebbe arrivato. Lancio di gara che ci sta con il suo trend stagionale... serviva il personale di oltre un metro in mattinata. Di sicuro peggiore la prestazione di Lorenzo Puliserti: 61,98 contro il personale che gli aveva consegnato il biglietto per Tallin di 67,62. Di sicuro qualche errore tecnico. 
  • 3000 siepi femminili: mesto 25° posto complessivo per Camille Marchese nelle batterie delle siepi. 11'39"35 il suo tempo. E anche qui siamo di fronte ad un caso particolare, di quelli che spesso accadono nelle trasferte delle nostre nazionali: cioè c'è una quota di atleti che statisticamente ottiene risultati tra i peggiori dell'anno nell'occasione più importante della breve carriera. Le ragioni son tante: può essere la tensione nervosa (ma tutti gli altri ragazzi europei?), possono essere fattori contingenti alla gara che si svolge. Molto meno prosaicamente, forse, è questione di pianificazione degli eventi. In questo caso 11'39"35, laddove il peggior tempo dell'anno era stato un 11'08"94. Chiaro che un ragazzo non conosce a priori se andrà mai agli europei, ma ripeto: studiare tutta la casistica d'approccio dei diversi ragazzi (sia che siano andati bene, che male) potrebbe aiutare nel futuro a consigliare meglio come affrontare la strada che porta all'evento.

Pistorius ai raggi X da... Queenatletica

Oggi è una giornata abbastanza tranquilla (fino a questo momento) dal lato minacce di querela. Quindi abbiamo un pò più di tempo per dedicarci all'atletica atleticata. L'impresa dell'anno, prima che inizino i campionati mondiali di Daegu, l'ha fatta di sicuro l'altra sera a Lignano Sabbiadoro Oscar Pistorius, un tizio che è arrivato nel mondo dell'atletica mondiale come fenomeno accolto con quel misto di pietismo e curiosità tipico del nostro modo di pensare e che ora è temuto dai migliori quartermiler del mondo. Noi di Oscar ce ne eravamo già occupati qualche mese fa grazie ad un'intervista ad un tecnico che segue l'atletica paralimpica, Marco La Rosa, all'indomani di quello che già allora sembrava un tempo clamoroso: 45"61. Si era disvelato un mondo molto più complesso di quello che si crederebbe, fatto solo di un paio di blade d'acciaio che fischiano ritmicamente sulla pista. 
Ciò che mi colpì e sulla quale non si fa molto caso, era la questione della monoamputazione e bi-amputazione. Qui il passaggio di Marco (a questo link l'articolo integrale di allora):

"Come ci eravamo già detti tempo fa, ti avevo evidenziato l'enorme differenza di atleti con amputazioni mono o bilaterali e quanto queste due "storie" debbano essere vagliate attentamente per fare delle considerazioni oggettive sulle prestazioni di un atleta con protesi. La monoamputazione determina la ricerca di un piede con pari-risposta elastica da parte della gamba amputata. Significa un'altezza paritetica tra i due arti. Vuol dire ricercare la regolazione di risposte tra un arto meccanico e uno biologico e questo impegna moltissimo del tempo da destinare agli allenamenti. Senza poi dimenticare le variabili legate al peso dei due arti: insomma la monoamputazione, nel campo dello sport Paralimpico, è paradossalmente peggio della bi-amputazione. Insomma...una bella guerra! Incredibilmente nella bi-amputazione questi limiti vengono addirittura valicati. Ti faccio questa domanda, ammetto un pizzico provocatoria: quanto è alto Oscar Pistorius? Paradossalmente... quanto vuole! Certo che un assetto di corsa con un baricentro molto alto nei 400 mt determina una splendida ampiezza di passo e conseguente mantenimento di alta velocità. E' fisica. Mi domando perchè queste cose non siano state vagliate in tutti i vari test e chiacchiere degli ultimi anni".

