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12/08/13

Mosca '13: Day III - la tonnara delle siepi azzurre - Vizzoni tiene su la baracca

Foto Fidal/G. Colombo
3000 siepi uomini - chiamiamolo disastro, o Caporetto, o tonnara. Un assalto in cui i nostri sono stati falciati dalle mitraglie nemiche appena usciti dalle trincee. 2 squalificati e uno fuori malamente. Ma anche in costanza di tempi, gli altri due non sarebbero passati. L'unico al traguardo con un tempo certificato è stato infatti Patrick Nasti: 8'36"42. Jamel Chatbi (all'esordio in maglia azzurra) e Yuri Floriani invece risultano squalificati per irregolarità sugli ostacoli. Clamoroso al Cibali ci sarebbe da dire. La qualificazione era fissata a 8'25" circa, ovvero un tempo vicino a quello corso dagli italiani durante il corso dell'anno. Troppo difficile si vede. Sicuramente la peggior esibizione azzurra: a Helsinki '83 un finalista (Scartezzini); Roma '87 arrivarono in finale addirittura in 3 (Panetta che vinse, Lambruschini e Boffi). A Tokyo '91 i finalisti furono due (Lambruschini e Carosi). A Stoccarda '93 due finalisti (Lambruschini che arrivò al bronzo e Carosi); A Gotebord '95 ancora Lambruschini e Carosi (5°). Ad Atene '97, su 3 atleti, solo Carosi raggiunse la finale (Lambruschini si fermò in semifinale e Maffei uscì in batteria); A Siviglia '99 Maffei raggiunse la finale. Dal 1999 ad oggi il deserto, col solo Iannelli presentato a Parigi '03. Prima del 2000 lo score diceva 12 su 14 atleti azzurri in finale (un incredibile 85% di "finalizzazioni"). Dopo il 2000, 0 su 4, per uno 0% che parla da solo. Su 18 partecipazioni-gara di italiani ai mondiali sulle siepi, 3 atleti non sono finiti a referto, e purtroppo dopo il citato ritiro di Lambruschini ad Atene, a Mosca si fa il pieno con 2 squalifiche, che è quasi una novità in un 3000 siepi. Ma... dura lex, sed lex. Insomma, sarà stato un caso? Di sicuro non è stato bello vedere 3 italiani tra il fondo-classifica, e l'inizio degli atleti "DSQ" e "DNF". Male, male. 

Disco maschile - Faloci nel solco della tradizione dei lanci italiani: peggior prestazione nella gara più importante - Ora c'è rimasto solo Vizzoni nel ruolo di eccezione che conferma la regola, dopo che anche Chiara Rosa si è voluta omogenizzare con la truppa dei lanciatori italiani. Io l'articolo dedicato l'avevo scritto: non è possibile che tutti i lanciatori italiani (Vizzoni escluso) arrivino all'evento clou e stecchino sistematicamente la gara, ottenendo le loro peggiori prestazioni dell'anno. Faloci era (è) uomo quest'anno da 62 facile... 5 metri sotto quel signo non si spiegano, come non si spiegano tutte le defaillance degli altri lanciatori. Parola d'ordine: Taper, questo sconosciuto. Il periodo di approccio alle gare che viene segato con maniacalità quasi giapponese. Nemmeno volendo si riuscirebbe ad ottenere questi risultati: è come giocare al Totocalcio e totalizzare "0", che, per chi non lo sapesse, è difficile quanto ottenere "13". Solo che con 13 ti porti a casa il malloppo, con "0" ti devi fare un esame di coscienza sulla tua conoscenza del funambolico giuoco del calcio (vade retro satana!). Ora, Faloci lancia 57,54, quando in stagione aveva oltrepassato il "misura" per la finale 6 volte. 10 volte aveva lanciato sopra i 60 metri. Su 15 gare, non era mai sceso sotto i 58 metri... ai mondiali sì. Posto che Faloci ai mondiali ha dato il 110%, perchè ha lanciato così? Taper. Taper e ancora Taper. L'unico finalista azzurro ai mondiali così rimane il compianto Marco Martino, che riuscì nell'impresa a Roma '87. 1 su 9 partecipazioni italiane. 

