31/08/12

Zurigo: se il piccolo Golia sconfigge David...

David Lekuta Rudisha, il Profeta degli 800. Ma nelle umane-cose, si sa, l'immortalità sportiva pesa più che l'ascesa all'Olimpo, e quell'epiteto di "Dio" che qualcuno gli ha attribuito, pretende di essere confermato ad ogni apparizione messianica. Del resto, quell'800 corso all'Olimpiade, pretende di diventare uno dei gesti umani più venerati nella storia dello sport e ha innalzato un uomo al livello di semideo di un intero movimento. Così, nel momento in cui i fedeli odono le sua apparizioni sulle piste della vile Diamond League voluta da Mammona, ecco che iniziano i pellegrinaggi per assistere estatici al miracolo dei "due giri" che il profeta riesce a far coprire in meno di un-minuto-e-quarantuno. Pioveva ieri sera sul tempio di Zurigo, il Letzigrund, uno dei siti più sacri dell'atletismo globale, teatro di gesta memorabili e leggendarie, per quello che sarebbe dovuto essere l'ennesimo miracolo di Re Davide (personaggio non a caso biblico, citato in ben 3 religioni). Ma stavolta Davide, il piccolo Davide, diventato nel frattempo immenso, ha trovato un Golia piccolissimo, che ha rovesciato la storia così come la conoscevamo, trafiggendo il profeta proprio sullo stesso campo di battaglia. Golia è Mohammed Aman, ragazzino etiope del 1994, e di fatto l'unico essere umano capace di battere Rudisha due volte in meno di un anno. L'unico. L'altra volta avvenne in Italia, alla notturna: 1'43"50 a 1'43"57. Anche allora dopo le volate mondiali di Daegu, quasi che Rudisha, fatto il Dio quando si doveva, ritorni ad essere Clark Kent. A Zurigo la sfida tra il grande Davide e il piccolo Golia, avviene ad un girone infernale più imo, un secondo più sotto di Milano. 1'42"53 (nuovo PB di Aman) vs 1'42"81 di Rudisha. L'informazione generale è che Rudisha non è solo: a Londra l'altro ragazzino-incredibile del botswana, Nijel Amos, altro classe '94, concluse in 1'41"73. Un altro '94, l'altro keniano Tymothy Kitun finì in 1'42"53 (lo stesso tempo di Aman a Zurigo). All'olimpiade Aman finì però... lontano, 6° in 1'43"20. Rudisha, nonostante abbia riscritto la storia di una specialità nel giro di 3 stagioni, si trova molto prima del previsto circondato da una muta di ragazzini, forse in una situazione che non si era mai verificata  prima a questi livelli. Dal punto di vista statistico, Aman guadagna diverse posizioni scendendo nelle graduatorie all-time al 10° posto insieme a Kitun. 32^ prestazione di sempre per lui. Per Rudisha... bè, al momento ha 6 delle prime 10 prestazioni di sempre sugli 800, 10 tra le 20. Risulta aver corso 7 volte sotto gli 1'42", 14 sotto l'1'43", ben 44 sotto l'1'45": la storia degli 800 riscritta in diretta. Ma anche gli Dei dello sport cadono, soprattutto dopo prestazioni invasive come un record del mondo corso in solitaria. 

Nel resto del meeting si è rivista la Bestia-Blake, che dimostra se non altro come Londra non abbia rappresentato l'acme della propria stagione, o semplicemente come l'ombra del Puma abbia ammansito la Bestia trasformandolo in un tenero cagnolino da 9"75. Dopo il mirabolante 9"69 di Losanna (3° tempo di sempre, e al pari del medesimo tempo corso sia da Tyson Gay a Shangai e del tempo di Bolt a Pechino '08) a Zurigo, in condizioni "estreme" per uno sprinter (vieppiù se jam) sciabola un 9"76 che lascia basiti. 15° tempo dell'uomo sotto i 9"77, di cui Blake ne vanta 4 tutte corse nel 2012. 33 i tempi sotto i 9"80 corse dall'uomo... regolarmente, dato munto da venti e eventi illeciti. Nella classifica dei terra-aria sotto quel livello inumano, 10 sono i tempi corsi da Bolt, 8 da Asafa Powell, 7 quelli di Tyson Gay, 4 di Blake. Prima di trovare il primo atleta che non abbia uno di quei 4 nomi, bisogna arrivare al 9"78 di Nesta Carter. Ergo, i primi 21 tempi di sempre sui 100 metri sono stati corsi da quei 4 uomini che si sono ritrovati alla finale di Londra con... alterne fortune. Scusate la digressione statistica: dietro a Blake, il piazzato lo fa proprio Nesta Carter con 9"95, giusto per ricordarci che tra i 4 uomini che scendono sotto i 37" in una staffetta di 400metri, è difficile trovare atletini di scarto. 17 le volte sotto i 10" per Carter... mica noccioline. Terzo quello che ritengo lo sprinter americano del futuro immediato: Ryan Bailey, che incarna appunto il prototipo di velocista del XIX secolo. 8^ volta sotto i 10" con 9"98. Fuori Gay per falsa. 

Il "divino" scende invece in pista sui 200 e lascia ancora tracce indelebili di sè. 19"66, che fatto da lui appare un tempo "normale", ma che rappresenta il 18° tempo di sempre mai corso dall'uomo, ma 11 dei primi 20 tempi di ogni tempo li ha vergati nella pietra proprio lui, Bolt. 10° tempo personale della propria carriera per il Puma che doma il mio pupillo, Nick Ashmeade, reo di aver ciccato l'unica gara più importante della stagione: i trials di Kingston. 19"85 con vento nullo, PB, 67° tempo di sempre, 20° performer di ogni tempo, pareggiando Churandy Martina che aveva corso il medesimo tempo proprio quest'anno, John Capel, e il discusso-discutibile, ma alla fine intonso Konstantinos Kenteris. Battuto il connazionale bronzo olimpico Warren Weir, il talentuoso (altro jam) Jason Young, in quella che è ormai una invasione in piena regola dello sprint mondiale. E ai mondiali junior, nella finale dei 200, si è infortunato quello che è probabilmente il nuovo Bolt... aspettare e vedrete: si chiama Julian Forte, annotatevi il suo nome. Spearmon, a Zurigo, finisce 5°, ma se fossi in lui non sarei contentissimo della sua stagione. Fortissimo a marzo-aprile, poi uno stallo inopinato di 3/4 mesi. I trials evidentemente impongono più picchi ed è difficile la programmazione. 

Per l'Italia l'incredibile conferma di Fabrizio Donato, che nel suo palmares potrà adesso annoverare una vittoria nella Diamond League: e che vittoria! Annichilito il campione olimpico Christian Taylor, 17,29 a 17,16, e la conferma che attualmente abbiamo solo un grande atleta di vertice mondiale. L'atletica, il mondo dei numeri, purtroppo bistratta troppo quegli stessi numeri che la fanno grande. Anche il sito all-athletics attribuisce il 3° posto nel ranking mondiale a Donato, 57° atleta assoluto al mondo tra tutte le specialità maschili. Il secondo italiano della medesima graduatoria è proprio Daniele Greco (137° al mondo), fermatosi a 16,41 al Letzigrund. 



Tra le donne, dopo due schiaffoni consecutivi subiti dalla Jeter nel post-Londra, Shally Ann Fraser gliene ritorna almeno uno, tra l'altro con un tempo sontuoso ottenuto in condizioni pazzesche: 10"83 a 10"97. Sanya Richards, neo campionessa di tutto, folgora la campionessa mondiale Monthso 50"21 a 50"33. Dawn Harper è l'ostacolista del momento, in assenza della Pearson, sui 100hs: 12"59, che segue il 12"43 di Losanna. 

Nel pre-programma, si sono visti anche Simone Collio e Rosario La Mastra: 10"59 e 10"77 rispettivamente. Clima da fine impero: la staffetta azzurra, non so con che voglia, poi correrà in 39"56. Molto meglio Bencosme De Leon, che nella gara riservata agli Under-23, correrà ancora in 49"58. Sfondato e risfondato il muro dei 50". 

Europei Master IV: dai 400 metri 6 medaglie

fotofinish della finale dei 400 M50 con E. Ruggeri
6 le medaglie conquistate dagli italiani nei 400 a Zittau. I due ori di Emma Mazzenga e Massimiliano Scarponi, i 3 argenti di Vincenzo Felicetti, Ettore Ruggeri ed Emanuela Baggiolini, e il bronzo di Max Poeta. A Nyregyhaza furono addirittura 9, con l'orgia di ori (ben 5) conquistati da Enrico Saraceni, Vincenzo Felicetti, Ugo Sansonetti, e ancora Emma Mazzenga e Max Scarponi. Altra edizione quella ungherese, come già commentato precedentemente. Vi furono una 50ina di presenze-gara in più rispetto a Zittau, con il portato di una 15ina di medaglie oltre il livello raggiunto dalla spedizione italiana in Germania. 16 i finalisti quest'anno, contro i 20 ungheresi di due anni fa, e 19 di Lubiana, dove nonostante la presenza più massiccia di azzurri non si raggiunse il livello di eccellenza raggiunto nel 2010. 53 i partecipanti italiani dei 400 a Lubiana, 32 quelli di Nyregyhaza e 33 quelli di Zittau. Ergo, qualitativamente nettamente meglio la spedizione del 2010, con una percentuale di finali-per-atleti-iscritti del 62,5%, contro il 48,48% di quest'anno, e solo il 35,84% del 2008. Quindi quest'anno, ogni due atleti italiani iscritti, uno è arrivato in finale. Vediamo nel dettaglio il comportamento dei singoli atleti che hanno raggiunto la finale. 