Il fenomeno-Pistorius ha avuto un'incredibile effetto trascinamento su moltissimi ragazzi che hanno avuto nella vita la sfortuna di essere amputati. E' stato un vero e proprio sdoganatore di un modo di pensare anche l'invalidità: con lui è proprio il caso di parlare di "diversamente abile", nel senso che ha raggiunto (e superato!) le abilità fisiche dei normodotati, con un'altra forma di abilità. Solo 15 atleti normodotati al mondo quest'anno hanno fatto meglio di lui: il Jeremy Wariner visto nelle ultime uscite, probabilmente farebbe molta fatica a battere Pistorius. Oggi i blade runners nella concezione comune (nella mia!) si vanno definendo come veri e propri superatleti, che potrebbero arrivare chissà dove. Paradossalmente, come sostiene Marco, i loro miglioramenti sono ipoteticamente esponenziali rispetto a quelli umani. Negli States, si diceva nella citata intervista a Marco La Rosa, stanno emergendo ragazzi biamputati che dopo 6 mesi di atletica corrono i 200 già in 23"5.
Marco ha portato domenica i suoi ragazzi al meeting di Lignano Sabbiadoro e ha avuto modo di incorare Pistorius: piccola divagazione: pensate, nel'assenza pneumatica di atleti italiani per un meeting che si è rivelato essere uno dei più riusciti e partecipati in Italia, la sua compagine paralimpica era il contingente tricolore più corposo (grazie alla bellissima iniziativa degli organizzatori: 10+). Ecco quello che ha scritto Marco della superba prova del sudafricano: 

"Ieri Oscar ha realmente corso la sua miglior gara della vita. Riscaldamento assolutamente serio, mi ha salutato in maniera rapida e via, concentrazione massima. In gara è partito comunque forte e controllato rispetto ai suoi standard; ben lanciato sul primo rettilineo, ginocchia molto alte; in curva poi l'effetto ottico-rimonta della terza corsia, l'ha già ributtato a ridosso dei primi prima che la stessa terminasse, e per la prima volta, Oscar è realmente entrato in rettilineo già in testa di un paio di metri! Gran tenuta fino in fondo ad incrementare fino a 7/8 metri il distacco dal secondo. Finale con uno stadio in piedi e lui letteralmente spinto e trasportato dal pubblico! Oscar ha fatto una gran gara, dietro la quale vi è più di un anno di allenamenti fondamentali. Dopo l'incidente stradale di due anni fa, l'atleta Oscar era comunque appesantito fisicamente, forse lo stop o carichi di lavoro non equilibrati. Ora ha perso peso inutile per i 400mt e chiaramente..,vola! A Grosseto con l'amico Andrea Giannini, è stato fatto quel lavoro strutturale e posturale, che ha riportato Oscar "in linea" dopo anni forse di allenamenti... un pò incolore. Ora è un atleta, proporzionato nelle spinte e nella tenuta del bacino e di quei muscoli stabilizzatori fondamentali per controllare le risposte elastiche dei suoi piedi in carbonio. Paradossalmente non è migliorato nei 100mt, ma questo non importa: ora corre più sciolto e questo gli permette di mantenere da subito alte velocità. E' chiaro che nei primi metri, subirà sempre il confronto contro gli altri atleti normodotati, ma ora già dopo 80/90mt la sua corsa è finalmente funzionale, non deve aspettare quando la gara è già delineata. Bè, e ora? Ora ci sarà da ridere! Il 45"07 dovrebbe essere fra le prime 15 prestazioni mondiali dell'anno, senza considerare la validità come minimo per i Mondiali e le Olimpiadi Londinesi: parliamo di una possibile finale mondiale! Folle il solo pensarlo un paio di anni fa. Sottolineo quanto da sempre "gli Oscar " siano due: il primo è il ragazzo, splendido e gentile con tutti: ieri sera ha regalato al nostro Maurino, un ragazzo con un grave handicap, il suo numero gara con autografo e tempo: gesto meraviglioso! L'altro è il "Pistorius azienda" che muove milioni di dollari, con tante persone che gli stanno accanto. Mi domando se tutto questo non rischi poi di dar fastidio a qualcuno... e allora si tornerà ad approfondire meglio il valore dei piedi in carbonio per le biamputazioni. Come sempre è successo. L'altezza dell'atleta e le risposte elastiche per il peso proporzionato; valori tutti da "bloccare" e vagliare e capire... qualche dubbio qualcuno se lo porrà inevitabilmente. Intanto godiamoci lo spettacolo di questo ragazzo che sta muovendo il mondo spalancando una grande finestra sullo sport disabili. Per questo tutto il mondo paralimpico gli sarà eternamente grato. Forza Oscar!".