400 maschili - Galvan e la nuova dimensione "europea" - Era francamente impossibile ambire ad una finale mondiale (44"95 il tempo dell'ottavo). ovvero una cosa che in Italia non si è mai vista tra Mondiali ed Olimpiadi, quindi era d'obbligo fare una bella figura. Missione compiuta, visto che Matteo Galvan si è piazzato 5° nella sua semifinale con 45"69, correndo in due volte nella stessa manifestazione sotto i 46", impresa riuscita anche a Licciardello in passato (a Pechino 2008: 45"25 in batteria e 45"64 in semifinale) e Alessandro Attene a Sydney 2000 (45"35 nei quarti e 45"79 in batteria). In realtà ci fu che fece addirittura meglio, cioè Ashraf Saber che agli Europei di Budapest '98 corse addirittura 3 volte sotto i 46" (45"64 in batteria, 45"78 in semifinale e 45"67 in finale, sesto) e Andrea Barberi a Goteborg '06: 45"81, 45"30, 45"70. Intanto Galvan scala le classifica del 400simo italiano. Nella media dei primi 10 risultati scende a 45"902, mentre i 400 sub 46" passano a 6. Galvan ha anche corso i 2 400 più veloci di un italiano ai mondiali: il precedente "primato" era il 45"70 di Andrea Barberi ad Helsinki '05. 16° il suo rango finale... 74 centesimi da un sogno: si può fare?

400hs femminili - Rockwell ferma a Milano - senza far polemica alcuna, che non c'è bisogno, si registra il 56"53 di Jennifer Rockwell nelle batterie dei 400hs. Le semifinali non erano impossibili, visto che "serviva" un 55"96. Il tempo se non altro dimostra che la condizione di Milano era quella attuale, e che la doppia periodizzazione non è riuscita al meglio. Comunque, per lei esordio ai mondiali, e 19° posto: purtroppo erano due le semifinali, quindi spazio solo a 16 atlete. Nella storia italiana ai mondiali sui 400hs, su 11 presenze-gara, si contano 6 semifinali (3 Niederstatter, 2 Trojer e 1 Ceccarelli), e nessuna finalista. Il tempo più veloce corso da un'italiana ai mondiali è stato il 55"10 di Monika Niederstatter a Siviglia '99 in batteria. 6 sono stati i tempi sotto i 56" (3 sempre la Niederstatter, 2 la Trojer e 1 la Ceccarelli).

Martello maschile - la barcarola dei lanci la tiene su Vizzoni - diamo solo questi numeri: l'ultimo oro italiano vinto in una grande manifestazione nei 4 lanci, fu quello di Alessandro Andrei a Los Angeles '84. L'ultima medaglia azzurra tra olimpiadi e mondiali è stata invece vinta 13 anni fa a Sydney 2000 da... Nicola Vizzoni. Vizzoni, ancora lui. Negli ultimi 30 anni, contando anche gli Europei, 3 sono le medaglie nei 4 lanci, tra uomini e donne: Vizzoni a Sydney, Vizzoni a Barcellona '10, e Chiara Rosa, bronzo a Helsinki '12. Cioè, senza Vizzoni (direi anche Chiara Rosa e Assunta Legnante) i lanci italiani sarebbero davvero residuali rispetto al resto dell'atletica. Ma Vizzoni c'è, e per fortuna a 41 anni tiene a galla la barcarola, che però fa acqua da tutte le parti. Il peso maschile è praticamente annullato, il giavellotto non produce talenti da 80 metri da 30 anni, il disco ha un potenziale finalista, ma si è perso in qualificazione. Il martello è l'unica specialità che ha un pò di spessore, ma una volta che Vizzoni deciderà di appendere il martello al chiodo (un paradosso... eheheh), che fine facciamo? Al femminile è forse peggio: ma questo lo vedremo un'altra volta. Per Vizzoni si tratta della sua 11^ finale tra Olimpiadi, Mondiali e Europei, con 2 argenti (Olimpiade '00 e Europeo '12). 7° ai mondiali lo fu anche a Siviglia nel 1999, 14 anni fa, ovvero due generazioni di atleti fa. Il suo 77,61 si colloca al 5° posto nelle prestazioni da finale. Una carriera super. 

