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18/03/10

C.d.S. Indoor: buono il primo esperimento

(foto di Michelangelo Bellantoni della Tribuna di Ancona durante gli italiani Master: probabilmente più gente che durante gli assoluti) - Alla fine hanno vinto gli stessi due team vincitori dei Campionati di Società master tenutisi nella stagione open 2009 a Firenze: Olimpia Amatori Rimini tra gli uomini e Atletica Asi Veneto tra le donne. Ma questi erano i primi campionati master indoor, la prima edizione sperimentale caldamente auspicata anche da noi di Webatletica (che in minima parte abbiamo contribuito nella formazione del regolamento). Al termine dell'articolo mi lancerò in qualche considerazione, ma prima diamo spazio a chi ha meritato gli onori della cronaca. Tra gli uomini vittoria netta della compagine di stanza in Romagna: 6962 punti, che sono uno sproposito davvero difficile da superare per chiunque. La media-gara fa esattamente 870,25, cioè una condotta di punteggi impossibile per qualsiasi altra società italiana in questo momento. Del resto nella formazione ci sono personaggi del calibro di Marco Segatel, Max Clementoni, Lamberto Boranga, Luciano Acquarone... cioè atleti che nelle loro categorie hanno davvero pochi avversari e che hanno scritto la storia del masterismo italiano. Tant'è che a più di 300 punti è arrivato il Cus Romatletica: 6640 punti, cioè 40 punti a gara in meno rispetto a Rimini: un abisso. L'abisso è completato con il resto delle formazioni maschili: il terzo posto a quasi 1000 punti dalla Romagna, conquistato dall'Arca Atl. Aversa Agro Aversano (6093 punti). Probabilmente aver avuto la situazione sott'occhio in diretta si sarebbe assistito ad una ben più interessante lotta per il terzo gradino del podio, con la già citata Atl. Aversa, l'Atletica San Marco Venezia (6063 punti), i 6036 punti della Fratellanza Modena e i 6002 della Sandro Calvesi di Aosta. L'Ambrosiana batte la Capriolese nel derby lombardo per una manciata di punti: 5936 a 5930. Parlando con il DT della Nazionale Master, Claudio Rapaccioni, ci si è stupiti della grande partecipazione nelle staffette 4x200, segno che i team ci tenevano ad entrare nella classifica finale.
Tra le donne, vittoria altrettanto netta dell'Atletica Asi Veneto, pur priva di qualche pezzo da 90 (come Lusia Puleanga e Barbara Ferrarini). 6445 punti sono anche qui davvero troppi per qualunque formazione italiana in questo periodo storico. Troppo forti anche da rimeggiate. Dietro alle venete, ancora una volta il Cus Romatletica con 5922 punti, e anche qui un netto distacco tra la prima, la seconda e la terza società, l'Atletica Santa Monica di Misano (5383 punti).

