11/02/12

Meeting di Dusseldorf: missile-Vicaut 6"53 - Robles bruciato

Ricordate che dopo le volate di Galbieri a Modena in poco meno di 6"80 vi citai uno di coloro che si presero qualche legnata dal veneto in quella finale "storica" di Bressanone un paio di stagioni fa? Ebbene, il settimo di quella finale dei mondiali allievi, si chiamava Jimmy Vicaut. Si chiama tuttora così. L'anno scorso si era avuto lo sgancio del primo modulo lunare e Vicaut era letteralmente volato, correndo un paio di volte i 100 in 10"07 (compresa la run del titolo europeo Junior a Tallin) e venendo quindi collocato nei meccanismi della 4x100 francese argento mondiale a Daegu (dopo l'oro di Barcellona). L'astro nascente, l'alter-ego di C-Lemaitre, a Dusseldorf pialla un 6"53 che mi costringe a formulare alcuni interrogativi su questo talento. Il primo: dove vuole arrivare questo galletto? il secondo: c'è stato un'altro step prestazionale? Il terzo e più inquietante: vale già Lemaitre??? Adesso Vicaut si pone là davanti al gruppone, in attesa che i top sprinter scendano come Apocalypse Now sulle piste mondiali (a proposito: sabato Bolt vs Balke su un 400 in Jamaica!) con buone chance per i mondiali indoor, anche se la storia racconta che personaggi come Dwain Chambers, correndo anche in 6"42 non sono poi riusciti ad impressionare sui 100. Ma Vicaut, chissà perchè, mi dà l'impressione di non essere un Dwain Chambers qualunque. Particolare la sua partenza: un drive ridotto ai minimi termini... Torniamo però a Dusseldorf: Kim Collins che nel 2011 visse una stagione indoor da araba fenice, buca invece la finale dopo un 6"61 in batteria. Presenti anche i due tedeschi capaci di impressionare nelle scorse settimane, che però grippano all'atto finale, sbiellando a 6"66 (sia Chris Blum che Julian Reus). Esordio insipido invece per Emanuele Di Gregorio, spiaggiato a 6"80. Control+Alt+Canc per lui. 

1.Jimmy VICAUTFRA926.531194WL, PB
2.Joshua NORMANUSA806.631141SB
3.Terrell WILKSUSA896.651130SB
4.Christian BLUMGER876.661125
5.Julian REUSGER886.661125


Ora, non avevo finito di scrivere giusto ieri del polacco Adam Kszczot e del suo quasi-record mondiale sui 600 di Mosca, che dopo una manciata di ore, il giovanissimo fenomeno bianco-rosso scende in pista e ottiene il primato personale e miglior prestazione mondiale dell'anno sugli 800: 1'45"44. Da quando non si vede un 1'45" in Italia, anche all'aperto? Da Andrea Longo? 5 anni? Nella gara la solita e quasi noiosa torma di atleti keniani e affini risulterà clamorosamente battuta di diverse cavalcature. Ma che ci combina 'sto ragazzo? Sta a vedere che il vero challenger di David Rudisha per Londra sarà proprio lui e non Abubaker Kaki. Nei 1500 invece, ciò che gli è stato tolto, se lo sono ripreso. Parlo dei keniani, che hanno portato Nixon Chepseba ad un altro tempo da lasciare attoniti: 3'35"53. Altro tempo che alle nostre latitudini è tempo mai visto. 

1.Nixon Kiplimo CHEPSEBAKEN903:35.531226WL
2.Bethwell BIRGENKEN883:35.931221SB
3.Ilham Tanui ÖZBILENTUR903:36.311215SB
4.Mohamed AL GARNIQAT923:36.881207PB


Nella seconda serie di 1500, si vedono invece Abdellah Haidane e Merihun Crespi: uscita andata malino, almeno... per le aspettative (ritengo) che avessero (quanto meno il minimo fissato a 3'42"): Haidane 3'46"04, mentre per Crespi 3'46"40. E che dire poi dell'incredibile tempo sui 5000 di Thomas Pkemei Longosiwa?? 12'58"67!! 6° tempo mondiale di sempre! 

1.Thomas Pkemei LONGOSIWAKEN8812:58.671268WL, PB
2.Isaiah Kiplangat KOECHKEN9313:02.361254SB
3.Paul Kipsiele KOECHKEN8113:02.691252PB
4.Yitayal Atnafu ZERIHUNETH9313:04.181247PB
5.Albert ROPKEN9413:10.961221PB


Dayron Robles si prende una piccola scoppola sui 60hs: in finale si trova l'americano Kevin Craddock che lo catechizza: 7"53 (PB) a 7"55. In batteria il cubano aveva corso in 7"57

1.Kevin CRADDOCKUSA877.531202PB
2.Dayron ROBLESCUB867.551196SB
3.Jeff PORTERUSA857.621176
4.Balázs BAJIHUN897.721147
5.Alexander JOHNGER867.751138


Nel peso il giovanissimo campione del mondo tedesco si prende l'oremus da Chris Cantwell e dal polacco Majewsky.

1.Christian CANTWELLUSA8021.311199SB
2.Tomasz MAJEWSKIPOL8121.191192SB
3.David STORLGER9020.671161


Olesya Povh, the ukraine cannon-ball, ottiene il personale sui 60. Anzi, lo pareggia: 7"13, e fa aumentare il suo spread in vista di Istanbul. Lontanissimi le altre. L'altra ucraina Anzhelika Shevchenko, scavalca le sorelle gemelle tedesche Sujew in cima alle classifiche mondiali dell'anno: 4'07"55.

1.Anzhelika SHEVCHENKOUKR874:07.551167WL, PB
2.Nataliya TOBIASUKR804:09.321153SB
3.Renata PLIŚPOL854:09.711150SB

Lolo Jones sta correndo ovunque qualcuno spari, ovvero ogni 3 giorni. L'ultima gara di Dusseldorf la conclude a 7"94, ovvero un solo centesimo in meno della Carruthers. 

1.Lolo JONESUSA827.941173
2.Danielle CARRUTHERSUSA797.951171SB
3.Yvette LEWISUSA858.031154
4.Lucie ŠKROBÁKOVÁCZE828.051149SB
5.Cindy ROLEDERGER898.071145SB
6.Loreal SMITHUSA858.081143
7.Anne-Kathrin ELBEGER878.091141SB
La pedana dei salti dell'impianto tedesco deve essere particolarmente sorda: nessun lunghista oltre gli 8 metri, ed una gara modesta di salto triplo femminile, vinto dalla cubana Savigne con "solo" 14,22, davanti alla Saladukha 14,17... e una spenta Simona La Mantia a 13,72: misura sicuramente non da lei. 