Gli ori - Emma Mazzenga, 1^ in 1'28"58. La sua è stata una gara atipica. Chi frequenta il mondo master, sa che dopo una certa categoria le distanze tra gli atleti e i rispettivi gap crescono esponenzialmente. L'aspetto agonistico lascia sempre più spazio a quello della sfida contro la scienza, sè stessi, i limiti dell'uomo. Così non ci si aspettava che una gara da 1'30" di over-75 si concludesse... al fotofinish! Ed è quello che proprio è successo, con 4 centesimi di distacco tra la padovana e la brits Dorothy Fraser, seconda in 1'28"62. E c'è da sottolineare come Emma sia ad un passo dal passaggio alla categoria W80, essendo del '33, contro i quasi 5 anni di differenza con l'avversaria. Delle medaglie consuntive della carriera master della Mazzenga ho già parlato nei precedenti resoconti. Devo qui ricordare come nelle ultime 5 edizioni consecutive di euro-master all'aperto, Emma abbia conquistato 5 medaglie: due d'oro consecutive (si aggiunge a quella di Zittau, quella di Nyreghyhaza). Da W75 la Mazzenga ha vinto tutti e 5 le manifestazioni cui ha partecipato sui 400: mondiali di Sacramento, 2 europei outdoor e 2 euroindoor. 

Max Scarponi - anche di lei ho ampiamente già trattato nei precedenti report sui 100 e 200. Il 400 è probabilmente per lui la prova tecnicamente più significativa nel suo fantastico triplete. 50"49, che è il suo SB (aveva corso in 50"61 a Rieti a maggio), e il quarto tempo personale di sempre secondo il Sigma (che non va oltre il 2005). Stranamente nonostante la costellazione di sub-51", manca appunto l'acuto da sub-50", che gli farebbe raggiungere un traguardo unico per l'intera storia dell'uomo. Infatti nessun essere umano sulla terra sopra i 45 anni, da quando esiste un cronometro che valuta le prestazioni, è mai sceso sotto i 50" nei 400 all'aperto. L'attuale record mondiale è fissato a 50"18 (Khalid Mulazim, stabilito l'anno scorso), mentre il record europeo è 50"23, dell'inglese David Elderfield. Enrico Saraceni, prima dei problemi fisici dell'ultimo biennio, si avvicinò clamorosamente a quel limite, correndo quello che rappresenta il record italiano: 50"27, allora (nel 2009) a soli 4 cent dall'allora record mondiale di Elderfield. Ora, secondo il sito di statistiche di Martin Gasselsberger, quello di Max dovrebbe essere l'11^ prestazione di sempre di un M45, laddove però si cita anche il 49"89 di Fred Sowerby (del 1994)... ma indoor. Nell'albo d'oro della categoria, Scarponi segue proprio Saraceni che a Nyregyhaza vinse con 52"41. Nessun altro ha vinto altre medaglie nel binomio M45/400 nelle ultime 7 edizioni di europei master. 

gli argenti - Vincenzo Felicetti. Davvero fuori portata per Vincenzo Geoffrey Walcott, vincitore in finale con 56"78. 58"21 invece per l'italiano, che il tempo del vincitore l'aveva praticamente corso per ai mondiali di Lahti del '09, quando vinse il titolo mondiale outdoor (56"77, attuale record italiano di categoria). Walcott ha acceso una vera e propria battaglia con gli italiani, persa però sui 100 (2° dietro ad Antonio Rossi) e 4° nei 200 proprio di Felicetti, ma penso che a quel punto, con almeno 7 gare alle spalle, fosse ormai cotto. 12^ finale consecutiva in una manifestazione internazionale master per lui, tra europei e mondiali, indoor e outdoor: l'ultima volta che non riuscì ad accedere ad una finale nei 400 fu nel 2005, ai mondiali di San Sebastian. Presente a tutte le ultime 7 edizioni di campionati europei sui 400, Vincenzo ne è uscito sempre con una medaglia: 4 ori, due argenti e un bronzo: ergo, la sua peggior prestazione ad un europeo dal 2000 in poi, è stato un 3° posto. Nel binomio M60/400 agli europei, ricordo anche le medaglie di Rudolph Frei (secondo dietro Felicetti nel 2010) e Aldo Del Rio (secondo a Lubiana nel '08). In pratica nelle 3 ultime edizione l'Italia ha sempre portato a casa l'argento. 

Ettore Ruggeri - il bresciano tira fuori dal cilindro una prestazione davvero inaspettata nella finale dei 400: secondo posto conquistato al fotofinish, a danno del francese Benoit Zavattero, con un pazzesco 53"96. Praticamente l'anno prima di cambiare categoria, Ettore ottiene una prestazione meglio della quale aveva fatto solo nell'anno di grazia 2005. Proprio a San Sebastian, nel 2005, corse quello che è il culmine della sua carriera master: il 52"15 con il quale vinse il bronzo ai mondiali master. Le medaglie complessive salgono a 3: oltre all'argento e al bronzo qui citati, si annovera il bronzo a Brisbane '01, ma sui 200. 20 i suoi caps azzurri-master ma primo europeo master per lui: prima di Zittau aveva infatti gareggiato solo a mondiali. 3° finale raggiunta per un italiano nel binomio M50/400 (su 14 atleti-gara) e 3^ medaglia: le altre sono state vinte entrambe da Felicetti. 

Emanuela Baggiolini - varesina seconda nei 400 W40 con 58"74. Stavolta troppo forte la britannica Nina Anderson (57"37), anche se per Emanuela la stagione era stata tutta in salita, dopo  i postumi di un lunghissimo infortunio da stress che l'aveva tenuta ferma per diversi mesi. Nonostante questo, al primo 400 della stagione, il tempo le vale il nuovo record italiano di categoria (che supera il 58"83 di Rosa Marchi corso nel 2004), aggiornando il suo carnet di record italiani master attualmente posseduti a 9. Salgono a 25 le sue medaglie internazionali tra i master, 16 individuali (già annoverando tutte quelle di Zittau). Finalista in tutti i 18 eventi cui ha partecipato nelle manifestazioni master internazionali, le uniche due circostanze in cui non ha vinto medaglie hanno coinciso con i 200 (a Nyregyhaza e Sacramento). Nessuna W40 azzurra ha mai vinto una competizione internazionale master (sempre col beneficio di inventario pre-2000 per gli europei outdoor), mentre l'unica medaglia fin'ora conquistata prima di quella della Manu, è stato il bronzo di Rosa Marchi a Poznam 2006. 

Il bronzo - Massimiliano Poeta - 50"72 per un bronzo prestigiosissimo, in una gara dai contenuti tecnici stellari. Primo il britannico di turno Mike Gardiner con un sontuoso 49"82, poi il proteiforme tedesco Andrea Schulze con 50"40 (che a quel punto dell'europeo aveva gareggiato solo nei 100, prima di cimentarsi anche nei 400hs e nei 200 e chissà in cos'altro). Per lui 4^ medaglia internazionale master, dopo l'oro di Ancona '09, quella indimenticabile di Riccione '07 (l'argento) e l'argento di Helsinki '07. In questa gara l'Italia aveva vinto le ultime 4 edizioni: 3 con Enrico Saraceni, e l'ultima, nel 2010, con Scarponi. Ma quest'anno era davvero ostica metter giù la cinquina, con in 49"8 da battere. 