Possiamo fare già un primo consuntivo di questo primo campionato italiano di società master indoor sperimentale? Credo di sì.
Innanzi tutto "un'iniziativa", una cosa positiva: una proposta anche nostra che diventa realtà. Non sempre e solo lamentele o critiche senza proposte. E' una cosa molto positiva, non credete? Un dialogo, un ponte con chi dovrebbe gestire il mondo master e sappiamo che tra i vari problemi che affiggono l'ufficio in questione, al primo posto (presumo) ci sia il reperimento delle risorse. E' la solita solfa che vi sto propinando da mesi: i master versano 100 e ricevono zero. Arese tiene tutto per i suoi faraonici progetti che ci stanno riempiendo di medaglie internazionali: questa è una cosa risaputa... Questo campionato era sperimentale: serviva per osservare se sarebbe stata una cosa da poter riproporre e cosa (nel caso) si sarebbe dovuto modificare. I commenti a tal proposito sembrano essere unanimi: nessuno parla di "inutilità" del campionato. Molti ci tengono e di conseguenza molti hanno le loro idee, mutuate com'è giusto che sia, dalle proprie realtà.
Penso che i problemi maggiori sorgano su alcuni aspetti (mi sono letto l'articolo di Werter Corbelli relativo allo stesso argomento): un regolamento dei c.d.s. è come una legge elettorale. Se esce in un modo, favorisce qualcuno, se esce in un altro, ne favorisce altri. Nella mia ingenuità (naturalmente da responsabile di una piccola società di "giovani" master che non potranno mai vincere un c.d.s. se non tra 30 anni) ritenevo e ritengo tutt'ora, che il vero obiettivo di un c.d.s. master (a livello indoor) sia garantire la massima partecipazione e non "ragionarlo" come fanno i senior (o meglio: come facevano... ora il c.d.s. senior è qualche cosa in più di un campionato interregionale di qualche anno fa). Corbelli propone, a mio modo di vedere, una cosa difficilmente praticabile: la scissione del campionato italiano di società indoor da quello individuale. Troppo oneroso: per i master e per le società. Non tutti abitano nelle Marche o lì vicino. Si rischia poi un flop clamoroso dovuto alla scarsa partecipazione che non è di certo una cosa auspicabile nella promozione del movimento verso le categorie più giovani. Due viaggi ad Ancona a proprie spese nel giro di poche settimane (mi piacerebbe conoscere le società che riescono a permettersi in tutti i casi il pagamento degli alberghi e dei viaggi degli atleti in tutte le circostanze) sono davvero troppi.
Questo discorso si collega strettamente con il secondo quesito: chi dovrebbe partecipare ad un campionato italiano di società indoor master? Sempre per Corbelli bisognerebbe convocare le prime società classificate del campionato outdoor di qualche mese prima. Io non la vedo così: i meriti eventualmente si conquistano sul campo nella stagione (poi nei master la mortalità e la rinascita societaria sono all'ordine del giorno), non si eridatano dalla stagione precedente. Visto che non c'è la possibilità logistica (mancano piste) e pratica (manca il tempo) di avere una prima fase, ritengo ancora una volta giusto che tutte le società indistintamente possano presenziare al campionato di società indoor. Poi i reali valori in campo, come ha dimostrato questo campionato indoor, emergono comunque e non ci sono assolutamente scossoni di alcun genere su chi poi andrà a vincere il titolo.
Esitono 14 specialità indoor: quest'anno, come concordato con Claudio Rapaccioni, si è ritenuto di individuare 7 gare più una staffetta per rendere più partecipato il c.d.s.. 7 gare ottenute da 7 atleti diversi, più la staffetta. L'ipotesi promossa da Corbelli di utilizzare i punteggi ottenuti in 10 gare (cioè 9 più la staffetta) ma con gli atleti che potrebbero portare 2 risultati ha un grosso difetto: favorirebbe le società con i master over-70, considerato l'arcinoto "problema" dello sfasamento delle tabelle che supervalutano le loro prestazioni a danno delle categorie più giovanili, che per ottenere i medesimi risultati dovrebbero avere tra le loro fila fenomeni della natura. L'idea delle 7 gare con 7 atleti diversi pone proprio un limite a questa sperequazione data da questo possibile elemento, dando più spazio alla squadra globalmente intesa. Poi nell'ipotesi dei 2 punteggi ad atleta, ipoteticamente con 5 atleti si parteciperebbe ai c.d.s.. Nella modalità di quest'anno, il minimo era chiaramente 7.
Sul sistema di punteggio (a punti o a posizioni) francamente non ho inclinazioni di alcun genere. Sicuramente con la classifica a posizioni le distanze risulterebbero più vicine, ma penso che alla fine la squadra più forte vinca comunque, sia in un modo che nell'altro.
Adesso studieremo delle valide proposte per la stagione 2011.

