La programmazione (in senso lato) degli allenamenti sottintende una
visione del futuro da parte del coach e dell’atleta e la (presunta)
consapevolezza-conoscenza del presente e del passato. Così come scritto in un
precedente articolo, nel programmare gli allenamenti bisognerà tenere conto:
- eta' cronologica e biologica dell'atleta;
- esperienza d'allenamento generale e specifica;
- capacita' di lavoro e prestativa;
- stato di forma e di salute;
- fattori ambientali e capacita' di recupero;
- somatotipo, psiche e sistema nervoso;
- punti deboli e di forza.
Ad esempio per quanto
attiene l’ultimo aspetto, in genere si pone la questione su cosa priorizzare
periodo dopo periodo. Generalmente (e logicamente) si pone una relazione per cui all’inizio si
cureranno maggiormente i punti deboli per poi focalizzarsi maggiormente su
quelli di forza.
Da questa
preliminare discussione (vedi anche Jovanovic in “Usage of subjective indicators in monitoring and programming of
training”) si comprendere benissimo come coach e atleta debbano
fronteggiare un sistema (la preparazione in senso lato) che è
complesso e gioco forza flessibile (da adattare in base ai vari feed back e
feed forward) alle esigenze delle competizioni (obiettivi di performance) e del
recupero (variabile nel tempo).
Passato,
presente e futuro (obiettivi di medio, lungo e lunghissimo termine) pertanto influenzano le decisioni legate alle maggiori variabili di allenamento (volumi,
intensità, densità, frequenza, durata cicli di allenamento), mezzi di
allenamento e metodi.
Ed è in
questo scenario che (ad esempio Jovanovic) si distingue in periodizzazione, pianificazione
e programmazione, sottintendendo
differenti, seppure collegati e interdipendenti, livelli di organizzazione del
training.
Con Charlie
Francis (sprint) per esempio l’esplicazione di questi aspetti è palese:
- si tiene conto della periodizzazione pluriennale (argomento trattato solo a margine in questo articolo);
- quindi della periodizzazione annuale;
- della pianificazione;
- della programmazione e organizzazione pratica degli allenamenti.
In seguito sarà riportato (in un
paragrafo “Programmazione day by day“) un esempio (figura) di come
programma(va) gli allenamenti.
Così ad
esempio, se si decide che sino a 16 anni uno sprinter non dovrebbe correre in
allenamento prove più lunghe di 150 m e che la piena maturità del sistema
lattacido la si raggiunge dopo i 20 anni le scelte dei carichi
(volumi-intensità-densità), dei mezzi di allenamento (distanze) etc saranno
presi in accordo a questi convincimenti (principi legati alla periodizzazione
pluriennale).
Quindi
potrebbe essere quasi connaturata una scelta di schema Short (e poco “Long”) da ragazzini e poi passare al Long to Short.
Non sono
tanti i convincimenti sulla scelta dell’uno o dell’altro schema di periodizzazione
per gli sprinter ma la consapevolezza che questi due (schemi) si ritagliano
bene non solo per tipologie di atleta ben distinte (in soldoni: il velocista
esplosivo potrebbe privilegiare uno schema short to long mentre uno più
longilineo e meno esplosivo potrebbe optare il più delle volte per un long to
short) ma anche per periodi della carriera (periodizzazione pluriennale)
particolari.
Per
esempio adattarsi (tollerare) a carichi intensi richiede del tempo e quindi la
scelta di utilizzare in una fase intermedia della carriera di uno sprinter uno
schema long to short potrebbe essere la soluzione migliore prima di ritornare a
schemi short to long (o ibridi che pendono più su questo versante).
Da Crick
(rielaborato personalmente) con idee che considero prese da Charlie Francis,
abbiamo ad esempio:
Da Charlie
Francis e Crick ad esempio sul volume nel corso degli anni:
Questo
schema si commenta da solo. Ma quali sono le deduzioni che si possono fare?
Supponiamo
di prendere in considerazione il volume massimo di un velocista di elite nel
suo periodo di maturità (ad esempio dallo schema suesposto, oltre il sesto anno
di attività).
Supponiamo che questo volume sia di 3.000 mt nella settimana di picco di carico (considerando anche gli elementi intensi del WU come run a’s, dollies, sprint e di strength endurance come gli stessi run a’s, skip balzati).