Gli altri finalisti
  • la più sfortunata dei 11 finalisti non-medagliati, è stata sicuramente Anna Micheletti, "legno" tra le W60 con 1'13"50, in una gara tecnicamente molto "tirata". 8^ finale internazionale master consecutiva per la romana sui 400, che raggiunge l'atto finale dei 400 da Clermont '08. La Micheletti è la prima italiana schierata nella distanza come W60 dal 2000 in poi. 
  • tra gli M35 Alessandro Gulino, che vinse però l'edizione del 2008 a Lubiana. 50"75 per un 5° posto agli europei e sintomo di una crescita esponenziale dei valori delle categorie più "giovani", nonostante l'indubbio influsso della "crisi" economica, che, come si sa, vincola molto la partecipazione dei master alle competizioni internazionali. A Lubiana Alessandro vinse con 49"74, quest'anno il britannico Tindogo Baba (già vincitore agli EMG di Lignano l'anno scorso), ha visto bene di correre in 49"22 (ma quest'anno 48"64). Individualmente 22 caps azzurri per il ligure, 5 medaglie su 8 finali disputate, su 9 eventi cui ha partecipato nella propria carriera master: unico "neo" i 200 a Gand '11, dove il livello medio rasentava l'impossibile. Nel binomio italiano M35/400 agli Euro-open, 3 medaglie (le due di Gulino e il bronzo di Emilio De Bonis a Poznam '06), e 8 finalisti su 17 partecipanti (e 3 di quegli 8 caps, appartengono a Gulino). 
  • tra gli M75 Sergio Veronesi, con 1'16"62. 3 finalisti italiani in 7 edizioni nel binomio M75/400 e un'argento: quello di Sergio Palma a Potsdam '02. 3 atleti italiani al via e 3 finalisti (ma solo Veronesi ha corso un turno preliminare). L'apice della propria carriera master, Veronesi la raggiungerà però nei 300hs (terzo), di cui si parlerà in un altro post.
  • Nei 400 M60 di Felicetti, troviamo il posto finale di Franco Gasparinetti con 1'03"66 dopo una batteria corsa in 1'02"58. Di sicuro avrà pesato nel peggioramento finale, l'appagamento per il raggiungimento di un risultato prestigioso come la finale dei 400 M60. Il suo miglior piazzamento sui 400 in una competizione master e la prima finale raggiunta dopo 5 tentativi tra Europei, Mondiali, outdoor e indoor. Un bel traguardo. Il suo miglior piazzamento assoluto rimane il 6° posto sui 200 agli Europei di Lubiana 2008. 
  • Prestigioso il posto finale di Vittoriana Gariboldi nei 400 W45, raggiunto a suoi di prestazioni "solide". 1'06"11 in batteria e addirittura 1'05"60 in finale. Primato personale outdoor (stando al Sigma) che migliora l'1'05"92 di Bressanone '08. Meglio del risultato corso in finale, si trovano solo i due tempi fatti segnare ai mondiali indoor di Clermont '08 (con un Pb assoluto di 1'04"77): tempi che non le consentirono comunque di accedere alla finale W40 dei 400. Quindi, Career High per lei, che raggiunge le prime finali internazionali da master (le riuscirà anche nei 400hs) su 7 eventi cui ha partecipato da over-35. Nel binomio W45/400 delle ultime 7 edizioni di europei, nessuna atleta azzurra ha mai vinto una medaglia, e i migliori piazzamenti sono stati 3 sesti posti (2 di Gabriella Ramani e uno di Umbertina Contini). In totale 6 finaliste su 9 partecipazioni. 
  • Quindi gli 8' posti: ben 5. Tra gli M35 l'esordiente Vincenzo Conti accede alla finale con 53"10 e poi in finale 53"16. Un metronomo. Europeo più che positivo (all'attivo le due medaglie nelle staffette). Sulle statistiche del binomio vedere Gulino, più in alto. Stando al Sigma, prestazioni cronometriche importanti per lui, che stabilisce la sua 2^ e 3^ prestazione personale di sempre, con un PB, sempre di quest'anno, di 52"93
  • Altra esordiente, altra finale. E' la W35 Maria Sgromo, 8^ con 1'03"19 dopo una batteria corsa in 1'02"64. Chiaramente tempi che non le appartengono, e che sono figli di un brutto infortunio subito a maggio. Solo l'anno scorso, infatti, correva in 58"77 e quest'anno, prima dell'infortunio, aveva già girato a 59"29. Prestazioni che l'avrebbero portata in zona medaglie, ma in atletica e nel mondo master in particolare, gli infortuni sono purtroppo da metter in conto. Coraggiosa a mettersi in discussione nonostante tutto. Comunque, terminerà la spedizione con il record della 4x4 con annesso medaglione. Non male. Nel binomio W35/400 azzurro agli europei, 9 finaliste su 10 partecipazioni. 3 le medaglie: l'oro di Rosa Marchi e i 2 argenti della Baggiolini. 
  • 8^ anche Gigliola Giorgi nelle W40: 1'03"49 in finale e 1'02"44 in batteria. Sulle statistiche del binomio W40/400 agli europei rimando a quanto scritto a corollario della medaglia della Baggiolini. 9 le finali internazionali (individuali) corse dalla Giorgi nella sua carriera da Master su 11 eventi cui ha partecipato, con un Career High rappresentato dal 5° posto negli 800 proprio di... Zittau. L'anno scorso, sempre sui 400, giunse 6^ ai mondiali di Sacramento. 
  • Roberto Vaghi, M70, centra la finale con 1'11"35 e poi, come molti degli atleti qui sopra, si spegne in finale quasi che l'obiettivo fosse stato già raggiunto. con 1'12"75. 9^ finale internazionale per lui, il cui massimo carrieristico è stato il bronzo sui 200 ai mondiali di Lahti '09. Agli europei outdoor, fu 5° a Poznam '06, 7° ad Aarhus '04. La sua è la prima finale raggiunta da un M70 azzurro dal 2000 in poi. 
  • rango anche per Paolo Bertaccini nei 400 dominati da Max Scarponi. 55"18 in batteria, 54"57 in semifinale e poi quella che sembra un'alzata di bandiera bianca in finale: 55"90. Anche lui già appagato dall'entrata in finale. 4^ finale internazionale tra i master, culminata per ora dal bronzo a Gand '11. 
  • Questa carrellata non può non concludersi con Edgardo Barcella, non partito nella finale M40. Gravi problemi di natura fisica gli hanno infatti impedito di schierarsi nella finalissima dove avrebbe trovato tra l'altro una buona corsia (la 7^). Per non partire, lui, i problemi vi assicuro come fossero davvero invalidanti, tanto da costringerlo ad essere ricoverato in ospedale. Peccato per Edgardo, la cui "storia" di Riccione '07 rappresenta una delle vicende sportive più belle cui abbia mai assistito. Come ama lui ricordare, sembra che quella sorta di "miracolo" sportivo lo stia perseguitando da allora, tanto di impedirgli se non a sprazzi di far vedere la sua innata classe. Oltre a quell'oro Mondiale, nella sua carriera da master troviamo l'argento di Nyregyhaza '10, ma anche il ritiro in semifinale a Clermont '08 per uno strappo al polpaccio, quello di Ancona e la mancata presentazione alla finale di Zittau. Di sicuro un ragazzo che pur di soddisfare la propria smisurata passione per questo sport, va oltre ogni limite del proprio corpo: un esempio... pazzaoide. Speriamo che riesca anche questa volta a metabolizzare il contrattempo e ripartire forte. 

30/08/12

Recensione Piste: Palau in Sardegna

(di Lorenzo Perini) - Ho frequentato diversi campi di atletica in tutta Italia, ho sperimentato piste e attrezzature di vari impianti sparsi qua e là per la penisola, ovviamente ho trovato sia ottime strutture, sia piste abbandonate a se stesse. Oggi però mi sento quasi in dovere di "recensire" una pista sarda, situata nei pressi di Palau (nel settentrione) dove ho trovato quello che, con qualche ritocco, potrebbe diventare il paradiso terrestre per noi atleti. Voglio che consideriate le mie parole a livello letterale, poichè l'esperienza, a parer mio, è stata davvero rigenerante. Premetto dicendo che veramente in pochi conoscono questa pista, dato che si trova sul ciglio di una strada molto poco percorsa, oltre ad essere immersa nel verde. Innannzitutto partiamo dalla zona in cui è situato: di fronte al rettilineo principale spuntano dal recinto murato le bellissime colline dell’isola Maddalena, mentre nella parte opposta la vista si appoggia su parte della piccola cittadina. Questo fa si che il vento sia COSTANTEMENTE a favore, senza però esagerare, così che la maggior parte delle ripetute, sia con ostacoli che senza ostacoli, possano essere affrontate con meno "impegno" e senza doversi spostare nel rettilineo opposto, scomodo anche per mancanza di segni di riferimento o delimitazione delle distanze. Addiruttura a fianco delle tribune c'è una salita di circa 80m con una pendenza ottimale per le ripetute e le andature non in piano. Anche se è semplicemente piastrellata, il pavimento senza crepe e buchi permette di utilizzare anche degli attrezzi come traino, corda ecc. senza intoppi o sbavature. Il clima proprio in questa zona è incredibilmente mite, il caldo non si percepisce grazie alla brezza perenne e si può godere di una rilassante ombra sul rettilineo principale già intorno a metà pomeriggio (merito delle ampie tribune). L'aria che si respira è quella sarda, e ho già detto tutto. I polmoni si riempiono e lo smog cittadino è quasi totalmente assente (il primo giorno sentivo un piccolo dolore ai polmoni per quanta "aria pura" stessi respirando). Un ulteriore vantaggio è sicuramente la presenza di una grande tribuna con dei gradoni appena ristrutturati: dato che la pista è quasi sempre vuota, utilizzare le tribune per esercitarsi sulle gradinate non è assolutamente un problema. E, diciamocelo, saltellare da un gradino all’altro con a lato la vista sull’isola maddalena rende il tutto più…suggestivo. Anche se manca una struttura di villeggiatura a fianco dello stadio (per chi giustamente abbia intenzione di fermarsi per un lungo periodo) sono presenti a meno di 2 Km moltissimi residence/alberghi a prezzi contenuti che offrono strutture fitness quali palestre e S.P.A. ben attrezzate, così da riuscire a differenziare le fasi di allenamento pur non essendo con la vista sul campo. Purtroppo però non è tutto rosa e fiori, poichè i propositi per un fantastico impianto ci potrebbero anche essere, ma la pista è molto danneggiata, ricca di crepe e buchi soprattutto nel rettilineo principale, oltre che abbandonata (eccetto per il campo da calcio, dove l'irrigazione è perennemente accesa e l'erba è perfettamente tagliata) e manca ogni tipo di attrezzatura, arrivando al punto di utilizzare come traino una corda legata ad una ruota di un'apecar abbandonata a bordo pista. Sicuramente è un impianto che meriterebbe molto, molto di più, ma ahimè la sardegna non ha molti occhi sull’atletica (non è colpa loro) e i soldi disponibili in queste zone vengono investiti in altro modo, com’è giusto che sia in questo periodo. Purtroppo le mie parole non hanno e non avranno molta utilità, ma se qualcuno di "importante" riuscisse a leggere tra le righe... magari un giorno, lontano, qualcuno trasformerà il campetto di Palau in una delle mete sportive più rinomate dell'Italia peninsulare e non. Ne varrebbe davvero la pena.

N.d.R.: chi volesse trasmettere recensioni positive (o denunce) dello stato delle piste in Italia, mi contatti a questo indirizzo gigaben@yahoo.it

29/08/12

Europei Master III: i 200

gli italiani vincitori dei 200 di Zittau
Così come i 100, i 200 hanno messo in evidenza la potenza internazionale italiana nello sprint master. Ben 3 ori, ma anche due argenti e due bronzi, per un totale di 7 medaglie, che portano il bottino dello sprint puro italiano a Zittau (100+200) ad un totale di 13 medaglie: 5 ori, 3 argenti, 5 bronzi. A Nyregyhaza le medaglie dei 200 furono 9, con 4 ori (ma c'era quella fornace di medaglie che è Ugo Sansonetti, ora infortunato). 10 finalisti in Germania contro i 18 in Ungheria. Una flessione quindi, ma con un numero sostanzialmente inferiore di partecipanti: 31 a Nyregyhaza contro i 24 di Zittau. E vediamo qualche dato su medaglie e finalisti.