09/02/12

Pangea indoor: ritorna Kirani - Jeff Demps ha deciso: sarà solo atletica

Jeff Demps
L'amletico Jeff Demps dimostra una volta di più quanto possa dare al mondo dello sprint mondiale, anche se sappiamo come avrebbe ardentemente ed insistentemente un futuro in NFL, che negli States sta all'atletica come il paradiso sta al purgatorio. O come un contratto da 40 milioni di dollari in 7 anni a prendere legnate da omoni da 130 kg alti 2 metri (con una speranza media di vita sportiva ridotta a 6/7 stagioni), a uno da 4/5 milioni in 5 anni nell'atletica, sperando di non spaccarsi il femorale. Proprio l'anno scorso riportavo una sua intervista vergata su T&F News, in cui annunciava il matrimonio indissolubile con il football, anche se il "floridese" non disdegnava le scappatelle con l'amante-atletica. Del resto sono centinaia gli atleti che vogliono sfondare nel football professionistico e tra loro non è certo detto che vi sarebbe dovuto essere Jeff Demps, perchè correva in meno di 10" i 100 metri. La palla bisogna anche prenderla. Il QB deve essere anche in gamba a trovarti. Gli scarti laterali non sono come la corsa rettilinea... e tante amenità simili. Jeff, nel frattempo, nell'ultimo fine settimana, corre a Blacksburg in 6"59. Poi mi va di capire che stia pensando Jeff in questo momento, e dopo averlo centrifugato su google, quasi mi ribalto davanti al pc: Demps ha rinunciato (per quanto tempo?) alla carriera footballistica per darsi allo sprint. Ha infatti iniziato ad allenarsi esclusivamente con la squadra di atletica della Florida State Univesity tout court da 3 settimane. Obiettivo: le olimpiadi, guidato dal head coach dei Gators Mike Holloway. che giustamente ha sottolineato "se uno corre in 9"9 i 100 metri e 6"5 i 60 allenandosi come giocatore di football, cosa diavolo potrà fare allenandosi da sprinter?". Già, cosa? Lo vedremo nei prossimi mesi. In 7 al mondo sono così scesi sotto i 6"60.

Demetrius Pinder, altro prodotto del sistema scolastico americano, migliora il 20"53 di una settimana fa portandosi a 20"50 ad Albuquerque. I tedeschi invece continuano a sfornare giovani talenti a ripetizione: l'ultimo in ordine temporale è Robin Erewa, classe 1991, capace di correre in 20"92 a Leverkusen.

Il campione del mondo di Daegu del "giro", Kirani James, torna a mostrarsi in pubblico con 45"96 a Boston: proprio nella stagione indoor 2011 con tempi decisamente inferiori il granadino (o granadegno?) si mise alla luce al consesso mondiale, preludio alla prima stagione da protagonista. Nei 600 metri il polacco Adam Kszczot (mannaggia alla sua successione di consonanti cacofoniche) sfiora il record mondiale del tedesco Nico Motchebon, nel 1999 era riuscito a correre in 1'15"12. A Mosca il polacco 800ista campione europeo Under 23 di Ostrava, sorpresa di Daegu (6°), bronzo di Barcellona e latore di un 1'43"30 come PB, arriva a lambire il predetto mondiale a Mosca, domenica scorsa, fermandosi a 1'15"26 ed infilzando Yuri Borzakovsky (1'16"08) che non è proprio il ragazzino di primo pelo.

Il salto in alto è "cosa nostra" per i russi. Andrej Silnov nella ormai celebre riunione di Mosca, fosburizza l'asticella a 2,36, che è risultato immane. Qualcuno, non ricordo dove, l'ha definito "l'angelo biondo Silnov": attenzione che quando si parla di angeli biondi legati al mondo del salto in alto, la storia ce ne racconta di uno solo, e la sua maglietta con la sua locuzione (ora epitaffio) sono state ritirate: era Vlade Yashenko. Per il campione olimpico Silnov, invece, una grande prova a solo un centimetro dal personale indoor e due da quello personale assoluto. Rimanendo nell'alto, proprio ieri si è rivisto ai piani superiori Ivan Ukhov, sulla pedana magica di Banya Bystrica: 2,33. Ora i russi hanno Silnov a 2,36. Dmitrik a 2,35. Ukhov a 2,33. Shustov a 2,31, Patrakov a 2,30. A proposito di Banya: era presente anche Silvano Chesani, 7° con 2,25, e Gianmarco Tamberi, 12° con 2,20. Lo standard limit per Istanbul è 2,29, e per ora quello che c'è andato più vicino è stato Filippo Campioli a Hirson con 2,27.

Voglio perdere qualche secondo con l'asta, per raccontare ancora una volta come la Germania ci stia surclassando. Mentre in Italia ormai il dopo-Gibilisco è probabilmente solo Michel Stecchi o... lo stesso Gibilisco, le liste mondiali dell'anno ci dicono come vi sia un'invasione di saltatori teutonici da oltre 5,70: Bjorn Otto (1977) 5,77; Karsten Dilla (1989) 5,72; Raphael Holzdeppe (1989) 5,72; Malte Mohr (1986) 5,72; e poi anche un Hendrik Gruber (1986) 5,60.

Nel lungo Aleksander Menkov a Mosca si inabissa nella sabbia a 8,24, miglior risultato mondiale dell'anno. Bisogna segnalare, come già fatto da qualcuno sulla pagina di fb di Queenatletica, come Ashton Eaton abbia apposto sulla sua borsa la dicitura "work in progress - 9000 pt", che non è una fantasia fiabesca, visto anche che ha portato il suo PB in questa specialità a 8,04 a College Station.

Tra le donne, spicca un 6"23 sui 50 della campionessa mondiale di lungo Brittney Reese. Miglior tempo mondiale dell'anno, anche se la specialità non è molto affollata. Ma insomma... vuoi non correre in meno di 7"20 sui 60? Sarebbe da finale mondiale (quanto meno) sui 60 indoor. Proprio nei 60 va definendosi quella che sarà la finalissima di Istanbul (posto che vi siano tutte): ovvero LaVerne Jones-Ferrette (che ha piazzato il 1° e il 4° tempo mondiale dell'anno) vs Maurielle Ahoure (2° e 3° tempo). Terza della partita, the cannon-ball Oleysia Povh, 5° e 6° tempo mondiale dell'anno. Aspettiamo le big?

Sfida all'ok Corrall tra DeeDee Trotter e Bianca Knight (un pò un piccola delusione l'anno scorso, dopo le sparate di inizio primavera) sui 300: 37"07 a 37"12 a Boston sabato.

Prestazione da brividi ai polsi per Meseret Defar sui 3000 nella stessa riunione appena citata di Boston: 8'33"57, 27° tempo di sempre, laddove la stessa atleta etiope detiene il mondiale con 8'23" e spiccioli, e 11 prestazioni su 30 nelle graduatorie all-time.

