09/09/11

Zurigo: il film preferito da Asafa è... Sliding doors

...ovvero quello che sarebbe potuto essere, e non è stato. A dire il vero, nel film, una eterea e spettacolare Gwyneth Paltrow riesce a prendere quel maledetto metrò prima che la porta chiude, dando il là ad una cascata di eventi inizialmente devastanti, ma poi... Asafa invece continua a rimanere come un baccalà a specchiarsi nei finestrini (sporchi) delle porte mobili che inesorabilmente si chiudono, mentre il treno mestamente se ne va. Quanti jolly si è giocato Asafa nel frattempo? Troppi, ma noi gli vogliamo bene proprio per questa immagine del perdente per forza, che perde occasioni a grappoli nonostante sia l'uomo che più di ogni altro è sceso sotto i 10" netti. Secondo all-athletics siamo ad 81 volte sotto la prima barriera significativa delle possibilità dell'uomo. 81 sulle 530 volte totali in cui un essere umano ha abbattuto quella barriera, ovvero il 15% del totale. Mostruoso. L'81 volta (ma come al solito ritengo che qualche risultato venga tolto o aggiunto) è coincisa con il meeting di Zurigo, il Weltklasse. 

Sui blocchi si ripresenta dopo le vicissitudini di un infortunio evitabile, coinciso con il meeting di Budapest e dal quale non si è più ripreso appieno, perdendo in 40 giorni le scorte di fosfocreatina necessarie per concludere la sua 81^ sonata decentemente. Sarebbero potute essere 83 o 84.... Ma Asafa rimane Asafa, e non0stante gli infortuni, il drive rimane quello più impressionante della storia. Scomodiamo come impatto sul branco imperante degli sprinter dei 100 metri, quello che rappresentava Mo Greene in illo tempore. Stavolta the challenge, in assenza dell'uomo più veloce dello starter di Daegu, è con il il figlioccio dello stesso Bolt, Yohan Blake. Chissà chi ha posto il veto della vicinanza tra le corsie (perchè, credete ancora che nella Diamond League le corsie vengano sorteggiate?) tra Asafa e Yohan... dubbio che rimarrà custodito nelle segrete del Letzigrund. Nella salva di missili terra-terra, ti ritrovo anche il mio "amico" Walter il Mago Dix (che vi dicevo prima di Daegu?), secondo periodico a Daegu. Ma anche Kim Collins, il bronzo coreano, che laggiù nel sud est asiatico sembrava partire come il Dio Mercurio in persona. 

Bang e Asafa, per tutti gli Dei di Olimpia, parte lasciando sui blocchi Kim Collins (messo alla sua desta) che a Daegu sembrava avere scoperto la pietra filosofale della partenza. Jet lag? Non importa. La macchina-Asafa macina un drive cadenzando gli appoggi con la robotica azione sincrona della braccia, e lo sguardo ancora basso. La fusoliera rimane bassa quanto basta per permettere ai pistoni di scardinare la pista e nel momento topico in cui stacca i flaps al termine della fase di decollo, ha quasi un metro sul campione del mondo Yohan Blake, che sembra aver subito un annichilimento da una sorta di Asacop, metà uomo e metà macchina infernale. Purtroppo a metà run, termina il lavoro della macchina ed inizia quello dell'uomo, e a quel punto il Campione del Mondo, Blake, si ricorda di quella cosuccia che aveva combinato non più di qualche giorno fa davanti al consesso globale, e allora eccolo che ritorna sotto, anche se ancora in maniera un pizzico acerba. 

Asafa nella conferenza stampa successiva ai fatti, dichiarerà che aveva paura di infortunarsi nuovamente, cosa che l'avrebbe fatto desistere dal tenere la macchina ad alti giri del motore. Durante queste riflessioni, Blake si invola sul traguardo e annota sul proprio telaio il nuovo PB: 9"82, che nella foga del momento Attilio Monetti su Raisport etichetta come il 7° tempo di sempre davanti a Maurice Greene. Blasfemia! Chi ha un paletto di frassino o una pallottola d''argento? In realtà Blake, molto meno prosaicamente, è diventato il uomo di sempre, con il 27^ tempo di sempre. Mo Greene, invece, è ancorato al suo 9"79 di Atene nel 1999, l'unico tempo sotto i 9"80 (su 23 prestazioni) ottenuto prima dell'inizio del XXI secolo. Secondo, in visibile "stacco", Asafa con 9"95 (per l'81^) mentre Terzo Walter il Mago Dix, con 10"04.

Nel frattempo nei 400 Kirani James ha dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, perchè ha vinto i mondiali. Semplicemente perchè è attualmente il più forte: a 19 anni Campione del Mondo e una strada da predestinato davanti, un pò come quella di Steven Lewis, campione olimpico a Seul con 43"87 alla stessa età e argento a Barcellona 4 anni dopo. Una carriera poi terminata molto repentinamente con infortuni e una strana malattia virale. Kirani arriva al personale di 44"36, secondo tempo dell'anno dopo l'incomprensibile e misterioso 44"35 di LeShawn Merritt in batteria a Daegu. E dire che fino alla comparsa di Merritt a luglio, dopo il peregrinare tra i gironi dei dannati, i 400 mondiali erano stati un vero e proprio mortorio, con atleti che facevano fatica di scendere sotto i 45". Si sono persi 6/7 decimi e nessuno sa dove siano finiti. Merritt, nel frattempo corre in 44"67, e dimostra quanto meno di essere costante sotto i 45". L'unico.