Supponiamo che questo volume sia di 3.000 mt nella settimana di picco di carico (considerando anche gli elementi intensi del WU come run a’s, dollies, sprint e di strength endurance come gli stessi run a’s, skip balzati).
Domanda: se penso che servano 3.000 mt di volume di elementi intensi nel periodo
di maturità ed ho un velocista di 16 anni al suo secondo anno di attività, a quanti
metri di elementi intensi nella settimana di picco di carico dovrò sottoporlo?
È evidente
che la risposta non può essere 4.000 metri! Ma non sto dicendo che correre
4.000 mt sia sbagliato; intendo invece affermare che non avere una idea (giusta
o sbagliata che sia) di progressione dei carichi in un periodo di lungo termine
è di per sé un errore in partenza.
Poi
ovviamente i carichi saranno (sempre e comunque) adeguati alle circostanze
(impegni sociali, disponibilità di tempo e finanziarie, infortuni, capacità
individuali degli atleti, schemi di allenamento) ma avere un’idea di fondo
(sperando che sia corretta) è il primo passo per una periodizzazione (e
pianificazione) migliore.
Per quanto riguarda la natura e
quindi implementazioni dei tuoi tipi di schema (ad esempio) in uno sprinter,
ovvero Short to Long e Long to Short
Charlie Francis distingue grosso modo in questa maniera:
negli schemi Short To
Long la progressione delle distanze di sprint (distanze di accelerazione) tende
a precedere le distanze utilizzate nelle prove di Special Endurance. Quindi se nella prima fase di
allenamento curo i 10-40 metri (e poi i 60 metri nel periodo competitivo),
nelle prove di Spec.End. possibilmente non si andrà oltre i 60 metri in split.
Negli schemi Long To Short invece la
distanza di accelerazione enfatizzata in allenamento matcha grosso modo la
distanza utilizzata nelle prove di Spec.End. (ovvero ogni prova, lunga per come
possa essere, abbisogna di una certa accelerazione iniziale per arrivare alla
velocità di crociera che ovviamente è via via più breve, ovvero si richiede una
velocità di crociera via via inferiore al crescere della distanza. In un 100
metri serve un'accelerazione massimale e per questo si matchano i 60 metri con
i 100 metri. Nei 200 metri l'accelerazione è quasi massimale e per questo si
matchano i 50 metri con questa distanza e via dicendo).
Altra differenza riguarda l'enfasi
data all'accelerazione e alla forza.
Chi tollera meglio lo Short To Long è colui che tollera meglio i lavori intensi (brevi).
Per i 100 metristi ad esempio (vedi
capitolo apposito), nel primo macrociclo di lavoro si curerà maggiormente
l'accelerazione (più enfasi sui pesi e su distanze brevi).
Per un atleta che tollera mal
volentieri i lavori intensi, l'utilizzo di lunghe distanze permette di tenere
volumi di sprint elevati ma a bassa intensità (assoluta).
Nei cicli successivi quando i periodi
di allenamento sono più brevi, nei programmi long to short si può dare più
enfasi all'accelerazione (ad esempio con un maggiore utilizzo di sprint con
resistenza) mentre nei programmi short to long questo accade per lo più in
inverno.
Così ad esempio per uno schema Short to Long (Prima fase di
allenamento):
SETTIMANA I
- Giorno 1 - 2x30 (3’30”), 3x4x60 m @ 20F40M (2’30”/7’), Run A’s 4 x 30
- Giorno 3 - 4 x 30, 4 x 30 dai blocchi (5’/8’), 2 x 3 x 20E20F20E (8’/12’)
- Giorno 5 - 2x30 (3’30”), 3x4x60 m @ 20F40M (2’30”/7’), Run A’s 4 x 30
SETTIMANA V
- Giorno 1 - 2x30, 4x30 dai blocchi (5’/8’), 2x4x60m @ 40F20M, Run A’s 5x30
- Giorno 3 - 2x30, 4x30 dai blocchi (6’/10’), 2x4x30BU20F (12’/15’), 3 x 60 m
- Giorno 5 - 2x30, 4x30 dai blocchi (5’/8’), 2x4x60m @ 40F20M, Run A’s 5x30
SETTIMANA X (prima sett. dopo lo
scarico di due settimane)
- Giorno 1 - 4x30, 4x30 dai blocchi (7’/10’), 3x60m @ 60F (15’)
- Giorno 3 - 4x30, 4x30 dai blocchi (6’/10’), 4x60m @ 60F (12’30”), Run A’s 6x30
- Giorno 5 - 4x30, 4x30 dai blocchi (7’/10’), 3x60m @ 60F (15’)
La
modulazione dell’intensità può essere fatta in vari modi ad esempio provando a
correre un certo tempo ma esiste anche una seconda possibilità efficace per
allenare al meglio l’accelerazione: fissare una distanza (appunto) di
accelerazione e poi provare a mantenere la velocità raggiunta (floating).