Lolo Jones a Mosca, imprime una svolta alle liste mondiali dell'anno sui 60hs: 7"89, dopo un 7"96 a Linz un paio di giorni prima. Brianna Rollins corre a NY in 7"97, e ormai in 6 sono scese sotto la barriera dell'8". Caravelli attualmente 12^ con 8"06. Anna Chicherova fin'ora rimane l'unica ad aver superato i 2 metri indoor: lo ha fatto in tutte e 4 le gare in cui si è presentata (3 volte 2,00 e un 2,06). Nella gara di Banya, Antonietta Di Martino perde un centimetro rispetto all'esordio (1,93), e alle spalle (a 3 centimetri) mica si trova Alessia Trost? 1,90 per lei. Dall'asta arriva invece il pazzesco 4,88 dell'americana Jennifer Suhr, seconda perfomer di sempre dopo la zarina Isinbayeva, e 8^ prestazione assoluta di ogni tempo (dopo le 7 della russa). Ora per Yelena si fa proprio dura: non bastava l'esplosione della britannica Bleasdale (4,87, terza di sempre), ora pure l'americana. Fa un certo effetto vedere che Roberta Bruni (1994), sia la ragazza di quell'età più in alto al mondo nelle classifiche mondiali assolute. Darya Klishina, l'incantevole ed eterea saltatrice russa, mostra che, come la Sharapova, la bellezza non è la caratteristica predominante: quanto meno è alternativa alla bravura atletica, visto il 6,86 di Mosca, terza prestazione mondiale dell'anno. 

07/02/12

Gli italiani del weekend: Collio a 6"62 - Di Martino 1,94 - Alloh 7"40

Simone Collio - foto RAI
I migliori italiani del weekend, già... ormai lo saprete tutti, senza che io stia qui a scriverlo, ma... lo scrivo lo stesso. Siamo ancora tutti un pò frastornati dall'impresa di Emanuele Abate, che con Marzia Caravelli e Daniele Greco, ha movimentato l'inverno indoor italiano. Nessuno dei tre rientra (probabilmente) nei piani federali ad ampio raggio, e questo è motivo di soddisfazione per il sottoscritto, perchè è la certificazione che alla fine la manzoniana Provvidenza ci mette sempre lo zampino, rovesciano tutti gli articolati piani delle umane tribolazioni a partire dal rilancio dell'Atletica di Arese, che come è noto, si caratterizza fondamentalmente in una serie di rosari vespertini da sottoporre ai suoi consiglieri sotto Pasqua e in corrispondenza della Novena di Natale. Metteteci un pò di pelo di fondoschiena, quattro code di lucertola, la pinna caudale di uno squalo bianco, tutto mescolato in un calderone di belladonna e arrivano le medaglie anche da Londra. Garantito. 

Per quanto mi riguarda, di sicuro la notizia importante (ma che è passata in secondo piano nonostante lo spessore della cosa) è il 6"62 di Simone Collio a Mondeville, in Francia, bollato in batteria. Dovrebbe essere il proprio 10° risultato personale di sempre, e il 14° mondiale dell'anno, 5° europeo, dopo Ramil Guljiev, il nuovo panzer rampante Julian Reus, l'altro panzer più navigato Christian Blum, e un nuovo astro dell'ormai compassato sprint britannico, Richard Kilty. Where is Dwain? Per Collio, poi, niente finale: leggendo il trafiletto-Gazzetta, ovvero lo spazio-perizoma in cui è ormai rilegata l'atletica dell'epoca Fidal-Concordia del Comandante Aresettino sulla rosea, Collio avrebbe sostenuto che non si sarebbe cimentato nella finale a causa del viaggio di 14 ore del giorno precedente. In via precauzionale avrebbe così deciso di abbassare i flaps in attesa di altre run e avvicinare così la soglia di eccellenza mondiale. Nel frattempo il risultato gli consente di andare dritto-dritto a Istanbul, e non certo per vedere la meravigliosa basilica (ora moschea) di Santa Sofia. Lo IAAF standard era 6"67: autentica, firma e raccomandata spedita. Tra i battuti di Collio nella vittoriosa semifinale, trovo un sorprendente (in negativo) Martial Mbadjock, ovvero il brutto anatroccolo dello sprint transalpino, che sembrava essere lì-lì per diventare l'alter ego di C-Lemaitre, correndo i 100 sotto i 10"10 e prendendosi a testare (sportive) proprio con il solitario Christophe. Poi dopo Barcellona è pure spuntato Vicault e il suo stellone sembra essere tramontato per crollare in una strana apatia: 6"79 non è tempo da top-sprinter evidentemente. Stranamente, ad oggi, non ho ancora sentito parlare nè di Fabio Cerutti nè di  Emanuele Di Gregorio. Che programmi hanno? Dove sono finiti? Lo sapremo solo vivendo. 

Un'altra big azzurra è tornata a mostrarsi al pubblico, è Santa Antonietta Di Martino da Cava (dei Tirreni), che sembra che sotto la propria cappelletta votiva in Campania abbia ricevuto negli scorsi mesi un ex voto da un voluminoso e misterioso personaggio in saio, che sarebbe partito per il pellegrinaggio addirittura da Cuneo, per poi immettersi sulla Via Francigena all'altezza di Fornovo di Taro per poi proseguire seguendo il flusso di lanzichenecchi verso il Sud. Antonietta esordisce, nonostante il peso degli ex voto, ad Arnstadt, in Germania, fermandosi a 1,94. 4^ in una gara internazionale: 6,5 o 6/7. Di un'altra dimensione spazio-temporale (attualmente) Anna Chicherova, presente alla stessa gara, che ormai dal flirt con i record del mondo, è passata al petting. 2,06, che vuol dire non solo una decimetro sul resto del mondo che conta, ma un gap di un lustro sulle concorrenti, Di Martino inclusa. Ma siamo solo a febbraio, e la via Francigena (al contrario, verso Canterbury) è molto lunga e ad agosto manca un'intera stagione e un'intera strategia preparativa. Nel frattempo la Hellebaut, zitta-zitta, si sta portando verso i 2 metri, e stai a vedere che fa ancora qualche sgarbo a qualcuno... chissà cosa sta pensando adesso di lei la Vlasic, che gli scippò con destrezza il titolo di Pechino. 

A Mondeville si vedono anche Giuseppe Gibilisco e Claudio Michel Stecchi, che si fermano entrambi a 5,42, al 5° e al 6° posto, ma con Stecchi davanti. Per Stecchi è pur sempre la 5^ prestazione personale di sempre, la terza indoor. Lontanissimo per ora e per entrambi lo standard-limit: 5,72

Audrey Alloh scopre invece un piccolo e salutare ridimensionamento internazionale dopo l'esplosione a 7"33 di un paio di settimane fa a Casal Del Marmo. 7"46 e 7"40 per un 5° posto alla spalle della super-bulgara Ivet Lalova (7"20). Contemporaneamente Judy Ekeh sembra esser caduta nello stesso picco negativo di omegawave a Modena: 7"63 e 7"54, molto lontani dal 7"38 "d'allenamento" stabilito in quelle famose prove cronometrate di cui ci si tramanderà il risultato nella minima tradizione orale locale. 