Gli ori - Massimiliano Scarponi. Nell'analisi dei 100 metri ho già scritto praticamente tutto di Max, a partire dal 5° alloro internazionale individuale master della propria carriera. Posso solo aggiungere a quanto già detto, che sorprendentemente è la prima volta che un italiano vince un titolo  sui 200 M45. In precedenza si registrano solo due medaglie, ed entrambe vinte da Fausto Bianchi: l'argento di Lubiana '08 e il bronzo di Nyregyhaza '10. Il 22"57 della finale corso da Max rappresenta anche l'unico under-23" corso da tutti i 200isti M45 schierati dal 2000 in poi ai campionati europei nel binomio M45/200 (26 atleti). L'unica apparizione di Enrico Saraceni in questa gara (a Nyregyhaza nel 2010), purtroppo coincise con il grave infortunio ai tendini. Su 26 atleti, prima citati, solo in 9 sono giunti in finale, solo 3 in questa edizione (con Barontini e Zanelli). 

Vincenzo Felicetti - bissato il titolo conquistato in Ungheria nella medesima categoria, anche se con un tempo superiore: a Nyregyhaza per vincere Vincenzo corse in 25"68 (con -0,4), mentre a Zittau gli è "bastato" correre in in 26"33 con vento nullo per intascarsi il proprio ennesimo titolo della sua sterminata serie. Queste sono anche le uniche medaglie vinte nella categoria a partire dal 2000. Oltre alle sue due presenze, l'unico altro finalista nel binomio agli Europei fu Tristano Tamaro a Jyvaskyla 2000, dove giunse 4°. Anche per Vincenzo, ennesima medaglia internazionale tra i master: senza contare quelle europee pre-2000, personalmente ne conto 36, di cui esattamente la metà, 18, d'oro. Delle 23 circostanze in cui Vincenzo ha corso i 200 in manifestazioni internazionali over-35, in 21 occasioni è arrivato in finale, e 16 è arrivato in medaglia. L'ultima volta in cui non raggiunse la finale nei 200, accadde ai mondiali di Riccione 2007, dove si arenò in semifinale. Vincenzo ha poi partecipato a tutte le ultime 7 edizioni di europei sui 200 all'aperto: il suo carnet vede a tal proposito 2 ori, 4 argenti e un posto, a Potsdam nel 2002. 

Andrea Benatti - purtroppo, io. Quarta medaglia d'oro di un italiano nel binomio M40/200 agli Europei. Le altre 3 erano state conquistate da Enrico Saraceni in un fantastico trittico nel 2004-2006-2008. 7 le medaglie conquistate in questa categoria da master azzurri, contando anche l'argento e il bronzo di Max Scarponi nel 2008 e nel 2010, e l'ulteriore bronzo di Paolo Leoni ad Aarhus nel 2004. 

Gli argenti - Domenico Furia - secondo nei 200 M50 con 25"08. Dopo un paio di anni tribolati, torna a far parlare di sè Domenico, le cui ultime tracce risalivano all'edizione 2010 del campionato europeo, dove giunse anche in quella circostanza secondo. A dire il vero ci sono anche le medaglie degli EMG di Lignano. E' giusto ricordare un particolare della finale M50 dei 200, ovvero che dopo le brillanti batteria e semifinale, per motivi personali, non ha partecipato all'atto conclusivo Ettore Ruggeri, che avrebbe lottato sicuramente per una medaglia prestigiosa, avendo ottenuto il secondo crono generale dopo la sessione delle semifinali con 24"75. Fuori portata il vincitore, Pat Logan, primo con 24"14. Come dicevo, bissato l'argento di Nyregyhaza 2010, anche allora da M50, conquistato con 23"86. Per lui era la 3^ finale in un campionato internazionale master (europei o mondiali) con 2 argenti e il 6° posto nei 100 sempre in Ungheria. 3 finali, 2 medaglie su 7 eventi internazionali. Considerando anche gli EMG, le medaglie diventano 3, 4 le finali, e 8 gli eventi. Nessuno italiano ha mai vinto l'oro in questo binomio M50/200 agli europei, e 3 sono gli argenti: i due di Furia e quello di Felicetti a Jyvaskyla nel 2000. 5 i finalisti totali delle ultime 7 edizioni: 2 Furia, 2 Felicetti e 1 Clementoni.

Maria Giuseppina Sangermano - secondo posto anche per la Sangermano, argento di poco con 32"49 contro il 32"18 dell'austriaca Marianne Maier. Il 32"49 rappresenta anche il nuovo record italiano di categoria: esattamente un centesimo in meno del suo stesso tempo corso a Cosenza nell'ottobre del 2011, ai campionati italiani master (edizione che mi ha lasciato tanti bei ricordi). 4° miglioramento del record nazionale per lei nel giro di un anno e mezzo. Pazzesco il ruolino italiano nel binomio W65/200: 3 partecipazioni, 3 medaglie: l'oro Pasqualina Cecotti a Lubiana '08, e i due argenti della Sangermano e ancora della Cecotti, seconda a Nyregyhaza due anni fa. 5^ medaglia continentale per la Sangermano (sempre con beneficio di inventario), le cui uniche vittorie sono i due ori agli EMG di Lignano (totale quindi di 7 medaglie). L'altro argento, lo vinse nel 2007 agli euroindoor di Helsinki.

i bronzi - Alessandro Gulino - all'ultimo anno ci categoria, si trova un compito tutt'altro che facile, affrontando Ivan Drago-Zaitsev, e l'inglese Tindogo Baba, che fa del giro di pista il suo terreno di battaglia e che ha il problema di non saper contenersi nelle batterie. Alla fine i primi due ricalcheranno le medesime posizioni conquistate agli EMG di Lignano di un annetto fa, mentre al terzo posto si piazzano a pari merito Gulino e l'inglese Ed White con il medesimo tempo di 22"49. Per Alessandro 5^ medaglia individuale internazionale (al momento due ori continentali: i 400 di Lubiana e i 200 di Nyregyhaza). 9 eventi internazionali master all'attivo, appunto 5 medaglie, e 8 finali: l'unica finale mancata è stata quella dei 200 indoor a Gand '11. Nella categoria M35, sui 200, 4 le medaglie vinte in totale dagli azzurri: 3 di queste le ha vinte proprio Gulino (l'oro di Nyregyhaza e il doppio bronzo di Lubiana e Zittau). La 4^ è l'argento di chi vi scrive proprio dietro a Gulino due anni fa. Le finali di M35 azzurri invece sono 5 che hanno portato alle 4 medaglie di cui sopra, e al 4° posto sempre del sottoscritto nell'edizione del 2008.

Anna Micheletti - arriva anche il terzo posto della romana Micheletti, con 32"18 (0,7 il vento). Impossibili le prime due piazze, vinte da due marziane W60 (la prima, Ulrike Hiltscher, addirittura 30"47). Non so quando abbia iniziato l'attività master, ma conto ben 60 caps azzurri per Anna (senza contare le staffette, con le quali arriva a 78). 22 le finali internazionali raggiunte tra i master, con 6 medaglie: 1 argento (quello mondiale di Clermont) e 5 bronzi. Purtroppo per lei, ben 7 medaglie di "legno". Pur essendo tradizionalmente considerata una 400ista, in realtà i risultati maggiori in termini statistici li ha ottenuti nei 200 (3 medaglie contro le 2 dei 400), e 10 finali contro le 8 nei 400. Agli europei all'aperto, è invece per lei la seconda medaglia, dopo 12 anni di "digiuno". Correva l'anno 2000 e anna giunse terza negli 800 di Jyvskyla. 4^ finale consecutiva nei 200 per lei (dopo quelle del '06, '08, '10, '12). La sua è anche la lrima medaglia conquistata nei 200/W65 ad un europeo da un'italiana (3 finaliste su 4 atlete-gara).

Gli altri finalisti - Roberto Barontini, all'esordio in maglia azzurra-master, ottiene un ottimo 5° posto, anche se ritengo che con quello che ci aveva fatto vedere a Comacchio, avesse messo nel mirino una medaglia. Probabilmente l'errore (se errore c'è stato) è avvenuto in semifinale, quando, passando i primi tre ed essendosi comodamente già conquistato l'accesso nettamente, ha decelerato troppo finendo in 24"21. Questa tattica l'ha così collocato in una mortifera prima corsia in finale, che tutto è, tranne che agevole da correre, e così favorendo avversari ampiamente alla propria portata. Comunque, esperienza metabolizzata. Quinto posto con 23"54 che è pur sempre il 6° risultato di sempre di un azzurro nel binomio 200/M45. Meglio di lui solo Scarponi (vincitore a Zittau), Fausto Bianchi (e le sue 2 medaglie di Lubiana/Nyregyhaza), e i 2 quarti posti di Tortu e Zanelli nelle precedenti edizioni di europeo. Proprio Alberto Zanelli ha agguantato la sua 4^ finale internazionale tra i master (due europee e due mondiali) giungendo al 7° rango. Il suo miglior piazzamento rimane il citato 4° posto di Nyregyhaza, mentre 6° fu l'anno scorso a Sacramento, versante mondiali. Campionato a Zittau lineare (24"04, 23"93 e 24"09): i due turni di qualificazione l'hanno forse un pò provato all'atto conclusivo. Altro finalista è stato Paolo Chiapperini, parzialmente consolato dal proditorio mancato accesso alla finale dei 100 per una questione di vento contrario. Dopo una batteria coriacea e relativamente tranquilla in 23"62, in semifinale emergono gli effetti lunghi dell'infortunio subito a maggio e che gli ha impedito di affrontare gran parte della preparazione: nonostante questo 23"33 e 8° tempo di ingresso in finale, che poi concluderà 7° in 23"32. 51 caps azzurri (individuali), e 15^ finale raggiunta per Paolo. Per lui 7 medaglie, di cui nessuna al momento d'oro, 3 argenti (tutti indoor) e 4 bronzi. L'unica medaglia vinta all'aperto risulta il bronzo nei 100 a Nyregyhaza '10: insomma, uno specialista del coperto. 