20/09/09

Scudetti Master ad Asi Veneto e Olimpia Rimini

(a sinistra, la foto dell'Atl. Asi Veneto tratta dal loro sito, a destra l'Olimpia Rimini dal sito della Fidal Emilia) - Non c'ero. Quindi non posso farvi vivere i momenti di questa due giorni master di Firenze che ha attribuito i due titoli italiani di società master. Rosa Marchi diceva che non esiste una manifestazione simile (a sua conoscenza) in giro per il Mondo. Andiamone allora fieri, perchè è un momento di aggregazione senza pari. Diamo subito gli onori ai vincitori, cioè l'Olimpia Amatori Rimini di Werther Corbelli tra gli uomini, e la Ateltica Asi Veneto di... Rosa Marchi tra le donne. Quindi due scudetti al Nord, una conferma (l'Olimpia Amatori di Rimini) basata su un vero e proprio Dream Team con alcuni dei migliori master italiani in circolazione (Lamberto Boranga, Mario Riboni, Marco Segatel per citare i primi che mi vinegono in mente) e una novità assoluta, quella Asi Veneto che è diventata una sorta di roccaforte inespugnabile con l'arrivo di campionesse di prima grandezza come Lusia Puleanga e Fabia Dandolo (senza dimenticarsi Barbara Ferrarini). Merito ancor maggiore per l'Asi Veneto il fatto che lo scudetto femminile fosse finito a Roma negli ultimi 6 anni: proprio Roma e la corazzata ASD Romatletica (l'anno scorso Acsi Campidoglio Palatino) ha dato del filo da torcere alle venete, giungendo a soli 19 punti (1272 vs 1753) ma con la formula dei 100 punti al primo arrivato, "poi a scalare" è ben noto come basti una gara andata storta per scivolare nella classifica e trovarsi in mezzo ad una vera e propria rivoluzione. Al terzo posto della classifica in rosa un'altra società veneta, l'Idealdoor Libertas S. Biagio di Treviso, staccata di 57 punti dalla vetta, quindi la Liberatletica Aris di Roma, già vincitrice dello scudetto nel 2003. Non mi è dato di sapere se una società veneta abbia mai vinto una scudetto tra le master, sicuramente a livello societario è un buon prologo alla finale di Caorle dove l'Assindustria Sport Padova si presenterà come campionessa uscente (ma come campionato di società nazionale assoluto, lasciatevelo dire, i nuovi c.d.s. valgono sicuramente meno dei campionati master). Tra gli uomini secondo trionfo consecutivo dell'Olimpia Amatori Rimini: l'anno scorso un proditorio errore di inserimento dei dati attribuì la vittoria solo ex-post, lasciando nel frattempo che i milanesi dell'Ambrosiana caricassero la coppa in pullman e prendessero la strada della madunina. Poi l'amara scoperta, e il rimescolamento. Brutta cosa. Quest'anno è andato tutto liscio e l'Olimpia Amatori di Rimini ha vinto agilmente con 23 punti di scarto sulla sorprendente Vittorio Alfieri di Asti (1227 a 1250). Per i romagonli un impressionante media di 96,153 punti-gara, che significa arrivare in media al 4° posto di ogni gara delle 13 previste. Solo terza l'Ambrosiana del DT Ettore Brolo, falcidiata in partenza di una serie di sfortunati infortuni: 1208,5 punti, con solo mezzo punticipino in più dei veneti dell'Atletica San Marco di Venezia. A livello individuale poi svilupperò qualche cosa, per intanto qualche record italiano nelle staffette è caduto (a proposito: veramente gran cosa e gran lavoro da parte di Giusy La Cava della Fidal nazionale aver approntato una simile pagina dei record societari delle staffette!!). Gli altri risultati devo guardarmeli ancora attentamente, anche se già posso dirvi che nei 200hs F40 la Campionessa del Mondo Cristina Amigoni dovrebbe aver abbassato il record di Barbara Ferrarini portandolo a 30"29. Nadia Dandolo record unvece nei 3000 F45 con 10'05"90. Comincia ora l'attesa per lo studio di tutti i risultati tecnici... Quanti record italiani saranno caduti? Vedremo nella prossima puntata!

18/09/09

Rosa ci introduce alla finale dei c.d.s. master 2009

La mascotte Lola dell'atletica asi veneto Pronti, via!

Sabato e domenica è in scena, nel bellissimo stadio fiorentino “Luigi Ridolfi”, la finale nazionale dei Campionati di Società Master su pista. L'evento tanto atteso da molti master, quello dove lo spirito di squadra si esprime allo stato più puro e limpido. In palio l'ambito titolo di squadra campione d'Italia e tanti scudetti tricolore da cucire sulle magliette dei vincitori per la stagione successiva. Ma va in scena soprattutto la voglia di giocare, di fare squadra, di fare gruppo per quasi 900 atleti, dai 35 ai 95 anni, in rappresentanza di 34 formazioni maschili e 28 femminili ammesse alla finale.