Certo che, chi potrà dire più e meglio di Oscar Pistorius, non può che essere Andrea Giannini, che ha prodotto anche una pubblicazione sulla sua esperienza personale di coach di Oscar. Qui il link al suo sito

Mondiali Militari - La seconda giornata, Capotosti bronzo nei 400h

(di Sasuke) Seconda giornata con alti e bassi per gli atleti italiani impegnati ai Giochi Mondiali Militari di Rio de Janeiro in Brasile. I primi a scendere in pista sono i lunghisti Stefano Dacastello e Stefano Tremigliozzi. Per passare il turno era necessario un miglior salto di 7.60 o essere tra i primi dodici. Dacastello alla fine dei conti è decimo con un miglior salto di 7.41 (quest'anno era arrivato a 7.82) mentre niente da fare per Tremigliozzi che non riesce a ritrovare la forma dell'anno scorso e che si ferma ad appena 7.09 (peggior prestazione in una stagione in cui, con 7 gare, era arrivato a 7.66) ed è fuori dai giochi. Emanuele di Gregorio vince ancora una volta la sua serie (semifinale) senza dannarsi troppo correndo e controllando in 10"45; il più veloce del turno è il marocchino Ouhadi Aziz (10"29). La prima medaglia italiana per l'atletica arriva da Leonardo Capotosti nei 400 ostacoli; l'azzurro giunge terzo con il secondo tempo dell'anno (50"86) dietro solo al 50"49 corso il 10 luglio a Teramo. Per vincere occorreva 50"50. Facile passaggio di turno per il primatista italiano del giro di pista Andrea Barberi; terzo nella prima batteria in 48"13.
Non bene Leonardo Gottardo in una gara che ha visto ben 6 atleti uscire con 3 nulli consecutivi. Il veneto si ferma a 72.18 nella gara dominata dal forte finlandese Ari Mannio (82.84), unico ad avventurarsi oltre i 77 metri.  Per Gottardo è l'ottava (su undici) prestazione stagionale. Condizioni probabilmente non ottimali nel salto in alto. Nicola Ciotti è quinto (2.20) mentre Andrea Bettinelli nono (2.14). Vittoria al forte Mutaz Barshim (2.29) in una gara che ha visto avversari del calibro di Dymitro Dem'ianiuk fermarsi a 2.20 (2.35 in stagione, a Stoccolma).

20/07/11

Mondiali Militari - La prima giornata

(di Sasuke) Facile prima giornata con nessun problema nel qualificarsi alla fase successiva per tutti e quattro i nostri atleti che hanno partecipato. Nessun problema nel salto in alto per Andrea Bettinelli (2.11) e Nicola Ciotti (2.08) che potranno dire la loro in finale. Passaggio facile del turno anche per Leonardo Capotosti, vincitore della sua batteria nei 400 ostacoli con 51"17 e miglior tempo del turno per Emanuele di Gregorio nei 100 metri (10"47). Assente (come previsto) e non sostituito Simone Collio.

