(di Sasuke) Tante buone prestazioni hanno caratterizzato la
seconda (delle tre) giornate dei campionati mondiali indoor di Istanbul. Il
risultato sovrano viene ancora una volta dalle prove multiple: l’americano Ashton Eaton cancella nuovamente se
stesso e riscrive il primato mondiali portandolo a 6645
punti. I suoi parziali: 6”79 sui 60 metri (dove
vale sicuramente meno ma, mi sono dimenticato di parlarne ieri, le partenze
sono state uno dei grandi problemi di questi mondiali. Pare infatti che al
primo sparo ne segua un altro (o un rimbombo del primo) troppo immediato per
permettere agli atleti di capire ciò che succede), 8.16 nel
salto in lungo (personale di oltre 10 cm e gran miglioramento rispetto al suo
vecchio primato dove si era limitato a saltare intorno ai 7.70), 14.56 nel peso, 2.03 nell’alto, 7”68 nei 60hs, 5.20 nell’asta e un
gran 2.32.77 nei 1000 metri. Un distacco di oltre
500 punti dato al secondo classificato, Oleksiy
Kasyanov. Interessante notare come Eaton abbia vinto tutte le prove eccetto
getto del peso e salto in alto.
L’altro
risultato che ci interessa più da vicino è l’argento conquistato da Antonietta di Martino nel salto in
alto. Gara stranissima, completamente ignorata dalle telecamere e dalla regia
internazionale (peccato che per i mondiali indoor la Rai non abbia una regia
sua, come quella eccellente dell’anno scorso a Daegu, che permetteva di
scegliere dal sito della Rai cosa vedere… ma d’altronde qui abbiamo Franco
Bragagna, lì non c’era). Quasi tutte le protagoniste arrivano a 1.95 senza problemi. Poi accade l’inspiegabile: la russa Anna Chicherova sbaglia tre volte ed è
eliminata; lei, che sembrava così invincibile, ammetterà poi di aver avuto
problemi ad una gamba recentemente. Fatto sta che sbagliano tutte, compresa la
di Martino (della quale si dice che il primo tentativo, ovviamente non
mostrato, fosse vicinissimo al successo), tranne l’americana Chaunte Lowe, capace di valicare 1.98 al primo tentativo (misura che dara poi la medaglia d’oro).
Gara di contenuti quindi modestissima (io mi aspettavo il record mondiale dalla
Chicherova!) nella quale la nostra Antonietta si è conquistata l’argento da
condividere con la stessa Chicherova ed Ebba
Jungmark.
Varie finali
si sono poi susseguite nel pomeriggio:
·
Renaud Lavillenie ha vinto la gara di salto con l’asta
con un gran balzo da 5.95; distaccati il
secondo e il terzo, Otto Bjorn e Brad Walker (5.80). Il
francese ha poi provato senza successo il record dei campionati a 6.02. Quarto Malte Mohr (5.75) e
fermo a 5.50 il forte russo Dmitry Starodubtsev, colpevole di aver trovato
la condizione troppo presto (5.90 a Dicembre!).
·
La
britannica di origine cubana Yamile
Aldama ha vinto il triplo con un gran balzo da 14.82,
poi si è però fermata per un dolore provocatele dal primo balzo (l’hop) del
terzo salto. Seconda una Olga Rypakova
che, nel tentativo di inseguire l’Aldama, ha realizzato quattro nulli e due
soli salti validi. Il secondo di questi, 14.45, staccando 47 cm prima del
dovuto. Il miglior salto, il quinto, vale 14.63. Terza, con
misure modeste, Mabel Gay 14.29, un solo cm meglio di Yargelis Savigne. Evidentemente la
cubana, in grado di saltare 15 metri in carriera, non è in grandissima
condizione.
·
I
1500 si sono svolti piuttosto tatticamente. La gara femminile ha visto lo
strapotere della giovane Genzebe Dibaba,
già scesa vicino al muro di 4 minuti quest’anno, capace di vincere in 4.05.78. Tra gli uomini, gara molto lenta vinta dal
marocchino Abdalaati
Iguider con
un tempo superiore ai 3.45.