Il regolamento di questa manifestazione viene spesso criticato, le tabelle di punteggio di riferimento utilizzate sono sicuramente migliorabili perché favoriscono alcune categorie rispetto ad altre ma... è una manifestazione unica, che tanti master all'estero ci invidiano. Non ho ancora trovato una nazione che disputi un campionato di società master come il nostro, e di questo possiamo essere orgogliosi.

A difendere il titolo ci sarà l'Olimpia Amatori Rimini tra gli uomini, a cui lo scorso anno un deplorevole errore della segreteria nell'inserire nel sistema i risultati delle staffette 4x400 ha negato alla squadra la gioia i festeggiare sul campo. In campo femminile le atlete campionesse d'Italia 2008 della Capidoglio Palatino sono migrate nella nuova formazione della Romatletica. Per l'inossidabile Anna Micheletti e per le atlete del suo gruppo si tratta di un dominio di dura da 7 anni, periodo nel quale hanno vestito le maglie di 4 diverse società.

Il regolamento 2009 ha ripristinato la possibilità delle squadre di schierare 2 atleti per ogni gara, con grande gioia delle squadre più numerose che potranno coinvolgere più atleti. Senza per questo penalizzare troppo le società più piccole perché nella classifica di società rientrerà solo il miglior piazzamento di ogni gara. Delle 15 gare in programma verranno scartate le due con il punteggio più basso, regalando un po' di tranquillità alle squadre di fronte agli imprevisti che incombono sempre come spade di Damocle tra gli over 35.

Su tutto dominano le tabelle di punteggio Fidal 2007, scartabellate da ogni squadra con cura, quasi da perderci la testa, al fine di schierare la formazione più competitiva. Sono le tabelle che permettono di assegnare un punteggio ad ogni risultato, rapportato alla fascia di età di appartenenza, al fine di stilare una classifica unica per ogni gara. Sono la chiave di conversione che ribalta la classifica per prestazione e la trasforma in una classifica per punteggio, nella quale il primo si ritrova con 100 punti, il secondo con 99 e così via. A questo si aggiunge poi la regola tutta italiana (non contemplata dai regolamenti master internazionali) per la quale la categoria di appartenenza della staffetta viene assegnata in base (un momento, ce la posso fare..) alla media degli anni che gli atleti compiono nell'anno. Solo chi l'ha provato sa cosa significa perdersi nelle combinazioni dei vari atleti della squadra al fine di trovare la fascia d'età più favorevole in rapporto al risultato previsto. Un vero e proprio rompicapo!

Ma questi sono aspetti di strategia, normalmente seguiti solo da una o due persone all'interno di una squadra. Per tutti gli altri, i “convocati”, che spesso ignorano i macchinosi meccanismi che regolano questi campionati, c'è soprattutto la gioia di esserci, di poter partecipare a questa manifestazione imperdibile. Ad inizio anno ci si segna in agenda i week end della fase regionale e della fase nazionale. Ci si organizza per essere liberi, pianificando ferie o permessi, sistemando i figli o facendosi accompagnare dalla famiglia. Alcune società hanno la possibilità di finanziarsi la trasferta tramite gli sponsor, per altre l'autofinanziamento è d'obbligo. C'è chi si trova a disputare “la propria” gara, quella per la quale si è preparato tutto l'anno. C'è chi invece per esigenze di società e di “copertura” si trova ad improvvisare una specialità nuova. C'è chi arriva in perfetta forma, pronto a siglare qualche primato italiano, e chi, pur acciaccato, si presenta alla partenza o in pedana per puro spirito di squadra e perché sa che comunque, anche quella prestazione poco “dignitosa” puo' essere molto importante per la propria società. Per me questi sono i “piccoli eroi” dei campionati di società. Come Isabella, classe 1949, alla quale lo scorso anno chiedemmo se fosse disposta a “coprire” la gara del giavellotto. Ricordo quando con sguardo preoccupato mi chiese “ma cos'è il giavellotto?”, lei che da pochi anni macinava solo gare su strada. Disse alla fine di si, allenandosi nelle settimane precedenti alla gara con una applicazione e un impegno commoventi..