Si rivede (già ne sentivo la mancanza) Marzia Caravelli sui 60hs (ancora a Mondeville) e martella altri due tempi sotto il minimo per Istanbul, per portarsi avanti nella tabella di marcia nel caso che qualcuno in Fidal-Concordia si svegliasse con le solite palle girate e le chiedesse di correre almeno 7 volte sotto lo standard IAAF, ottenesse il nuovo record italiano, e battesse Lolo Jones e Sally Pearson almeno due volte nel giro di un paio di giorni. Ci scherzo, ma qualcuno una cosa del genere l'ha davvero subita pur di non portarlo agli ultimi mondiali di Doha un paio di anni fa. 8"15 e 8"12 per la friulana. Ma l'ostacolismo italiano femminile è in pieno fermento: Veronica Borsi in batteria finisce col ritrovarsi col record personale, 8"23, a soli 5 centesimi dal minimo per la Turchia. In finale 8"29. Negli stessi attimi, a Magglingen in Svizzera (ero lì...) Micol Cattaneo ha continuato invece la sua lenta ma efficace risalita verso il posto che occupava nemmeno tanto tempo fa: 8"21 in finale che rappresenta invece un avvicinamento a soli 3 centesimi dallo stesso limite per i mondiali. 8"29 in batteria mentre il giorno successivo, causa un piccolo risentimento, gara che scivola nell'anonimato. Ma non finisce qui! Giulia Pennella a Firenze 8"33 in batteria e 8"31 in finale! Ma insomma, manca ancora un piccolo step per raggiungere la Pennella dell'anno scorso. La vedremo agli italiani? Ma ci pensate? 4 atlete sotto o vicine al minimo per i mondiali... la specialità tecnicamente più competitiva a livello internazionale attualmente in Italia. 

Anche l'ostacolismo maschile sta alzando la testa: non solo Abate quindi, anche se ormai ha messo la freccia e se n'è andato dal gruppo per accedere alla Champions League, ma tanti "fattori" che statisticamente possono creare quel substrato dal quale è più probabile che si crei un altro campione. Stefano Tedesco, sembra aver trovato il bandolo della matassa dopo un momento di appannamento: 7"95 e poi 7"94 in finale all'Ovidio Bernes di Udine. Samuele Devarti, classe 1990, a Magglingen raggiunge il proprio personale a 7"96, così come vi riesce anche il supertalentuoso Hassane Fofana: 7"97. Lo stesso Hassane 8"01 in finale, degno scudiero dell'Abate recordman. Chiaramente sta vivendo il periodo di risettaggio del passaggio dell'ostacolo, dopo l'innalzamento degli stessi conseguente al passaggio di categoria. 

A Padova Raffaella Lamera si arrende a 1,80 nell'alto, cioè la stessa misura della talentuosa Chiara Vitobello a Modena. Ad Udine si rivede Davide Bressan (1975) a 5,10. Elisa Zanei a Pergine salta 6,10. Martina Amidei ad Aosta inanella un 7"59 e un 7"51, molto vicina quindi all'attuale gotha nazionale. A proposito, a Magglingen ho assistito alle performance di una ragazzina svizzera del 1996 (16 anni) che ha corso in 7"57 i 60. Si chiama Vivianne Sigg, e tenete bene a mente questo nome (se non altro se doveste mai andare ad un quiz televisivo del Canton Grigioni).  L'anno scorso corse a 15 anni in 7"53... minuta, esile... ma decisamente veloce, a quanto pare. 

Giovanni Galbieri a Modena continua a fare a capocciate con tempi appena sotto i 6"90 (6"88), mentre fa forse più impressione il 6"90 di Giovanni Cellario (classe 1994), secondo dietro Galbieri. Stefano Braga (1994), plana a 7,54 nel lungo, e di questo bisogna aver paura (parlo di avversari). 

06/02/12

Il video del record di Abate... perchè io c'ero

l'abbraccio di Abate al coach
Pensavate me ne fossi andato, eh? In realtà mi son recato nel fine settimana con una comitiva di atleti lombardi a Magglingen, in Svizzera, per poter dar soddisfazione ad una naturale necessità di gareggiare su pista in inverno che la nostra Federazione sta cercando in tutti i modi frustrare. Ebbene, a Magglingen io c'ero, ho visto e posso documentare quello che è successo soprattutto in una situazione particolare. Così dotato della mia piccola videocamera digitale ho voluto immortalare un evento che, volenti o nolenti, rimarrà un pezzo di storia dell'atletica italiana. Il record italiano di Emanuele Abate sui 60hs. Come tutte le cose magiche, il brivido lo si coglie alla fine, quando l'etolie del palcoscenico, dopo una performance sublime alla prima della Scala (cui il pubblico ha assistito in maniera estatica e rapita, per poi tributare l'applauso orgasmico dopo l'attimo di vuoto pneumatico per prendere coscienza dell'enormità della cosa) scende dal palco, tra le umane genti, e va abbracciare il maestro con quanta più foga gli riesca di fare. Da commuovere. Guardate le immagini del video, perchè succede proprio così: alla fine della prova, Emanuele scende dal palcoscenico e corre fuori dalla pista, infrangendo tutto quanto era contenuto nel copione, invadendo spazi non suoi, e mostrando la propria umanità.

Emanuele Abate ha cadenzato in maniera fluida, immacolata, armonica i 5 ostacoli. In batteria (un notevole 7"66) ne aveva pizzicati un paio di troppo, con conseguente ricevuta di ritorno ad appesantire il budget finale (e senza nemmeno scontrino fiscale, per il quale in Svizzera in alcuni casi sono più italiani degli italiani stessi, specie se vai nei ristoranti che vagheggiano a personaggi italiani...). Ma la finale di Magglingen si colloca appena ad un millimetro dalla perfezione (forse una leggera incertezza sul "pronti"?), anche perchè se hai raggiunto la perfezione, come puoi pensare poi di fare ancor meglio? Su quali pulsioni ti concentri poi? Su quali emozioni? Ci deve essere un punto debole per cui dire: l'ho fatto, e adesso andiamo ancor più forte! Ovvero, molto meno prosaicamente: il senso ultimo dell'atletica leggera. 
Dicevo... Abate... vorrei scrivere "ha martellato gli ostacoli", ma non è il termine adeguato, perchè l'incedere era molto più armonico di un caimano come David Oliver che gli ostacoli se li porta spiaccicati sul petto come le zanzare contro i fari delle auto nelle notti d'estate... non è un Liu Xiang o un Dayron Robles, le cui immense capacità fisiche sembrano castrargli l'azione fra gli ostacoli, quasi avessero bisogno di un altro metro buono tra un ostacolo e l'altro. Lui lo ha quindi semplicemente avvolto, avvinghiato, sfiorato, arrotondato... trovate in questi termini l'onomatopea di quell'azione perfetta e non so quanto perfettibile, e alla fine è uscito il 7"57: tempo abnorme, record italiano di 3 centesimi (meglio del 7"60 di Emiliano Pizzoli quindi), quarto atleta al mondo ad oggi, dopo Jarrett Eaton (7"49), Kevin Kraddock (7"54) e Konstantin Shabanov (7"54). David Oliver, tanto per riempire la nostra cultura generale, ha corso in 7"60 a Boston proprio nello stesso giorno in cui Abate correva in 7"57. 