·
Il
peso femminile è vissuto del solito grande duello tra Valerie Adams e Nadzeya
Ostapchuck. Vittoria alla prima (20.54) sulla seconda (20.42) in una gara con, tutto sommato, misure piuttosto
modeste.
·
Il
lungo uomini è stato una gara a tre. Il russo Alexandr Menkov è stato in testa per gran parte della gara con 8.22, salvo venire superato all’ultimo turno da Mauro Vinicius de Silva (Brasile) e
dall’australiano Henry Frayne.
Entrambi capaci di saltare 8.23. A nulla vale l’ultimo
tentativo di Menkov, piuttosto lungo ma nullo.
·
I
400 metri non hanno regalato lo spettacolo che promettevano. Sanya Richards-Ross è probabilmente
tornata quella di una volta, ma i tre turni in due giorni la fiaccano, e non
sembra avere quella freschezza con cui si era imposta in semifinale. Va
comunque a vincere in 50”79, dando oltre un
secondo dalla seconda classificata. Tra gli uomini delude il campione mondiale
dei 400, Kirani James, solo ultimo (46”21) e penalizzatissimo dalla prima corsia nella gara
vinta da Nery Brenes con un buon 45”11 che è anche record dei campionati.
Si parlava
prima di come le gare di velocità siano state penalizzate da un impianto
acustico non ottimale. Ieri, e chiedo perdono per la dimenticanza, Simone Collio aveva autorevolmente
vinto la sua batteria con un discreto 6”68. Fuori, invece Lerone Clarke (oltre i 7”) insieme a
tanti altri penalizzati da una grossa incomprensione di fondo. Ho notato con
grande stupore, comunque, la presenza di tantissimi atleti di interesse poco
più che regionale (sono stati tantissimi i tempi sopra i 7 secondi nella prova
maschile, così come quelli sopra 7”60 in quella femminile, con punte oltre i
9!)… ha davvero senso non permettere ad Asafa Powell (6”50 quest’anno!) per
permettere di competere a gente imbarazzante da vedere? Ha senso la formula dei
2 atleti per nazione? Non sarebbe invece meglio mettere dei minimi più
selettivi e permettere di partecipare a tutti quelli che li raggiungono?
Comunque, tornando alle gare, Simone Collio esce in semifinale non destando una
grande impressione. Un modesto 6”71 la dove con 6”68
si accedeva alla finale. Finale che poi a visto solamente un gran tempo, il 6”46
del ex-dopato Justin Gatlin,
vincente davanti a Nesta Carter (6”54)
e Dwain Chambers (6”60)… dico solo
che l’anno scorso, ai campionati europei, il nostro Emanuele di Gregorio era
giunto quarto correndo in 6”59! Qualcosa non va…
Altro
risultato di grande spessore il 7”73 con cui Sally Pearson è andata a stravincere i
60hs mancando per mezzo decimo il record del mondo della scomparsa (per lei
troppi infortuni) Susanna Kallur. Niente da fare per Marzia Caravelli, prima delle escluse (8”12) e
per Veronica Borsi, comunque brava
ad eguagliare il personale confermando il minimo iridato (8”18). In
mattinata erano stati promossi i due triplisti, Fabrizio Donato e Daniele
Greco, rispettivamente secondo (17.07) e quinto (16.94) dove a destare un po’ di interesse è stato il solo
americano Christian Taylor (17.39). Promossi allo stesso modo i due ostacolisti Emanuele Abate (7”71 e
primo della sua batteria) e Paolo Dal
Molin (7”78, penalizzato però dall’aver corso per
intero la sua serie non essendosi accorto della partenza di un altro
considerata poi falsa) mentre bocciato l’altista Silvano Chesani, fermatosi ad un modesto 2.22, di
certo inferiore alle sue potenzialità.
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