Dayron Robles, orfano del suo fratello siamese Liu Xiang (uniti per le braccia alla nascita), modella armonicamente i 10 ostacoli e quasi con disinvoltura finisce in 13"01, suo miglior tempo dell'anno. Primo, davanti al nuovo campione del mondo (a sorpresa) Jason Richardson: 13"10 che comunque dà l'impressione di essere davvero il futuro della specialità, il quarto incomodo, che di fronte al bivio forza/agilità, ha scelto quest'ultima. Davvero bello vederlo impegnato sugli ostacoli. Inspiegabile il crollo stagionale di David Il Brutale Oliver, fisico da wrestler e un crollo prestativo inspiegabile. A Daegu addirittura quarto, uccellato dal britannico Turner. A Zurigo, se ne intuiscono tutte le pecche: partenza incredibilmente macchinosa, e attacco del primo ostacolo con un metro buono di ritardo. Gara finita. 13"26 finale che per lui (ma come diavolo ha poi fatto a correre in 12"94 a Eugene a giugno?). 

Tra 1500 e 3000 siepi inutile nemmeno dirlo: dominio keniano: le siepi vinte da Ezekiel Kemboi con 8'07"72 davanti al connazionale Paul Koech (8'07"89). Nei 1500 vittoria al giovanissimo Chepseba: 3'32"74.  

L'alto vede la vittoria a sorpresa del greco Choundrokoukis con il suo nuovo personale di 2,32, più alto di tutti i protagonisti di Daegu, con il campione mondiale Jesse Williams arenatosi a 2,28. Makusha, di cui rivendico l'ìmprimatur avendone parlato già a marzo, si aggiudica il lungo con un modesto 8,00, ma diciamo che vale più per quelli che ha battuto, a partire del quadricampione mondiale Dwight Phillips, ritornato alle misure di inizio anno dopo l'exploit di Daegu: 7,87 e quarto posto. 

Il canadese Dylan Armstrong, dopo l'argento mondiale, si intasca il Weltklasse nel peso con 21,63, con il sorprendente giovane tedesco campione del mondo Storl, quarto con 21,23. Robert Harting gira un'altra puntata del Serial Area 51, dove i suoi dischi volanti rappresentano continuamente oggetti misteriosi per i suoi avversari. 67,02 il disco che si è spinto più lontano. 

Donne - nei 200 manca solo VCB, poi il piatto serve una gran gara. Stavolta il cavallo di Cermelita Jet-Jeter non si imbizzarrisce inspiegabilmente come le successe a Daegu ai 150, e arriva in fondo in 22"27 (suo secondo tempo dell'anno) con Allyson Felix ancora battuta (22"40) e leggermente inferiore ai suoi standard. Che il tentativo dell'accoppiata mondiale 200-400 l'abbia rallentata troppo in questa stagione, sacrificando quel quid di velocità necessario a rimanere la numero uno globale?

Gli 800 si di nuovo della russa Mariya Savinova, che consolida il suo regno. Gara quasi simile a quella di Daegu, quando un terzetto di atlete se ne andò cercando di creare il gap. Allora ci penso Caster Semenya a riportare sotto la russa, che spiccò il volo per l'iride. Stavolta Caster, che molte voci suggeriscono aver perso volontariamente il mondiale per poter vivere serenamente l'anno pre olimpico senza continui controlli, polemiche e trikke trakke, naufraga serenamente nella pancia del gruppo. Tempo della Savinova: 1'58"27

L'incredibile Sally Peaerson tira un'altra mazzulata al mondo delle ostacoliste, dopo aver messo in mostra qualche cosa di inimmaginabile a Daegu. Probabilmente la donna più veloce di sempre sugli ostacoli alti... ho detto "Donna": a Yordanka Donkova, Ginka Zagorcheva e Ludmilla Enquist va un pò stretto questo appellativo. 12"52 normale per l'australiana, che ha una velocità incredibile già dal primo appoggio a terra. L'attacco al primo ostacolo la vede sempre invariabilmente già in testa. Superiore. Dietro di lei l'americana Dawn Harper, terza in Corea, che arriva a 3 metri dalla cangurina: 12"81.

Anche i 400hs sono una sorta di remake della finale mondiale, ma in cui gli addendi si invertono. Lashinda Demus, dopo aver sfiorato il mondiale, si prende una giornata di risposo godendosi il Letzigrund, e lasciando che le jamaicane Kaliese Spencer e Melanie Walker si scannino per il vile denaro della DL. La Spencer, dalla quale ci si aspettava qualche cosa di più in Corea, si porta a casa il lingottino con 53"36, precedendo la connazionale di poco: 53"42. 54"04 rilassante per Lashinda. 

Asta all'americana Jennifer Suhr con 4,72, la grande delusione di Daegu. Terza la campionessa mondiale, la brasiliana Murer, a parimerito con la ex extraterrestre Isinbayeva (4,62). Lungo a Brittney Reese, che doppia il mondiale (6,72) dove Irene Pusterla riesce a ritornare sui suoi livelli: 6,60 e quarto posto. Comunque: lungo mondiale in grande sofferenza ed involuzione. La Obergfoll ritrova la spalla che aveva dimenticato nel viaggio verso la Corea un paio di settimane fa (69,57), e infilza Abakumova, Spotakova che invece le spalle se le sono dimenticate nel sud est asiatico. Peso alla favorita Adams con 20,51

E gli italiani? Una staffettina abbozzata e falcidiata dagli infortuni e... null'altro sul palcoscenico mondiale (da citare comunque il 50"52 di Bencosme de Leon nella serie under-23). Ma per Arese e soprattutto per il presidente del CONI, Petrucci, la colpa e la confusione la fanno solo quelli che criticano questo stato di cose. Bisognerebbe iniziare a farlo anche col suo CONI. 

Nessun commento:

Posta un commento