Che dire... per parte mia mi sono complimentato con lui, perchè rappresenta nel mio immaginario, insieme a Marzia Caravelli e Manuela Gentili, uno di quei pochi ragazzi italiani di vertice che meglio rappresentano l'atletica leggera italiana (buona), perchè di loro se ne può parlare solo per i risultati che ottengono, per le gare che fanno, per i loro sacrifici, e mai per una parola, una critica a ciò che li circonda. Le loro gambe e i loro risultati parlano per loro. Nonostante questo, pur non essendo un giornalista e non avendo quindi licenza di uccidere, ho timidamente e ingenuamente chiesto domenica pomeriggio ad Abate se l'avessero (caso mai...) contattato Arese o Uguagliati per fargli i complimenti del record del giorno prima (i record italiani assoluti, sapete com'è, non è che li si vede tutti i giorni, specialmente di 'sti tempi). Emanuele in maniera molto genuina, e senza dar alcun peso alla cosa, mi ha detto "no", passando poi a parlare d'altro. 

Mi scuso pubblicamente con lui della domanda, che mi è uscita così... di sicuro se non l'avessi fatta non mi sarei indignato intimamente di questo menefreghismo strisciante. Piccoli gesti ormai caduti in disuso a questa Federazione e che in realtà nascondono, laddove adottati, una profonda cultura positiva di un'intera organizzazione: ma qui non si vede neppure questo... Ma inutile far polemica: sappiamo ormai da tempo che la Fidal-Concordia ormai è totalmente reclinata a babordo e il suo comandante guida le operazioni di salvataggio standosene all'asciutto a riva senza nemmeno un megafono in mano ma agitando una maglietta (con il logo) attirando i superstiti verso di sè. 
Spero che nel frattempo l'edizione domenicale della Gazzetta dello Sport sia arrivata a Cuneo (ci metterà un paio di giorni, no?) nella sede dell'Asics o a Padova (mettiamocene tre, dai), e che quindi le telefonate di rito (se non altro per dare il giusto tributo) siano giustamente arrivate ad Emanuele. Non posso credere che poi non siano arrivate. Io non posso che complimentarmi di nuovo con lui, per tutta l'emozione che ci ha fatto vivere a noi suoi amici di trasferta elvetica, nel video che riporto qui sotto.

03/02/12

Incredibile: un manuale su come programmare lo sprint, Taper e Programmazione, di Valerio Bonsignore

Mi scuso pubblicamente con Valerio Bonsignore, amico fraterno e del quale mi fregio di esserne discepolo in pista, tanto da assorbire la sua dottrina allenamento dopo allenamento. Avevo iniziato con il pubblicare alcuni capitoli di questo scritto che è qui sotto allegato (Taper & Programmazione) qualche mese fa, salvo poi interrompermi a causa di forze maggiori (la prima variabile indipendente è purtroppo il fattore tempo). Ecco quindi qui sotto che vi presento l'opera completa, in pdf: un lavoro ciclopico di quasi 150 pagine che non è altro che parte di un altro di dimensioni bibliche e che ha una propria collocazione storica: la rivoluzione copernicana dello sprint in Italia. Già Gianluca De Luca con il suo pamphlet "L'allenamento della Velocità - il sistema di Charlie Francis", aveva negli scorsi mesi scosso un mondo immobile di teorie ferme ancora al 1970, e che vanta nel nostro Paese ancora profeti titolati e una Chiesa che taccia di blasfemia chiunque osasse criticarla (in qualche caso anche bannaggi sui forum). Qui cerchiamo di dargli un altro piccolo colpetto, per consentire a chi ha voglia di leggere di riportargli NON idee migliori, ma ALTRE idee. Poi ognuno se le cova, se le rigira per la mente o se vuole le può pure mettere in pratica. Non importa. Quest'opera di Valerio, che riassume i lavori di teorici (e pratici) dello sprint di tanti luminari del passato e del presente, si incanala nella stessa direzione di apertura mentale che stiamo cercando di divulgare. La circolazione delle idee porta al miglioramento dell'uomo, non certo la fissità delle stesse. Ringrazio Valerio per il contributo non solo tecnico (per me anche umano) che ci sta regalando. 
Taper e Programmazione

Mario Longo meglio di Mo Greene? Per l'AGC sì

Dopo aver parlato dei 4 record italiani della settimana, ecco una rapida carrellata delle migliori prestazioni ottenute dai master la scorsa settimana. come al solito mi rimangono sul groppone diverse notizie (come gli European Awards e Fidal Awards di Roma dell'ultimo weekend... piccolo inciso: premiati Morotti e Baggiolini come il sistema di calcolo del sottoscritto aveva già ampiamente pronosticato), ma se ci fosse qualche samaritano in giro, di certo non gli chiuderei la porta in faccia. C'è anche un'altra notizia di cui bisognerebbe dar conto, ovvero, il record europeo di Graziano Morotti (ancora lui!) sui 30 km M60 su strada, ottenuto ad un passaggio cronometrato (2h36'47" contro il precedente primato di 2h42'49") di una 50 a Latina. Se troverò il tempo, ne scriverò, anche se so che adesso lo scrivo e tra 10' me ne sarò già dimenticato: funziono così... 