E poi si fa gruppo, si lasciano a casa problemi e difficoltà, e per un week end si è protagonisti tutti insieme. Ed una gioia condivisa regala molto di più di una gioia individuale... Sono i nostri giochi di squadra, i nostri “giochi senza frontiere”, come mi ha detto poco fa un master che ho incontrato in pista. E allora via, con le nostre mascotte di peluche che rappresentano gli animali più vari, l'atleta trombettista che suona la carica, gli striscioni e le urla di incitazione. E l'età resta solo un numerino riportato a fianco ad un risultato, perché noi, in gara, la dimentichiamo...

Il mio augurio è che queste due giornate vengano vissute da tutti con grande spirito sportivo, di rispetto dell'avversario e di amicizia, valori che nell'ambito master non possono e non devono mai mancare. Un grosso in bocca al lupo e un sorriso a tutte le squadre in gara!


News di Rosa Marchi per Webatletica.it

28/08/09

Nadia Dandolo: il ritorno della regina

(foto di Nadia Dandolo tratta dal sito dell'Atletica Asi Veneto Master) - Mi è stato segnalato un articolo comparso lo scorso 17 agosto su diversi giornali locali del Veneto. Parla di Nadia Dandolo, medaglia d'argento sui 5000 ai Campionati Mondiali Master a Lahti nella categoria w45. Per quelli come me che sono nati a pane e "Atletica Leggera" (inteso come mensile), sfogliando e risfogliando le pagine patinate (inizialmente un pò ruvide), e guardando e riguardando le immagini, e studiando i tempi, le classifiche, le graduatorie quando ancora internet non c'era, Nadia Dandolo era una delle regine di quel mondo di carta "lontano", animato da "eroi" impressi per sempre nella nostra immaginazione da una foto. Tanto che quando li vedevo poi dal vivo (ai Campionati Italiani Assoluti, quel paio di volte che mi è capitato di parteciparvi) ero in quello stato di timore reverenziale che si prova quando incontri qualcuno che è comparso su un libro di storia (...sportiva, per carità!). E poi le loro gesta: allora (ma parlo di soli 15 anni fa!) tutto sembrava "epico", perchè i racconti erano scritti e riportati da un solo testimone: il giornalista. Tutto il resto era lasciato all'immaginazione: magari leggevamo che il secondo arrivato era a 3 centesimi, e allora ci si immaginava questa volatona finale a denti serrati, coi muscoli del collo tesi come corde, le braccia che facevano fatica a stantuffare., la folla urlante... Il campione e lo sconfitto: ma che forte anche lo sconfitto! Oggi la distanza si è azzerata: figurarsi, su facebook possiamo addirittura chattare con tutti i campioni che vogliamo... tutti vedono e scrivono. Ci sono i filmati: nulla più è immaginabile. Poi c'è da dire che i "campioni" di oggi non sono certo i campioni di ieri ("ma ci sono ancora campioni oggi?" mi viene quasi da ironizzare sulla questione): la vita continua, si cresce: laddove un tempo c'erano dei professionisti dello sport, oggi in molti casi abbiamo dei bambinetti litigiosi. Come paragonare l'arte di Fidia a quella di un grafomane del metrò milanese...
Con il mio piccolo bagaglio di esperienze personali, mi sono così ritrovato un pomeriggio di primavera a leggere del ritorno alle gare di Nadia Dandolo, all'età di 45 anni. Una di quelle "eroine" del mio personalissimo epos, che tornava alle gare. Commento solo mentale, non potendolo condividere con nessuno un quel momento: "di solito "quelle come lei" non lo fanno mai per fare le tapasciate": l'esempio del mio amico Fausto Frigerio è lì a dimostrarlo: ce l'hai nel sangue questa cosa. Dio (o chi per Lui) ti ha fatto quel qualcosa in più, e forse è pure giusto che per te lo sport non sia solo divertimento, ma anche agonismo, sfida, lotta... vittoria.
Solo ieri ho letto questa "storia" di Nadia Dandolo, l'ennesima di un master italiano: altro che false partenze e tempi sensazionali, reality, zeru tituli, litigi, Fidal. Una storia struggente, di speranza, amore, lotta. La storia di Nadia Dandolo. Qui di seguito l'articolo scritto da Gianfranco Natoli.