28/08/12

Europei Master II: l'analisi dei 100 metri azzurri

Max Scarponi: triplete per lui 100-200-400
Non ho ancora ben chiara la situazione italiana delle medaglie: Sigma ne riporta 87, ma in realtà potrebbero-dovrebbero essere 89, visto che sono state attribuite anche le medaglie "a squadre" della marcia. Alcune sono indicate nelle distinte delle categorie, ma non vengono menzionate nel quadro finale del medagliere: non cambia molto, eh, ma ci avvicina un pizzico di più da quanto ottenuto a Nyregyhaza nel 2010. Prima così di fare il consuntivo finale dal punto di vista statistico, inizio ad analizzare le diverse specialità e come vi si sono comportati gli azzurri, partendo appunto dai 100 metri, disciplina sempre prodiga di soddisfazioni, anche nel passato. Purtroppo la mia memoria storica retrocede "solo" sino al 2000, e non ho contezza delle edizioni precedenti, e questo è francamente intollerabile. L'Evaa, la federazione europea master, non ha un archivio dei risultati dell'unica manifestazione per la quale trova la sua ragion d'essere, ovvero i campionati europei master (avevo già avuto modo di contattare anni fa i loro uffici ma non erano riusciti a fornirmi alcunchè), e sarebbe il caso di scartabellare i proprio archivi per mettere a disposizione dei più quei dati.  

Comunque, 100 metri. L'Italia porta a casa due ori (Antonio Rossi e Max Scarponi), 1 argento (Emma Mazzenga) e 3 bronzi (Giancarlo D'Oro, Aldo Marco Alaimo e Andrea Benatti). 6 medaglie su 23 partecipanti azzurri (4 donne e 19 uomini) non è bottino da poco anche tenendo conto che alla fine si conteranno 11 finalisti, e tenendo presente che molti dei nostri missili terra-aria italiani non erano presenti a Zittau: ricordo solo tra le più performanti dell'ultimo periodo Denise Neumann, Marta Roccamo e Maria Ruggieri tra le donne, Mauro Graziano, Walter Comper, Alfonso De Feo, Stefano Tugnolo tra gli uomini. Ma questo è un discorso che vale anche per molte altre nazioni: il mondo master vive di contingenze legate all'edizione, alla logistica, alle possibilità economiche, alle esigenze famigliari, agli infortuni, alle ferie, al lavoro... troppe variabili francamente. 

Gli ori - Per Antonio Rossi si tratta ormai di una consacrazione nell'empireo internazionale dello sprint, dove ormai risiede in parte stabile da un paio di stagioni. Dopo l'oro di Gand nei 60 metri indoor, arriva quindi il secondo oro continentale europeo con 12"57 (con -1,0), ma il primo sui 100 metri, specialità dove arrivò secondo nelle edizioni del 2006 e del 2008. A Potsdam, nel 2002, fu "solo" 8° sempre nei 100 a riprova come il salto di qualità sia maturato nell'ultimo lustro. Naturalmente negli ultimi due anni si conserva nel freezer anche il bronzo mondiale di Jyvaskyla di quest'anno e il doppio oro agli EMG di Lignano dell'anno scorso. Come detto, le mie statistiche sugli Europei retrocedono sino al 2000 e non so se prima Antonio avesse mai partecipato ad altre edizioni dei campionati europei: di certo conto 43 caps azzurri. Proprio al 2000 sempre ad Jyvaskyla, risale l'ultima medaglia vinta (e l'ultimo finalista) da un azzurro nei 100 M60: allora toccò a Tristano Tamaro, 2° con 12"53

Max Scarponi bissa invece l'oro sui 100 M45 (11"23 con -1,2) di Ferido Fornesi, campione d'Europa nel 2008 a Lubiana in una finale passata alla storia. Nelle ultime 7 edizioni di campionati europei 6 finalisti e 4 medaglie: oltre ai 2 ori, ricordo l'Argento di Fernando Antonaci a Poznam 2006, laddove giunse terzo Salvino Tortu. Scarponi lo conosciamo ormai tutti: ragazzo d'oro, ormai diventato il faro del movimento sprintistico master in attesa che torni Enrico Saraceni e comunque suo degno erede. I quattro ori di Zittau lo pongono sembra ombra di dubbio come il migliore azzurro di tutta la trasferta tedesca. Conto ben 59 caps azzurri (staffette incluse) e una sterminata mitragliata di medaglie. 5 i successi importanti: l'apice della sua carriera rimane l'oro sui 200 M40 ai mondiali di Lahti '09. Poi 4 successi europei: i 3 di Zittau e la vittoria in Ungheria nel 2010 sui 400 (sempre da M40). Di fatto sui 400 risulta così imbattuto da 2 edizioni europee. Salgono così a 13 le sue medaglie individuali internazionali, ma stranamente è la prima sui 100. L'ultima altra finale di cui si ha notizia sui 100, è quella di Riccione nel 2007, dove giunse 5° con 11"26. Vi dò una statistica pazzesca: da quando è master Max ha partecipato a 17 eventi internazionali in 7 manifestazioni internazionali tra europei e mondiali. Ebbene, in 16 circostanze è andato in finale (vincendo medaglie appunto in 13 circostanze), mancando solo la finale dei 100 M40 di San Sebastian 2005 come M35. Altra chicca statistica: Scarponi raggiunge in un ristrettissimo club delle tre vittorie su 100(60)-200-400 Ugo Sansonetti (ben 9: a Jyvaskyla 2000, Aarhus 2004 e Nyregyahza '10, euroindoor di San Sebastian 2003 e Gand '11, world-indoor di Sindelfingen 2004 e Kamloops '10, San Sebastian '05 e Lahti '09 ai World Open) Emma Mazzenga (3 triplete, Sindelfingen 2004 e Gand '11, con i 60 e Nyregyhaza '10) ed Enrico Saraceni (euroindoor di Eskilstuna '05 e mondiali di Lahti '09). 

L'argento - L'unico argento sui 100 è stato vinto da Emma Mazzenga. 17"97 con -0,6. La sua è la 10^ medaglia conquistata da una donna sui 100 metri agli europei nelle ultime 7 edizioni. 5 di quelle 10 le ha conquistate proprio lei, Emma, che ha vinto le edizioni di Lubiana '08 e Nyregyhaza '10 da W70 e W75. Il terzo oro conquistato ad un europeo da una master italiana, è stato quello di Tiziana Bignami tra le W35 sempre a Lubiana '08. L'argento aggiunge ulteriore metallo alla collezione sterminata di medaglie della Mazzenga: togliendo i dati relativi agli europei pre-2000 (ma con i dati dei mondiali), si raggiunge la straordinaria quota di 46 medaglie, tra individuali e staffette. Ben 25 quelle d'oro, e tutti conquistate nelle gare individuali (stranamente mai vinto un oro con una staffetta). 16 le medaglie vinte nelle edizioni di euro-open dal 2000 ad oggi. Di fatto sempre a medaglia in tutte le specialità in cui si è presentata. Prima apparizione tabellata nel mondo internazionale master, quella di Turku 1991 (21 anni fa) in cui giunse 8^ nella finale dei 200 W55, uscì in batteria nei 100 e 4^ nella staffetta. 

I bronzi - Giancarlo D'Oro conquista un prestigioso bronzo sui 100 (12"14 con -1,2, ma nella stagione era già sceso abbondantemente sotto i 12"), anche se so che lui lo riterrà probabilmente qualche cosa di più che non è arrivata. Vittoria che va invece al britannico Pat Logan, che ha trovato il suo massimo livello di forma proprio in corrispondenza degli europei. Giancarlo comunque, dopo praticamente un anno sabbatico, torna alla grande: manca probabilmente solo un pò di confidenza ma già per San Sebastian, euroindoor, si potrebbe assistere ad un altro D'Oro. 33° caps azzurro per lui, e 4^ medaglia individuale internazionale tra i master,  la prima in una gara outdoor ma anche la prima in una gara che non fossero i 60 piani indoor, di cui è inopinatamente specialista. Per lui erano anche i primi campionati europei all'aperto. Il maximum carrieristico rimane l'argento mondiale a Clermont '08, quando perse l'oro per un centesimo (io c'ero... maledetto centesimo). Pazzesco il ruolino-finali: 9 le gare internazionali master cui ha partecipato, 9 le finali raggiunte, con 4 medaglie, 3 quinti posti, un sesto e un ottavo. 

Aldo Marco Alaimo - esordio azzurro-master con medaglia per il fortissimo sprinter siciliano. 11"10 in finale, dopo un 11"17 in batteria non sono serviti a battere il tedesco di turno (10"94) e il russo Ivan Zaitsev (11"04). Finale davvero di qualità tecnica elevata. Prima medaglia di un M35 sui 100 ad un europeo master all'aperto. Prima di questa medaglia risultano tabellate le presenze di 7 finalisti, la miglior prestazione dei quali, è un 4° posto a Lubiana '08. 

Andrea Benatti - io, purtroppo. Strano: nessuno M40 italiano ha mai vinto i 100 M40 nelle ultime 7 edizioni fino al 2000. Ma dubito che nelle edizioni precedenti ci sia stato qualcuno in grado di centrare l'obbiettivo. 4 le medaglie vinte nel binomio 100/M40 agli europei: i due argenti di Saraceni (2006 Poznam e 2008 a Lubiana) e due bronzi: questo di Zittau e quello di Chiapperini a Nyregyhaza '10. 