Lignano: Pistorius vicino ai 45 - Mullings 9.98

(Di Sasuke) Un edizione a dir poco grandiosa la ventiduesima del meeting ''Sport e Solidarietà'' di Lignano Sabbiadoro. Una manifestazione che, insieme a grandi campioni, inserisce anche gare per atleti disabili (come i 1500 Cicloni) e che ha regalato (agli eletti che hanno potuto gustarsela) una grandiosa serata di atletica. Parlo di eletti perchè inspiegabilmente il meeting non è stato trasmesso in diretta (perchè? abbiamo una gara di qualità in Italia e NON la mostriamo?) e verrà trasmesso in differita chissà quando. Tantissimi gli atleti statunitensi in gara sia nelle staffette (dove hanno provato due formazioni a testa) che nelle prove individuali con grandi risultati di conseguenza; di contro, pochissimi gli atleti italiani che si sono messi in gioco contro questi fenomeni di livello mondiale. Molti hanno scelto Pergine come ultima spiaggia per tentare i minimi (quest'anno rischiamo di non portare nessun centometrista a Daegu, contro i 3 del 2009) oppure Barcellona (come Elisa Cusma, ma che bisogno c'era di recarsi la con una gara di qualità come questa? bah!) o Giuseppe Gibilisco che, non contento dopo tre (!!) manifestazioni concluse con tre nulli alla quota di entrata (una volta persino al coperto, a Stoccolma, dove non c'era la scusa del vento o del freddo) che partecipa al meeting della Diamond League di Montecarlo. Mi chiedo: com'è che viene invitato/gli è permesso di prendere parte a questi prestigiosi meeting visti i recenti  non risultati? Perchè non cercarsi una garetta, magari con buone condizioni, in un meeting di secondo piano in Italia invece che collezionare figuracce all'estero? Non me ne voglia Giuseppe, da anni miglior astista italiano, ma quest'anno l'ho visto molto opaco e dubito sarà in grado di valicare 5.72 che è il minimo A richiesto dalla IAAF.

Tornando al meeting di Lignano, a dare spettacolo sono state subito le staffette. Al maschile ottimo 37"90 della squadra americana (Kimmons, Rodgers, Gatlin, Dix) davanti ad un quartetto all-stars misto (Ndure, Mitchell, Dodson, Thompson) 38"20 e ad una giamaica C (38"66) oltre che ad una nazionale olandese (con Churandy Martina) ferma a 39"09. Non giunta al traguardo la seconda squadra americana (Williams-Padgett-Patton-Demps, alla faccia della seconda scelta!). Niente Italia; adesso io mi chiedo: passi che molti atleti al momento non siano disponibili, ma chissà perchè non vengono mai organizzati incontri di questo tipo in questo paese. Si invita qualche nazione (Svizzera? Austria? Francia?) e si organizza una staffetta proponendo magari due formazioni (la solita collaudata, e magari qualcosa come Cerutti-Tumi-Riparelli-Howe, chissà chi farebbe il miglior tempo, no?). Tornando sul reale, visti i recenti insuccessi mi chiedo se vedremo una staffetta a Daegu, boh.
Al femminile tre squadre al via, con entrambe quelle americane date come ritirate. Cosa sarà successo? Non ci è dato al momento saperlo. Vittoria quindi ad un altro quartetto misto (Knight, Young, Williams, Pierre) con un buon 42"45; ritirate, quindi sia Barber-Myers-Felix-Jeter che Tarmoh-Moore-Solomon-Anderson; peccato, si sarebbero visti (specialmente con le prime) tempi strepitosi. La squadra femminile italiana, orfana di Manuela Levorato al momento comunque non disponibile (non che se lo fosse importerebbe molto, visto il passato) è mediamente più scarsa delle Under 23 che hanno ottenuto il quinto posto ad Ostrava. Forse era imbarazzante vederle arrivare oltre 2 secondi dopo le americane.