Come si
vede dallo schema (poi vedremo la sintesi) la progressione dei carichi avviene
progredendo sul versante intensità con scarse oscillazioni con i volumi di
allenamento
Invece per
uno schema Long to Short:
SETTIMANA
I
- Giorno 1 - 4x20, 4x30, 2x300 (7’), Run A’s 3x30
- Giorno 2 - 4x20, 2x600m (12’), Run A’s 2x60
SETTIMANA
V
- Giorno 1 - 4x30, 4x30 dai blocchi, 50, 60, 2x250 (20’), Run A’s 5x30
- Giorno 2 - 4x10, 4x20 dai blocchi, 3x30 dai blocchi, 2x500 (30’), Run A’s 80, 100
SETTIMANA
XI (prima sett. dopo 2 settimane di scarico)
- Giorno 1 - 4x30, 4x30 dai blocchi, 150 (35’), 120, Run A’s 4x30
- Giorno 3 - 4x20, 4x30 dai blocchi, 2 x (40, 60, 80)
- Giorno 5 - 4x30, 4x30 dai blocchi, 350 m, Run A’s 120
Il grosso
del lavoro viene svolto all’inizio utilizzando lunghe distanze. Quando poi i
volumi si assottigliano e si scaricano i pesi si può passare a tre sedute ma
con volumi bassissimi in ognuna di queste.
Come si
può osservare sin da subito, i lavori di velocità sono svolti con un discreto
volume per poi diventare preponderanti (dalla 6° settimana).
Per lo schema Long
to Short:
In questo
caso le prove di Spec.End. sono preponderanti specie all’inizio.
Ad ogni
buon conto, qualsiasi logica sottostante viene sviluppata per condurre al top
l’atleta agli eventi più importanti (nell’anno e negli anni). E allora
la pianificazione deve tenere conto anche della finalizzazione specifica per il
grande evento che viene definita (e vedremo avanti) taper.
Taper quindi che deve tenere conto di
tutti i discorsi che abbiamo fatto sino ad adesso (situazioni contingenti,
caratteristiche atleta, stato e capacità di recupero dello stesso, tipo di
schema utilizzato..). Questo
sarà l’argomento dei capitoli di questo articolo.
Per
terminare il discorso un piccolo aiutino su come creare una chart sulla programmazione degli allenamenti.
Premettendo che bisogna decidere che tipo di schema utilizzare, la frequenza di
allenamento e altri aspetti basilari, la prima cosa da fare è banalmente
stabilire quando si incominciano gli allenamenti e il calendario della gare
(tra cui la gara clou). Fatto ciò si contano le settimane tra le due date.
Supponiamo una partenza degli allenamenti il 16 ottobre con la gara clou
invernale il 10 marzo. Le settimane sono 21.
Si individua la gara
più importante e a ritroso si decide la durata dei vari cicli di allenamento e
ovviamente delle gare di avvicinamento.
E quindi alla fine
(semplificando):
Per ogni microciclo e
mesociclo si porranno obiettivi su (e quindi nuove righe):
-
periodizzazione forza;
-
periodizzazione resistenza;
-
periodizzazione velocità;
-
target tecnici;
-
focus psicologico;
-
periodizzazione dieta;
-
schematizzazione controlli medici e test
fisici;
-
variazione volumi e intensità di
allenamenti.
Ad esempio per Ben
Johnson nel 1988 (vedi avanti):
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