30/08/09

Meeting di Padova: Cusma e Levorato sugli scudi

(foto tratta dal sito della Manifestazione di Antonio Muzzolon) - Negli spiccioli di questo agosto mondiale, ancora abbagliato dall'atmosfera magica dell'Olympiastadion berlinese è stato quasi come essere gettati in un quantum-leap calarsi nel clima dello Stadio Euganeo di Padova e cercare di godersi una manifestazione che per quanto internazionale, risente ancora troppo da vicino l'esplosione nucleare mediatica del grandissimo evento. Quindi penso che tutti coloro che hanno assisitito al meeting di Padova, come me, lo abbiano guardato con il tipico distacco del critico d'arte che dopo essere stato vittima della Sindrome di Stendahl in una sala della Galleria degli Uffizi, si trova a recuperare il mal d'estasi in una pinacoteca di un autore minore. Purtroppo qualcuno doveva cominciare: Zurigo ha avuto pure il suo record mondiale. Padova, invece, ha avuto diversi protagonisti dei recenti mondiali e qualche risultato non è stato nemmeno disprezzabile.
Vediamo quello che è successo, attraverso il mio pregiudievole filtro mentale: il sito Fidal (unica e ultima cosa a funzionare decentemente nel baraccone) è stato veloce come un missile Persching, e ha posto subito l'accento sulla Cusma e la sua vittoria in solitaria sugli 800 femminili: 2'00"05: tutto da sola, ma... che le mettessero delle lepri più lepri alla Piccione! L'ucraina investita del compito non sembrava molto in palla. Nelle retrovie si mette in mostra Lorenza Canali con 2'04"93: battuta nel piccolo derby Chiara Nichetti: 2'05"59. Negli 800 maschili invece, dietro al keniano di turno, al quarto posto Christian Obrist con 1'47"03. Probabilmente staccatosi nel punto critico della gara dal leading-group, avrebbe potuto migliorare di qualche decimo con un pò più di variabili indipendenti a proprio favore: ma del resto rimanendo in fondo al gruppo in un 800 può capitare anche questo, a meno di chiamarti Yuri Borzakovsky. Vabbè. Nei 100 maschili, a mio modesto modo di vedere, succedono alcune cose strane: nelle prima batteria il cameramen si posiziona a ridosso di Alessandro Cavallaro, il più interno della propria serie. Allo sparo sembra incredibile la falsa di Cavallaro (almeno un appoggio prima di tutto il resto della compa), ma si va avanti lo stesso: Cavallaro non è quello di un tempo e naufraga dopo pochi metri, risucchiato dagli altri e finendo in 10"76. Così la cosa passa inosservata... pure a me inizialmente. Le prime due batterie scorrono con gli italiani un pò in affanno: Cerutti è alla frutta e si vede (e secondo me anche nella staffetta mondiale non era il Cerutti di sempre); Collio corre in 10"37. Riparelli e Donati arrancano. Cavallaro non è lui: ha la sua faccia e il suo corpo, ma non può essere lui. Si va alla finale: Collio parte "sullo sparo", ancora una volta: un metro di vantaggio. Finisce in un probante 10"19 a spalla con il vincitore (10"18). Sembrava "abbastanza" falsa... ma l'RT segnerà poi 0,115. Tutti i finalisti (tranne il vincitore) totalizzano RT pari o superiori a 0,200 che in una gara internazionale di velocità sembra quasi bestemmiare in chiesa. Ma tant'è... 0,115. Poi la curiosità di aver visto la presenza degli RT nei risultati della finale mi porta a guardare l'RT della clamorosa falsa di Cavallaro in batteria (anche se probabilmente tecnicamente non sarebbe nemmeno potuta essere tale, visto l'incredibile anticipo): 0,115. Solo coincidenze, per carità: il moviolone lasciamolo al calcio. Comunque sia cresce l'amarezza per dover vedere Collio correre veloce solo quando non serve.