Nei 100 maschili si è assistito (impersonale, io no, per esempio) ad un numero eccezionale di atleti mondiali. Quasi tutti quelli schierati nelle staffette hanno preso parte alla prova individuale. Non pervenuti nè Michael FraterNesta Carter. Prevedibile, visto che (almeno il secondo) dovrà confrontarsi Venerdì con Usain Bolt a Montecarlo. Sarebbe stato troppo accumulare due gare nella settimana prima dell'incontro. Con vento leggermente favorevole il migliore è stato, ancora una volta, Steve Mullings che, purtroppo, non può correre nelle Diamond League perchè in quanto ex-dopato la sua presenza (come quella di Chambers e Gatlin) non è gradita. Ma forse qualcosa sta cambiando.
Mullins unico a scendere la dove pochissimi europei si sono spinti, a 9"98; dietro di lui Darvis Patton (10"07) dimostra di essere tornato a buon livello mentre si ripresenta Michael Rodgers che, dopo lo stop forzato di Birmingham a causa di dolori riscontrati prima della gara, chiude in un buon 10"09.
In buona forma anche Richard Thompson, che batte con autorità Jeff Demps (che pare si sia dedicato all'atletica quest'anno o, almeno, sembrerebbe così). 10"06 contro 10"14 ma vento -0,7.
Tra le donne risultati meno eclatanti. Le migliori americane non hanno partecipato e da segnalare c'è il discreto rientro di Shelly-Ann Fraser Price, che vince i 100 con un normale 11"11 con vento quasi nullo. Gli italiani al via erano atleti di interesse regionale. Sui 100 ostacoli discreto 12"81 di Kellie Wells (vento -1 m/s) che comunque non aveva fatto niente di speciale alle ultime uscite.

Nei 400 maschili non pervenuto Marco Vistalli (punterà tutto su Pergine, da quello che ho capito) e vittoria, e con un gran tempo (quindicesimo dell'anno) per Oscar Pistorius. Il sudafricano, aiutato o penalizzato dalle protesi in titanio, corre in un ottimo 45"07 che è... meglio del record italiano. Minimo A per mondiali e olimpiadi, e forse anche qualcosa in più. Grandi le gare di mezzofondo veloce: negli 800 femminili (con nessun'italiana, chissà perchè la Cusma non ha partecipato e chissà perchè la Reina, abbandonati i 400, finisce sempre in gare con ritmi lenti) con 5 atlete sotto la barriera dei 2 minuti. Vittoria e primato personale per Morgan Uceny (specialista dei 1500) con 1'58"37 davanti a Alice Schmidt (personale anche per lei) 1'58"65 e Molly Bechwith (1'59"12, primato anche per lei). Al maschile grande vittoria del veterano Khadevis Robinson 1'44"45 (ed è classe 1976!) mentre solo ottavo l'unico italiano in gara, Lukas Rifesser (1'47"11, primato stagionale ma lontano tanto dal suo personale stabilito due anni fa che dal minimo). Nei 1500 maschili, vinti con 3'36, ritirati sia Marco Salami che Luca Leone. Probabilmente i due non erano in grado di tenere i ritmi del gruppo, passato ai 1000 in 2'24. Modesti i 5000 femminili.

Concorsi di discreto spessore tecnico. Almeno nel salto con l'asta erano presenti le nostre due migliori specialiste. Più brava e vicina ai suoi limiti Elena Scarpellini (4.30 alla terza prova) mentre Anna Giordano-Bruno perde qualche punto rispetto all'ultima uscita (solo 4.30, poi tre errori a 4.40). Clamorosa la gara di Yelena Isinbayeva, conclusasi con tre nulli a 4.60; chissà cosa passa per la testa a Yelena, che non è nuova a prestazioni di questo tipo (come ai mondiali di Berlino)...
Nell'alto donne da segnalare in chiave italiana 1.73 per Desiree Rossit (allieva, in netto calo rispetto al 1.86 saltato quest'inverno) e al maschile il 2.13 di Lorenzo Biaggi. Nel lungo, con sia Funmi Jimoh che Dana Veldakova a 6.50, si difende bene la campionessa italiana Tania Vicenzino, costante oltre i 6.30 con un miglior balzo di 6.35. Disco uomini di nessuna importanza (vittoria con 61) mentre tra le donne stupisce, e non poco, Tamara Apostolico. 4 lanci (su 5 validi) migliori di quelli fatti agli Europei Under 23 con i primi due che le sarebbero valsi la medaglia di bronzo. 55.11 al terzo turno confermato da 54.88 al quarto; brava a superare per due volte il primato personale.