Gli altri finalisti. Come si diceva, 3 quarti posti. Fernando Antonaci conquista la medaglia di legno tra gli M50, dietro a Giancarlo D'Oro: 12"45 (-1,2). 4^ finale ad un campionato europeo all'aperto per lui, e secondo piazzamento di sempre dopo l'argento di Poznam '06. 4^ anche Anna Micheletti, "legno" nei 100 W60 con 15"33 con vento contrario di 1,6. Prima finale internazionale sui 100 per lei, che è nota più come 400ista. Ai mondiali di San Sebastian nel 2005, Anna mancò l'appuntamento con la finale arenandosi in semi. Il suo si colloca comunque come il miglior piazzamento di un'italiana nei 100 W60 delle ultime 7 edizioni di campionati europei all'aperto. Nessuna W60 ha infatti mai vinto una medaglia. Terzo "legno" per Maria Giuseppina Sangermano, tra le W65 (15"73 con 0,3). Era questa la sua prima presenza in una finale continentale master, dopo il raggiungimento delle semifinali ad Aarhus '04 con le W55. 3 le presenze nel binomio 100/W65 ad un europeo: nelle due precedenti apparizioni, Pasqualina Cecotti aveva centrato un argento e un bronzo tra Lubiana e Nyregyhaza. Alberto Papa giunge 7° nella finale M50 con 12"69, in un ultimo turno con ben 3 italiani (D'oro, Antonaci e appunto Papa). 3 finalisti proprio come a Nyregyhaza '10, finale nella quale era presente ancora il già citato Antonaci, oltre che Max Clementoni e Domenico Furia. In nessun'altra circostanza si sono avuti tre finalisti M50 ad una finale internazionale tra i master. Per Papa 7 caps azzurri di una carriera tra i master che vanta come career high il bronzo ai World Master Games di Sydney del 2009. Infine 8° posto in finale per Stefano Longoni, poi oro nei 110hs, cimentatosi sulla gara piana per meglio affrontare la propria specialità. 11"66 con -0,4 per lui nella finale raggiunta a scapito di Di Leonardo per un centesimo. Stefano è l'ottavo finalista M35 nella storia italiana del binomio 110/M35. 

27/08/12

Europei Master I: introduzione all'analisi

Finalmente torno a scrivere, dopo quasi due settimane di silenzio forzato, dovuto alla trasferta in Repubblica Ceca e Germania, luogo del Campionato d'Europa Master. Bella questa edizione di Campionati di cui non ricordo il numero di edizione in questo momento. L'organizzazione è stata praticamente perfetta, fino ai minimi particolari (parlo di Zittau, non avendo frequentato le altre due strutture). Del resto siamo in Germania... alla fine 3837 atleti accreditati, hanno dato il via a 7823 presenze-gara. Sono stati ottenuti 13 record del mondo e 24 record europei. Presenti 180 giudici, e oltre 300 volontari ogni giorno: un esercito senza precedenti che hanno fatto funzionare una macchina organizzativa davvero ben riuscita. 

Peccato non poter fare un debrifeing, dove gli aspetti positivi possano essere tramandati alla prossima edizione e magari migliorare le piccole sbavature. Oppure compilare un questionario, come invece fecero dopo Lignano '11 (EMG). Le esperienze devono aiutare a costruire un mondo migliore, senza le necessità di ricominciare ad ogni edizione da zero. 

L'Italia, si sa, è una "potenza" del mondo master internazionale, condizione che si intreccia con le condizioni di vita agiate delle popolazioni. Il mondo master, essendo per sua stessa natura un mondo di "volontari", è indissolubilmente legato a doppio giro di vite alle condizioni generali di vita dei Paesi in cui viene praticato lo sport. La Germania, ad esempio, ha due elementi che la fanno il terreno fertile dei master: è uno dei Paesi più industrializzati e ha un radicatissima cultura sportiva, oltre che redditi decisamente superiori alla media europea collegati ad una crisi i cui effetti non sono stati ancora percepiti e chissà se lo saranno mai. Quindi domina: più opportunità, più cultura, più denaro. In questo mondo sportivo, dove i Paesi del secondo e terzo mondo, sono ancora lontanissimi e quindi non producono significati statistici, l'Italia si ritaglia sempre il suo piccolo posticino al sole, ben diversamente da quello che succede alla Nazionale di Atletica maggiore, che inanella ormai da anni solo figuracce poi spacciateci come successi. Del resto, come è nell'ordine naturale delle cose, i successi avvengono ampliando le basi statistiche dove pescare gli atleti, e non certo riducendole, come ha fatto testardamente questo mandato Fidal, per il quale l'atletica sono solo 5 atleti da super-valutare facendo sprofondare un intero movimento ai loro piedi. E c'è chi vuole sostenere ancora questo scempio. 

A Zittau se ne sono viste di belle, ma anche di incredibili: pensate, quello che da molti è considerato l'artefice delle normative contro i Master italiani (tipo il divieto di partecipazione degli over 45 ai c.d.s. assoluti), a detta di molti il Consigliere federale della Fidal Scorzoso, sembrerebbe (così mi hanno riferito) che abbia avuto pure il pudore di presentarsi ai Campionati Europei Master in veste di votante per un'elezione in un organo elettivo in seno all'EVAA che si è tenuta durante i campionati (la EVAA, lo ricordo, è federazione europea master, organismo del quale personalmente cerco ancora una funzione precisa che non sia organizzare annualmente i campionati europei master... null'altro). Semplicemente incredibile, ma almeno l'intento sembra sia stato raggiunto: un italiano avrà un ruolo di prestigio in seno all'EVAA. Ma in Italia ci siamo ormai abituati alla corsa alle "cariche": peccato che siano svuotare di ogni prerogativa e funzione. 

Comunque, l'Italia master esce dai campionati europei ancor più forte di prima, dimostrando di avere nelle corde per i prossimi anni ancora un bel serbatoio di medaglie. Soprattutto non ci si è più appoggiati alla pesantissima massa di medaglie degli over-90 che in parte avevano rimpinguato le casse delle precedenti spedizioni italiane e di cui ci eravamo abituati forse troppo bene. Il mondo master italiano sta sicuramente crescendo verso le categorie più "giovani", e questo è decisamente importante. E questo avviene anche e nonostante la presenza di un "dissuasore" ufficiale come la Fidal, che tutto ha fatto in questi ultimi anni per disincentivare l'atletica tra gli over-35, fino a proporre delle norme-porcata qui sopra menzionate. Master nonostante tutto, anzi... nonostante la Fidal. 

A Nyreghyaza, nel 2010, si concluse con un carnet di medaglie superiore, 104 contro le 87 di Zittau, ma con una sostanziale differenza: a Zittau si giocava in casa della Germania, che già rappresenta il maximum in quanto a masterismo mondiale, e che ha mietuto medaglie come un tritacarne, tanto da rischiare di trasformare un'edizione di Europeo in una sorta di campionato nazionale. Per gli azzurri andò ancor meglio a Lubiana, nel 2008, con il record di medaglie degli ultimi 15 anni: ben 150, ma lì si era ad un tiro di sputo dall'Italia, nell'anno successivo a quello dei mondiali con più partecipati di sempre, ovvero quelli di Riccione '07, e queste due variabili hanno inciso notevolmente. Non ho dati relativi alle edizioni precedenti al 2000, ed è francamente incredibile come l'EVAA non abbia memoria storica dell'unica cosa che organizza. 

Nelle tre precedenti edizioni a Lubiana '08, invece, l'Italia non superò mai la sessantina di medaglie. Ora, bisognerà aspettare la prossima edizione di Izmir, in Turchia, nel 2014, per comprendere come stia il movimento italiano, anche se già dalle indoor di San Sebastian, si potrà capire la tendenza generale. Certo è che bisogna trovare nuova linfa, nuove persone (intellettualmente oneste e che mostrino un minimo di interesse e passione per questo mondo), nuove idee, perchè le uniche che si son viste, hanno umiliato un movimento sterminato che deve solo trovare il modo di organizzarsi a prescindere dei satrapi che coltivano le proprie perverse logiche personali. 

L'Italia si è difesa, ha combattuto, ha mostrato nuovi volti (uno degli aspetti più importanti), ha messo in luce alcune lacune (l'organizzazione delle staffette, come al solito, dove l'assenza di criteri certificati ha portato qualcuno addirittura ad invocare diritti ridicoli, come quello "storico" di aver già fatto in passato parte di altre staffette medagliate... il censo più importante del cronometro, ancora una volta, pure nei master!... ma ci tornerò in separata sede e mi rammarico personalmente di non aver personalmente partecipato a quella riunione!), ha evidenziato anche come senza una politica di proselitismo tra i master, il movimento si spegne. E la Fidal, francamente, come più volte denunciato, sta facendo di tutto per mortificare il movimento, quando le iniziative in loro favore potrebbero essere potenzialmente infinite. La cecità della fidal sta proprio qui: non capire che il Master è un investimento, nel senso che è sempre un papà, o un fratello maggiore, o uno zio o un nonno, di un ragazzo o di una ragazza che potrebbe abbracciare l'atletica. E' una forma di pubblicità deambulante per casa, un reticolo di persone che può diffondere una possibilità o un'opportunità, laddove non sono state certo le politiche della Fidal a diffondere l'atletica in questi ultimi anni, visto che quelle viste fino ad oggi non hanno raggiunto nemmeno il marciapiede esterno alla Via Flaminia dove sta di casa la "casta" atletica. Un'azienda in via di fallimento che non ha idea di come uscirne, ma che fa di tutto per aiutare il Capo... 

Poi, di fatto, una spedizione che si ritrova sotto un'unica bandiera, ma nel paradosso di essere affiancata ufficialmente dalla Fidal il cui compito sembra meramente rappresentativo (senza nulla togliere ai presenti, naturalmente... ma francamente non saprei cosa aggiungere). Qualcuno si è lamentato dall'assenza di qualche rappresentante della Fidal durante le cerimonie di premiazione (quantomeno dove c'era stato uno dei vincitori), ma so che obiettivamente sono state troppe. Certo è che rispetto ad altri Paesi, lo scollamento è stato palese. 

Comunque, da oggi in poi, inizierò una serie di flash sulle diverse discipline, per dare il giusto lustro alle medaglie e ai partecipanti.