Così ci si consola sui 100 femminili con il ritorno di Manuela Levorato: ormai mamma da quasi un anno ma capace comunque di ritornare praticamente ad essere la numero uno in Italia dopo un anno di stop. 11"65 con cui ha battuto sia Pistone (11"71) che Giovannetti (11"76). E questo nonostante negli ultimi metri denotasse un vistoso battimento in testa... esaurita la fosfocreatina! Warning!... oh, certo: la velocità, come sono solito dire, è un percorso che dura più stagioni e che quando si interrompe, va ripreso quasi daccapo. Ma quel daccapo è davvero molto avanti per la Levorato: speriamo bene, perchè la velocità italiana femminile, oggi, sembra diversi gradini sotto a quella internazionale.
Nei 400 maschili bravo Matteo Galvan: 46"09 e terzo nella gara vinta con 45"67 dal cubano Collazo. Giovane davvero talentuoso questo Galvan: come risuciremo a giocarcelo? Bragagna ricordava come sulla 4x400 dell'euro-oro indoor di Torino abbia contratto una sorta di maledizione per la quale si sono infortunati tutti e 4 i moschettieri: persino il più blasonato Licciardello, praticamente fermo da diversi mesi. Ricordo che sempre nei 400 era presente Oscar Pistorius: 47"07. Nell'asta femminile, secondo posto della Giordano-Bruno con 4,32 (Scarpellini 4,12). 4^ Tania Vicenzino nel salto in lungo femminile con 6,36. Non so se era la TV o cosa: ma la Vicenzino salta così lontano correndo così piano? Nel peso maschile l'Italia è ferma ai master, con tutto rispetto parlando di noi. Secondo e terzo infatti Paolo Dal Soglio (18,25) e Marco Dononi (17,36). Nei 400 femminili brava Maria Enrica Spacca che ha ottenuto il proprio primato personale: 53"53. Direi che a questo punto cresce il rammarico di non aver visto la vera 4x400 italiana a Berlino: la Milani quest'anno era scesa sotto i 53", la Reina era in buone condizioni, la Spacca valeva il record personale e la Grenot... bè la Grenot è la Grenot. Ma poi nelle 4x400 intervengono troppe variabili... e le gare vanno come vanno se non sei davanti. Personalmente (con la Grenot in buone condizioni) avrei messo l'italo-cubana in seconda, con la Milani in prima. Vabbè, DT non mi faranno mai (per fortuna! Pensate che stress dover dire che si è andati bene anche quando si sono prese le legnate dal mondo intero!). Nel salto in lungo maschile, il vice-campione del Mondo Godfrey Kothso Mokoena è stato sorprendentemente battuto dall'ucraino Makarchev (7,95 a 7,92): ma tranne un salto (nulla) il sudafricano sembrava un pò in holiday-trip. Nel peso femminile Chiara Rosa lancia a 18,19 (che gli avrebbe permesso di fare la finale mondiale), ma sicuramente non ha la forma di luglio, e questo la deve far riflettere sulla preparazione agli appuntamenti clou (oh, se posso permettermi... sperando che non mi legga!). Infine i 400hs maschili vinti da Bershawn Jackson in 49"25 e soprattutto dove l'Italia è ritornata all'anno zero: c'erano nemmeno tanti anni fa finali ai campionati italiani dove si arriva sesti o settimi con tempi inferiori ai 50". Oggi Cascella a parte (che corre intorno ai 50"7), la specialità si è fermata. Messaggio alle genti future: se avete un figlio, fategli fare ostacoli... non c'è quasi più nessuno.