LA REGINA E' TORNATA A VOLARE
"Ha scoperto di avere un tumore nel 2005 ma non ho mai smesso di correre. Correre è la mia vita." "Ho iniziato facendo karate poi sono passata al volley, ma è sulla pista dove mi sento davvero bene". "Ho scoperto il mondo master dove ci sono persone stupende che sfidano i propri limiti incitandoti, come veri amici. Non faccio programmi, non punto a traguardi. Vivo giorno per giorno."

BORGORICCO. C’è qualcosa di affascinante nel vedere una donna correre su una pista di atletica. C’è quell’anima in più, quella grinta che le rende dolci e determinate, come se la grazia plasmasse la fatica, limandone i contorni, colorando il viso. Nadia Dandolo non è solo questo. Non è solo l’atleta capace di infrangere due record italiani nei 5 e 10 mila metri. E’ molto di più. E’ la donna capace di affrontare la vita come ha fatto con la pista: a muso duro, ma con il sorriso sulle labbra. Da vincente nata. Scriveva il cardinale Bessarione: «Se non ci fossero i libri, noi saremmo tutti rozzi e ignoranti, senza alcun ricordo del passato, non avremmo conoscenza alcuna delle cose umane e divine». Già, i libri, scrigni di ricordi, perché il tempo tende a cancellare dalla memoria le imprese di chi ci vive accanto. Dietro ai record ci sono le storie, le sofferenze di chi ha combattuto il dolore, il male, oggi come allora. Come ha fatto Nadia, aprendoci il suo personale libro dei ricordi. «Ho scoperto di avere un tumore al seno nel 2005. Da allora è iniziata la mia battaglia. Ma non ho mai smesso di correre, perché correre è vita, è la mia vita». Il cognome Dandolo forse dice poco alle giovani generazione. Eppure lei è stata una delle più grandi mezzofondiste italiane di tutti i tempi. Un’atleta che ha fortemente segnato la pista azzurra negli anni Ottanta e agli inizi degli anni Novanta. «Veramente ho iniziato a tredici anni con il karate, poi sono passata al volley con il Sant’Eufemia. Sono approdata all’atletica grazie ad Adriano Saccon che nel 1979 mi ha voluto nella Libertas Camposampiero. Inizialmente mi sono dedicata ai 1500, poi ai 3000, facendo la trafila con i vari giochi della gioventù. Tra le società dove ho militato anche la Snam di San Donato Milanese. Poi nel 1993 sono approdata al Gruppo Forestale».
Che non ha mai più lasciato...
«E’ il mio lavoro. Sono una guardia forestale, mi occupo di tutela del territorio, di prevenzione di maltrattamenti degli animali».
Come ha scoperto di essere ammalata?
«Toccandomi il seno. E pensare che sono stata sempre molto attenta. Periodicamente mi sottoponevo a una mammografia. Ma non se ne sono accorti. Quando ho sentito il nodulo era già tardi, è cresciuto velocemente. Mi hanno sottoposta ad un ago aspirato ed è saltata fuori la verità. Mi hanno operato all’ospedale di Padova, ho fatto chemioterapia e radioterapia. Il calvario però non era finito».
Una recidiva...
«Già. Mi sono sentita il mondo cadere addosso, ma non ho mollato. Altro intervento e altra chemioterapia. Mi sono ripresa per mano la vita. Mi sono sottoposta ad un intervento di ricostruzione a Reggio Emilia. Ma le sofferenze non erano ancora finite. Si sono approfittati del mio dolore e dei miei soldi. Hanno sbagliato l’operazione, mi sono dovuta così ricoverare a Padova per curare una infezione. Sono tornata a correre, e correvo, correvo, più che potevo».
Quanto l’ha aiutata l’atletica?
«E’ tutto, è la mia vita. E io amo la vita. Adesso il mondo dei master dove ci sono delle persone eccezionali. Ho preparato il Mondiale di Lahti, in Finlandia, in appena due mesi e mezzo. E’ stata una esperienza stupenda che mi ha lasciato una grande carica interiore. Ho vinto l’argento nei 5000 metri. La medaglia adesso è attaccata alla mia libreria, in bella mostra. Ne vado molto fiera». Il futuro... «Non ho programmi, non punto a traguardi, vivo giorno per giorno. La pista è la mia casa. Mi occupo anche di attività motoria seguendo dei bambini a Noale dove mi alleno abitualmente. Faccio parte dell’Asi Veneto e siamo una ventina, tutti amici. C’è un clima bellissimo».
Molti criticano il mondo master.
«E sbagliano. Si tratta di un settore frequentato da grandi persone. Correre con i master significa sfidare se stessi, i propri limiti di persone normali, dove anche gli altri partecipano alla tua fatica, incitandoti, facendoti sentire la loro amicizia».