Longo - Bene, sugli scudi degli ultimi 10 giorni di atletica indoor master (per i cross rivolgetevi ai centinaia di siti e blog tapascieschi che ne sanno molto più di me) c'è ancora lui, Mo Longo (1964, M45): concedetemi il Mo al posto di Mario. A Napoli, il 22 gennaio si cimenta in un 60 e pialla giù un 7"11 che equivale in AGC l'enormità di 100,14%. Cosa vuol dire? Ebbene, vuol dire che che se Mario avesse 20 anni, correrebbe i 60 in 6"38, che in soldoni vorrebbe dire un centesimo meglio di Maurice Greene e del suo leggendario record del mondo, sintesi perfetta dei movimenti di una macchina meravigliosa quale fu quella dell'americano a fine degli anni '90 (qui il video del record). 

l'altra velocità maschile - Nella speciale classifica aggiornata, al secondo posto (dopo le 3 prestazioni di Longo: due sui 50 e quella dei 60) si trova il già citato Lamberto Boranga con il nuovo record italiano dei 60 M70 di 8"58, che gli hanno portato in dote un 96,09%. Si è rivisto in livrea da serata di Gala anche Marco Morigi, M50: 7"66 ad Ancona, ovvero una botta di 95,61% AGC. E ora sembra quanto mai nata una rivalità a distanza con il "giovane" M50 Ferido Fornesi, appena entrato nella categoria e che quest'anno ha corso in 7"67 e 7"69. Sarà interessante vivere la sfida totale agli italiani indoor master. Tra gli M45 la concorrenza è quanto mai spietata: ne sa qualche cosa il fresco campione del mondo dei 100 metri M45, Mauro Graziano, che attualmente è dietro con 7"54 corso a Firenze non solo all'irraggiungibile Mario Longo, ma anche al rookie (appena entrato nella categoria) Max Scarponi (7"36 e 94,69% a Casal Del Marmo), e Roberto Barontini, classe 1965, capace di correre in 7"50 (94,25%). A 7"56 c'è Marco Lavazza, 1965 anche lui, sprinter lombardo di livello negli anni '80 (mi ricordo come corresse sui 21"5 i 200). Insomma, un'altra gara da seguire agli italiani con attenzione: Mario Longo per l'esplorazione di mondi irraggiungibili ai più, e poi... la gara degli altri. Tra gli M55 bella prestazione di Giorgio Tiberi: 7"96 e 94,58%. Tra i "giovani" ma non "master" nel senso di partecipazione alle gare riservate, Enrico Prà Floriani (1976) arriva a 7"00, mentre Francesco Scuderi, quest'anno 35enne, 7"01

La velocità femminile - tolte Elena Sordelli e Manuela Grillo (difficile credere che possano partecipare all'attività master), la categoria dove probabilmente si assisterà ai fuochi pirotecnici potrà essere la F40: con il record di categoria dei 60 ad 8"12 (Daniela Sellitto), ben tre atlete a contendersi lo scettro della migliore. Tiziana Bignami (1972) per il momento ha un 8"20 e un 8"24. Khadidiatou Seck 8"24 e 8"28. E Denise Neumann 8"27. Sfida tutta da seguire tra 40 giorni e con un record a ballare pericolosamente. 

Mezzofondo - soli due risultati oltre il 90% AGC, ovvero il record italiano di Eleonora Berlanda (che le vale 91,34%), e il 3000 metri di Dario Rappo nella lavatrice di Parma (160 metri di pista): 10'19"85 per un controvalore di 91,46%. Purtroppo l'anemia di piste con l'anello non consente una grande base statistica per queste specialità... e chissà ancora per quanto. 

Salti - Lamberto Boranga guida i saltatori master del 2012 con 93,44%, figlio del record italiano del luno M70 (4,94 ad Ancona). Altro record italiano al secondo posto, ovvero il risultato ottenuto da Barbara Lah a Saronno, di cui si è già scritto ampiamente. Francesco Arduini è invece il saltatore in alto al momento più in forma, grazie al 2,01 ottenuto ad Ancona (89%). Nell'asta Giacomo Befani (1970) arriva fino a 4,70, mentre Davide Bressan (1975) a 5,00 metri. 

Ostacoli - i migliori sono Andrea Alterio (1973) che torna con 8"14 sui 60hs (ma a 106), mentre Maria Costanza Moroni (1969) ottiene 9"50 e 91,48%. 

AGC al 20/01/2012

Master: i 4 record italiani dell'ultima settimana

Eleonora Berlanda (foto AtleticaTrento)
I Record italiani master salgono a 12 nel corso del 2012. Più o meno in linea con quanto avvenne l'anno scorso. 
  • ancora Elena Sordelli, e siamo a 5 record F35: stavolta solo "eguagliato", ma nella mia cronologia rientra sempre. Durante i regionali lombardi di Saronno (vinti) Elena corre in 7"57 eguagliando il tempo ottenuto a Modena la settimana scorsa. 5 step per un miglioramento di 16 centesimi del primato di 7"73 di Lusia Puleanga che resisteva dal 2009. 
  • Del record nel triplo F40 di Barbara Lah ho già scritto tutto domenica, quando ho segnalato la cosa. Riporto quello che scrissi: "Barbara Lah, sempre a Saronno, si impone nel triplo con 12,66 che passerà alla storia come nuovo record italiano F40 indoor anche se è superiore anche a quello all'aperto. Non so quanto possa importarle, ma tant'è. Cancellata dalla cronologia dei record Maria Costanza Moroni aveva spostato il signum fino a 12,38 nel 2009, dopo aver pareggiato Elisa Neviani a 12,04. Peccato che sia nata a fine marzo, quindi non avrà più indoor a disposizione dopo quella data, perchè il record mondiale di categoria della ungherese Deak è 11 centimetri più avanti (per chi non lo sapesse: i record italiani valgono con l'anno di nascita, mentre quelli internazionali con la data di nascita)". 
  • Al 22 di gennaio risale invece il record di Lamberto Boranga sui 60 metri M70: 8"58, ovvero un controvalore di 96,09% in AGC: un'enormità. Attualmente in Italia, in termini di AGC, di meglio c'è solo Mario Longo. La prestazione dell'ex-portiere professionista di Serie A, assume maggior peso specifico proprio in virtù di colui che è stato cancellato dalla cronologia: Giuseppe Marabotti, ovvero, un pilone di sostegno della storia del mondo master italiano degli anni '90. Marabotti a Torino nel 1988 corse in 8"60, quindi a 73 anni (lui è del 1915), cosa che gli fa avere un AGC comunque superiore a quello di Boranga (97,96%). L'impresa di Boranga si riassume in un dato: l'8"60 era il record italiano più "antico" fra tutte le categorie nei 60 metri. Ora il più vecchio è passato sempre a Marabotti, ma quando corse nella categoria M75, allorquando, sempre a Torino, corse in 8"90 nel 1990. Stando sempre all'anzianità del record, quello dei 60 M70 era il 9° assoluto tra tutte le specialità e le categorie indoor, maschili e femminili (ovvero sui 374 record italiani tabellati). 
  • Eleonora Berlanda, classe 1976, ergo F35, stabilisce un altro bel record di categoria, con 4'20"34, ottenuto al meeting internazionale di Vienna a fine mese (91,44% AGC). Record precedente appartenente a Jocelyne Farruggia con 4'24"81, corso a Genova nel 1998: 14 anni fa. Altre ricorrenze storiche: il tempo della Farruggia rappresentava il più vecchio record italiano femminile tra tutte le master sui 1500. Lo scettro di più longevo passa adesso a Bruna Miniotti, che tra le F65, corse l'attuale primato nel 2005. Lo stesso tempo rappresentava il 7° record più "antico" tra tutte le categorie e tutte le specialità femminili a livello indoor tra i master. 