19/07/11

Atletica Paralimpica: il meeting di Lignano preview e review dei campionati italiani a Padova

(di Marco La Rosa) - Serata incredibilmente densa di emozioni, a Lignano Sabbiadoro, per il meeting internazionale di atletica, con il solito parterre de roi di stelle che hanno affollato la veloce pista Friulana.
Isimbayeva, Steve Mullings, Nesta Carter e Michael Frater, oltre le tre staffette Americane 4x100, più quella Giamaicana; e non dimentichiamoci i 400mt di Vistalli e Oscar Pistorius. 
Una serata da non perdere e garnde occasione per i ragazzi della Fispes, Comitato Paralimpico, che sono scesi in pedana nel clou della manifestazione alle ore 21 per la gara di lancio del disco e della clava. In pedana Germano Bernardi (Olimpionico a Pechino 2008), Carmen Acunto, Elena Favaretto, Massimo Pallavidini, Marco Dell'infante e Mauro Perrone nella clava.
I ragazzi reduci dai recenti Campionati Nazionali di Padova di due settimane fa, si presentano in ottime condizioni: Carmen Acunto con il nuovo recente record italiano nel getto del peso portato fino alla quota siderale di 7,67mt, ha provato questa sera col disco, disciplina che purtroppo non sarà nel programma olimpico per le categorie femminili in carrozzina: purtroppo una follia organizzativa della Federazione Nazionale IPC.
Mauro Perrone torna con la sua clavetta, dopo il Record Italiano nella citata occasione di Padova: 18,42: ben 50cm in più del precedente che resisteva addirittura da 7 anni!!

A proposito: organizzazione impeccabile ai Campionati Italiani Paralimpici di Padova, che è riuscita a coinvolgere atleti di nazioni straniere: successo senza precedenti, con altrettanti risultati mai visti in precedenza, moltissimi record italiani e a condire il tutto un clamoroso record mondiale. 
Oltre al già citato Mauro Perrone, record nazionale per Martina Caironi nella categoria T/F42, che ha limato altri centesimi al suo record dei 100mt, ora sceso ad un ottimo 17"55 e superandosi nel salto in lungo, disciplina ancora nuova e in crescita arrivando fino a 3,64 mt. 200mt da record anche per la giovanissima Oxana Corso T37 ora scesa ad un probante 34"38.
Le tre giornate di gara hanno visto poi le conferme di molti ragazzi che hanno ormai uno spessore di carattere internazionale: Samuele Gobbi, Elisabetta Stefanini e Giusy Versace nelle gare di velocità, Annalisa Minetti Francesca Porcellato nel mezzofondo. Gran rientro anche per Maurizio Nalin nel disco tornato oltre i 32,00 mt. 

Oltre allo splendido Meeting di Lignano, sottolineo la grande attenzione della federazione che sta impostando un ottimo programma di promozione e sviluppo per questi giovani atleti, con un'altra partecipazione estera (dopo quella di Valencia ai campionati spagnoli) il prossimo weekend in Germania a SINGEN, per i Campionati Nazionali Tedeschi, che si terranno dal 21 al 24 luglio. Gruppo ormai pronto a partire: lo zoccolo duro sarà bene o male lo stesso con qualche nuovo innesto.

Aggiungo: grande soddisfazione, di cuore, per l'esordio in campo internazionale dell'amico e atleta di Parma che seguo insieme al suo coach Eddy Cristofori: Alessandro Straser, giovanissimo, 21 anni, ex Decatleta-ostacolista-juniores-Fidal, un grandissimo atleta dalle potenzialità incredibili. In Germania si esibirà nel lancio del disco in carrozzina dopo il record personale a Padova. Ora si punta sempre più... in lungo! Forza Alex!

Gazzetta: altra sassata contro la Fidal - Bragagna: una valanga sull'affaire Fofana