30/06/09

ASI Veneto: il ritorno di Nadia Dandolo

Copio-incollo l'articolo di Rosa Marchi tratto dal blog dell'Atletica Asi Veneto sul ritorno alle competizioni di Nadia Dandolo:

Attendevo questo momento da più di un anno e mezzo, da quando il nostro gruppo master è nato in seno all'Atletica ASI Veneto. Ricordo quando le parlai per la prima volta del mondo master, una dimensione per lei del tutto nuova. Aveva infatti appreso con stupore che il risultato di 9'28"83 sui 3000 metri, da lei stabilito nel 2002, era la miglior prestazione italiana per la categoria MF40. Ha conosciuto gli "over-35" tramite il nostro gruppo, a cui ha aderito da subito con grande entusiasmo, nonostante i suoi problemi di salute. Lo scorso anno ha voluto iscriversi a tutti i Campionati internazionali master, sperava di partecipare ad almeno una gara ma soprattutto di esserci alla finale dei Cds di Formia. Purtroppo ha sempre dovuto rinunciare. Qualche sporadica apparizione in corsa campestre o su strada fino a ieri sera, quando Nadia Dandolo è tornata a gareggiare in una competizione su pista. E' stato con grande emozione che ho appreso la notizia: l'altro ieri a Santa Maria di Sala, Nadia ha corso i 3.000 metri in 10'24"6, in una gara provinciale (non omologata Fidal) in serata. Un risultato che la pone a soli 4 secondi dal primato italiano MF45 di Jocelyne Ferrugia. Al di là del riscontro cronometrico, questo risultato ha un grande valore come testimonianza della volontà di una donna straordinaria. E' un onore per noi avere come compagna di squadra un'atleta che non solo ha vestito tante volte la maglia della nazionale, ma soprattutto ha dimostrato una grinta e una voglia di vivere fuori dal comune. Bentornata Nadia, il mondo master non vede l'ora di vederti esprimere, tramite la corsa, la gioia di esserci. E noi saremo in prima fila a fare il tifo per te.

22/01/09

Le buone prove nel cross dell'Asi Veneto

Sonia Marongiu nel cross lungo(fonte: Master Asi Veneto)
Domenica 18 gennaio, nel suggestivo parco del castello dei Peraga di Vigonza, si è svolta la seconda prova del Cds Regionale Assoluto di Cross. L'Atletica ASI Veneto ha dominato il cross lungo e si è classificata al secondo posto con il cross corto.
Le "nostre" agguerrite master hanno dato un contributo importante alla classifica di squadra.

Nel cross corto Laura Cavara (MF35) ha dato vita a un grintoso finale con un'atleta della categoria allieve (vedi foto a sinistra), si è classificata al quinto posto precedendo tutte le atlete assolute dell'ASI Veneto.

Nel cross lungo - gara dominata da Michela Zanatta, che ha preceduto sul traguardo Francesca Smiderle (entrambe atlete assolute dell'ASI Veneto) - Sonia Marongiu (MF35) (nella foto a destra) è stata bravissima ad aggiudicarsi un ottimo quarto posto grazie a una buona gestione di gara.

Al 15° posto un'altra master dell'ASI Veneto: Moira Campagnaro (MF35).