15/08/12

Lunedì 20 la nazionale giamaicana olimpica a Lignano Sabbiadoro

Mi è arrivata una mail dall'Agenzia Regionale del Turismo del Friuli Venezia Giulia, e mi è sembrato interessante pubblicizzare l'evento che mi è stato segnalato. Personalmente avrei pensato anche di andarci.. perchè no? Ebbene, lunedì 20 agosto a Lignano Sabbiadoro presso il Punta Faro Beach sarà ospite la Nazionale Olimpica Giamaicana di ritorno dalle Olimpiadi di Londra. Si potrà assistere all'evento anche in live streaming a partire dalle 18:00 su www.turismofvg.it e sul medesimo portale si potrà pure chattare con loro. I jams risponderanno direttamente sul web, o su facebook e twitter. Stando all'immagine inviata, potrebbe essere presente Shelly Ann Fraser Price. Ma visto che una nutrita schiera di sprinter vive per diversi mesi all'anno presso la cittadina friulana, potrebbero esserci anche Michael Frater, Nesta Carter e Asafa Powell. 

14/08/12

Le Olimpiadi degli italiani: quei maledetti 4 cent di Abate per la finale

E. Abate - G. Colombo/Fidal
Per 4 miseri e dannati centesimi, ma che in atletica purtroppo pesano come supernove, Emanuele Abate non raggiunge la finale Olimpica di Londra '12, quella che sarebbe potuta essere già l'apice di un'intera carriera esplosa praticamente solo un anno fa. Impresa (quella di raggiungere una finale olimpica) riuscita a soli 3 italiani nel mito di Olimpia: per ben due volte ad Eddy Ottoz ed una a testa per Giovanni Cornacchia e Giorgio Mazza. Curioso che tutti e tre siano stati presenti ad un'unica finale, ovvero quella di Tokyo '64, che, bronzo di Ottoz a Mexico City a parte, rimane il momento più alto dell'ostacolismo italiano degli ostacoli alti. Probabilmente il substrato sul quale si sarebbe poi generata una medaglia olimpica, appunto il bronzo di 4 anni dopo alle Olimpiadi Messicane di Eddy. Del resto il fenomeno nasce sempre come espressione statistica di una popolazione sufficientemente ampia, e raramente come caso isolato da 6 al superenalotto.

Emanuele Abate è arrivato alle olimpiadi londinesi probabilmente non nel proprio miglior momento di forma della stagione di grazia 2012. A Montgeron, sia lui che la Caravelli, avevano dato l'impressione di essere decisamente più in palla, e (sempre probabilmente) potrebbero essere arrivati a dover gestire una situazione "nuova", ovvero pensare di affrontare una grande manifestazione internazionale non più come "batteristi" da una botta e via, ma per giocarsi una finale olimpica. Insomma, con la possibilità di non dover dar tutto al primo turno, ma... quanto meno al secondo. Posto che ogni gara ha una sua storia, con sue condizioni meteo, ambientali e di coinvolgimento mentale, analizzando la stagione di Emanuele si intuisce a tal proposito un picco di forma tra la metà di maggio e i primi di giugno, fino al primato italiano di 13"28 stabilito a Torino, proprio l'8 di giugno. In seguito ha partecipato ai Campionati Europei di Helsinki e al meeting di Friburgo: almeno in valori assoluti, si è assistito ad un calo naturale delle prestazioni dopo l'exloit francese e quello di Torino, che è risalito solo con le Olimpiadi.

Da Helsinki (le cui condizioni meteo non erano certo caraibiche) a Friburgo un sostaziale stallo, anche motivazionale, perchè no? Poi il 13"46 delle batterie di Londra e il 13"35 della semifinale, ma con l'overboost della cattiveria olimpica, che può incidere grandemente sui risultati. Ecco, a mio modesto parere, con la forma di fine maggio, e l'arousal olimpico, Emanuele avrebbe potuto correre in tempi decisamente inferiori. Ma l'atletica è bella proprio per questo: è prima di tutto una ricerca delle proprie risposte fisiche a determinati input, che per ogni singolarità rispondono a proprie leggi. C'è da dire che la forma era stata ricercata sin dalle prime gare, per non dover rincorrere il minimo olimpico per tutta la stagione, come avvenne prima di Daegu '11, dove per 15 giorni Abate lo si vide presente a tutte le gare della Mittleuropa praticamente quotidianamente.

Ecco, ora nel mirino di Abate probabilmente c'è questa nuova sfida: arrivare all'evento clou, con la condizione per giocarsela al top della propria condizione. Già, perchè questo ragazzo vale già adesso un tempone. Nella finale olimpica, per esempio, solo Aries Merritt e Jason Richardson (a mio parere il miglio ostacolista dal punto di vista "armonico"), sono apparsi di un altro pianeta. Se arrivasse in fondo ci sarebbe anche Liu Xiang (mentre è diventato abbordabile quello che rimane di Dayron Robles). Gli altri challenger si sono spiaggiati oltre il 13"39, peggiorando praticamente tutti le loro prestazioni pre-finale, e questo nonostante l'albero della cuccagna medaglifero fosse stata posto molto in alto. Qual'è il significato? Che probabilmente molti arrivano cotti all'atto finale, avendo posto come obiettivo proprio il raggiungimento della finale. 

Purtroppo nel primo turno a Londra il "nostro" si trova a dover combattere in una batteriaccia che conclude in 13"46 e che lo piazza ad un quarto posto già pericoloso. Davanti Aries Olympic Merritt, il campione del mondo di Berlino '09 Ryan Braithwaite, e il cinese tascabile Xie Wenjun13"46 vi dice nulla? Esatto, è il tempo del bronzo di Eddy Ottoz che gli valse il bronzo e fino a Londra il miglior risultato cronometrico ottenuto da un azzurro ad una Olimpiade. Sarà poi la semifinale a decretare l'ennesima pagina di storia per il ligure: 13"35 e miglior tempo olimpico per un italiano. Le semifinali sono state raggiunte per 15 volte dai 17 italiani che hanno avuto l'onere di correre un'Olimpiade sui 110hs, su un totale di 24 partecipazioni. Quindi un "scuola" davvero vincente, anche se poi di quelle 15 semifinali, vi siano state solo le già citate 4 finali. Come dire: si producono ostacolisti di livello medio-alto con pochi fenomeni. Abate ha avuto il merito di battere nella propria semifinale Jeff Porter e una delle possibile sorprese dell'Olimpiade, ovvero il russo Sergey Shubenkov, clamorosamente affondato durante la semifinale. Nel ralenty, probabilmente l'errorino che fa perdere quel quid di velocità ad Abate, sul 4° (mi sembra). 13"35 contro il 13"31 dell'inglese Lawrence Clarke, il meno accreditato dei 3 brits. 

12/08/12

Arese intervistato da Sky: grazie lo stesso Stefano Baldini

Sky (che ha fatto una cosa pazzesca per queste olimpiadi) intervista Arese, e si capisce che se dovesse rimanere quest'uomo, continueremmo per altri 4 anni a vedere le stesse identiche non-cose. Quello che ho sempre denunciato su questo blog, finalmente l'ho sentito direttamente dalla bocca del Presidente Arese, che una volta di più si dimostra la persona sbagliata al posto sbagliato. Stavolta, devo dire che un vero Signore dell'atletica azzurra, Stefano Baldini (che ha collborato con Sky) nonostante i legami innnegabili con Arese (sia con Asics che con Fidal) ha fatto la giuste considerazioni e la giusta domanda, che è suonata più o meno così: "presidente, ci sono stati tagli del 20% sulla gestione dello sport. Ma non è che bisognerebbe investire sui giovani, sui tecnici quel 20% piuttosto che tagliare, e razionalizzare le risorse in altri settori, per far rivivere l'atletica italiana?". Ma la frase più bella per me è stata più o meno: "...non bisognerebbe avere il coraggio di rivedere il bilancio in tal proposito?". Di fatto, inconsapevolmente, una critica al movimento dell'atletica italiana.

Incredibile però la risposta di Arese e a tutt'oggi vorrei avere l'identikit dell'eventuale elettore di questo mondo italiano atletico che avrà il coraggio di sceglierlo per la terza volta. Naturalmente dalla sua bocca il solito piagnisteo che gli si sente da anni, con il fatto che si vedranno sempre meno medaglie, che ci sono paesi emergenti sempre più competitivi. Addirittura che c'è soddisfazione per come sia andata l'atletica italiana... "portiamoci a casa questa medaglia!". e che bisogna vedere il contesto di crisi in cui si è inseriti. Come dire: non è tempo di fare investimenti sulla crescita. Ma la cosa sconvolgente, è che Arese ha già messo il timbro al prossimo mandato: "Stefano, hai ragione, ma dobbiamo pensare agli atleti da seguire e fare riflessioni". Ovvero, saranno seguiti solo alcuni atleti-top, e tutto il movimento potrà andarsene bellamente a puttane, e scusate il francesismo. Ad Arese non interesse assolutamente nulla di 169.995 tesserati, perchè per lui conterano quei 5 che potranno vincere una medaglia. Ovvero, perseguirà la medesima politica seguita in questi anni: grossi investimenti su 5/6 atleti. Ci si chiede a questo punto chi fosse deputato a seguire Alex Schwazer, per esempio. O la sua teoria è completamente campata per aria e "seguire" gli atleti vuol dire soltanto elargire risorse a pioggia senza sapere che fine facciano. Naturalmente i rimasugli di questa politica superselezionata, verrà dato in pasto a qualche Consigliere Federale e alle proprie strategie autoreferenziali (c'è chi ha la società, chi ce l'ha con una categoria, chi gli piace stare dove sta e magari farsi qualche viaggetto a spese del contribuente-Fidal). 

Quindi in caso di una mortale rielezione, vedremo altre piccole modifiche ai c.d.s. assoluto a favore di qualche squadra e contro tutti, bastonate ai master, bastonate alle categorie giovanili per non farli divertire troppo, 5 o 6 atleti super-sovvenzionati, ma senza avere un'organizzazione che li segua. Assoluta anarchia, di fatto. Il nulla.
La cosa strana è che in 8 anni di Arese non si è visto assolutamente nulla, appunto, nessuna scelta ad ampio respiro, per salvare l'intero movimento. Qualche cosa a favore di tutte le società, di chi fa proselitismo. Davvero, se c'è un sostenitore di Arese, si faccia avanti e mostri le ragioni per votare un politico del genere e il suo Consiglio... se ha coraggio!