02/02/12

Riflessioni sull'allenamento e sull'allenatore - di Marco Giacomantonio

Buongiorno a tutti, in qualità di grande appassionato di atletica che pratico attivamente da quasi 30 anni, sono lieto di condividere con voi alcune considerazioni sull’importanza della figura dell’allenatore e sulle qualità/competenze che il buon allenatore deve possedere. 

Partiamo subito da alcuni spunti di base che poi andremo a sviscerare nel corso di questo articolo. Innanzitutto ritengo che ciascuno di noi (salvo atleti particolarmente giovani e/o inesperti) sia il miglior allenatore di se stesso. Un buon allenatore è in grado di preparare un efficace programma di allenamento e di verificare che la preparazione proceda, ma non potrà mai avvertire le sensazioni dell’atleta stesso e dunque regolarsi di conseguenza. L’allenatore deve dunque abituare l’atleta inesperto ad ascoltare ed interpretare le proprie sensazioni. In secondo luogo, è importante instaurare con gli atleti un dialogo costante e continuo. 

Troppo spesso, quando domando a un atleta il perché abbia inserito determinati elementi nel programma o come mai adotti determinate tecniche di allenamento, sento rispondere: “Non lo so, me lo ha detto il mio allenatore”. 

Questo può essere comprensibile nel caso di ragazzi o anche di atleti adulti che abbiano appena iniziato l’attività, ma una risposta del genere mi lascia perplesso da parte di atleti evoluti o, addirittura, da atleti d’élite. E’ dunque fondamentale che l’atleta, a maggior ragione se esperto, sia ben consapevole del motivo per cui l’allenatore gli ha suggerito un determinato percorso piuttosto che un altro.
Fatte queste premesse, ritengo che il buon allenatore, oltre a una sufficiente competenza tecnica dell’argomento che diamo per scontato, debba avere doti di: 
  • Leadership: Qualità fondamentale di cui esistono molte definizioni. Senza addentrarci troppo nel concetto di leadership, trovo molto azzeccata la definizione di Richard O’Brajer, CEO di Liposcience, secondo cui il vero leader è colui che "riesce a rilasciare l’intero potenziale di un’organizzazione per perseguire un obiettivo comune". Analogamente l’allenatore avrà doti di leadership quando riuscirà non solo a programmare e a guidare, ma a sfruttare l’intero potenziale di un atleta e fargli raggiungere, nel medio-lungo periodo, prestazioni vicine al proprio limite. 
  • Capacità analitiche: Attraverso l’analisi dei diari di allenamento, l’allenatore deve essere in grado di comprendere se un determinato percorso è stato efficace o meno. Spesso, in presenza di una mole di dati notevoli, diventa difficile individuare gli elementi che hanno giocato un ruolo chiave nel corso della preparazione. Qui vi sono varie scuole di pensiero, ma possiamo in linea generale dire che un’analisi troppo accurata rischia di portare a focalizzarsi su elementi marginali perdendo di vista i componenti fondamentali. D’altra parte, in altri casi, avere un quadro quanto più possibile accurato può fare la differenza. Saper discernere i fattori che davvero contano è senz’altro una qualità che tutti gli allenatori dovrebbero avere. Non bisognerà comunque focalizzarsi solo sul programma, ma inquadrare l'atleta a 360°, avere cioè un approccio olistico tenendo in considerazione aspetti quali l'alimentazione, lo stile di vita, la psicologia dell'atleta, etc... 
  • Project Management: Una volta individuati determinati capisaldi, l'allenatore deve essere in grado di stilare una programmazione di medio/lungo termine per poter raggiungere gli obiettivi concordati con l'atleta e farlo rendere nelle occasioni che contano. Non bisogna né pretender tutto subito, né lasciare nulla al caso. Attenzione che tutto ciò può valere anche per chi allena atleti che svolgono un’attività prettamente amatoriale: anche se si va al campo solo un paio di volte a settimana tanto per divertirci, tanto vale farlo in modo proficuo. 
  • Capacità di lavorare in team: Il lavoro di team è fondamentale. L’atletica è uno sport per lo più individuale, ma la creazione di un gruppo di allenamento affiatato contribuirà notevolmente a rendere il tutto meno faticoso e più divertente, non solo quando si è giovani, ma anche più avanti. L’allenatore gioca un ruolo primario in questo, favorendo e organizzando gli allenamenti affinché il gruppo possa, se possibile, allenarsi insieme. 
  • Comunicazione: Come dicevo all’inizio, la comunicazione tra allenatore ed atleti può fare la differenza. Oltre a rendere l’atleta più consapevole dei propri mezzi e tecnicamente esperto (ricordate che ciascuno è, entro certi limiti, il miglior allenatore di se stesso!), sarà un ulteriore fattore motivante poiché percepirà che entrambi stanno lavorando nella stessa direzione e verso un obiettivo comune. 
  • Sensibilità: Come ovvio, l’allenatore dovrà avere anche sufficiente sensibilità da gestire in modo appropriato l’uomo/la donna, i ragazzi che stanno dentro gli atleti, spronandoli e motivandoli ove necessario, ma soprattutto facendo di tutto per farli appassionare spontaneamente al proprio sport. Tale sensibilità si sposa bene con i concetti di comunicazione e leadership (ricordate: approccio a 360°). 
Si potrebbe dire ancora molto sul ruolo dell’allenatore e sulle qualità necessarie e infatti questa veloce carrellata non ha la pretesa di essere esaustiva, ma solo di costituire spunto di riflessione.
Un saluto a tutti! 
 Marco Giacomantonio

Pangea Mondiale indoor: la cose più belle viste nel mondo dell'atletica questa settimana