Ormai non passa giorno in cui qualcuno spara sulla Croce Rossa, ovvero la Fidasics.
La Gazzetta dello Sport ormai non perde occasione per tirare delle sessatina: occasione il Meeting di Legnano di stasera, che presenterà un parterre de roi, ma che incredibilmente non verrà coperto da alcuna televisione: sui 100 ci sono 4 o 5 dei migliori 10 sprinter mondiali, un'occasione per pubblicizzare questo sport, ma... nulla. Amen, potessi andarci direttamente farei la radiocronaca, ma è ancora prematuro.
Parlavamo della staffetta: ebbene Lignano Sabbiadoro è stata scelta dal team Jams e dagli USA di Jon Drummond (il coach delle staffette) per il proprio raduno. Proprio stasera ci dovrebbero essere due staffette giallo-verdi e quella ufficiale americana. Domanda: L'Italia approfitterà di un'occasione più unica che rara di confrontarsi con le due migliori formazioni del mondo nella 4x100. Risposta: no! E la Gazzetta naturalmente se n'è accorta di questa enorme possibilità che ci veniva fornita a domicilio e non ha mancato di mandarlo a dire: "occasione perduta".
Ok: Di Gregorio e Galvan sono a Rio, Collio è out, Donati fortunatamente è a Rio pure lui: ma non abbiamo una formazione campione  d'Europa U23 fresca fresca? Al limite si sarebbe potuto inserire, che so, un Riparelli (non chiedetemi al posto di chi, per carità) e allora magari si sarebbe visto anche un 38"6/38"7. Ma sarebbe stato umiliante per il "progetto"... quindi encefalogramma rigorosamente piatto sulle opportunità.

L'altra notizia (e attacco) nasce da Franco Bragagna. Come dire: l'attacco coordinato alla Fidal davvero arriva da ogni posizione. 
Qualcuno ancora non lo sa? Ebbene, sul sito della Fidal è comparsa un paio di giorni fa la notizia della mancata partecipazione di Hassane Fofana agli eurojunior di Tallin. Diversi hanno richiamato la ontizia sui social network e commentato in malo modo, altri hanno usato il sarcasmo, altri ancora hanno usato epiteti non molto edificanti nei confronti di questa Federazione. Anche qui, sapete, non so molto: guardo quello che vedete voi, e sento quello che sentite voi. 
Guarda caso, domenica sera durante la telecronaca del meeting di Padova, conosciuta come la Donnas al contrario (nel senso del vento) non ti sento il nostro Franco Bragagna che parla dell'affaire Fofana su Raisport2... in diretta?  
Dai, anche se c'è chi lo critica, come si potrebbe fare a meno di The Voice? Ha valicato ormai da tempo ed in maniera ventrale quella sottile membrana che separa il cronista nobile e distaccato, dall'appassionato amante dell'atletica. Ed è quello che, almeno personalmente, mi aspetto da un cronista in questo periodo storico così difficile per il nostro sport. Uno che vive di atletica, oltre che commentarla. 
Una cronaca in cui, così, il nostro Franco The Voice, ha letteralmente massacrato la Fidal su molti aspetti, e assumendosi anche lui la colpa (provocatoriamente, mi sembra chiaro) della mancata comunicazione alla IAAF della italianità di Fofana. Chiaramente ha messo dentro tutti, giusto per indorare la pillola: ufficio x, ufficio y, Arese...
Ora, cos'è successo durante la telecronaca? Che Bragagna nel suo volo pindarico abbia proprio accusato la Fidal di non aver scritto nemmeno una riga su Hassane. Ebbene, non so se vi sia il nesso causa-effetto, ma giusto il giorno successivo escono le "due righe" sul sito Fidal a firma di Marco Sicari
A pensarci viene un pò da sorridere: pensate, sembra quasi che qualcuno lassù abbia ascoltato Bragagna e pensa "cavolo, ha ragione... bisogna rimediare". La mattina dopo la telecronaca si sia alzato, abbia contattato l'Ufficio Stampa e ordinato di scrivere un pezzo riparatorio che in realtà si è rivelato un vero e proprio campo minato.
Il buon Sicari doveva infatti addossare la colpa alla Federazione... ma non troppo. Insomma, non ci si può fare autogol! Per alleviare il colpo, meglio buttarci dentro qualcun'altro. Del resto l'ha detto Bragagna nella telecronaca, no? La colpa è di tutti, anche di voi che state leggendo e che scartabellate migliaia di statistiche e non vedete cose così lampanti. Colpa anche di Acerbis (sarà lui quello che "gli sta vicino"?): ma come, è il suo atleta e non pensa a queste cose? Ma soprattutto, aggiungo io, è colpa di Hassane Fofana, che aveva l'obbligo morale di dire alla Fidal "uè, pota, guarda che me sun de Breha!" (questa lui la capisce di sicuro). 
Così inizia l'articolo, che trovate a questo link (link), che effettivamente mi mette ansia. Ma non per i contenuti, ma per il giornalista e per spirito di corporativismo (un pochettino mi sento un reporter pure io... anzi blogger), perchè ci sono volte in cui bisogna fare come certi TG: vogliono che si scriva... e scriviamo.
Così dopo l'incipit lacrime-e-sangue in cui la Fidal si autoflagella (penitenziagite!!) della mancata comunicazione alla IAAF (si evince anche un tentativo in extremis di bypassare le norme da parte della Fidal finito in malo modo), inizia una parte molto simpatica di federalismo delle colpe.

