Maurizio Damilano |
Ma torniamo in Piemonte dove Maurizio Damilano è tornato a sedere sullo scranno più alto nonostante alcuni fatti decisamente gravi (se fossero provati) che hanno caratterizzato il proprio mandato, non ultimo il famoso bilancio sul quale i consiglieri avrebbero avuto molteplici difficoltà a prenderne visione per poterne fare delle valutazioni DEMOCRATICHE. Solo Ben Alì in Tunisia e pochi altri premier al mondo non consentono trasparenza su tutto quello che è la gestione della cosa comune: la Fidal e i conti di qualsiasi organizzazione che ha finalità rivolte alla gente, deve sempre essere pubblica. Trasparenza, appunto. I conti sono in definitiva la pagella che si dà ad un mandato elettorale: se uno dice che farà questo, farà quest'altro, poi si scopre che su quegli aspetti non ha investito un tolino, che credibilità potrebbe avere? LE parole stanno a zero, i fatti, invece, dovrebbero contare qualcosina in più: ma questa è l'Italia del XXI secolo, in attesa che vi sia il ritorno di una moralizzazione generale.
Tra i consiglieri eletti a supporto di Damilano, si trova al primo posto Livio Berruti con un numero di preferenza quasi uguali a quelle di Damilano. Probabilmente si fosse candidato come presidente l'avrebbe pure spuntata. Magari si sta aprendo la strada per il 2012, chi lo sa? Si spera che possa essere lui il leader di una corrente di pensiero più democratica e riflessiva. La personalità c'è, il carisma pure.
Damilano, a naso, è un uomo di Arese. Arese ha la sede della propria azienda in Piemonte. La sua azienda è l'Asics, cui forse un tempo lo stesso Damilano ne era stato testimonial. Come non pensare ad un link tra i due... ma magari la cosa è pure risaputa. La cosa certa è una: l'atletica in Piemonte è messa peggio che in altre regioni. Una volta c'erano realtà importanti a livello societario che ora sono sparite... sapete qual'è stata la proposta di Damilano per ovviare a questa sfacelo dell'atletica piemontese? Creare una supersquadra che raccogliesse tutti i migliori atleti della regione. In pratica la certificazione della sconfitta di ogni politica di crescita, di proselitismo, dell'esaltazione delle piccole realtà societarie che sono il vero cuore della ricerca degli atleti. Le elite in atletica allontano piuttosto che avvicinare. E il centro che diventa sempre più centro, emargina le periferie e il lavoro dei volenterosi allenatori e professori di educazione fisica delle province. Queste persone bisogna esaltare, non le solite 6 o 7 società che portano... voti. Un investimento sulla crescita in prospettiva, non sulla morte certa dell'atletica.
Si spera che ora Damilano abbia capito dai propri errori (se ci sono stati 12 tra consiglieri allontanati di forza e dimissionari, una qualche colpa dovrà pure avercela il Presidente, no?) e abbia ciò che gli resta del proprio mandato un pò più illuminato di quanto abbia fatto vedere sino ad oggi. L'atletica non è solo il sito www.fidalpiemonte.it.
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