11/08/12

L'Olimpiade degli italiani: le staffette e l'ultima volta di Di Mulo

La 4x400 italiana nel traffico - foto G. Colombo/Fidal
Penso che si sia assistito a Londra all'ultima comparsata teatrale di Filippo Di Mulo come responsabile del settore velocità. Naturalmente lo seguirà a stretto giro di posta, il CT Francesco Uguagliati, che se non altro ha condotto con mano il predetto, difendendo fino all'ultimo le brutte scelte che hanno accompagnato questa nazionale dal principio sino alle Olimpiadi londinese. Non si ricodano davvero momenti felici da quando è CT. Ora, come già detto altrove, le colpe di Di Mulo sono alla fine molto limitate: mi sono ricreduto strada facendo. Ci ho pensato parecchio prima di arrivare a questa conclusione. Ovvero: se la Federazione sceglie un selezionatore, questo o fa l'impiegato-rettificatore e convoca quindi i primi delle rispettive classifiche dello sprint (ma a questo punto a cosa servirebbe?) o porta avanti le sue idee pagandone poi eventualmente gli errori. E' la legge dello sport. Il problema è che dopo una serie interminabile di errori, un allenatore che non sembra non aver capito più la quadratura del cerchio, dovrebbe essere "esonerato". Per molto meno, centinaia di allenatori dei più svariati sport sono stati molto tranquillamente "allontanati". L'ultimo in ordine di tempo, seduta-stante, è quello della canoa-kayak, accusato di scarso rendimento "olimpico" visto il solo argento vinto... In atletica invece rimane tutto immutato, anche perchè Petrucci con zero atleti al via direbbe lo stesso che "l'atletica è andata bene!": e certo, l'Asics sponsorizza una bella manciata di Federazioni, potrà mai parlarne male della struttura del suo amichetto?

Il mancato allontanamento/esonero (le colpe del quale evidentemente non possono ricadere sullo stesso Di Mulo) ha portato ad una degenerazione progressiva dei rapporti interpersonali, a scelte sempre più cervellotiche, a scelte sempre meno votate alla quieta ricerca di un risultato, ma alla quasi esclusiva rivalsa personale del Coach di fronte ai continui errori. E invece di migliorare, è stata per lui una caduta progressiva e sempre più veloce negli inferi, fino alla 4 su 4 di Helsinki. 4 staffette su 4 fuori dalle finali di un Campionato Europeo. Prima volta nella storia dell'atletica italiana. Per un movimento sportivo di 170.000 tesserati, con un passato che ha fatto parte della storia dell'atletica mondiale, arrivare a un filotto del genere, è davvero il punto storicamente più basso del nostro sport. Naturalmente la strana inamovibilità di Di Mulo ha creato screzi anche tra gli atleti, perchè, perdendo credibilità (viste le scelte non sempre illuminate) si perde anche in autorevolezza. E se si perde autorevolezza, tutto il progetto decade e qualcuno si sente in diritto di dire la propria. Non sto qui a ricordare che a fronte di un argento a Barcellona '10, decine sono state le scelte su cui quanto meno poter avanzare critiche. La Federazione, invece, non ci ha mai visto nulla di male, e così probabilmente pensando che ci fosse bisogno di un capro espiatorio sul quale far ricadere tutto il marcio, in realtà si è tirata addosso tutto quanto di negativo si è creato nel frattempo.

L'ultimo errore, in ordine cronologico, a mio modesto modo di vedere, è stata la disposizione della staffetta femminile. Su sky, lo stesso Roggero, ottimo commentatore (peccato per le telespalle) ha avanzato qualche timido dubbio (chiaramente, essersi tirati in casa personale-Fidal ha stoppato aprioristicamente qualunque tentativo di critica durante le telecronache: qualunque prestazione degli italiani non ha praticamente subito critiche, togliendo la genuinità della qualità generale del prodotto). Il problema è fondamentalmente Libania Grenot, che in via teorica dovrebbe essere il motore della squadra. La considerazione che faccio è una: correre una gara di rincorsa, che è il significato di mettere Libania in ultima frazione, implica necessariamente che i cambi prima che le arrivi il testimone, si svolgano nella confusione e nel traffico di corpi, braccia, teste, corsie, che solo una staffetta del miglio presenta nelle zone-rosse dei cambi. La controprova l'hanno data tra gli uomini i vincitori della gara maschile, ovvero le Isole Bahamas, che nelle prime due frazioni ha incastonato Chris Brown e Demetrius Pinder, finalisti della gara individuale. Trinidad ha messo in prima il più veloce (Lalonde Gordon, bronzo nei 400), il Belgio in prima Kevin Borlee e in terza il gemello Jonathan. Il senso è che cambiando prima, si evita di finire in 5^ corsia a cambiare, di trovarsi altre atlete che hanno appena finito la loro prova che fanno da birilli in mezzo alla pista, di non portare le frazioniste che arrivano a dover sprecare energie nervose per individuare dove sia piazzata la propria compagna di squadra, nascosta dalle atlete che la stanno precedendo. Tutto questo porta inevitabilmente ha crearsi i presupposti di impostare una dannatissima gara di rimonta senza considerare tutte le variabili indipendenti connesse. Ergo, Grenot andava probabilmente in prima o in seconda (poi ha corso pure piano... a prescindere). Mi son preso la briga di prendere i parziali davanti alla TV, che si dfferenziano enormemente da quelli di Stefano Baldini, che li ha presi dal vivo a 50 metri di distanza. Da mano a mano, questo quello che è emerso: Bazzoni 51"96; Spacca 52"08; Bonfanti 51"80; Grenot 53"06. Totale 3'28"90, cioè soli 11 cent in meno del tempo elettrico ufficiale di 3'29"01. Diciamo che l'RT và aggiunto alla Bazzoni, che sale a circa 52"1. Vuol dire che la Nazionale è andata bene, tranne una, e purtroppo la più forte. Baldini ha preso con i suoi mezzi alla Grenot 52"4... francamente non so come l'abbia preso, visto che ad inizio rettilineo, una volta resasi conto che non sarebbe riuscita a raggiungere quanto meno il 5° posto, l'ultimo posto utile per un'eventuale ripescaggio, si è letteralmente fermata. Amen. Andata pure questa. Dal punto di vista statistico, rimane una sola la finale raggiunta da una 4x400 femminile italiana alle olimpiadi: avvenne a Los Angeles '84, quando la quadriga azzurra ottenne il 6° posto con 3'30"82. A livello prettamente cronometrico, il miglior tempo invece quello ottenuto nel 2000 a Sydney (Graglia, Carbone, Piroddi e De Angeli), con 3'27"23, mentre il tempo ottenuto a Londra è il 2° su 6 gare tabellate su 5 partecipazioni (solo la staffetta di Los Angeles, come detto, raggiunse la finale).

E poi c'è stata finalmente la fine della lunga telenovela della 4x100 maschile. Alla fine, come da qualcuno suggerito, tempeste in un bicchiere d'acqua, che si sono risolte nel silenzio e col silenzio. Il tempo, diciamocelo, non è affatto male (38"58), ma è come se tutto il mondo si fosse spostato in avanti, mentre noi siamo rimasti ai tempi di anni fa. La soluzione di Collio in prima e Riparelli in seconda, è risultata essere l'uovo di Colombo. Poi non è che possiamo metterci qui a criticare: qualche sbavatura, quasi nulla a confronto di quelle degli altri, ma partendo da PB più alti è chiaro che per l'Italia la competitività passa quasi necessariamente per i cambi. Quello che è mancato è stato probabilmente qualcuno che corresse con la velocità del duo Collio+Di Gregorio a Barcellona '10. Sull'ultima frazione, probabilmente Cerutti non si è trovato a proprio agio, ma prima di dare giudizi definitivi, direi che bisogna aspettare gli split ufficiali. Lasciamo qui perdere il commento di ex atleti su sky sugli aspetti tecnici dello sprint: penso che i panettieri debbano astenersi dal suggerire ai maniscalchi come fare il proprio lavoro.

E così non si è raggiunta la 13^ finale del quartetto veloce italiano, che nella sua lunghissima storia, iniziata nel 1920, è mancata solo in due occasioni, nel 1980 e nel 1992. Ultima finale, nel 2000 (7'). Il miglior tempo mai segnato da una staffetta azzurra è il 38"54 con il quale gli azzurri arrivarono 5' a Seoul nel 1988. Il tempo degli italiani a Londra è quindi il secondo di sempre durante le olimpiadi. 14^ prestazione di sempre per una 4x100 italiana.

Si chiude quasi sicuramente qui la lunga parentesi di Di Mulo, sperando che chiunque gli subentri adotti dei metodi più meritocratici anche se probabilmente è proprio a livello organizzativo il vero problema. Già, perchè come avviene anche a livello giovanile, è difficile sostenere una struttura che lavora sulle staffette nei lunghi periodi, quando la grandissima flessibilità delle prestazioni dei più svariati atleti imporrebbe continui cambiamenti. Da qui nascono quasi tutti gli attriti, visto che se X va più forte di Y in questo sport pretende che gli venga riconosciuto il diritto di prelazione per le selezioni, anche se Y ha svolto tutti i raduni possibili ed immaginabili, magari inficiando la propria preparazione della stagione in corso. USA, Jams e Inghilterra, chiaramente questo problema non l'hanno, perchè il "selezionatore" altro non è che colui che lavora su un quorum di atleti usciti dai trials, ed è quindi vincolato nelle scelte. Forse è proprio il caso di ridisegnare la struttura tecnica della velocità (e delle altre specialità) e la filosofia che ne guida le politiche-tecniche. Bisogna diffondere i risultati di studi scientifici, invitare i tecnici che hanno successo a relazionare, lavorare sui tecnici più che sugli atleti, porsi in maniera paritaria tra tutti, perchè evidentemente, come dimostrano i  risultati, NESSUNO in Italia in questo settore può dire di aver scoperto la pietra filosofale.