Leggiamo insieme: "Colpa di tanti: colpa, sicuramente, ed in primis, della Federazione; ma colpa, probabilmente, seppure in misura minore, anche di tanti altri, esperti o non, vicini a Fofana o no, che mai si sono accorti del fatto che i tempi del ragazzo non risultassero in nessuna lista europea tra le tante disponibili, per dire, su internet".

Bisogna rileggerla un paio di volte per capirne la portata. Sul momento viene quasi da sorridere. Alla terza lettura da ridere, perchè vien da dire: "ma è il loro lavoro! mica quello delle persone "vicine" a Fofana!". Questo perchè ci si dimentica di una cosa di non poco conto: Fofana paga un tesseramento con il quale si attesta che fa parte di una Federazione. Un tesseramento è un contratto che impone, sotto corrispettivo alla Fidal di adempiere alle proprie funzioni, tra le quali questa non è certo secondaria.
E' il suo lavoro, sic et simpliciter. Gli altri non hanno un millimetro di colpa. Bragagna ha fatto quella affermazione della colpa panoptica, esclusivamente come costrutto semiologico per mandare un messaggio ("così non va!"), ma cercando di non distruggere il destinatario, immergendo il messaggio in un'ambiente di colpa generalizzata. Del resto lo pagano sempre per fare il cronista e non sempre per quello di critico della Fidal.
Tutto questo perchè altrimenti sarebbe come chiedere ai cittadini di rendere note allo Stato (a Polizia o ai Carabinieri) le leggi che dovrebbero far rispettare... nei loro confronti. Ve lo vedete un ladro che mentre scappa, vede un poliziotto e gli grida "Wè, questo è un furto aggravato, ex art. 625 Codice Penale, comma secondo!! Vedi un pò se vuoi inseguirmi e arrestarmi o denunciarmi in seguito a piede libero... ciao!!".

Ma poi non c'è nemmeno il clima per aiutare questa Fidal, anche se questa dovesse tendere una mano. Come si fa a dare infatti un aiuto ad un Ente che ha favorito esclusivamente quattro/cinque squadre civili, stuprando tutto il resto del sistema? Cornuti e mazziati? E questo di fronte anche a tutte le spese che devono sostenere le piccole società per cercare di diffondere l'atletica e che di fatto sono la vera e unica fonte del proselitismo: non mi sembra molto giusto chiedere ulteriori sacrifici. Dopo tutto quello cui si è assistito in questi sette anni, la poca trasparenza, le umiliazioni internazionali, quelle interne, non so quanti siano attualmente disposti a dare una mano ad un Sistema da 20 milioni di euro l'anno, che non risponde agli standard minimi di funzionamento.

Ripeto quello che ho scritto nel precedente articolo: non può essere una telefonata di Arese a risolvere tutto con e sue scuse. Se poi questa è la risposta, diciamo che le scuse se le è pure rimangiate, visto che ora le colpe vengono incredibilmente spalmate su tutti. Quindi i Signor Acerbis, la denuncia per danni che aveva minacciato, poi ritirata, potrebbe rispolverarla.
Bravo infine Hassane ad aver rinunciato ad andare a Tallin come mascotte: meglio trovarsi qualche gara dove poter fare ciò che piace senza doverlo vedere fare agli altri.