Asafa Powell vince a NY
Ecco le mie notizie più importanti della settimana di atletica mondiale. Più importanti, non solo a livello prestativo, ma anche mediatico, come il ritorno di Asafa Powell su una pista indoor dopo il Neolitico. Ritorno anche di Sanya Richard Ross. Tra le protagoniste della settimana anche Lolo Jones. 
  1. Anche se non è la "cosa più bella vista", è sicuramente quella che fa più notizia, ovvero il ritorno di uno dei top-sprinter mondiali sul campo di battaglia. A New York torna Asafa Powell in gara e nonostante non sia ancora quell'Asafa, si porta a casa un 5"64 sui 50 che vuol dire 8 centesimi (un metrozzo circa) dal record del mondo. Non che la specialità abbia avuto una storia articolata, eh. Non male alle sue spalle Nesta Carter (5"67) e Trell Kimmons (5"68). Justin the cat Gatlin, viste le caratteristiche, non se l'è cavata nemmeno tanto male: 5"71
  2. Mi ricordo che di lui ne parlai l'anno scorso. E' andato in letargo invernale da 400ista (spiaggiò in semifinale a Daegu, ma ha anche ottenuto un portentoso 44"78 a Freeport a giugno), e lo ritroviamo 200ista specializzato sulle curve paraboliche a gennaio. E' Demetrius Pinder: 20"53 a College Station. A Boston Lalonde Gordon, anche lui da me citato come pole-positioner dei 400 indoor quest'anno (fino a sabato), incastona un bel 20"58
  3. Frizzante il peso, che sta mettendo in luce interpreti dal braccio cannoneggiante: Reese Hoffa, americano classe 1977, scaraventa la palla di ferro a quasi 22 metri: 21,87, WL del 2012. 
  4. il russo Aleksey Dmitrik è nettamente l'altista del momento: 2,35 a Hustopece dopo il 2,32 di Wuppertal. Scavalcato il "nuovo" e rampante britannico Grabarz. 
  5. Lolo Jones, dopo gli schiaffoni del 2011, ha deciso di riprendersi il palcoscenico che aveva lasciato ad atlete decisamente meno avvenenti di lei, ma indubbiamente più veloci. Ecco quindi il tentativo di ridurre il gap in questo secondo aspetto: 6"78 sui 50 hs di New York, a 2 decimi dal mondiale, e 16^ performer mondiale. Infilzate Tiffany Porter, Kellie Wells, Virginia Crawford, Dawn Harper e Krsiti Castlin. Alcune di queste citate, erano coloro che la schiaffeggiarono nel 2011. 
  6. E' sempre un piacere rivedere in pista Sanya Richard-Ross, che si è impegnata in un 200 indoor a Fayetville: 23"18. E poi un 400, sempre a Fayetville in 51"45, ottimo trampolino per la stagione 2012: chissà se vorrà anche cimentarsi nei mondiali al coperto. Bicampionessa olimpica (con le staffette), pentacampionessa mondiale (4 staffette e il "giro" di Berlino '09 con 49"00), poi una malattia tremenda scoperta nel 2010, la sindrome di Behcet e il lento recupero fino alla finale di Daegu. Ecco perchè "il sogno" di rivederla in pista. Per lei questa settimana sarà una settimana fondamentale: il marito, Aaron Ross, si gioca il Superbowl con i NY Giants contro i New England Patriots. 
  7. Vanya Stambolova fa la voce baritonale a Vienna sui 400: 51"26, WL, e... ora? Ragioniamo: Campionessa europea nel 2006 sui 400, con 49"85, ma è soprattutto a livello indoor che ha dimostrato di trovarsi nel proprio ambiente: argento e bronzo mondiale. Da credere che sarà protagonista anche a Istanbul. L'anno scorso fu 4^ agli Euroindoor di Parigi, ma con 52"58. Dal 2009 si è riconvertita all'ostacolismo: 6^ a Daegu, argento a Barcellona, fuori in semifinale a Berlino. Considerando che è una che è scesa una manciata di volte sotto i 50", e sapendo che non esiste attualmente al mondo una Perec, una Guevara, una Freeman, e la Richard-Ross non è ancora quella pre-malattia, perchè non crederci nel colpaccio olimpico sul giro? Stambolova che ha anche visto bene di cimentarsi su un 800: 2'02"03, ovvero quinta al mondo. Staremo a vedere. 
  8. discesi negli inferi per Jarrett Eaton, ovvero il destino scritto nel Nomen... Omen. Jarrett come Tony, il famoso hurdler inglese avversario di Colin Jackson. Eaton, come... Ashton. Insomma, questo iradiddio si scatena come un posseduto sugli ostacoli e finisce a 7"49. 31° uomo di sempre. 
  9. Anna Chicherova ritorna in gara ad Anversa e ritorna a 2,00 metri. In fuga. Seconda nella stessa gara la bi-mamma e campionessa olimpica uscente, Tia Hellebaut (del '78...) a "soli" 1,95. Questa è capace di arrivare al giorno della finale di Londra e fare il solito miracolo. Attenzione... Alessia Trost, con il suo 1,91, è attualmente 12^ al mondo. 
  10. Yulia Rusanova a Belgrado a Belgrado a momenti abbatte il muro dei due minuti sugli 800: 2'00"45. Un'altra russa, Yelena Kofanova, tre giorni prima aveva corso a Mosca in 2'00"54
  11. Olga Kucherenko, dopo l'esordio a 6,87 nel lungo a Volgograd, sposta ulteriormente la WL: ora si trova a 6,91 dopo la serie di salti effettuata domenica a Krasnodar (amena località cosacca non lontana dal Mar Nero). Era qualche tempo che non si trovava una lunghista che inanellava due prestazioni vicine al 6,90. Un lustro fa se ne trovavano interi eserciti, oggi si rischia di vincere le Olimpiadi con meno di 6,80. Chissà cos'è successo, franchi concessionari, in questa specialità...
  12. Mentre i migliori Pershing italiani sono ancora nei silos di lancio, dalla Germania parte un terra-aria di nome Julian Reus, classe 1988: 6"59 sui 60 a Chemnitz. Sono già in 6 al mondo sotto i 6"60, e due sono europei: il citato Reus e il turco Guljyev.
  13. Yekaterina Koneva, sempre nella riunione di Krasnodar, totalizza 14,60 nel salto triplo. Migliore prestazione mondiale dell'anno. Seconda Anna Krylova con 14,39 (sarà la figlia di Vladymir, il velocista russo che vinse la 4x100 a Seul '88? Chi lo sà, un bengalino.)
  14. Abdelaati Iguider, marocchino del 1987 (uno degli ultimi baluardi del mezzofondo magrebino, prima dell'ondata italiana di seconda generazione) a Chemnitz balugina il 3'37"40 che a queste latitudini non vediamo da 3 o 4 lustri nemmeno all'aperto. 
  15. L'isolana delle Vergini, LaVerne Jones-Ferrette, di cui parlai in altro articolo, torna a guidare il mondo dei 60 metri (lei è che una superspecializzata della gara breve, non avendo praticamente "storia" sportiva dai 61 metri in poi): 7"08 a Houston. A Sindelfingen, in Germania, si è invece rivista quella che rischiava di diventare una meteora di una notte di mezza estate basca (campionessa europea 2010) e che poi si è persa nel 2011. 7"24 a soli due centesimi dal PB ottenuto agli Euroindoor di Torino '09. 
  16. il marocchino-lodigiano Haidane, dopo aver mantenuto per un paio di settimane la leadership mondiale sui 3000, deve mettere la freccia e accostare a destra, per consentire a due treni di atleti di collocarsi lì davanti. Migliore di tutti l'etiope Abiyote Abinet con 7'44"20
  17. Negli 800 sboccia come una camelia un altro mezzofondista USA: Joey Roberts, 1990: 1'47"14 a College Station.